«I sommozzatori dei carabinieri lavorano al dossier per l'inchiesta sui costi delle bonifiche. Sui 31 milioni di euro spesi per ripulire i fondali dai materiali pericolosi, vogliono vedere chiaro la Corte dei Conti e la Procura di Tempio. Una settimana fa erano stati i tecnici dell'Arpas a effettuare prelievi e carotaggi nello specchio di mare.
LA MADDALENA. L'immersione dei sommozzatori del Noe nell'acqua lattiginosa davanti al Main Conference è durata oltre cinque ore. I lavori subacquei avviati martedì nel bacino dell'ex arsenale sono propedeutici alle analisi scientifiche, chimico-batteriologiche, richieste dalla Corte dei Conti e dalla Procura della Repubblica di Tempio che indagano sui costi sostenuti dalla struttura di missione del mancato G8 per la bonifica dell'intera area, marina e terrestre.
Una settimana fa erano stati i tecnici dell'Arpas ad effettuare prelievi e carotaggi nello specchio di mare. «Non c'è visibilità, l'acqua è torbida», ha detto uno dei carabinieri che ieri si è immerso per avviare la mappatura del fondale davanti all'hotel d'acciaio e cristalli, ancora deserto, assegnato alla Mita Resort.
Un lavoro che prevede riprese subacque (sic) dell'intero perimetro portuale (con reticolo e lettere segnaletiche posizionate sul fondale, tra scarti e rifiuti di ogni genere sotto il pelo dell'acqua) e che proseguirà per settimane, sino alle analisi scientifiche richieste dalla Corte dei Conti e dalla Procura gallurese.
Per conoscere se esiste e eventualmente l'entità di inquinamento di quello specchio d'acqua, che si estende per oltre sei ettari, sarà necessario attendere almeno un mese. Questo, a grandi linee, il tempo necessario per filmare il fondale ed effettuare le verifiche sull'eventuale presenza di agenti inquinanti sul fondale, in parte sabbioso e in parte granitico.
Il prossimo mese, stando alle dichiarazioni di Nicola Dell'Acqua, nuovo soggetto attuatore, dovrebbe anche prendere avvio la "Fase 2" delle bonifiche, finanziate con risorse aggiuntive del ministero dell'Ambiente per 1,3 milioni di euro che vanno sommati agli altri cinque milioni residuali del bilancio della Protezione civile per il mancato G8.
E dire che alla Maddalena, dopo l'impiego di 31 milioni di euro gestiti dalla Protezione civile per le sole opere di bonifica - marina e terrestre - si era quasi certi che l'intera area, sgomberata dalle ingonbranti (sic) 62 mila tonnellate di rifiuti speciali, amianto, idrocarburi e quant'altro, non c'era null'altro da bonificare.
Anche perché tutte le opere e i lavori per il mancato G8 - come la demolizione, con cariche esagerate di esplosivo, del pennello di cemento armato che caratterizzava l'accesso al porto-arsenale -, erano coperte da un rigoroso segreto di Stato. Segreto che si è sgretolato quando la magistratura ha avviato l'inchiesta sulla cricca della Ferratella di Balducci & Co., con le indagini estese anche al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.
Bertolaso ora, incalzato dalle interrogazioni del deputato Pd Giulio Calvisi, ha manifestato la necessità di completare le bonifiche, costate sino a quel momento 31 milioni, e l'urgenza d'integrare il risanamento a mare, dove sono state trovate tracce di arsenico, amianto, idrocarburi, metalli pesanti. In qualche caso con percentuali più elevate rispetto al 2008, precedentemente alla bonifica. Da rimuovere ci sono ancora 30mila tonnellate di scorie, dopo le 62mila già portate via. In questo quadro si inseriscono le inchieste amministrative e penali della Corte dei Conti e della Procura gallurese».
Giampiero Cocco, LA MADDALENA Inquinamento davanti all'ex Arsenale, La nuova Sardegna, 4 agosto 2010. Link
5 agosto 2010
LA MADDALENA. L'immersione dei sommozzatori del Noe nell'acqua lattiginosa davanti al Main Conference è durata oltre cinque ore. I lavori subacquei avviati martedì nel bacino dell'ex arsenale sono propedeutici alle analisi scientifiche, chimico-batteriologiche, richieste dalla Corte dei Conti e dalla Procura della Repubblica di Tempio che indagano sui costi sostenuti dalla struttura di missione del mancato G8 per la bonifica dell'intera area, marina e terrestre.
Una settimana fa erano stati i tecnici dell'Arpas ad effettuare prelievi e carotaggi nello specchio di mare. «Non c'è visibilità, l'acqua è torbida», ha detto uno dei carabinieri che ieri si è immerso per avviare la mappatura del fondale davanti all'hotel d'acciaio e cristalli, ancora deserto, assegnato alla Mita Resort.
Un lavoro che prevede riprese subacque (sic) dell'intero perimetro portuale (con reticolo e lettere segnaletiche posizionate sul fondale, tra scarti e rifiuti di ogni genere sotto il pelo dell'acqua) e che proseguirà per settimane, sino alle analisi scientifiche richieste dalla Corte dei Conti e dalla Procura gallurese.
Per conoscere se esiste e eventualmente l'entità di inquinamento di quello specchio d'acqua, che si estende per oltre sei ettari, sarà necessario attendere almeno un mese. Questo, a grandi linee, il tempo necessario per filmare il fondale ed effettuare le verifiche sull'eventuale presenza di agenti inquinanti sul fondale, in parte sabbioso e in parte granitico.
Il prossimo mese, stando alle dichiarazioni di Nicola Dell'Acqua, nuovo soggetto attuatore, dovrebbe anche prendere avvio la "Fase 2" delle bonifiche, finanziate con risorse aggiuntive del ministero dell'Ambiente per 1,3 milioni di euro che vanno sommati agli altri cinque milioni residuali del bilancio della Protezione civile per il mancato G8.
E dire che alla Maddalena, dopo l'impiego di 31 milioni di euro gestiti dalla Protezione civile per le sole opere di bonifica - marina e terrestre - si era quasi certi che l'intera area, sgomberata dalle ingonbranti (sic) 62 mila tonnellate di rifiuti speciali, amianto, idrocarburi e quant'altro, non c'era null'altro da bonificare.
Anche perché tutte le opere e i lavori per il mancato G8 - come la demolizione, con cariche esagerate di esplosivo, del pennello di cemento armato che caratterizzava l'accesso al porto-arsenale -, erano coperte da un rigoroso segreto di Stato. Segreto che si è sgretolato quando la magistratura ha avviato l'inchiesta sulla cricca della Ferratella di Balducci & Co., con le indagini estese anche al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.
Bertolaso ora, incalzato dalle interrogazioni del deputato Pd Giulio Calvisi, ha manifestato la necessità di completare le bonifiche, costate sino a quel momento 31 milioni, e l'urgenza d'integrare il risanamento a mare, dove sono state trovate tracce di arsenico, amianto, idrocarburi, metalli pesanti. In qualche caso con percentuali più elevate rispetto al 2008, precedentemente alla bonifica. Da rimuovere ci sono ancora 30mila tonnellate di scorie, dopo le 62mila già portate via. In questo quadro si inseriscono le inchieste amministrative e penali della Corte dei Conti e della Procura gallurese».
Giampiero Cocco, LA MADDALENA Inquinamento davanti all'ex Arsenale, La nuova Sardegna, 4 agosto 2010. Link
5 agosto 2010
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Capisco.