23 luglio 2010

0412 (finExTRA) 23 luglio 2010----> WWW o WWC [48] La confusione dell'ossimoro giornalista blogger

di Salvatore D'Agostino


"«Inammissibili». Con questa parolina semplice semplice, il presidente della commissione giustizia alla Camera Giulia Bongiorno si è tolta di torno gli emendamenti (alcuni dei quali provenienti dallo stesso Pdl) che volevano salvare i blog dagli effetti censori del disegno di legge Alfano sulle intercettazioni. Inammissibili e via, niente da fare: buttate dalla finestra con un colpo di mano tutte le dichiarazioni fatte nell'ultimo anno da Gianfranco fini – il mentore della Bongiorno – secondo il quale Internet è addirittura un diritto umano fondamentale e meriterebbe perfino il premio Nobel per la Pace.

Dichiarazioni roboanti che si sono infrante al primo bivio concreto, la discussione sulla legge Alfano: nella quale, fin dal testo originario, è presente un articoletto che ha se non il fine almeno l'effetto di far tacere la Rete italiana. Un comma che dietro un apparente richiamo alla responsabilità dei blogger (l'obbligo di rettifica, come avviene nei giornali) nasconde conseguenze devastanti.

Sì, perchè obbligare i blogger a rettificare entro 48 ore significa chiudere la rete o quasi: prima di tutto perché se c'è l'obbligo di rettifica, il blogger dovrà registrarsi a qualche autorità (ancora non si sa quale) con un domicilio legale, insomma andrà incontro a tutti gli obblighi burocratici previsti per la stampa. E se c'è nel mondo una forma di comunicazione libera da lacciuoli e da scartoffie da firmare, questa è (o era) quella dei blog.

In secondo luogo perché obbligare alla rettifica entro 48 ore significa di fatto obbligare ogni blogger a collegarsi alla Rete tutti i giorni, sennò si becca una multa (oltre 12 mila euro) insostenibile per chi fa informazione volontaria. Chi non si connette al web, infatti, rischia di non sapere che c'è una richiesta di rettifica e quindi di "violare" la legge che gli impone un tempo massimo per 48 ore (il termine di due giorni era stato pensato per i quotidiani).

Insomma, con questa norma si disincentiva la comunicazione via blog fino a soffocarla, e si insegna ai ragazzi che tengono un diario on line che là fuori c'è un poliziotto prono (sic.) a multarli se per caso scrivono che la compagna di classe è brutta o che il caffè al bar sotto casa è cattivo. E infatti nessuna legge del genere esiste nei paesi liberi, dagli Stati Uniti all'Europa".

Alessandro Giglioli, Colpo di mano, bavaglio al Web, L'Espresso, 23 luglio 2010. Link

Qui per capire l'ossimoro 'giornalista blogger'

23 luglio 2010

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1 commento:

  1. Report facebook:

    - Francesco Alois Articolo inquietante... Mi spiace deludere la signora dottoressa avvocato, ma questa legge non la rispetterò. Che vengano a pignorarmi le mattonelle

    - Salvatore D'Agostino ‎---> Francesco,
    confondere il giornalista con il blogger è un'aberrazione non solo semantica ma profondamente concettuale.
    Staremo a vedere.

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