3 novembre 2009

0001 [CON GIUSTIZIA] Città a crescita zero

di Salvatore D'Agostino
 
Colloquio con Domenico Finiguerra sindaco di Cassinetta di Lugagnano in Provincia di Milano autore del primo 'Piano Strutturale Comunale' a crescita zero in Italia.

Salvatore D'Agostino Nel 2005 si sono stimati in Italia 10,9 milioni di edifici a uso abitativo e 1,9 milioni di edifici aventi altre funzioni (tot 12,8 milioni) dati ISTAT [1].
  • 12,8 milioni di edifici realizzati cronologicamente: il 19,2 % realizzato prima del 1919 ovvero 2.457.000 edifici per 38.000.000 di abitanti (1921) 
  • il 12,3% tra il 1920 e il 1945, ovvero in 25 anni sono stati costruiti 1.574.000 edifici per un aumento demografico pari a 10.000.000 abitanti (1951)il 50% tra il 1946 e il 1981 ovvero in 35 anni 6.400.000 edifici nuovi per un aumento demografico pari a 8.500.000 abitanti (1981) 
  • l'11,5% realizzato tra il 1982 e il 1991 ovvero in 9 anni 1.472.000 edifici per un aumento demografico pari a 250.000 abitanti (1991) 
  • il 7% realizzato dal 1992 al 2005 quindi in 13 anni 896.000 edifici per un aumento demografico pari a 1.750.000 abitanti (2005)
Di cui 1.300.000 abitazioni non utilizzate con oltre 80.000 edifici rurali (CENSIS 2003) [2]

L'agenzia del territorio sta aggiornando le mappe catastali e, con l'ausilio delle fotoidentificazioni e la banca dati nel gennaio del 2008, ha reso noto un primo parziale risultato sui 4.238 comuni censiti (su 8100 in totale) sono stati scoperti 1.247.584 di abitazioni non accatastati. [3]

Nel 2002 sei diventato sindaco del comune di Cassinetta di Lugagnano con una semplice ma chiara idea: «Qui si fa un programma urbanistico a crescita zero, si recupera quello che c'è, si cresce si ma solo all'interno del paese». [4]

Quali sono state le tue prime iniziative?

Domenico Finiguerra Sono state quelle di incominciare a pensare ad un diverso modo per tenere in piedi il bilancio di Cassinetta di Lugagnano senza ricorrere alla monetizzazione del territorio. Fin dall'inizio si è avviato un duro lavoro di emancipazione del bilancio stesso dagli oneri di urbanizzazione. Tagliando tutto il superfluo, razionalizzando le spese e ispirando tutte le azioni del Comune a maggiore sobrietà.

Parallelamente si è avviata una grande campagna di reperimento contributi a fondo perduto per trasformare Cassinetta di Lugagnano nella Perla del Naviglio Grande, investendo sul turismo e sulla bellezza paesaggistica, architettonica e ambientale del nostro comune.

Che cosa intendi per monetizzazione del territorio?

I comuni versano in condizioni economiche precarie. Entrate in diminuzione e uscite in aumento producono bilanci in costante e forte squilibrio. In assenza di una reale autonomia finanziaria, per un sindaco e la sua giunta, è sempre più difficile far quadrare i conti, realizzare le opere pubbliche, garantire ai cittadini servizi indispensabili e costruire e consolidare il consenso degli elettori.

Se poi l’attività amministrativa è ispirata da manie di grandezza diventa ancora più difficile trovare le risorse necessarie (molti sindaci si sentono obbligati a dover lasciare la loro impronta, vogliono e promettono oltre misura: palazzetti, piscine, centri civici, bowling, rotonde, eventi e appuntamenti autoreferenziali). 

Quindi, come riuscire a chiudere il bilancio in pareggio, realizzare opere pubbliche (necessarie o meno) e organizzare eventi culturali e servizi alla persona (necessari o meno)? Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio e come costruire o consolidare il proprio consenso?
La risposta a questa domanda, purtroppo, è molto semplice. 
Grazie al combinato disposto di due fattori, (1) la legge, che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e (2) la disponibilità di territorio in una area geografica dove l’edilizia rappresenta un valido investimento, si pratica la monetizzazione del territorio. 
Un circolo vizioso che, se non interrotto, porterà, anzi sta già portando al collasso intere zone e regioni urbane.
Un meccanismo deleterio, che permette di finanziare i servizi ai cittadini con gli oneri di urbanizzazione, con l’edilizia. Un meccanismo che di fatto droga i bilanci comunali, finanziando spese correnti con entrate una tantum che però, prima o poi, finiscono.

Due giovani scrittori Cristiano de Majo e Fabio Viola, tra il 2006 e il 2007 percorrono l’Italia dei luoghi mediatici, religiosi e storici: il mulino Bianco, la villetta di Cogne, la Federazione del Damanhur, la chiesa di Padre Pio, la Risiera di San Sabba, Predappio, Venezia, Roma e Matera. 
Dopo una conversazione su Venezia con lo scrittore Tiziano Scarpa scrivono:
«Mentre Scarpa si allontana, Cristiano chiede a Fabio, dovendo a questo punto considerare la vera anima di Venezia la sua immagine trasmessa ai turisti, come considerare invece Scarpa. Un aspetto di quest’immagine? Una guida turistica per turisti che osservano i turisti? Ma Fabio non risponde, si preme le dita sulle tempie e dice soltanto: “L’Italia fa schifo”. La verità è che ha voglia di trasformarsi definitivamente in turista». [5] 
Perché i sindaci italiani progettano l’anima turistica del proprio paese e non costruiscono le città per gli abitanti?

Perché la quasi totalità della classe politica, preferisce l'opzione che produce effetti immediati sul consenso, in grado di far vincere le elezioni successive. Così, in campo urbanistico, ma non solo, si cerca sempre di ottenere il massimo risultato subito. Mettendo in secondo piano o addirittura senza considerare i beni comuni. Siano essi la terra, l'acqua oppure il patrimonio paesaggistico e architettonico.

L’Italia è il paese più bello del mondo. Quante volte ci siamo riempiti la bocca con questa frase. Abbiamo un enorme patrimonio artistico. Città meravigliose, piazze mozzafiato, borghi suggestivi. Siamo pieni zeppi di palazzi reali e di castelli. Di rovine. Di tombe e necropoli. Di teatri e anfiteatri. Di ville imperiali. Di cattedrali e basiliche romane, gotiche, barocche. In ogni angolo d’Italia è possibile trovare testimonianze dal passato. Appunti di viaggio della storia dell’uomo su e giù per lo stivale. Dall'antica Etruria al Rinascimento. Roma Imperiale e Magna Grecia. Abbiamo spiagge bianche, rosa, nere. Montagne e laghi. Parchi e riserve naturali di rara bellezza.

Siamo seduti su una miniera d’oro. Ma spesso e volentieri, la utilizziamo come latrina di lusso. E per rispondere direttamente alla domanda, i sindaci spesso, somigliano a quelle signore un po' robuste all'ingresso delle toilette in autostrada...

Come se l’Italia andasse in asincrono, ama a parole la sua storia ‘di cose antiche’ ma non le rispetta. Un’asincronia ancora più esplicita nelle nuove costruzioni, spesso parafrasi maldestre di linguaggi architettonici del passato. 
Cosa ci può mostrare Cassinetta di Lugagnano tra dieci anni?


Cassinetta ha cercato di recuperare il patrimonio esistente. Attraverso un enorme sforzo amministrativo abbiamo cercato di recuperare piazzette, angoli, passeggiate che il cemento o l'abbandono avevano "deteriorato".
Farei parlare le immagini:


Via Cavour,

Via Capo di sopra,

Via Roma

e Villa Birago-Clari-Monzini (questo è proprio commerciale).

L’ultimo video è interessante anche se rispecchia la brutta abitudine italiana di rispettare l’involucro esterno e stravolgere gli interni ma, si sa, amiamo farci prendere in giro dal falso antico, una brutta storia di normativa e codici accademici.
Passeggiando per Cassinetta di Lugagnano, oltre il piccolo nucleo in prossimità del Naviglio, non troviamo piazzette, angoli pubblici, parchi e passeggiate ma solo case recintate, un continuum di muri a protezione delle numerose abitazioni private.

Queste vie non hanno la conformazione della città occidentale, le case non dialogano con il tessuto connettivo strada, incrocio, piazza e parco. Inoltre le abitazioni/villette non hanno particolari qualità edilizie.

Più che un paese sembra un rifugio per metropolitani in fuga con la nostalgia dell’aria pura della campagna.

Perché?


Cassinetta di Lugagnano è un comune piccolo. La Piazza del Teatro, la Passeggiata dell'Amore con la Stanza dei Profumi, l'Imbarcadero, il Parco Comunale De Andrè, la Pro Loco, il nuovo sagrato della Chiesa, la nuova Piazza del Comune, la nuova Piazza 25 Aprile e la Piazza Falcone e Borsellino.
Sono tutti spazi pubblici realizzati negli ultimi 7 anni e pensati proprio per essere fruiti dalla cittadinanza e dai visitatori di Cassinetta di Lugagnano. Anche le corti di antica formazione e le cascine sono aperte e invitano all'ingresso. Le Ville del '700 che si affacciano sul Naviglio, ad eccezione del Palazzo Comunale, sono residenze private, e quindi di norma chiuse al pubblico. Però, grazie alla politica culturale e al coinvolgimento dei privati stessi ad opera dell'assessorato alla cultura, in un paio di occasioni all'anno, le ville sono visitabili e diventano la quinta scenica di rappresentazioni teatrali o concerti.
Quanto alle recinzioni e ai muri (per la verità pochi) delle villette, questi sono il risultato del modello di società che si è consolidato. Tutti tendono a chiudersi in se stessi. Ed è qui che sta la sfida più importante. Modificare, anche per mezzo della programmazione urbanistica, gli stili, le abitudini e gli stati d'animo che si rispecchiano anche nel modo di costruire i propri luoghi dell'abitare e del vivere. E fare in modo che il rifugio diventi piazza pubblica e culla di comunità. 

Quali sono le normative urbanistiche o edilizie che compromettono la qualità urbana o l’operato del sindaco e il suo programma elettorale?

La possibilità di applicare gli oneri di urbanizzazione alla parte corrente del bilancio comunale è sicuramente una delle cause del degrado e della cementificazione.
Ma credo che comunque, in ultima analisi, sia la volontà politica a segnare le buone o le cattive sorti di un territorio.

Il 26 settembre 2009 sei stato chiamato a fare un intervento all'Accademia dei Colloqui di Dobbiaco.
Riprendo un passo: «Cantieri che spuntano anche in posti impensabili, senza risparmiare parchi, zone protette e sottoposte a vincoli, di natura ambientale, paesaggistica o architettonica.
Anzi, solitamente, più le aree sono pregiate, più sono appetibili per il mercato: si pensi che in alcuni tratti della costa ligure si è incominciato a costruire nel mare!
Il dissesto idrogeologico è sempre più manifesto. Piangiamo tutti gli anni decine di sue vittime.
Ma poi, passata la bufera, ritorniamo ad idolatrare le gru o le suggestive grandi opere». [6]
È un suggerimento per i sindaci a prendersi cura di se stessi?

Una chiamata alla responsabilità. I sindaci e gli amministratori devono prendere maggiore consapevolezza circa il loro ruolo di responsabili del futuro. Non si tratta di sola urbanistica. È politica a tutto tondo. Perché progettare e gestire il territorio significa definire l'ambiente in cui vivranno i nostri figli. Vogliamo un futuro fatto di svincoli e centri commerciali? È li che vogliamo vivere? Oppure vogliamo imboccare una nuova strada, che porti al ripristino di un corretto equilibrio tra uomo, natura, arte e paesaggio?


Che cosa significano: sobrietà, fantasia e fiscalità?

Sobrietà è uno stile di vita, che può, anzi deve anche diventare uno stile politico. Che eviti lo spreco e che sia rispettoso del diritto di tutti ad avere una parte giusta di risorse a disposizione. La sobrietà del politico, poi, deve essere anche di esempio, e tracciare una via da seguire.

La fantasia è una delle caratteristiche che più mancano in politica. Ed è spesso sostituita dalla pigrizia. Non ci si sforza più di immaginare percorsi alternativi, uno sforzo che potrebbe e dovrebbe essere obbligatorio quando ci si trova a operare in situazioni di scarsità delle risorse.

La fiscalità è un terreno evitato ad arte dai politici. Perché ritenuto scivoloso, perché pericoloso per il mantenimento o il consolidamento del consenso. Ma chi svolge funzioni pubbliche deve, se vuole davvero rimettersi in sintonia con il significato originario della parola politica, misurarsi seriamente con il tema delle tasse. Oggi le tasse sono al centro del dibattito solo in quanto le parti in campo si misurano sulla ricetta migliore per abbassarle. La vera politica, invece, dovrebbe discutere di tasse misurando le diverse ricette su come restituire ai cittadini servizi e qualità della vita proporzionali al livello di tassazione imposto.

3 novembre 2009
(ultima modifica: 5 novembre 2009)


Intersezioni ---> CON GIUSTIZIA
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Note:
[1] Tabella elaborata attraverso i dati ISTAT e il 'DOSSIER SUL CONSUMO DEL SUOLO IN ITALIA' redatto dal Prof. Bernardino Romano (docente di analisi e valutazione ambientale e pianificazione territoriale presso la Facoltà di Ingegneria Ambiente e Territorio e Scienze Ambientali all'Aquila) e il WWF nel 2009. Qui
[2] CENSIS, Rapporto annuale 2003, La valorizzazione del patrimonio di edilizia storica, 5 Dicembre 2003. Qui
[3] Stefano Latini, Giù il velo dai tetti di oltre 1 milione di case italiane, 12 febbraio 2008. Articolo originario prelevato dal sito dell'agenzia dell'entrate ora leggibile. Qui.
[4] Rai tre, Report, Il male comune, puntata del 31 maggio 2009. Qui
[5]
Cristiano de Majo e Fabio Viola, Italia 2 - Viaggio nel paese che abbiamo inventato, Minimum fax, 2008, p. 267. Qui un'intervista di Wilfing Architettura.
[6] Domenico Finiguerra, Terra un bene comune da preservare. Scaricabile qui


15 commenti:

  1. Bello, bello, ma fino a quando durerà? Una legislatura o due (semprechè sia rieletto), poi i successori faranno quello che hanno già fatto i comuni vicini. Forse più elegantemente, forse con qualche metro cubo in meno e qualche alberello in più, ma anche loro arriveranno ad asfaltare il naviglio. E la colpa non è neppure dei residenti o degli amministratori. E' quella m**da del governo centrale e del parlamento di bbei prestanome, delle loro leggine fatte per agevolare i cementificatori e gli immobiliaristi. Con il nuovo che, nel Milanese, si vende (ancor oggi!) a non meno di 5000 Euro al mq e con il taglio dei trasferimenti centrali ai comuni, sempre più pesanti, anche Forte Apache è destinato a cadere. La vedo nera per l'Italia.
    Vil Geometra.

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  2. 1° di Facebook
    Copio e incollo i commenti di facebook una piattaforma complementare al blog che facilità l’interazione con gli utenti ribaltando la logica del classico blog.
    Quest’ultimo legato alla serendipità e alla fidelizzazione, al contrario di FB che è ristretto ad alcuni amici selezionabili dall’utente principale che attraverso specifiche del programma coinvolge alcuni ‘amici/lettori’.

    Mila Spicola: grazie salvatore, copio per intero la tua nota in una mia nota in modo da condividerla con i consiglieri comunali di palermo. vedo anche che hai taggato maurizio carta, assessore del centro storico di palermo, del quale conosco da anni l'apertura mentale e la profondità di approccio alle tematiche cui tu fai riferimento.

    Sono anche modalità di cui potrebbero avvantaggiarsi alcune associazioni per la casa esistenti a Palermo che hanno inziato a praticare azioni di autorecupero che però sono state osteggiate dall'amministrazione comunale.

    Salvatore D’Agostino: ---> Mila, mi piacerebbe conoscere queste azioni di autorecupero. Invece cambierei approccio nei confronti dell’amministrazione per cominciare a trovare la strada del dialogo e costruire alternative ‘valide’ . Capisco che è dura ma occorre uscire fuori dalla ‘lagna’ senza via d’uscita, non è più tempo di fare solo politica ‘ideologica’.

    Introduzione della nota di Mila Spicola: Palermo: da costruire, da abitare o da recuperare?

    Copio e incollo un'interessante articolo pubblicato da Salvatore D'aAgostino r(sic) relativa a un "piano strutturale comunale a crescita zero" basato sul recupero del patrimonio edilizio esistente (..a cosa ci fa pensare?) riguardante una città italiana.
    Non parliamo della luna, ma di pratiche esistenti e sperimentate con successo propio dentro i nostri confini.
    CHissà se possono essere spunto di direzioni simili.....
    Altrove attenzione reale al territorio, progettazione partecipata, edilizia sostenibile, recupero dell'esistente, sono le chiavi di volta per una nuova cultura dell'abitare sociale.
    Perchè è inutile fare una "piano casa" se non si definisce adesso cosa sia l'abitare una città oggi.
    Con quali risorse, per quali fini e con quali modalità.
    Ridurre tutto a un indice di fabbricabilità è semplicemente una pratica suicida.

    Segue la nota 0001 [CON GIUSTIZIA] Città a crescita zero

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  3. 2° di Facebook

    Maurizio Carta: Sobrietà, fantasia e fiscalità sono ottimi sinonimi di qualità, creatività e fattibilità: parole chiave del piano strategico per Palermo in fase di redazione e che presto sarà presentato alla città in un Forum

    Mila Spicola: infatti abbiamo chiamato in causa e ha scritto un protagonista del fare. maurizio.

    autorecupero: la vicenda dei senza casa e delle case guzzetta. se trovo il video te lo linko.

    Salvatore D’Agostino: ---> Maurizio Carta,
    aspetterò la pubblicazione del Piano strategico e leggerò con attenzione i commenti sul forum (idea credo innovativa).
    Soprattutto vorrei capire i meccanismi della fattibilità.

    Marco 'Mind' Longo Psicoanalista: non ho elementi di conoscenza ed esperienza specifiche per poter intervenire, ma ringrazio di avermi taggato e informato

    Fabio Viola: molto interessante. sono affascinato dall'idea di sobrietà che propugna finiguerra, anzi penso che sia una parola abbastanza potente da poter essere usata politicamente.
    mi piacerebbe capire meglio in che modo sono intervenuti su cassinetta di lugagnano e quale fosse la situazione precedente.

    Maurizio Carta: Non dimentichiamo che il futuro delle città dipende anche dallo scenario di competizione entro cui sono inserite, dal rango che svolgono o che potrebbero svolgere nel loro contesto territoriale e internazionale. Stiamo attenti alla retorica, affascinante non c'è dubbio, del "piccolo mondo antico".
    Oggi ci sono città che stanno accoppiando lo sviluppo con la qualità. anzi si alimentano proprio di essa per individuare strade innovative e creative allo sviluppo.
    Vi segnalo la ripresa degli studi sul "metabolismo urbano", concetto aggiornato dell'ecologia urbana.
    Un caro abbraccio

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  4. 3° di Facebook

    ---> Mila Spicola: aspetto di ricevere il tuo link, magari se puoi, mi passi i contati dei protagonisti.

    ---> Marco 'Mind' Longo Psicoanalista,
    non credo che tu non abbia elementi per intervenire.
    Io,’ forse sbagliando’, credo che la vostra mappa mentale (anche geografica) sia utile per le analisi sul territorio.
    Voi siete i primi recettori di alcune specifiche sociali (evito di usare la locuzione ‘disagio sociale’ perché non m’interessano le semplificazioni giornalistiche).

    ---> Fabio Viola,
    condivido sobrietà è una parola potente e – ahimè - non populista.
    Sarei curioso anch’io dei pareri della gente Cassinetta di Lugagano e del loro approccio: prima e dopo.
    ---> Maurizio Carta,
    assolutamente non va trascurata la specificità di ogni città.
    Cassineta di Lugagnano si confronta con i suoi 1846 abitanti (fonte Wikipedia) e credo che abbia saputo coniugare l’idea di sviluppo con la qualità, certo – come dico in una delle mie domande - manca una spinta innovativa ma non possiamo pretenderla dal budget di un piccolo comune.
    Concordo bisogna evitare l’immobilismo garantista della cultura del ‘piccolo mondo antico’, la città muta quotidianamente come il paesaggio naturale.
    Una piccola nota sul concetto di sviluppo. Qualsiasi azione concreta sul territorio legata all’economia ha una scadenza che non può essere sottovalutata.
    Es.: lo sviluppo degli impianti petrolchimici siciliani è durato un trentennio. Che fare adesso di queste aree quasi abbandonate? Non possiamo risolvere la questione con una sorta di cassa integrazione del paesaggio.
    Es.: negli ultimi dieci anni in Sicilia si stanno moltiplicando dei mega centri commerciali (ahimè in zone esterne alla città) che fare dopo che il filone ‘aureo’ si esaurisce?
    Lo sviluppo prevede sempre un’involuzione, non possiamo essere degli ottimisti a oltranza regalando sempre nuovo territorio.
    Un’altra piccola nota sul concetto ‘ECO’ che vada compresa la sua logica poiché molti operatori commerciali cominciano a proporre il -ECO poco compattabile e solo appetibile nel suo senso speculativo.
    Occorre costruire le nostre città uscendo fuori dai concetti ‘accademici’ tout court, sicuramente servono come base ma occorre attuare la vera pratica urbanistica camminare a piedi o al limite in vespa.
    Sarà un mio difetto ma diffido del nuovo concetto ‘politico’ che va molto di moda la ‘ricetta’.
    Vedi: Bruno Persano, Messina, fango e rabbia. Berlusconi: "Disastro previsto", 4 ottobre 2009.
    Link: http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/messina-frana/messina-frana/messina-frana.html
    «Ai 500 e più sfollati il premier ha assicurato "case accoglienti di tre piani, con giardini, attrezzate con tutto ciò che serve per continuare a vivere, come in Abruzzo"».

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  5. ---> Vil geometra,
    il male profondo della nostra Italia è ‘l’industria del cemento’ che ha bisogno solo di territorio e progetti spesso di pseudo sviluppo.
    Il governo centrale non sembra opporsi a questo ‘male’ anzi ama l’allegoria ‘della prima pietra’o ‘della parata inaugurativa’.
    Dimenticandosi della morte quotidiana del cemento nel nostro territorio disseminato di ex capannoni (ex incubatori di sviluppo), ex industrie, ex porti, ex aree ferroviarie, ex piazze, ex parchi, ex quartieri…
    Cosa fare dell’ex?
    Perché l’ex non ha nessuna responsabilità della sua ‘decommissionig’?
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  6. 4° di Facebook

    Commenti tratti dalla nota di Mila Spicola: Palermo: da costruire, da abitare o da recuperare?
    Link: http://www.facebook.com/note.php?note_id=184796678216&comments=

    Paolo Pedone: Da fare come il viale dei tigli,a Berlino,rasa al suolo e rifatta!

    Nadia Spallitta: grazie Mila per gli spunti. Da un paio di anni mi batto in Commissione urbanistica ed in Consiglio comunale contro ogni forma ulteriore di consumo del suolo

    Salvatore D'Agostino: ---> M'interessa il punto di vista e l'esperienza di Nadia.

    Paolo Pedone: Preservare cosa,dove,quando?Non tutto lo è,ne è di interesse "storico" od "artistico".Conservare tutto mlto spesso non serve,perchè può ostacolare il miglioramento comune dell'edilizia e dei servizi cittadini(sviluppo strade e parcheggi);dietro questo muro hanno giocato in troppi e,davvero,certe aree dovrebbero "essere eliminate" perchè fatiscenti,non storiche!A Palermo,almeno...

    Paolo Pedone: Se la tassazione dev'essere "progressiva"(art.53 Cost.),la
    responsabilità dei pub.dipendenti è "diretta e si estende allo Stato"(art.28 Cost.),"l'iniziativa privata è libera"(art.41 Cost.), "la proprietà è tutelata"(art.42 Cost.),così come dev'esserlo il "razionale sfruttamento del suolo"(art.44 Cost.). Molti(da ogni parte)dimenticano,a turno,colpevolmente,questi principi basilari del ns. ordinamento!

    Salvatore D'Agostino: ---> Paolo,
    nell’intervista non credo che si sia parlato di preservazione o conservazione.
    L’idea di Domenico Finiguerra è semplice non possiamo credere che lo sviluppo sia sinonimo esclusivo di cementificazione.
    Occorre trovare altre strade attraverso:
    la sobrietà (che si contrappone all’idea di consumo senza limite);
    fantasia (cercare idee valide per un’economia diversa);
    fiscalità (pagare le tasse per migliorare i servizi).
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  7. 5° di Facebook

    Mila Spicola: Un tempo l'urbanistica era una scienza "quantitativa"o "creativa" in alcuni casi, oggi le politiche urbane hanno dinamiche complesse che hanno avuto una "riformulazione" profonda. Si sono strettamente interconnesse ad altre discipline e la "progettazione urbana" è diventata per forza di cose programmazione economica da collegare strettamente a politiche importantissime e ineludibili : le politiche sociali come le politiche ambientali. Non si può prescindere, parlando di città, soprattutto di una città come la nostra, dall'analisi del contesto sociale della nostra città e da un discorso approfondito sulle risorse. Risorse vuol dire: risprmio energetico ed edilizio, utilizzo delle pratiche ecologiche, non perchè fighe, ma perchè economiche, attenzione al suolo e al degrado che deriva da un uso dissennato. Ecco cosa è fondamentale: politiche urbane che devono essere espressione di politiche socia

    Paolo Pedone: Le grandi idee,senza applicazioni "pratiche",portano sempre "fumo negli occhi",e come nella nebbia si finisce per "non vedere"ciò che serve e che è utile.D'altra parte abbiamo subito 2 guerre mondiali,alluvioni ,terremoti,&.Discutere nel piccolo le applicazioni per il concreto porta a devastanti effetti,dei quali"la riedificazione della Valle del Belice"(in Sicilia,tra le province di TP e AG)sono eventi eclatanti;3/4 delle abitazioni nuove sono vuote , ricostruite con tutte le agevolazioni possibili.Più la densità di popolazione per kmq.(Campania)e la lottizzazione abusiva,perennemente ammessa senza demolizione( lungomare di Carini ,piana di Agrigento,ed entroterra Messinese e Catanese)e si ha il risultato per una parte del Mezzogiorno,che continua a vivere di questo tipo di edilizia"fai da te"come dell'unica risorsa"imprenditoriale"(?)di proficuo coinvolgimento sociale.

    Salvatore D'Agostino: ---> Mila,
    condivido l’ECO non è figo. Da qualche tempo sto osservando strani fenomeni ‘commerciali’ speculativi intorno a questa parola IN.
    Occorre saper distinguere, poiché gli stessi attori che hanno distrutto l’Italia si stanno preparando a ricostruirla. Vedi –> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2008/03/0009-speculazione-benvenuti-nellera.html

    Salvatore D'Agostino: ---> Paolo,
    da qualche tempo mi chiedo qual è la vera identità dell’architettura italiana (in senso ampio).
    Lo faccio attraverso la mia macchina fotografica che annota il mio intorno visivo, ovvero la finestra del mio studio con la didascalia della cronaca quotidiana. (ti passo il link: http://www.facebook.com/posted.php?id=1030493845&share_id=193244208798&fragment=share_footer193244208798&comments%23share_footer193244208798=#/album.php?aid=54833&id=1543884450>)
    Con il passare del tempo capisco che il lavoro dell’architetto del futuro è quello d’investire energia e tempo sulla classe ‘imprenditoriale’ furba e spesso ignorante. Non c’è alternativa, come dice Baricco rivolgendosi agli intellettuali di sinistra occorre spostare la nostra attenzione nella televisore e nella scuola i due veri incubatori di cultura, lasciare il teatro (nel caso dell’architettura i convegni dotti esclusivi degli accademici) ovvero il posto meno consono per cambiare lo stato delle cose.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  8. Bella intervista! Davvero bella.
    Finalmente un sindaco sobrio, in ogni senso, che ha cioè senso della misura e che non è ubriaco di grande architettura. Un sindaco che ama la sua comunità e la sua città.
    Linkerò questo post ogni volta sentirò parlare di grandi concorsi per fare non si sa cosa e di rilancio dell'architettura grazie a grossi interventi nelle città.
    Saluti
    Pietro

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  9. clap clap clap clap...
    (ma gli architetti lì in paese... chissà come la prendono 'sta cosa a crescita 0... )

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  10. 6° Facebook

    Paolo Pedone: Il problema è strutturale: dove si può e dove non si può,dove abbattere è più proficuo che conservare o ricostruire;noi siamo pieni nelle nostre amate città siciliane di semplici "rovine" che molti fanno passare per "resti"del nostro passato.Palermo ne è piena(es. il famoso blocco sotterraneo del park.del Tribunale,perchè rinvenute fondamenta "puniche",che si trovano anche in C.so V.Emanuele).Se vogliamo modificare,al fine di servire,il nostro patrimonio edilizio e stradale,certe decisioni "vanno prese"e non rinviate"all'infinito"!Se certi quartieri(storici o no)vanno rasi al suolo perchè "fatiscenti",non ci si può nascondere dietro il vizio"tutela del patrimonio",altrimenti non ne usciremo mai!Noi abbiamo strade a doppio senso,quando in tutta Europa vanno a senso"unico",bus troppo grandi per strade troppo piccole,fermate sotto casa quando nel resto d'Europa sono ogni 500m.(non ogni 50m.).Ti faccio il paragone con Granada(Esp.):l'Albecìn(che è peggio di un "suk") è strettissimo,ma i bus(piccoli,per 32 persone)ci passano(a 60 Kmh.).Se io costruisco dove non potevo(alvei fluviari come Giampilieri a ME)non posso accusare gli altri,sono colpevole io!

    Salvatore D’Agostino:---> Paolo,
    benissimo il problema è strutturale allora occorre partire dalla struttura dell’informazione del nostro paese cioè la TV e la scuola e lasciare perdere i salotti buoni della sinistra.
    Io non sono un misoneista e so bene che in Italia il turismo e i luoghi turistici sono delle fiere da paese e non creano cultura.
    T’invito a vedere questi due progetti :

    museo/copertura di una villa romana con mosaici a La Olmeda a Palencia in Spagna realizzato da Paredes Pedrosa arquitectos
    Link: http://www.detail.de/artikel_museo-paredes-pedrosa_24209_Es.htm

    museo/copertura di domus romana a Périgueux in Francia progettata da Jean Nouvel
    Link: http://www.domusweb.it/magazine/article.cfm?id=24297

    Adesso pensa alla vicenda della Villa Romana di Piazza Armerina.

    Come uscire fuori da questa Italia populista e furba, da questa Sicilia (parafrasando Francesco De Merlo) dei contributi, finanziamenti e favori?
    Io non lo, ma bisogna capire che non si può più delegare ad altri la responsabilità.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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    Mila Spicola: Il problema è anche la professionalità. L'urbanistica come scienza complessa è un mestiere che necessita di studi approfonditi e di conoscenze approfondite che durano anni e anni, non è una discussione che può essere affrontata senza le opportune conoscenze specifiche. Ci sono esperienze anche in Italia e tutto un universo mondo su strumenti legislativi anche su ascala europea di urbanesimo partecipato a questo proposito significativa è l'esperienza delle agende21 e dei contratti di quartiere oltre ai piani strategici di nuova generazione. Sono studi e analisi molto ma molto complesse che si sviluppano su più livelli e che sono condotte da esperti di queste dinamiche. La discussione su fb per quanto interessante e piena di spunti non può che rimandare a quegli approfondimenti nel momento in cui qualcuno avesse voglia di approfondirli. Sia sul recpuero che sulle politiche urbano-sociali. CI sono interi settori di ricerca di studi professionali di concerto con dipartimenti universitari che si occupano da anni di queste problematiche. Semmai la cosa da chiedersi sarebbe: gli amministratori e le politica, nel momento di mettere in campo soluzioni e proposte sa dove andare a cercare quelle professionalità? ha l'umiltà di tenerne conto? o si fa come col terremoto d'abbruzzo..dove c'erano studi su studi delle locali università scientifiche che prevedevano in base a dai e ricerche che era una zona a rischio altissimo?
    Ebbene..a volte mi sembra che si parli di acqua calda senza nemmeno sapere che già altri e con cognizione di causa si occupano da decenni di sviluppo urbano sostenibile.

    Salvatore D’Agostino:---> Mila,
    bella parola ‘professionalità’ e soprattutto conoscenza profonda dei problemi, per questo occorre cominciare a camminare a piedi o al limite in vespa come hanno fatto Roberto Saviano e Letizia Battaglia.
    Io aggiungerei l’esperienza dei critcal garden, alle scuole costruite nelle favelas dal sindaco/matematico di Medellin Sergio Fajardo Valderrama, l’esperienza di un’urbanistica concertata dal giovane studio Tasca a Bologna o ai ponti/connessioni progettati da Oscar Niemeyer a Rio De Janeiro nella favela Rochina.
    E rispenderei la lezione fondamentale di Giovanni Astengo.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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    Renzo Marucci Ci sono città la cui crescita è in negativo, cioè ogni anno si perdono abitanti con un ritmo costante... In cui vale il motto di renzo Arbore : meno siamo meglio stiamo !
    Evviva le regioni come la Toscana ricche di centri storici ma povere di amore per essi...Ma si potrebbepensare che agire sui centri storici è una ricchezza non solo culturale per il territorio che vale in quanto vale la sua realtà integrata e ambientale ma solo a pattoche lo si comprenda e si smetta di
    adorare l'aspetto imbecille della questione...

    ---> Renzo,
    delle“SHRINKING CITIES”(ovvero le città che si contraggono) ne avevo parlato in questobreve post ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2008/02/0008-citta-shrinking-cities.html
    Invece occorre evitare la retorica (forse molta italiana) del ‘centro storico’ e della ‘periferia’.
    Due termini da abolire e da sostituire definitivamente con altri .
    Centro storico da sostituire con ‘nucleo storico’ eliminando l’idea di un centro o di in punto di partenza della città.
    Periferia da sostituire con ‘città di cinta’ o ‘di bordo’ o ‘di confine’. La periferia è città.
    Questo è un primo input per delineare azioni concrete di politica urbana. Basta lagnarsi.
    Condivido bisogna smettere di adorare l’aspetto imbecille della questione e ri/costruire le nostra città dai bordi al nucleo storico.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  13. ---> Pietro,
    mi piace il termine ‘avere il senso della misura’.
    Cassinetta di Lugagnano si è saputa confrontare con la sua ‘misura’ facendo delle azioni consone alle aspettative di vita degli abitanti.
    Ciò che manca in alcune città come Roma, Milano, Napoli e Palermo dove si è perso il senso della misura non riuscendo più a rigenerarsi e preferendo reiterare codici desueti o imitare codici transnazionali già usurati da tempo.
    Ho escluso Torino perché è una città che sta reagendo all’accidia architettonica.
    Una piccola nota per Palermo, la quale, dovrebbe avere più coraggio e saper ascoltare le opere che Italo Rota ultimamente ha costruito in questa città
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  14. ---> Marco+,
    sarei curioso anch’io.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  15. 9° facebook

    Renzo Marrucci: Abolire i termini alla Gattopardo ? Semmai abolire la mentalità di chi fa politica pensando che fare politica sia la base per avere il potere e per prendere per i fondelli i cittadini che credono e non smettono mai di credere alle novelle, caro amico, altro che balle! La sottile cattiveria degli uomini sta proprio nel cambiare il nome ai problemi così tanto per fare qualche cosa in mancanza di efficienza... Ma i problemi restano e si bloccano proprio per mancanza di propositività vera...

    ---> Renzo,
    e nostro dovere lottare contro la ‘mediatizzazione ’ di alcuni termini che si svuotano di significato es.: archistar, centro storico, periferia, non luogo, sicurezza, PIL, politica…
    Io non credo che ci sia mancanza di propositività ma c’è un disertare in massa delle persone più colte e preparate nell’azione politica.
    Occorre invertire questa tendenza ‘concretamente’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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