10 gennaio 2011

0036 [MONDOBLOG] Un dialogo con Vinicio Bonometto: dal blog di Francesco Tentori a Wikipedia

di Salvatore D'Agostino

Il prossimo 6 agosto si celebreranno i vent’anni del World Wide Web.
Da tempo, Wilfing Architettura, si domanda: che cos’è successo in questo periodo?
Più volte ha chiesto qui e qui:
Chi è stato (in Italia) il pioniere dei blog di architettura?
Ricostruire la storia delle scritture on-line, non è semplice.
L’inclusivismo, teorizzato dallo stesso creatore del Web Tim Berners-Lee, ha bisogno di nuovi dispositivi critici per orientarsi in questa 'città dei bits' (definizione di Willian J. Mitchell).
«La rete è il sito urbano che ci fronteggia, un invito a progettare e a costruire la città dei bits (la capitale del XXI secolo), proprio come, molto tempo fa, una stretta penisola accanto al Meandro divenne il sito di fondazione di Mileto. Ma questo nuovo tipo di insediamento rivolterà come un guanto le categorie classiche e ricostruirà il discorso cui gli architetti si sono vincolati dall’era classica a oggi.»1 (Willian J. Mitchell)
Rileggere dopo quindici anni ‘La Città dei bits’ significa cambiare il senso al contenuto del libro da saggio a docufiction. L’ottimismo di Mitchell stride con la modernità con cui ci confrontiamo oggi.  Un’evoluzione che l’Italia ha subito, pochi, direi pochissimi italiani hanno influito sull'urbanistica di questa città. L’Italia, nella città dei bits, è andata al supermercato a comprare di volta in volta il prodotto più innovativo.
«I siti nel cyberspazio non vivono in eterno: pertanto, alla fine questo elenco diventerà – come le tracce di una città da tempo abbandonata – un reperto di archeologia digitale»2.
Grazie a Vinicio Bonometto vi racconterò un pezzetto di questa archeologia digitale e non solo.

Salvatore D'Agostino Vorrei iniziare da questa frase tratta dalla scheda didattica ‘Una volta era una tesina’ del suo corso di Composizione architettonica urbana pubblicata sul suo blog:

«Fu lui il primo (ndr Francesco Tentori), già settantenne, ad usare il sito internet dello IUAV con modalità sorprendentemente nuove per quegli anni, raccogliendo e recensendo articoli di riviste e giornali che confluivano, attraverso procedimenti tutt'altro che copia e incolla (per la difficoltà d'importazione dei testi) in un contenitore che solo ora potremmo chiamare blog».
Come avvenivano le pubblicazioni e quali erano i contenuti? 

Vinicio Bonometto Sono stato allievo di "Checco" Tentori, sia da studente, all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, che da collaboratore dal 2000 al 2003.
Il mio è un omaggio più che dovuto e in più ‘Una volta era una tesina’ rispetta l'approccio al web dell'architetto friulano, anche se nel 2003 anno di pensionamento di Tentori, né i blog né altri ammennicoli (wiki, flickr, google earth, ecc.) erano così diffusi o forse nemmeno esistevano. 
Usavamo le pagine del sito dello IUAV che io, Tentori e l'architetto Luigi Pavan caricavamo a beneficio degli studenti (che immagino poi non leggessero). Le pagine erano un "collage" d’articoli tratti da quotidiani e settimanali, quasi mai riviste specializzate. Ogni scritto di cronaca, di cultura, non necessariamente architettonica, possedeva poi un commento di Francesco, a volte anche di noi collaboratori.
Era Tentori che scansionava gli articoli dopo averli ritagliati dai giornali, aveva uno scanner OCR (che però necessitava di un gran lavoro di ribattitura dei testi) e un vecchio Apple che lui usava con destrezza.
Il procedimento d'inserimento nel sito IUAV lo facevamo io e Luigi Pavan con delle complicazioni infinite perché dopo l'importazione saltavano tutti i caratteri, i margini ecc. ecc. 
Tentori era l'unico tra i docenti IUAV che utilizzava lo spazio dato dal sito "pagine dei docenti" in maniera completa e non solo per bibliografie e programma istituzionale. 

In che anno? 

Abbiamo cominciato le pubblicazioni online nell'ottobre del 2000. Ho fatto tre anni accademici come assistente di Checco Tentori, il terzo era il 2002/2003, tutti e tre erano "Progettazione Architettonica 2" (quart'anno).

Perché immagina che gli studenti non leggessero le vostre note Web?

I "ritagli" erano ovviamente per gli studenti così pure i commenti, ma siccome non avevano attinenza diretta con il tema e con il progetto che gli studenti dovevano sviluppare e in più non venivano interrogati su questo, difficilmente questi ultimi si prendevano la briga di leggere le nostre note.
Mi ricordo che facevo delle interviste agli studenti e mi confermavano questo.

Attualmente ci sono link attivi del blog di Francesco Tentori?


Ho aperto da poco il sito dello IUAV dove dovrebbero stare quelle pagine, non le ho trovate, temo che sia andato tutto perso.


Ha conservato qualche fotocopia?

Non ricordo di avere qualcosa sul blog ma su Tentori ho un involontario archivio di molti suoi scritti, poiché Checco mi regalò - sapeva che mi piaceva - un suo vecchissimo Apple, il famoso "videocitofono". Quando gli dissi che era pieno di suoi testi, mi disse di non preoccuparmi, che potevo farne quello che volevo (Francesco era così), io li conservo gelosamente, assieme al computer, a Venezia, dai miei genitori in numerosi floppy disk. 

Vinicio, lei pone tre questioni rilevanti per lo storico contemporaneo:

LA VITA DI UN LINK 
La vita dei contenuti di una pagina Web è incerta.
Come nel suo caso, il gestore del server dell’università di Venezia, ha pensato bene, di cancellare tutti i contenuti editi da un professore non più attivo o non più in vita.
Spesso le informazioni Web spariscono perché i server non sono più attivi o perché lo stesso autore ripulisce la sua vita Web o perché non indicizzati dai motori di ricerca.

LA MEMORIA WEB
Per capire quest’aspetto le cito un brano tratto da una conversazione di Umberto Eco con Jean-Claude Carrière:
«Jean-Claude Carrière Ma nessuno contesterà il fatto che, per poter utilizzare questi sofisticati strumenti che, come abbiamo già detto, tendono a deperire molto rapidamente, siamo tenuti a reimparare senza sosta nuovi usi e nuovi linguaggi e a memorizzarli. La nostra memoria è potentemente sollecitata. Forse più che mai.

Umbeto Eco Certo. Se tu non sei capace, dopo l’arrivo dei primi computer nel 1983, di riciclare di continuo la tua memoria informatica passando da un floppy disk a un disco dal formato più piccolo, poi a un altro disco e ora a una chiavetta, hai perso i tuoi dati mille volte, parzialmente o integralmente. Comunque, beninteso, nessun computer può leggere i primi dischetti appartenenti ormai all’era preistorica dell’informatica. Ho cercato disperatamente di recuperare una prima versione del mi Pendolo di Foucault3 che devo aver salvato su dischetto nel 1984 o nel 1985, ma senza successo.»
STORICO DI OGGI
  • Lo scrittore John Updike prima di morire ha consegnato cinquanta floppy disk alla Houghton Library di Harvard.
  • La Harry Ransom Center dell'Università del Texas, Austin, qualche mese fa, ha annunciato di aver acquistato l'archivio digitale di David Foster Wallace, suicidatosi nel 2008.
  • Salman Rushdie in una recente mostra delle sue opere letterarie ha esposto i suoi quattro Mac, compreso quello distrutto da un bicchiere di Coca-cola.4
Inizia una nuova fase di decodificazione e conservazione delle fonti per gli storici, ovvero, quella dei supporti ‘evanescenti’ digitali.
Inoltre non va trascurato l’aspetto delle ‘password segrete’ dell’autore e quindi del possibile accesso all’archivio della corrispondenza e dei documenti memorizzati nel Cloud Computing.

Crede che sia possibile trovare, nei dischetti da lei conservati, almeno una pagina del blog involontario di Francesco Tentori?
 


No, nel piccolo computer Apple non c'è nulla, perché Tentori lo usava a casa e precedentemente al blog IUAV. Mi ricordo che gli avevano fatto acquistare, dietro consiglio, in sostituzione del "videocitofono", un PC e lui si trovava malissimo (tanto per tornare alle parole di Jean-Claude Carrière).
In più penso che non bisogna mai dare per scontato l'efficienza del Web, dei computer e dei telefonini, compresi gli sms. Il tuo primo contatto via email ad esempio, dopo che avevi letto il mio portale, mi era pervenuto completamente vuoto, senza parole, tanto che lo stavo cancellando.
Solo facendo il "replay" della tua email mi è apparso il testo di richiesta dell'intervista.
Altro esempio, sulla memoria: il mancato uso dei blog degli studenti ha portato alla cancellazione degli autori, di cui non si trova più traccia né del nome né dei loro recapiti email, per fortuna conservo la posta elettronica di quei mesi e dovrei essere in grado di rintracciarli tutti. Poco tempo fa uno studente di Torino cercava ulteriori informazioni sull'architetto Sacripanti dopo aver visto il blog dedicato, ma trovava solo il nome e non il cognome dell'autrice.
Sono riuscito a fare da tramite proprio grazie al recupero di quella casella di posta.


A proposito del mancato uso dei blog da parte dei suoi studenti. Quando ha dato vita ad 'Una volta era una tesina'? 

All'inizio del corso di 'Composizione architettonica urbana e laboratorio 5 modulo 1 canale A', Facoltà di Ingegneria, Corso di Laurea in Architettura, Udine. anno accademico 2007/08.
Io ero l'amministratore del portale/blog "una volta era la tesina", gli studenti mi comunicavano via email o in aula, ma preferivo sempre l'email, la scelta dell'autore o del tema (a volte se le scelte dello studente non erano "calzanti", indirizzavo lo stesso verso altri lidi), poi gli stessi studenti mi spedivano il link del loro blog (avevo detto che serviva da serbatoio di cose per poi finalizzare il contenuto verso matrici operative come wiki, flickr ecc.). Una volta fatto il blog, ad ogni aggiornamento mi facevo mandare una email, io controllavo e gli riscrivevo.

Gli studenti erano una trentina, se fossero stati di più sarebbe stato molto complicato, già con trenta il numero di email era molto alto. Quando poi hanno cominciato a lavorare su wiki, flickr, youtube, google earth controllavo i loro link e anche li cercavo di dargli dei suggerimenti. Spesso si dimenticavano i loro nomi o di inserire i link del loro blog o quello dei loro compagni con temi affini. E naturalmente inserivo i loro link nel portale in maniera più ordinata possibile. È stato un lavoro in "progress", ho imparato facendo ma soprattutto ho imparato molto dagli studenti che lo rendevano operativo con le loro ricerche.
La scelta dei contenuti era tematica o di un autore (il consiglio era che non fosse troppo famoso), gli studenti hanno scelto architetti italiani anzi prevalentemente friulani, come loro del resto.

Ci racconti del 'work in progress' del tuo corso? 

Le voci su "Wikipedia" sono state elaborate durante il corso, con risultati a volte comici (ad esempio la comunità Wiki censurava il testo appena scritto perchè era identico o in parte simile a quella del blog, non capendo che era la stessa persona che l'aveva scritto).
Comunque si andava a tentativi, non ricordo inserimenti andati a buon fine al primo colpo, c'era sempre qualcosa che non andava. Ad esempio, qualche architetto era ritenuto dalla comunità "Wikipedia" troppo marginale per possedere una voce, invece si sbagliavano, è bastato motivarlo con degli esempi e con l'illustrazione delle opere di questi architetti "sconosciuti" per renderlo universale.
Non tutti gli studenti hanno affrontato Wikipedia, potevano scegliere altri mezzi, così qualcuno ha preferito You Tube, Flickr, ecc. solo il Blog era obbligatorio e propedeutico, poi bastava sviluppare la ricerca tematica o d'autore solo su due risorse web.
Qualche studente era già utente di Flickr e dotato di buon occhio fotografico, così è diventato naturale farlo continuare con il proprio profilo. Io Flickr all'epoca lo conoscevo poco, non avevo ancora un mio profilo, invece è uno strumento molto ben costruito che adesso uso quotidianamente per inserire i miei "disegnetti".
I video su You Tube furono una bella sorpresa, Torviscosa e Marcello D'Olivo su tutti, quest'ultimo piacque molto e l'autore della monografia Electa, Guido Zucconi, che lo scovò in rete, contattò gli autori e mi ricordo che fecero qualcosa assieme.
In aula avevo mostrato come esempio lungo (a loro chiedevo invece un corto di due, tre minuti) il video del Padiglione Italia di Franco Purini del 2006 sull'architettura italiana.
Per Google Earth si poteva lavorare su due opzioni o anche su entrambe, una fotografica (panoramio) oppure su modelli 3D (model) creati con SketchUp, un ottimo programma di modellazione, tra l'altro gratuito.
Una studentessa volle fare un sito internet (superfici pieno e vuoto), un ottima idea solo che quando smise di pagare il web master perdemmo tutto, e qui ritorniamo ai problemi della memoria di Umberto Eco e Jean-Claude Carrière.

  
Ha trovato in rete delle esperienze simili alla sua?

A corso terminato scoprii dei siti/portali filosoficamente simili al mio anche se tematicamente distanti oltreché di ampissima diffusione, uno è memoro (raccolta di memorie in video dal mondo), l'altro è musicale, per mano del newyorkese Paolo Paci e si chiama "TAO - the anonymous orchestra" un canale You tube che contiene numerosissimi artisti di strada. 

Non ha pensato di continuare ad arricchire il portale con nuove voci? 

Purtroppo qui alla Facoltà di Architettura di Alghero, per motivi di contingenza e specificità d'insegnamento non sono ancora riuscito ad espandere "portale di voci d'architettura", in rete ho fatto qualcos'altro ma è più di carattere personale che collettivo, anche se la componente didattica risulta esser sempre la matrice. 

Questa informe biblioteca che è il Web ha bisogno di un approccio  - e soprattutto uso - consapevole.
Per questo motivo la sua esperienza didattica è molto interessante. Ad esempio la voce Wikipedia dedicata a Maurizio Sacripanti, che ha contribuito a  creare con i suoi studenti, la consiglieri a tutti per iniziare a capire le idee dell’architetto romano.
Grazie per questo colloquio e la sua attività un po’ corsara e se ci permette da attento professore universitario.
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10 gennaio 2011 (ultima modifica 27 gennaio 2011)
Intersezioni ---> MONDOBLOG
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Note:
1 a cura di Sergio Polano, Willian J. Mitchell, La città dei bits, Electa, Milano, 1997, p. 17
2 a cura di Sergio Polano, Willian J. Mitchell, op. cit., p. 99
3 Jean-Claude Carrière e Umberto Eco, Non sperate di liberarvi dei libri, Bompiani, Milano, 2009, pp. 67-68
4 Patricia Cohen, Fending Off Digital Decay, Bit by Bit, The New York Times, 15 marzo 2010. Link

11 commenti:

  1. Salvatore,
    su Tentori:

    qui davo notizia del lavoro filologico su Bardi
    http://www.arc1.uniroma1.it/saggio//Diecielode/Index.Htm

    il link dello IUAV è stato disattivato, ma per fortuna quello su Antithesi vive
    http://www.antithesi.info/primaframeset.asp

    Francesco ci mise gli estratti del libretto di Bardi, pubblicato a mia cura nella sezione "varia" di Testo&Immagine perchè mi sembrava utile avere una versione più agile del suo lavoro pubblicato nel 1990 per Mazzotta. Ma appunto era utile avere in linea anche gli allegati bibliografici. Ecco la copertina del libro e il link
    http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/Architetti/Copertine/Bardi.JPG
    http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/Architetti/Index.Htm


    Nel marzo 2001 organizzai una tavola rotonda all'InArch di roma. Credo sia stata la prima in cui si è parlato di pubblicazioni web in Italia. Cosi nacque un rapporto, anche tra Francesco Tentori Sandro Lazier e Paolo Ferrara di Antithesi. Francesco vi pubblicò qualche articolo (oltre alle appendici su Bardi) ma tenne gli appunti per gli studenti nel sito iuav con il bel risultato che oggi non ci sono più.
    http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/Avvenimenti/InArch%20Pub/InArch.Html

    Su Francesco Tentori ho fatto un intervento, credo intenso, allo Iuav nel 2010 se le servisse e avesse pazienza...
    sta qui http://www.nitrosaggio.net/iQUuaderni/Filmati/Conferenze/AntoninoSaggioGiacomoLeoneTentoriIuav.mp3
    e sul Blog anche con immagini
    http://antoninosaggio.blogspot.com/2010/09/convegno-su-tentori-il-22-settembre.html

    a presto

    Nino Saggio

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  2. Antonino Saggio,
    interessanti i link.
    Ho cercato nell’archivio di antithesi.
    Trovando questa frase di Tentori: «E però ricordatevi sempre che pensare bene e scrivere bene sono accadimenti più comuni che sapere progettare un oggetto, una casa, una regione! »
    Link: http://www.antithesi.info/testi/testo_2.asp?id=65
    Stephen King nel suo libro ‘autobiografia di un mestiere’ consigliava: «Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere molto e scrivere molto».
    Parafrasando Tentori/King: leggere/vedere molto e scrivere/disegnare molto senza nessuna ‘disquisizione’ sui supporti utilizzati, non serve’ .
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  3. non ricordo bene... era il 2000 o 2001 e il nostro ex relatore (panerari) con cui collaboravamo inventò qb, era un piccola news in formato pdf che veniva mandata a chi la desiderasse. non so se possa essere interessante per il tuo interesse su protoblog e protointernet, te lo dico così...
    comunque per saperne di più dovrei o dovresti chiedere a julian (http://spaziobianco.splinder.com/) era lui che curava gran parte dei numeri. oltre a quello ricordo che nella seconda metà anni '90 era stato ideato un sito sui giardini e spazi aperti di carlo scarpa basato sui rilievi degli studenti del corso di arte dei giardini.

    qui il qb:

    http://ventisei.blogspot.com/

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  4. Robert,
    come no?
    Conoscevo il blog qB ma non la news del 2000-2001.
    Ho inviato un po’ di mail, questa storia va raccontata.
    Grazie,
    Salvatore D’Agostino

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  5. ciao Salvatore,
    "scoprire" che Tentori avesse avuto questa intuizione e uso del web mi ha molto impressionato. Lui era un personaggio curioso e con una forma di eresia accademica e intellettuale rara per il mondo italiano e quindi, sotto un certo punto di vista, la cosa non mi sorprende..
    Io chiaramente non ho alcuna possibile info aggiuntiva sull'argomento specifico, ma nella parte centrale del vostro dialogo c'è un elemento che "agita i miei sonni" ed a cui non riesco a dare una possibile, rassicurante risposta, ovvero la stabilità di una memoria e della sua perpetuazione nel tempo.
    E' vero che nella cultura tradizionale si potevano avere gli stessi problemi, basta pensare ai roghi delle tante biblioteche che hanno ridotto in cenere opere, idee ed autori di cui non avremo più alcuna memoria; lo stesso si potrebbe dire della fortuna critica di alcuni autori/opere e della potenza del tempo di seppellire personaggi che, in vita, avevano un ruolo e un successo apparentemente eterno. Ma la capacità di resistere al tempo sembrava più forte di quanto non sia l'invecchiamento tecnologico rapidissimo che rende illeggibili supporti o il semplice passaggio da un mezzo all'altro che spesso di fa dimenticare frammenti di alvori dimenticati o di dialoghi avuti in rete e mai memorizzati. Credo che questo sia un problema serio. Cosa rimarra? cosa si fisserà per diventare influente e "pesante" per più di pochi addetti? Come si perpetuerà?
    Quando leggo in questi giorni della santificazione del cluod, da una parte vedo l'idea di un efficenza che porta all'alleggerimento continuo (nomadi e leggeri..) ma dall'altra tremo all'idea che la memoria di molti miei lavori sia affidata all'esterno, ad una struttura che non è la mia...
    Da anni Marta, la mia compagna, ha un sito Flickr su cui posta quotidianamente la vita fotografica della nostra famiglia ed io sono sottilmente angustiato che un giorno, per un'accidente qualsiasi, tutto possa svanire in un attimo...
    tu che ne pensi?
    ciao
    L

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  6. Luca,
    mentre leggevo la descrizione dei datacenters di google - edifici asettici in prossimità di laghi o fiumi per via del mantenimento costante della temperatura (hai presente la ventola dei nostri pc moltiplicato per diversi milioni?) - de ‘Il lato oscuro della rete’ di Nicholas Carr.
    Ho pensato all’obiettivo del terrorismo di domani.
    Carr, nel capitolo ‘La vita dentro la nuvola’ dice: «Il World Wide Web si è realmente trasformato nel Wolrd Wide Computer».
    Quindi, da WWW a WWC.
    Io non ho soluzione, sto semplicemente cercando di capire cosa ci sta succedendo.
    Le domande restano aperte.
    Da storico non trascurerei la ‘fallacità’ della memoria del Web (rimando al libro di Eco citato nell’intervista).
    Poiché, come abbiamo visto, la rete ha perso il blog involontario di Francesco Tentori.
    Carr (che non è un Web-ottimista) scrive: «Presto il WWW saprà dove siamo e che cosa stiamo facendo quasi in ogni istante della giornata. Esisteremo simultaneamente nel mondo reale e in un mondo generato dai computer. Programmando il WWC, staremo programmando la nostra vita. Second life potrà anche essere solo un gioco, ma il suo principio fondamentale – ovvero il fatto che possiamo separarci dal nostro corpo ed esistere sotto forma di avatar in un paesaggio digitalizzato – va oltre il puro passatempo. Ė una metafora del nostro futuro».
    Una metafora con cui stiamo già convivendo.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  7. La questione del salvare memoria è cosa antica, come ti avevo accennato, oggi noi viviamo tutto con più ansia solo perché limiti e confini (fisici, mentali, simbolici) si sono dilatati a dismisura e questo si combina in maniera devastante con il grande horror vacui di cui siamo un po’ tutti ammalati..
    Oltre a questo pensa allo sforzo che stanno facendo alcuni grandi gruppi (Gates in testa) di comprare i diritti sulle immagini fotografiche e video che hanno fatto la nostra storia seppellendole, con la scusa di preservarle, nelle miniere abbandonate trasformate in grandi archivi della nostra memoria; è un poco come le multinazionali che determinano il copy sui semi di grano africano per controllarne il mercato. Credo che conviveremo sempre con questo problema nevrotico, il punto è che consapevolezza politica della storia abbiamo noi oggi che facciamo critica e tentiamo di costruire nuovi strumenti?
    ciao
    Luca

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  8. Con un imperdonabile ritardo ritorno su di un paio di questioni "aperte" dal post e dai suoi commenti. Prima di tutto cerco di rincuorare Antonino Saggio: forse non tutto è andato perso! A casa dei miei, rovistando tra vecchi floppy disk e sorpassati apple, sono spuntati dei file di Tentori che forse appartengono alle pagine web che citavo nell'intervista. Dicevo "pare" perchè i vetusti computer veneziani non riconoscono le estensioni dei file stessi. Ora questi file sono in due floppy disk (nessuno dei due computer possiede un registratore per cd). A breve (o almeno ci provo) cerco riversarli in un pc e poi spedirli a Salvatore (che magari ne capisce più di me di "strane" estensioni e possiede di certo più apparati tecnologici del sottoscritto). Seconda riflessione: Claudio Panerari aperta da LdS. Ricordo anch'io l'attenzione del nostro sfortunato professore verso nuove espressività di comunicazione dell'architettura. Panerari è stato mio professore, è morto giovane, aveva delle belle idee, e in effetti quanto raccontato nel commento è solo una delle tante. Per esempio quand'ero studente aveva pubblicato il mio progetto, assieme ad altri di quell'anno, in VHS (dovrei averlo ancora a casa dei miei, anzi sicuramente c'è). Ho incontarto pure Julian, almeno una volta. Dobbiamo senz'altro chiedere a lui di raccontarci gli ultimi anni del Panerari informatico.
    vinicio

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  9. Vinicio,
    disponibile a pubblicare le pagine di Tentori e la storia di ‘Panerari informatico’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  10. qb era apparso tra il febbraio 2002 ed il gennaio 2004.
    Il motto al quale faceva riferimento era: Noi aderiamo al programma: spostate le idee, non le persone.
    L'obiettivo stava nell'usare la rete per lanciare, verso gli studenti del corso e i laureandi spunti di riflessione sui temi dell'architettura contemporanea, ma non solo: anche su temi che in qualsivoglia maniera intersecassero le questioni dell'architetteura, e che in qualche modo potessero risultare utili agli studenti.

    Vennero così prodotti qb su questioni legate alle modalità di scrittura, ad esempio, pensando alle questioni che sorgevano nel momento in cui si cominciava materialmente a scrivere la tesi.

    Poiché all'interno del gruppo di collaboratori di Panerario ero colui che poteva/voleva dedicare più tempo verso questo "magazine", nonché un fortissimo interesse verso le sovrapposizioni tra letteratura e architettura, nel giro di poco tempo ho cominciato a coordinare la produzione dei qb, e a produrne molti proprio prendendo spunto dalla letteratura.
    Facendo questo, avevo allargato anche gli apporti a figure esterne il nostro gruppo; in particolare, Giovanni Corbellini, che proprio in quel periodo avevo cominciato a scrivere le sue Parole Chiave. Quei suoi testi venivano pubblicati anche nella rivista dell'Ordine degli Architetti di Padova (di cui curavo la redazione).

    I destinatari erano poi diventati, oltre che gli studenti del corso e i laureandi, anche un nutrito gruppo di amici e colleghi padovani, ai quali veniva inviato.
    qb consisteva in un file pdf di 2 / 5 pagine, a seconda dei contenuti, dal peso di non più di 500 kb (la banda larga non era ancora così diffusa da permettere scaricameni veloci).

    Avevo iniziato poi nel 2008 a riportare i qb in http://ventisei.blogspot.com/ allo scopo di rimetterli in circolo (varie volte se ne era parlato con LDS, a sua volta laureando con Panerari e poi collaboratore alla didattica); ma era un passaggio macchinoso, e comunque la versione grafica che ne veniva fuori non mi piaceva per nulla; troppa confusa, poco leggibile, per nulla chiara ed immediata.
    Non avendo pensato successivamente ad un sito specifico per qb, non ho più aggiornato quel blog.

    Ho però inserito tutti i qb nel mio sito
    https://sites.google.com/site/archjulianadda/Home/curriculum/cv-attivita-editoriali/qb

    dal quale sono liberamente scaricabili.
    BUONA LETTURA!!!

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  11. ---> Julian,
    grazie per gli aneddoti raccontati.
    Direi di passare all’approfondimento di questa storia.
    A presto,
    Salvatore D’Agostino

    RispondiElimina

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