5 luglio 2010

0396 (finExTRA) 5 luglio 2010----> WWW o WWC [43] L'agenzia stampa facebook

di Salvatore D'Agostino

«---> rem ha detto...
grazie da parte di chi non è su FB.
04 luglio 2010 09.57

---> Salvatore D'Agostino ha detto...
Rem,
a proposito di FB, oggi i media sguazzano (mi piace questo termine) sul caso Nicolò Fabi.

Ti riporto una rassegna ‘titoli':

ANSA - Muore figlia Nicolo' Fabi, cantante da' notizia su FB;

Rainews24 - ‎Fabi racconta il suo dramma su Facebook;

AGI - Agenzia Giornalistica Italia - ‎MUORE LA FIGLIA DI NICCOLO' FABI, 'CONFESSIONE' SU FACEBOOK;

Corriere della sera - Muore per meningite la bimba del cantante Niccolò Fabi. L'annuncio su Facebook: «Un dolore devastante che mi attanaglia la gola». La piccola aveva due anni;

La Repubblica - ‎Niccolò Fabi, lutto su Facebook "E' morta la mia bambina".

Mi sono chiesto che cos'è facebook?
È un telefono a viva voce (condiviso con degli amici), dove la voce è sostituita dalla scrittura o link.

Perché i media parlano più di FB che del dramma del cantante?
Un mistero o forse qualcos'altro...

Saluti,
Salvatore
05 luglio 2010 10.36

---> rem ha detto...

Non è un mistero, è solo avvilente.

"Quando il saggio mostra la luna, lo sciocco guarda il dito."
05 luglio 2010 11.18

---> Salvatore D'Agostino ha detto...
Rem,
Copio e incollo l’ultimo editoriale di Giovanni De Mauro per Internazionale:

«Hot
Di chi sono le notizie? Durante la prima guerra mondiale le notizie dal fronte arrivavano ai giornali americani da due agenzie di stampa, Ap e Ins. Irritati per quello che Ins aveva scritto sulle perdite britanniche, gli Alleati decisero di vietare ai giornalisti di quest’agenzia l’uso delle loro linee telegrafiche, di fatto impedendogli di mandare le notizie negli Stati Uniti. Per aggirare il divieto, Ins cominciò a usare i dispacci di Ap, riscrivendo le notizie senza citare la fonte. Ap portò Ins in tribunale e vinse. La corte stabilì che i fatti non possono essere coperti da copyright, ma che le agenzie di stampa possono rivendicare l’esclusiva “sui loro prodotti (le notizie) finché hanno un valore commerciale”, cioè finché sono hot, calde. È la “Hot news doctrine” e di recente se n’è parlato molto negli Stati Uniti perché è proprio appellandosi a questa dottrina che alcuni giornali, dal New York Times al Washington Post, hanno chiesto che Google e Twitter smettano di riprendere le loro notizie. Non hanno calcolato, però, che negli ultimi cent’anni si è molto ridotto il periodo di tempo in cui una news resta hot. Tom Glocer, il capo della Reuters, un’altra grande agenzia di stampa, ha azzardato una stima: tre millisecondi».

Nella rassegna titoli che ti ho riportato ho inserito la notizia ANSA: «Muore figlia Nicolo' Fabi, cantante da' notizia su FB».

Come puoi notare tutte le maggiori testate giornalistiche non ‘scandalistiche’ hanno copia-incollato la breve frase addobbandola con il proprio linguaggio redazionale.
Sono notizie che i giornalisti (pagati forse per la quantità di articoli prodotti e non per la qualità) devono rilanciare in tre millisecondi altrimenti perdono virali linkaggi o titoli efficaci sul cartaceo, per la questua ‘pubblicitaria’.

Una perdita di profondità giornalistica che incide profondamente nella qualità delle notizie e nella nostra vita.
Il giornalismo è pedestre, ovvero è un mestiere dove occorre camminare a piedi e ascoltare molte persone.
Il vero giornalista è un tipo ‘coi piedi per terra’.
Il B.- giornalismo (parafrasando i B movie) è seduto in una comoda poltrona, cercando di digitare le cloud-notizie nel più breve tempo possibile, in pratica il giornalista contemporaneo è un giocatore di videonews.
Saluti,
Salvatore».

Tratto dai commenti del post di Salvatore D'Agostino, finExTRA, Wilfing Architettura, 3 luglio 2010. Link

5 luglio 2010

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Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

6 commenti:

  1. 1° report da facebook

    Francesco Alois:
    Tutto drammaticamente vero.

    Francesco Alois:
    Ho letto un articolo non ricordo dove che spiegava come nasce la notizia, partendo da un'agenzia ANSA che coincide sostanzialmente con quanto dice Salvatore

    Salvatore D'Agostino:
    ---> Francesco,
    perdona la citazione, ma ci può aiutare nel ragionamento: «La comunicazione, appropriandosi della morte, ha preteso, di abolire la storia, ma l morte è irriducibile a un fatto, perché è il permanente orizzonte d’attesa dell’umanità. Si apre perciò una ben strana situazione, diversa dal passatismo e dal futurismo: il valutare non comunicativo non si regge su un canone, né sui ‘lendemains qui chantent’, ma sulla nostra condizione di morituri. Il mondo della comunicazione è un mondo fragile perché, dopo essere stato costretto a cambiare continuamente, pretende oggi di abolire il mutamento, riducendo alle variazioni di classifiche ridicole. La nuova “classe pericolosa” non sarà quella che restaurerà la possibilità dall’azione, impresa impossibile, ma quella che, attraverso la comunicazione, sarà padrona del wuwei, del non -agire».
    Questo è l’epilogo del libro di Mario Perniola ‘Miracoli e traumi della comunicazione’.
    Qui ci troviamo di fronte ad un chiaro esempio di notizia non agita.
    Ciò che per il gusto de paradosso ho definito ‘giornalista=giocatore di videonews’.
    Occorre trovare una nuova strada, poiché i maestri del giornalismo spesso sono dei cattivi maestri.
    Come?
    Semplice! Camminando.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  2. E infatti i veri giornalisti non esistono più. Cronisti capaci di camminare nella jungla per quindici ore o rischiare la fucilazione per un articolo, come Richard Kapuscinski o come Tiziano Terzani, sono morti o sono in pensione.
    La verità non interessa più a nessuno, a meno che non sia grottesca.
    Vil Geometra (senza faccialibro).

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  3. 1° report tratto da facebook

    - Francesco Alois:
    Tutto drammaticamente vero.

    - Francesco Alois:
    Ho letto un articolo non ricordo dove che spiegava come nasce la notizia, partendo da un'agenzia ANSA che coincide sostanzialmente con quanto dice Salvatore

    - Salvatore D'Agostino:
    ---> Francesco,
    perdona la citazione, ma ci può aiutare nel ragionamento: «La comunicazione, appropriandosi della morte, ha preteso, di abolire la storia, ma l morte è irriducibile a un fatto, perché è il permanente orizzonte d’attesa dell’umanità. Si apre perciò una ben strana situazione, diversa dal passatismo e dal futurismo: il valutare non comunicativo non si regge su un canone, né sui ‘lendemains qui chantent’, ma sulla nostra condizione di morituri. Il mondo della comunicazione è un mondo fragile perché, dopo essere stato costretto a cambiare continuamente, pretende oggi di abolire il mutamento, riducendo alle variazioni di classifiche ridicole. La nuova “classe pericolosa” non sarà quella che restaurerà la possibilità dall’azione, impresa impossibile, ma quella che, attraverso la comunicazione, sarà padrona del wuwei, del non -agire».
    Questo è l’epilogo del libro di Mario Perniola ‘Miracoli e traumi della comunicazione’.
    Qui ci troviamo di fronte ad un chiaro esempio di notizia non agita.
    Ciò che per il gusto de paradosso ho definito ‘giornalista=giocatore di videonews’.
    Occorre trovare una nuova strada, poiché i maestri del giornalismo spesso sono dei cattivi maestri.
    Come?
    Semplice! Camminando.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  4. 2° report

    - Francesco Alois:
    Io dico che il problema sta anche nelle modalità di accesso alla professione: basta un qualsiasi diploma e 18 mesi di praticantato presso un giornale. Le scuole di giornalismo, in Italia, sono poche e spesso sono master di I livello (come quello al Suor Orsola Benincasa di Napoli o presso l'Università di Bologna) e temo siano pochi quelli che raggiungono queste vette e generalmente dovrebbero essere quelli più preparati. Resta però un sottobosco di persone poco preparate (alla professione) che apprendono "per arte pratica" con poche se non nulle basi teoriche, a cominciare dalla lingua italiana, e che troppo spesso ci ritroviamo sui giornali non solo locali. Ricordo tempo fa un servizio di un'emittente casertana, alla quale va comunque il merito di far lavorare tanti giovani e che da una decina d'anni a questa parte ha elevato sensibilmente la qualità dei servizi, sulle "multe pazze" a Caserta che in realtà erano multe sacrosante. Un inviato intervistò un signore che era stato appena multato nei pressi del Municipio e che aveva ancora la macchina in divieto di sosta: "Mi scusi, ho visto che è stato multato, ma perché, che REATO ha commesso?" "No, niente, ho messo un attimo la macchina in divieto di sosta e il vigile m'ha fatto la multa!". Ad onor del vero questo inviato non l'ho visto più in giro.

    - Salvatore D'Agostino:
    Francesco,
    condivido è una questione di scuola e soprattutto d’accesso alla professione, ma non solo.
    Una domanda retorica: quali dovrebbero essere le credenziali di un futuro direttore del TG1?
    Per un attimo, vorrei lasciar stare il sistema informativo ‘ufficiale’ e parlare della possibile informazione ‘libera’ offerta dalla rete.
    Mi chiedo perché vi è un’incapacità a far nascere qualcosa che si divincoli dai massimi sistemi dell’informazione?

    Mi viene in mente il primo dei media che sfruttò la libertà di divulgazione, ovvero la radio.
    Negli anni settanta fu uno strumento straordinario d’informazione alternativa.
    Ecco! A parte qualche episodio (su tutti ahimé la vicenda Impastato) non ha prodotto nessuna scossa significativa nella cultura ‘generalista’ creando una straordinaria (senza retorica andrebbe analizzata meglio) e variegata nicchia di fan di X, appassionati di Y, cultori di libri/musica o di sante messe e affini.
    Credo in questo momento ci siano nei posti di comandi ‘gente’ disinteressata alla ‘pazienza’, poiché amano politicamente - perdona la ripetizione - sguazzare nella comunicazione-non agita.
    Senza farsi troppe illusioni sui movimenti dal basso è lì che bisogna intervenire.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  5. ---> Vil Geometra,
    no! Non credo che non ci siano i veri giornalisti.
    Quelli veri sono asfissiati da un gran rumore di fondo.
    Sta a noi stanarli e liberarli dalla morsa strangolatrice.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  6. 3° report da facebook

    - Francesco Alois:
    Mi sembra ci sia un sorta di sudditanza psicologica, non so se verso il potere o verso i propri lettori o il proprio pubblico. Spesso la notizia viene rigirata per renderla più appetibile, leggibile o "politicamente corretta". A parte l'inevitabile soggettività dello scritto, c'è una differenza di fondo fra il fare giornalismo in Italia e farlo all'estero. Parlo del piccolo.
    Prendo spunto da un episodio. L'altro giorno mi sono trovato in una conversazione fra un docente ed un ricercatore che stava scrivendo un articolo. Non so di cosa parlasse o a chi si rivolgesse, né su quale supporto sarebbe comparso. Quello che mi ha colpito è stato il suggerimento del docente di scrivere in un certo modo "... così non ti schieri apertamente e resti nel vago". Al di la del contenuto di quello scritto, perché c'è paura di schierarsi? Perché c'è paura o, meglio, ci dovrebbe essere paura di dire bene di uno e male di un altro (in termini "accademici")? Eppure ai corsi accade proprio questo, anzi è auspicabile un giudizio personale del docente, soprattutto se in completo disaccordo con quello di un altro, giusto per stimolare quel senso critico troppo assopito nelle giovani leve... Forse che il docente, che più volte ha mostrato apertamente il suo disaccordo con svariate teorie abbracciandone altre, come io credo, non voleva esporre subito il proprio pupillo ad un "accanimento mediatico" dell'Accademia? E allora è auspicabile quello che tu dici, partire dal basso, tenere in poco conto la sudditanza soprattutto quella intellettuale, anche se con i sistemi di oggi è difficile, ma Peppino Impastato insegna, eccome se insegna!
    - Salvatore D’Agostino:
    ---> Francesco,
    Italo Calvino sosteneva che : «I padri sono sempre più insicuri su quello che devono insegnare o insegnano delle cose che praticamente non servono».
    Io sono per un recupero sia da parte dei padri sia dei figli del ‘senso critico’ o meglio della ‘ecologia del pensiero’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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