21 gennaio 2011

0037 [MONDOBLOG] L'attrezzatura + NIBA

di Salvatore D'Agostino

Rossella Ferorelli laureanda ingegner-architetto blogger ubiqua Il nido e la tela di ragno e I caratteri del disturbo cronico il 15 gennaio, su facebook (ricordate la bacheca Web ad uso e consumo degli studenti del college?), ha creato il gruppo NIBA | Network Italiano dei Blog di Architettura.
In poche ore una girandola di inviti incrociati ha permesso d'iniziare un dialogo sulle pagine Web dedicate all’architettura.
Si deve ad Alessandro Rocca la migliore definizione di NIBA: «network nel network».
Ovvero la blogosfera architettonica osservata dalla 'facesfera' architettonica (perdonate il neologismo ma facebooksfera o booksfera, per via del book, mi sembrava un po’ blasfemo).

Più volte Wilfing Architettura (Febbraio 2009 - Marzo 2009 - Aprile 2009 - Maggio 2009 - Gennaio 2010 - Febbraio 2010 - Aprile 2010 - Giugno 2010 - Ottobre 2010, tutta l'inchiesta dedicata ai blogger architetti Oltre il senso del luogo e l'intersezione MONDOBLOG) ha parlato del ruolo marginale, per non dire irrilevante, della blogosfera 'architettonica' italiana. Inesistente a livello internazionale.

Vorrei chiarire due aspetti, forse un po' controversi, 'Web log e Blog':

«Lo schema di una piattaforma base per blogging - osserva Giuseppe Granieri1 - potrebbe ridursi ad un modulo per l'inserimento dei testi in un database e ad un modulo di output che li estrae e li visualizza in una pagina web, con l'ultimo testo inserito collocato in alto e gli altri a seguire verso il basso. Utilizzando un sistema simile, per pubblicare qualcosa sul Web non è necessaria nessuna competenza tecnica, se non quella di elaborare testi al computer. Se guardiamo all'organizzazione dei contenuti, caratterizzata appunto dall'annotazione più recente in alto, secondo alcuni il primo weblog [...] fu anche il primo sito web in assoluto, ovvero la pagina costruita da Tim Berners-Lee sui server del CERN (Comité Européen pour la Recherche Nucléaire).»
Web log (contratto successivamente in blog per approfondire qui) indica un sito web autogestito - personale o collettivo, con o senza redazione - dove vengono pubblicati in tempo reale storie, informazioni, notizie, opinioni o note visualizzate in ordine cronologico inverso. Non necessariamente i web log sono aperti ai commenti.
 

Wilfing Architettura dal 2008 studia la rete prendendo spunto dalle tesi sulla cultura convergente di Henry Jenkins.
«Per me, invece, - afferma Jenkins - la questione importante non è ciò che la tecnologia sta facendo a noi, ma ciò che stiamo facendo noi con la tecnologia».
WA, nel ricostruire la storia dei vent'anni di scritture Web in Italia, non ha trascurato gli articoli apparsi sui Web Log che dal 2003 (circa) s'incrociano con la sua contrazione Blog. Ad esempio il blog involontario di Francesco Tentori aperto nel 2000 ed oggi non più visibile (leggi qui).

A seguire vi propongo la seconda lezione, 'L'attrezzatura' del Corso di blog affidato dalla rivista Abitare a Geoff Manaugh autore del blog bldgblog.

Riporto un passaggio:
«Quando questo articolo sarà vecchio solo di qualche mese – lasciamo perdere gli anni – molte delle cose dette potranno sembrare terribilmente datate. Ma questa è la natura del blogging, dove qualsiasi cosa scritta più di due anni fa è antica come i Rotoli del Mar Morto».
Il prossimo MONDOBLOG ospiterà un colloquio con Fabrizio Gallanti vicedirettore della rivista Abitare, nonché curatore delle pagine on-line. Parleremo di blog e Chiasso.


di Geoff Manaugh*


Leggi le altre puntate del Corso di blog: La storiaI contenutiPer chi si scrive? e Il futuro

English translation

Nella prima puntata di questa rubrica ci siamo soffermati su cosa significhi bloggare sull’architettura e ambiente edificato, sugli spazi che gli esseri umani abitano e costruiscono
per se stessi. Il blogging, tuttavia, deve essere collocato non nell’ambito della teoria architettonica, al quale non appartiene, ma nella lunga vicenda della scrittura e dell’autopubblicazione, una tradizione visionaria che include figure come Martin Lutero, William Blake, fino a Walt Whitman e Woody Guthrie.

Questo mese ci soffermeremo su un aspetto più prosaico: la dotazione necessaria per creare un blog e per mantenerlo in vita. Si tratta, in primo luogo, dell’infrastruttura personale del blogger, dal computer all’accesso a Internet, dal software antispam al server che svolge funzione di host. Cercheremo anche di fornire una guida astratta allo shopping per tutti coloro che vogliono lanciarsi nell’esperienza del blog e una panoramica sulle difficoltà tecniche che comporta il fatto  di essere un blogger. Questa forma di scrittura, infatti, si scontra con alcuni limiti, alcuni dei quali talmente seri da non poter essere sottovalutati.

Alla base di ogni blog, si collocano due componenti chiave:un computer (che sia un desktop, un laptop o un palm) e un accesso a Internet. Dopo vengono le diverse applicazioni per il blog: negli Stati Uniti abbiamo servizi come Blogger e Wordpress, ma anche Moveable Type, Cargo, Tumblr, Typepad, Posterous ecc.

È importante sottolineare che quasi tutti i servizi di blogging sono gratuiti e che un blog può essere attivato in poco più di una mezz’ora. A questo punto, potete chiudere la rivista e iniziare con il vostro blog, e la cosa vi costerà molto meno di quanto avete speso per leggere questo articolo.
Ma ci sono anche altri costi, che sfuggono a una prima osservazione, e alcuni inconvenienti. Senza accesso a Internet è impossibile bloggare. Ciò può avere l’effetto paradossale di rendere difficili gli spostamenti. Il blog promette un’infinita mobilità – una pubblicazione senza limiti, non basata su uno specifico indirizzo – ma se l’hotel in cui alloggiate, il treno su cui viaggiate, l’aeroporto in cui sostate o l’amico che vi ospita non sono coperti dal WiFi, siete nei guai. È poi necessario predisporre un back up dei propri contenuti. Utilizzare un servizio gratuito significa spesso collocare i propri scritti – anni e anni di lavoro – su server collocati non si sa dove, in un remoto deposito posseduto da Google.
Mettiamola in un altro modo: esistono ancora un certo numero di problematiche irrisolte riguardo il mantenimento degli archivi personali nell’era dell’informazione digitale.
Il blogger prudente, quindi, non mancherà di conservare in un luogo sicuro le copie del suo lavoro.

Per bloggare è anche necessario l’accesso a un computer. Non è obbligatorio avere un proprio computer. Dopotutto, si può usare quello di qualcun’altro o andare in un Internet cafè (uno spazio sociale sempre più difficile da reperire nelle città statunitensi).
Detto ciò, in ogni modo si ha bisogno di un computer.
Per quanto mi riguarda, già prima della diffusione dei blog avevo una particolare attrazione per la scrittura a causa della sua “portabilità”, in quanto era qualcosa che potevo fare pressoché dappertutto e a basso costo. Molti miei amici avvertivano la necessità di portarsi sempre dietro la chitarra acustica o la macchina fotografica (con tanto di costose pellicole e lenti). A me, invece, bastava una biro e qualche foglio bianco.

Una o due tazze di caffè ed ero pronto a muovermi. Il blogging sconta un notevole cambiamento rispetto a quel tipo di situazione, dal momento che necessita di un apparato infrastrutturale decisamente superiore a quello a cui gli occasionali scrittori del passato avrebbero potuto pensare, per non parlare del maggior tempo da trascorrere davanti allo schermo e in luoghi chiusi.
Detto ciò, è necessario precisare che esistono vari strumenti che possono risultare utili a ogni aspirante blogger. Twitter è più che uno strumento per informare in tempo reale su che cosa state mangiando a pranzo. Può rappresentare un fantastico e straordinariamente veloce mezzo per condividere link e dare inizio a discussioni. Si può utilizzare deliciuous.com per salvare link rendendoli disponibili per reti di amici o colleghi; si possono salvare immagini su flickr.com e reindirizzarle in maniera semplice al proprio blog; si può co-postare su Facebook ecc. Quando questo articolo sarà vecchio solo di qualche mese – lasciamo perdere gli anni – molte delle cose dette potranno sembrare terribilmente datate. Ma questa è la natura del blogging, dove qualsiasi cosa scritta più di due anni fa è antica come i Rotoli del Mar Morto. L’ultimo punto da sottolineare riguarda il fatto che il blogging dipende da infrastrutture digitali, dai computer agli accessi a Internet, fino alle reti globali di satelliti e cavi sottomarini che rendono la vita online possibile. Tali reti tecnologiche, di cui sorprende la densità, dal punto di vista storico non rappresentano certo una novità; l’innegabile dipendenza del blogging da sistemi industriali decisamente più grandi di esso non deve rappresentare un moto di critica verso l’essenza della scrittura online. In fin dei conti, anche la biro e la Moleskine implicavano l’esistenza di fabbriche di materie plastiche, di industrie chimiche che producono l’inchiostro, di cartiere, di trasporti, di accordi per l’import-export, di carburanti per aerei a prezzi calmierati e molto altro.

Si tratta di un’elencazione che coincide con quella che consideriamo modernità. Evidenziare il labirinto di oggetti che si cela dietro la scena del blogging è fondamentale in quanto permette di divenire consapevoli di come esso possa essere utilizzato non solo per l’e-commerce, la guerra informatica e il downloading del porno, ma anche per condividere idee, per ospitare conversazioni, per diffondere presso una platea più ampia di quella del circuito degli amici stretti i propri pensieri, le proprie letture, i propri punti di vista. Il blogging rappresenta un’opportunità senza precedenti per diventare qualcosa di più di un consumatore di riviste o di opinioni altrui.
Offre la possibilità di partecipare alla produzione del settore culturale a un livello inimmaginabile solo una generazione fa.
Un individuo, non specializzato nel tema intorno a cui costruisce il suo blog, in pochi anni può assurgere al rango di quasi-esperto.

Dare vita a un blog, quindi, può rappresentare un investimento sul futuro più redditizio dell’impegno nella stesura di una tesi di dottorato (che per molti miei colleghi negli Stati Uniti ha rappresentato un binario morto).
Come avevamo visto nel precedente articolo, la flessibilità dei punti di riferimento – e la libertà dai vincoli disciplinari – rende il blogging una forma potente in grado di promuovere una profonda revisione delle regole del gioco.
A perdere il loro status di custodi del tempio intellettuali sono non solo i redattori di riviste e libri, ma anche le università, i think tank, le aziende di consulenza ecc. Se la possibilità di rivoltare il mondo della cultura richiede l’apprendimento dei rudimenti dell’HTML e la connessione alla banda larga, allora si tratta di un prezzo da pagare assurdamente basso.

21 gennaio 2011
Intersezioni ---> MONDOBLOG
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Note:
1 Giuseppe Granieri, Blog generation, Laterza, Roma-Bari, 2005, pp. 25-26.
* Pubblicazione autorizzata da Abitare
Geoff Manaugh, Blogging 101 - Equipaggio, Abitare n. 508, dicembre 2010, pp. 151-153

13 commenti:

  1. Fra la dotazione minima il nostro blogger si è dimenticato l'elettricità, a meno che non si usino pc a pile alcaline...
    esistono pc a pile alcaline?

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  2. Rem,
    forse sono esisti. Non saprei.
    Però conosco dei PC a manovella ideati da Nicholas Negroponte per alfabetizzare (computerizzare) i paesi poveri.
    Eccolo X0-1 ---> http://it.wikipedia.org/wiki/$100_laptop
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  3. quindi, immagino che Geoff usi un pc a manovella...

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  4. "Forse sono. Esisti. Non saprei."
    Bello... potrebbe essere il titolo di una dissertazione filosofica o di un cd di un cantautore italiano.

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  5. Rem,
    :-) decisamente “di un cantautore italiano”. Tosto, molto tosto alla ‘Masini’.
    Sono sicuro che tu da bravo blogger fai il backup ogni giorno.
    A presto,
    Salvatore D’Agostino

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  6. salvatore, su Masini soprassediamo... Per principio sono contrario a qualsiasi forma di backup, mi sembra solo un'inutile zavorra. :-)

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  7. Rem,
    tornando alle cose dette da Geoff Manaugh io credo che non sia da sottovalutare il suo suggerimento.
    Ad esempio, ho fatto l’intervista al blog ‘cartellopoli’ - oscurato dalla magistratura - grazie ai feed (altra memoria trasposta).
    Qualche tempo fa, ho ricevuto una notifica da parte di Facebook che m’intimava di non continuare ad avere atteggiamenti scorrenti - senza indicare quali - altrimenti si vedeva costretta a cancellare il mio account (comprensivo del mio lavoro finExTRA).
    In qualsiasi momento tutta ‘La tua vita dentro la nuvola’ (parafrasando N. Carr) può essere cancellata.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino.

    P.S.: Insisto “Forse sono. Esisti. Non saprei” è un titolo molto masiniano

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  8. ---> Rem,
    io penso di essere un ottimista incurabile.
    Solo che non mi piace edulcorare ciò che vedo.
    Wilfing Architettura è uno degli strumenti ‘concreti’ con cui cerco di superare, facendo, alcune amenità.
    Io vivo nel buco del c… del mondo e non ho mai delegato agli altri la responsabilità del degrado che ho davanti agli occhi.
    Mi ostino a cambiare questa ‘becera identità italiana’, forse sbagliando.
    Senza frustrazioni o ‘mancate occasioni’.
    Per me la Sicilia è terra errante, ti offre un viaggio senza nascondere gli inferi.
    Non è questione di pessimismo.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  9. ciao salvatore,
    l'epressione "incurabile ottimista" non mi è mai piaciuta. Mica si tratta di una malattia!
    Allora preferirei un ottimista "ostinato", "caparbio", "indefesso", "illuminato", ecco questo sì, un ottimista illuminato, una persona che è guidata dalla luce dell'ottimismo. è una luce, e penso che tu la abbia, che ti porta a vedere che le cose possono essere migliori di quanto sembrano o sono nell'attuale.

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  10. Rem,
    obiezione accettata.
    :-)
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  11. ---> qfwfq ,
    viviamo in un deserto.
    Per superare l’inghippo Chiasso dobbiamo perdere l’aspetto vile della nostra ‘identità italiana’.
    Servono energie non fughe.
    Il deserto etico/civile dell’Italia risiede anche nella diaspora in atto dei medi e buoni cervelli, camuffata dalla politica con la frase senza senso ‘FUGA DI CERVELLI’.
    Saluti,
    Salvatore

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  12. Emanuele,
    condivido l’analisi: ombelicali e poveri d’idee.
    Ma sono stanco delle analisi.
    Personalmente sento la necessità di liberarmi dai luoghi comuni globali.
    Pianeta fresco dimostra che serve una forte idea per essere ‘letti’ dal mondo e non viceversa attraverso il semplice uso dell’inglese.
    Inoltre: «non bisogna dimenticarlo e la nostra società si è degradata molto».
    Bene. Occupiamocene, non abbiamo scelta.
    Poiché la nostra generazione è stata spazzata via dal ‘pastrufazianesimo’ abbiamo l’urgenza di pensare alla nuova generazione (già inglese e Web munita, almeno si spera).
    Serve PIANETA FRESCO non la sua traduzione ‘globale’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  13. Ops!
    Ultimo commento nel posto sbagliato.
    Scusate.
    Saluti,
    Salvatore D'Agostino

    N.B.: Per curiosità qui il link giusto ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2011/03/proposito-della-statale-18-27-visite.html

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