"«La libertà di stampa non è un diritto assoluto». Lo ha detto Silvio Berlusconi, ieri, parlando ai Promotori della Libertà. «Loro invocano la libertà di stampa - ha continuato - come se si trattasse di un diritto assoluto che prescinde dai diritti degli altri. In democrazia non esistono diritti assoluti, perché ognuno incontra un limite negli altri diritti. Questo è un principio delle democrazie liberali».
Ha detto una di quelle cose che dovrebbero essere talmente evidenti alla coscienza di tutti che non si dovrebbe neanche discutere. È uno di quei fondamentali della convivenza democratica basata sul diritto che da secoli regge le ordinate convivenze civili.
[...]
Come potete pensare di mettere il bavaglio alla libera stampa? Non conta se in questo esercizio di libertà si calpestano altre libertà, cioè non si permette ad altri di esercitare il loro diritto alla privacy, ad una vita riservata e ad un processo dove la fonte delle notizie siano le sentenze e non i proclami sulla pubblica piazza della stampa libera di notizie che dovrebbero - secondo la legge - rimanere segrete o come si dice segretate. Non conta, perché il diritto di informare è prima di tutto. E chi l’ha detto? Se così fosse ha ragione Berlusconi, sarebbe un diritto assoluto. Ma così non è perché la civiltà giuridica è nata quando sono morti i diritti assoluti. Ma parlare questa lingua, ultimamente, è come parlare una lingua di una minoranza linguistica mentre dovrebbe essere la lingua comune, la koinè di tutti".
[ndr AMEN!]
Paolo Del Debbio, Ecco perché la libertà di stampa non è assoluta, Il giornale.it, 11 luglio 2010. Link
11 luglio 2010
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Ha detto una di quelle cose che dovrebbero essere talmente evidenti alla coscienza di tutti che non si dovrebbe neanche discutere. È uno di quei fondamentali della convivenza democratica basata sul diritto che da secoli regge le ordinate convivenze civili.
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Come potete pensare di mettere il bavaglio alla libera stampa? Non conta se in questo esercizio di libertà si calpestano altre libertà, cioè non si permette ad altri di esercitare il loro diritto alla privacy, ad una vita riservata e ad un processo dove la fonte delle notizie siano le sentenze e non i proclami sulla pubblica piazza della stampa libera di notizie che dovrebbero - secondo la legge - rimanere segrete o come si dice segretate. Non conta, perché il diritto di informare è prima di tutto. E chi l’ha detto? Se così fosse ha ragione Berlusconi, sarebbe un diritto assoluto. Ma così non è perché la civiltà giuridica è nata quando sono morti i diritti assoluti. Ma parlare questa lingua, ultimamente, è come parlare una lingua di una minoranza linguistica mentre dovrebbe essere la lingua comune, la koinè di tutti".
[ndr AMEN!]
Paolo Del Debbio, Ecco perché la libertà di stampa non è assoluta, Il giornale.it, 11 luglio 2010. Link
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