GIUSEPPE GENNA
«Io credo, che diventare padri, significhi proprio, non solamente diventare responsabili di una prole, ma essere pronti allo scontro con una generazione che viene dopo. A tentare di essere maestri, ma non nel senso pedagogico per cui ‘ex cattedra’ noi diamo chissà quale sapere o scendiamo da chissà quale poltrona perché non ci siamo ancora seduti su nessuna poltrona. Significa invece avere un rapporto con il futuro. David Foster Wallace, a mio parere si uccide perché non sente più il rapporto con il futuro e credo che restituirci questa prospettiva di futuro e di rapporto fattivo, attivo e anche politico con il futuro sia in questo momento la massima responsabilità di un intellettuale, di un artista e di uno scrittore».
Servizio di Andrea Scartabelli: Giuseppe Genna, Restituiteci il futuro, CQ.com, 5 agosto 2010. Link
Partendo da una citazione di Wu Ming 1: Sulla necessità che noi ora si ci faccia padri. Link
ITALO CALVINO
«Intervistatore: Il rapporto tra padri e figli come potrà cambiare, cambierà?Servizio di Andrea Scartabelli: Giuseppe Genna, Restituiteci il futuro, CQ.com, 5 agosto 2010. Link
Partendo da una citazione di Wu Ming 1: Sulla necessità che noi ora si ci faccia padri. Link
ITALO CALVINO
Italo Calvino: Bisogna vedere che padri saranno.
Io credo che continuerà questa crisi di discontinuità tra le generazioni.
I padri sono sempre più insicuri su quello che devono insegnare o insegnano delle cose che praticamente non servono».
Vedi finExTRA qui
JEAN-CLAUDE CARRIÈRE
Jean-Claude Carrière e Umberto Eco, Non sperate di liberarvi dei libri, Bompiani, Milano, 2009, p. 58
10 agosto 2010
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Imparare a rapportasi con i figli, necessita di una nostra attenta analisi per confrontarsi con l’ambiente in continua evoluzione, crescita e nuove idee, lavoro, economia, devianza e disagio, modelli e schemi attuali....
RispondiEliminal'aspetto fondam...entale per avere uno scambio di insegnamento credo sia renderli indipendenti da noi, ma soprattutto dai nostri schemi. Accettare i loro errori,gratificarli per ul loro aiuto nei nostri confronti e avere la forza di comprendere un individuo che cresce e matura, una sorta di amicizia da alimentare, da conservare per un soddisfacente successo. Incoraggiamento all’indipendenza, all’autonomia rispettarli e consideratli.Ciò può insegnare un genitore ad un figlio!!!
Viviana Terzoli
Viviana,
RispondiEliminaio credo che sia venuto il momento di un rapporto tra genitori e figli più maturo, non nel senso amicale, ma nel coraggio di affrontare insieme le complessità della vita.
Non esiste il ‘mondo’ idilliaco.
Oriana Fallaci cercava di raccontare a suo figlio che il mondo fuori dalla sua pancia era complesso (purtroppo quel figlio non nacque).
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Infatti, non una vera amicizia una "sorta" di amicizia. Essere genitori è il mestiere più difficile che nessuno può insegnarci e anche se volessimo ripercorrere i nostri ricordi più positivi vissuti con i nostri genitori,oggi non sarebbe possibile è tutto completamente diverso! Credo però che renderli indipendenti, con un doveroso e amorevole controllo sia la cosa più giusta, un autonomia di pensiero, la libertà di esprimersi in ciò che più li rende felici e gratificati, cercare di condividere con loro alcune passioni in comune e non dimenticare mai di "farli raccontare". Un dialogo si da padre a figlio, ma vissuto sempre con serenità e verità per affrontare la vita che non è cosi sempre in discesa!
RispondiEliminaIl libro di O.Fallaci lo lessi a 16 anni.... mi lasciò molto a riflettere e ne ho un ricordo molto triste
Viviana Terzoli
Viviana,
RispondiEliminaho citato il libro di Fallaci perché contiene un duro dialogo di una madre che è consapevole di far nascere il figlio in un mondo ‘ostico’ e non ‘libero’.
Un dialogo monito nei confronti degli adulti ad impegnarsi un po’ di più per rendere la propria e la vita del figlio un po’ migliore.
Quel dialogo di Oriana Fallaci (di cui non condivido niente dopo l’11 settembre) è molto attuale.
Dobbiamo cambiare atteggiamento nei confronti dei nostri figli, magari iniziare la lotta insieme per alcune cause ‘sociali’ e finirla finalmente con quell’inghippo dello scontro ‘generazionale’ (forse ormai logoro).
Saluti,
Salvatore D’Agostino