13 gennaio 2011

0004 [POINTS DE VUE] Giuseppe Genna | L'autoantropologia dell'arredamento

di Salvatore D'Agostino
«Nella decorazione d’interni, se non anche nell'architettura d’esterni delle loro residenze, gli Inglesi sono i migliori. Gli Italiani hanno poco sentimento, oltre ai marmi e ai colori. In Francia meliora probant, deteriora sequuntur – la gente è di indole troppo bighellona per mantenere le proprietà domestiche, delle quali ha, a dire il vero, una raffinata considerazione, o per lo meno, gli elementi per un appropriato giudizio. I Cinesi e la maggior parte delle razze orientali hanno una fantasia calorosa, ma fuor di luogo. Gli scozzesi sono decoratori scarsi. Gli olandesi non hanno forse che una vaga idea del fatto che una tenda non è un cavolo. In Spagna non ci sono altro che tende – una nazione di carnefici. I Russi non arredano. Gli Ottentotti e i Kickapoos li seguono pari pari. Solo gli Yankees sono contrari al buon senso. 
Non è difficile vedere come ciò accada. Noi non abbiamo un’aristocrazia del sangue, ed essendoci perciò come cosa inevitabile, creata per noi stessi, un’aristocrazia del dollaro, l’ostentazione della ricchezza qui deve prendere il posto e fare la funzione dell’ostentazione araldica nei paesi monarchici. Tramite un passaggio facilmente comprensibile, e che potrebbe essere stato prontamente previsto, siamo stati portati a fondere nel semplice mostrare le nostre nozioni del gusto stesso.» Edgar Allan Poe 1
La citazione riporta l’inizio di un articolo di Edgar Allan Poe, apparso sul Burton’s Gentleman’s Magazine nel maggio del 1840, con il titolo The Philosophy of Furniture.
Allan Poe, descrivendo minuziosamente un interno, dispensa consigli su come deve essere un arredamento di buon gusto. Un artificio narrativo per attaccare la società degli Yankees:
«È un male che deriva dalle nostre istituzioni repubblicane: qui un uomo dal portafogli capiente di solito ha un’anima piccina, e la tiene là dentro. La corruzione del gusto è una parte o una conseguenza dell’industria del dollaro»2.
Mario Praz, riprendendo sia il titolo che l’intento di sottile denuncia sui suoi tempi, pubblica nel 1964 per Longanesi, La filosofia dell’arredamento, sottotitolo: I mutamenti nel gusto della decorazione interna attraverso i secoli dall'antica Roma ai nostri tempi.
Praz, sosteneva che «la casa è l'uomo che la abita» ma non disprezzava chi viveva nelle camere d’albergo o chi si circondava di oggetti d’arredamento «umili o brutti» che avevano un valore affettivo.
Oggi la descrizione degli interni è passata dalle riviste specialistiche - Domus, Abitare, Interni - ai supplementi generalisti del Corriere della Sera o Repubblica, senza disdegnare i collegamenti esterni dentro le case dei VIP nelle trasmissioni televisive.
Lo scrittore Giuseppe Genna, in questo POINTS DE VUE, ne fa una parodia utilizzando il dispositivo narrativo delle immagini con didascalia ci presenta la sua Miserabile soluzione abitativa3.
«”Il proprietario giace addormentato su un sofà il tempo è fresco, l’ora è intorno alla mezzanotte: daremo uno schizzo della stanza mentr’egli dorme”. Il sofà era stato lasciato vuoto da un pazzo, e ora lo riempiva un altro pazzo che si chiamava Edgar Allan Poe.» Mario Praz4
In questo caso il pazzo si chiama Giuseppe Genna, di seguito il suo schizzo o meglio la sua autoantropologia5 dell’arredamento:



Il comodino accanto al letto, nella stanza ovviamente da letto, sta alla destra del letto, che è la parte del letto matrimoniale in cui dorme il Miserabile assonnato. La parte sinistra è costantemente deserta. Il letto è morganatico, illibato. Si possono osservare: la lampada Artemide che è la lampada che costa meno tra tutte quelle vendute da Artemide ed è stata comperata quando ancora c'erano i soldi; molti libri accatastati, tra cui quello di costa nera che è l'"Anatomia" di Siti, ma in generale sono quasi tutti Ubaldini e parlano della morte e della mente; l'incredibile sveglia nerogialla che funziona senza che si  sia cambiata la pila da 18 anni, fin dai tempi in cui il Miserabile stava male, anziché tra queste mura, tra quelle dell'appartamento popolare di via Etruschi; i fazzoletti di carta Tempo profumati di eucalipto, poiché nel momento in cui è stata presa questa immagine il Miserabile stava prendendo antibiotici per affezione a vie aeree alte e basse; "Talks with Ramana Maharshi" con prefazione di Ken Wilber, perché c'è lo sguardo oltreumano di Ananda che mi tiene in sé.





Tra i libri accatastati sul comodino alla cazzo, ci sono quelli laici e quelli metafisici. In superficie, nei giorni in cui è stata trafugata questa preziosa e significativa immagine, metà del libro di Alessandro Piperno, che si intitola "Persecuzione" ed è solo la prima puntata, così spenderemo 40 euro per averlo intiero e contemporaneamente Alessandro, che non può vincere il premio Strega nel 2011, lo vince nel 2012. Poi c'è Guattari su Kafka, una raccolta allucinante in cui nulla si comprende e da cui si può citare di tutto, cosa che effettivamente il Miserabile sta facendo, poiché la numinosa e occulta immagine è stata rapita in giorni di stesura del nuovo romanzo.


La libreria alla destra del comodino che sta alla destra del letto nella stanza ovviamente da letto. Qui i due pianali su cui poggiano idolini sacri soltanto al Miserabile, tranne i due Lingam ai lati che sono sacri non solo al Miserabile. Nel pianale di sopra riposano svegli molti piccoli Shiva e Buddha in metalli più o meno vili. Dietro gli idola non tribus, testi di metafisica, prevalentemente nondualista.


Un particolare degli idolini del Miserabile, in disordinata disposizione orizzontale, il che illumina il poco illuminato stato interiore del Miserabile autore, ma indicano anche, per via formale e potentemente metaforica, che cosa va a fare il Miserabile, visto che quelle icone tridimensionali stanno DAVANTI ai libri.


Il pianale metafisico metaforico dall'angolatura della parete verso cui punta la Miserabile nuca quando il Miserabile autore compie nottetempo i suoi viaggi astrali, risposando le stanche membra che non hanno fatto una cippa tutto il giorno.



Uno dei due Lingam sacri. Dietro di quello, una collana di testi a cui il Miserabile tiene assai.


Dalla porta di entrata (ma anche di uscita) cotesta è la prospettiva camerale della stanza in cui il Miserabile autore tenta di calare nel sonno senza sogni con consapevolezza, puntualmente non riuscendoci. Se apre gli occhi dal letto, disteso, egli vede la libreria antistante, il che è metaforico dell'orrido e catastrofico primato del mentale dialettico che gli corona la testa. A destra è visibile la sedia d'ufficio su cui, in cinque anni, si sarà seduto tre volte, mentre la scrivania larghissima gli servirà solo quando acquisterà la versione wi-fi di Fastweb, che adesso è solo in cavo, poiché il Miserabile gode di un abbonamento arcaico e non glielo vogliono installare, il wi-fi, ingaggiando con il customer care di Fastweb una lotta senza quartiere (stanno alla Bovisa, comunque) con il Miserabile che discetta in vari dialetti regionali e con diverse tonalità, per pura surreale performance.


Una visione frontale del pensatoio futuro del Miserabile autore, quando potrà sfruttare il wi-fi Fastweb e quindi poserà il suo laptop sulla scrivania della stanza da letto. Si noti che, al posto della tapparella o delle persiane, il Miserabile è costretto a oscurare la luce del giorno con una tenda impermeabile che, alla prima tempesta, esce dalle sue fragili guide e va continuativamente riparata, a colpi di 200 euro. Infatti sta giù da più di un anno, dissestata da una grandinata che fu, e la stanza non vede la luce naturale da centinaia di giorni.



Il letto monastico, anorgasmico, prosolinghi, matrimoniale bianco, saturnino, de-eccitante e anche disfatto dove il Miserabile cura i mali dell'anima e del corpo, pur non avendo un cilicio, ma a questo punto ambendovi. Nel comodino a sinistra, si notino due cassetti: in uno il Miserabile vorrebbe nascondere un dildo come le protagoniste di "Sex & the City", ma non lo fa, perché di un dildo non saprebbe che farsene.



La porta di entrata e di uscita della stanza da letto del Miserabile permette di ammirare un mobile scarpiera su cui sono accumulati disordinatamente i caschi del motorino (tra cui quello rosa, con cui egli ha effettuato l'incidente motociclistico e che gli ha salvato la tempia). Si nota, all'interno della stanza da letto, l'armadio che gli hanno pietosamente lasciato in dotazione i precedenti inquilini, che ora abitano accanto al Miserabile e gli sono amici: Amanda e Clovis, che adesso hanno i bambini.



L'erborista e iridologo Tiziano dell'erboristeria di viale Sabotino angolo via Agnesi (erboristeria frequentata decenni orsono, in quanto ora il Miserabile si reca sempre e soltanto da Bruno e Sonia in via Ripamonti) consigliò al Miserabile scrittore, che ai tempi fumava un pacchetto e mezzo di Marlboro Medium, un aggeggio che è un diffusore elettrico di propoli. Le cartucce di propoli si infilano nella griglia affumicata, poi col tasto destro si accende l'arcaico meccanismo e si accende un led che misura lo stato di consunzione della cartuccia balsamica. Per resettare tale misurazione, è sufficiente premere il tasto a destra, agendo così inutilmente con un fine ignoto a qualunque eterogenesi.



Alcuni dei libri accumulati dal Miserabile scrittore in vista della finta spy-story sull'icona vuota di Diana Spencer. Testi in inglese, a parte uno in italiano, di cui il Miserabile si vergogna moltissimo. Li ha studiati con l'intensità con cui si approfondisce Heidegger, solo che sono storie di finti complotti per uccidere lady D.



Il primo dei tre scomparti dell'armadio - il Miserabile guardaroba è all'osso, data non tanto l'estetica pauperistica, quanto l'effettività del conto in banca, devastato e vile più del libro. Molti i golf che la colf ecuadoregna Gladys (retribuita 12 euro all'ora per via dei sensi di colpa) ha ristretto lavandoli con centrifughe criminali. Tra le giacche, un impermeabile in cuoio nero stile Himmler, regalato a un Miserabile compleanno dallo staff completo di Clarence.



Il secondo scomparto del guardaroba con cui il Miserabile tira avanti da anni, tra consunzioni varie delle trame tessutali. Nel comparto apparentemente vuoto, in alto, sono appoggiati i bristol su cui è stesa, in pennarello rosso e nero, la struttura, la trama e l'indicazione di citazioni per il non-romanzo "Hitler".



A destra, le mutande.
A sinistra, i calzini.



Il casco rosa da "Vizietto" che il Miserabile indossava il 18 luglio 2010, sulla circonvallazione, ad altezza piazza Belfanti, quando è stato investito da uno scooterone di due abitanti dell'hinterland milanese, che lo han fatto precipitare con lungo volo, al cui atterraggio il Miserabile miserabile si è ritrovato rotte clavicola e cinque costole, mentre un polmone collassava. Si possono osservare le microstrisciate sul casco: poca cosa, dovuta alla scelta poco strategica di proteggere la testa dall'urto, quando la testa era protetta dal casco medesimo, preferendo la rottura di una spalla a un'emorragia cerebrale.



Il soprascarpiera con i caschi raggrumati per gli eventuali amici da portare in motorino: cioè uno soltanto, cioè Alessandro Bertante. Accanto, alcuni fondamentali volumi della storia culturale dell'occidente che, in quanto doppioni, dovrei portare a casa di mia sorella da circa 5 anni. Tra questi, è riconoscibile "Il mulino di Amleto" di De Santillana.



La visione da 2001 dei poveri che si ha dalla scarpiera portacaschi verso l'inqualificabile spazio detto "l'altra stanza". D'infilata: lo specchio confondente e terrorizzante a sinistra (alto 2.30m, uno entra, di colpo appare a se stesso a distanza di tre centimetri e infartua), il cumulo di libri inviati da oscuri autori e sconosciute case editrici che non comprendo perché me li spediscano visto che non recensisco quasi più, l'angolino wireless sul pavimento, la scrivania luogo di lavoro scazzo passione desiderio e noia (tutta la mia esistenza si sta ivi consumando), la libreria che divide lo spazio dei fornelli e del frigo da quello di un vano vuoto in cui desolatamente giacciono scatoloni pieni di libri e di annate della rivista "Poesia", che ho paura di aprire in quanto ho la fobia degli insetti e fantastico con orrore che dentro la rivista ci siano ormai milioni di tarme della carta.



Ruotando di 90° rispetto all'infilata verso "l'altra stanza", l'agile e comoda toiletta del Miserabile autore. La vasca con tanto di telefono doccia non ha più il telefono doccia, in quanto lo ha rotto l'ecuadoregna Gladys, il pigiama grigio appeso ad asciugare è un dono di mia madre e mia sorella e uno potrebbe indossarlo a Calgary e farsi la discesa olimpica finendo sudato. Si intravvede lo shampoo antiforfora all'estrema destra, in corrispondenza dei sanitari (indegnamente spalancato: il water). L'accappatoio colore verde marcio è un regalo della madre di Clovis, il mio vicino: perde pelucchi da tre anni, a un ritmo antiaritmetico, dovrebbe non esistere già più da quanto tessuto ha perso, quindi in segreto esso ha una crescita pilifera.



"L'altra stanza": la libreria con i classici, la letteratura, pochi Meridiani Mondadori, il mobile tv con la tv che non serve più a nulla in quanto non è attrezzata per il digitale terrestre e il lettore dvd è rotto da due anni, così a questo punto guardo tutto in streaming sul pc, ché tanto quel tutto della tv era solamente il tg di Mentana. La chaise longue davanti alla libreria è un vezzo da decadente e da schiena in iperlordosi e danno lombo-sacrale. Dietro il tavolo, che è coperto di libri e sulla cui minima porzione libera mangio in maniera alimentarmente scorrettissima ai limiti del radioattivo, c'è il divano col copridivano blu: anche questo, come il letto, è illibato. Nessuno viene mai a casa mia, potevo comperare una poltrona, così avevo più spazio. Il mobile scelto dall'amica Donata è disastrosamente inefficiente ed è ricettacolo di cd e dvd e libri inutilissimi, come per esempio quelli che riguardano la consulenza filosofica, professione che, persistendo lo stato di disoccupazione, pensavo di intraprendere, gabbando l'ordine degli psicologi.



La libreria del vano inutilizzato con il letale nido abitate da milioni di tarme della carta immaginarie, che erodono da anni le pagine di annate multiple della rivista "Poesia". Nel terzo ripiano verso l'obbiettivo: l'opera omnia di David Foster Wallace.



Il disastroso e inefficientissimo mobile a madia acquistato su imposizione dell'amica Donata: vi si può notare il ritratto fattomi da Tommaso Pincio, che me lo ha spedito via posta normale, dandomi l'unica forma materiale a cui io sia emotivamente attaccato nella mia Miserabile magione. Si intuisce, sopra il dipinto pinciano, il fotoritratto del poeta Antonio Porta, quello di sua figlia a sei anni e un'istantanea di una bambina in mezzo a bambini. Il resto sono cd, dvd e le vhs dei film di Jodorowski.



Divano, tavolo oberato da letterature inutilissime, sedie utilizzate come attaccapanni: la prospettiva sul centro de "l'altra stanza" a partire dalla scrivania dove lavoro vivo muoio.



La chaise longue presso cui posso rilassarmi ascoltando Mozart, mentre non mi siedo mai, non sono mai rilassato, non c'è volta che ascolti Mozart, perché lo stereo non va.



Il cumulo teratomorfo dei romanzi a pagamento o non che giungono presso la Miserabile abitazione, inviati da ignotissimi scriventi o cupi editori minori, ma anche da Marsilio, Ponte alle Grazie, Mondadori, Alet, nella speranza vana di una qualche suppongo recensione: non recensisco quasi più, ma questi assedianti a colpi di carta non desistono.



Da dentro "l'altra stanza" si possono prendere d'infilata più prospettive - per esempio quella che conduce lo sguardo alle misteriche latitudini della zona cucina, le cui piastrelle non vengono calcate da essere umano dai tempi della Miserabile entrata in fitto dell'altrettanto Miserabile affittuario. Egli infatti si ciba di sostanze radiologicamente sospette e chimicamente incongrue, a temperature che non superano mai i 10°, avendo quindi sviluppato una gastrite che è riuscita perfino a divorare se stessa e quindi grazie, di stomaco sto abbastanza bene.



Di stomaco starà abbastanza bene, il Miserabile scrittore, ma è legittimo nutrire dei dubbi circa la sua tenuta di psicosomatico: quanto a ipocondria lui sta a Woody Allen come Alessandro Magno a te quanto a strategia e conoscenza dell'Ellade. L'oscillococcinum non inganni: il Miserabile patologico non è omeopatico, si tratta della fissazione di una farmacista, che sta nella bolgia farmaceutica d'angolo tra Bligny e Ripamonti, la quale, essendo alta come un elfo, è ovviamente omeopatia e naturopatia a palla. La presenza di antibiotico Suprax (che come effetto collaterale comporta che qualunque cibo, perfino la farina, abbia un sapore di yogurt scaduto a maggio 2002) e dell'antianchilosante Arcoxia ce la dicono lunga sulla presenza fisica del pappagorgiuto autore di Miserie.



Una grappa regalata e fatta bere una volta all'amico poeta Mario Benedetti: il Miserabile è miserevolmente astemio, tranne quando assume di colpo e sorprendentemente del gin tonic, il che coincide con fasi down dell'autore, spesso legate alle sue Miserie economiche (che non coincidono con quelle dei precari, ma piuttosto con quelle di tutta l'Europa dopo il crollo del '29).



La madia nello spazio cucina. Un sunto attendibile dell'atteggiamento nutrizionale Miserabile è costituito dall'inconfondibile confezione di succo artificiale di limone, una miscela grottescamente acidula fatta di citrato di sodio, in questo caso specifico peraltro pure scaduto. Perché un accumulo inutile di tanto pane industriale? Il miele è scalpellabile ad libitum: risale alla prima pagella elementare del Miserabile autore di questo apparato da carcinoma gastrico.



Il luogo elettivo del Miserabile scrittore, laddove nascono i suoi imperdibili capolavori e la sua lingua batte sul tamburo della mente con inconfondibile ritmica espressionista: la scrivania. Come Molière, il Miserabile vi morirà piegando la testa sul pianale, non essendo diventato però Molière. Guardate quanti libri egli consulta mentre scrive! Ecco spiegata la sua enciclopedica preparazione sciorinata spesso via mail o a distanza. La sedia reclinabile è anch'essa una roba lombo-sacrale. Il pc non è un mac e questo squalifica definitivamente il Miserabile scrittore agli occhi di Steve Jobs. Tutto è freddo e satinato: come il suo animo.



La finestra a volta sul cortiletto verde verde è l'unico motivo per cui il Miserabile autore ha affittato la casa prigione ambulatoriale. Oh, ma quanto legge egli? Ma guarda te che pile di tomi che si tiene accanto, quest'uomo (beh: uomo...) è davvero coltissimo!!!



Questa è la foto lynchiana che il Miserabile ha studiato per ore prima di scattare: cercate voi di capirci qualcosa, guardate che c'entra lo specchio.



Dalla mamma al papà alla sorellina: la famiglia del Miserabile è contenuta negli affetti e in due ripiani di libreria. Anche a questo serve l'altra stanza", oltre a dare asilo alla salma di Lino Ventura in fuga da se stesso.

13 gennaio 2011
Intersezioni ---> POINTS DE VUE
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Note: 
1 Edgar Allan Poe a cura di Tommaso Pisanti, Tutti i racconti, le poesie e Gordon Pym, Roma, Newton Compton, 1992, p. 504
2 Edgar Allan Poe, op. cit, p. 505
3 titolo dello stesso Giuseppe Genna. Questo lavoro è stato pubblicato lo scorso 4 dicembre nella sua pagina Facebook.  Link
4 Mario Praz, La filosofia dell’arredamento, Longanesi, Milano, 196, p.12
 
5 termine di Giuseppe Genna

10 commenti:

  1. Fantastica questa autoantropologia, dovrebbe nascere un vero e proprio genere letterario, un ritratto dell'artista da giovane fatto per scaffali, cassetti e diffusori elettrici di propoli.
    Peccato per la qualità delle foto che non consente di apprezzare al meglio ogni dettaglio (non sono riuscito a vedere la polvere – la polvere con la sua quantità/assenza e disposizione dice tutto –) per cui propongo di fare una colletta e regalare all'autodefinitoMiserabile una macchinetta digitale dalle più alte prestazioni, per permetterci di apprezzare la sua casa=vita secondo il miglior rapporto costo/megapixel presente sul mercato.
    Grazie, Salvatore, di aver condiviso questa perla sul blog.

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  2. Rem,
    io sono rimasto colpito dalla qualità delle foto.
    Amo molto le
    SNAPSHOT ovvero ‘le foto sparate senza intento artistico o giornalistico’.
    Qui Genna spara anche sulla nostra società un po’ come Edgar Allan Poe.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  3. Giuseppe "Peppiniello" Genna quando scrive queste cose è un grande. Di più: un grandissimo!

    Lo abbraccio a distanza,
    Gianni

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  4. caro salvatore, va bene l'estetica snapshot, ma io voglio poter leggere i dorsi di tutti i libri che entrano nelle inquadrature e financo gli ingredienti dei cibi conservati nel pensile della cucina.

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  5. Gianni Biondillo,
    gli passerò il tuo abbraccio,
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  6. Gianni REM,
    in questo caso non ti posso aiutare.
    Giuseppe Genna non penso che utilizzerà mai, con senno, qualsiasi macchina fotografica ‘professionale’.
    A proposito di fotografia t’invito a vedere questo suo progetto (in collaborazione con Nicola De Rosa o viceversa) YALLEE che
    nel linguaggio degli indios Mapuche, prossimi all'estinzione, significa: Figli degli umani".
    Link: http://yallees.com/
    Ciao,
    Salvatore D’Agostino

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  7. ….. e non dimentichiamo l'Adolf Loos di 'Ornamento e Delitto' e 'Parole nel vuoto'.

    Assecondando l'escamotage letterario di Genna e calandoci nei panni di un antropologo che debba risalire dalle tracce al produttore/fruitore di questa spiazzante raccolta di materiale umano, una domanda sorge spontanea: la pessima qualità delle foto è voluta, quale contrappunto strumentale al testo fantozziano, oppure è quanto di meglio il fotografo ha potuto produrre con la (miserrima) dotazione tecnologica in suo possesso? che dire di certi effetti di sfocatura, inquadrature sbagliate, deformazioni da parallasse, flash regolarmente riflesso nei vetri … può essere umanamente possibile che tutto ciò derivi da una sola persona? che una sola persona, seppure miserabile, raggruppi tante incapacità?
    Ci dev'essere sotto qualcosa, forse ogni foto emana sottili messaggi subliminali, forse il Miserabile invia per immagini informazioni cifrate, che so, a una comunità aliena, forse appartiene egli stesso ad una razza aliena che si profuma con i fazzoletti Tempo all'eucalipto, legge Guattari su KafKa, rifugge la luce del giorno proteggendosi con una tenda impermeabile e, ciliegina sulla torta, usa un dispositivo segreto, un diffusore elettrico di propoli, per fini altrettanto segreti.
    Non lo sapremo mai, a meno che l'amica Donata non ci dia qualche dritta.

    Ho riso dall'inizio alla fine, con simpatia, un pizzico di cattiveria e un'ombra di tenerezza.

    Vilma

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  8. ----> Vilma,
    l’arte dello snaphot.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    ---> Hi,
    Yemek Tarifleri Resimli,
    Salvatore

    RispondiElimina

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