di Salvatore D'Agostino
Colloquio con Domenico Finiguerra sindaco di Cassinetta di Lugagnano in Provincia di Milano autore del primo 'Piano Strutturale Comunale' a crescita zero in Italia.
Salvatore D'Agostino Nel 2005 si sono stimati in Italia 10,9 milioni di edifici a uso abitativo e 1,9 milioni di edifici aventi altre funzioni (tot 12,8 milioni) dati ISTAT [1].
- 12,8 milioni di edifici realizzati cronologicamente: il 19,2 % realizzato prima del 1919 ovvero 2.457.000 edifici per 38.000.000 di abitanti (1921)
- il 12,3% tra il 1920 e il 1945, ovvero in 25 anni sono stati costruiti 1.574.000 edifici per un aumento demografico pari a 10.000.000 abitanti (1951)il 50% tra il 1946 e il 1981 ovvero in 35 anni 6.400.000 edifici nuovi per un aumento demografico pari a 8.500.000 abitanti (1981)
- l'11,5% realizzato tra il 1982 e il 1991 ovvero in 9 anni 1.472.000 edifici per un aumento demografico pari a 250.000 abitanti (1991)
- il 7% realizzato dal 1992 al 2005 quindi in 13 anni 896.000 edifici per un aumento demografico pari a 1.750.000 abitanti (2005)
Di cui 1.300.000 abitazioni non utilizzate con oltre 80.000 edifici rurali (CENSIS 2003) [2]
L'agenzia del territorio sta aggiornando le mappe catastali e, con l'ausilio delle fotoidentificazioni e la banca dati nel gennaio del 2008, ha reso noto un primo parziale risultato sui 4.238 comuni censiti (su 8100 in totale) sono stati scoperti 1.247.584 di abitazioni non accatastati. [3]
Nel 2002 sei diventato sindaco del comune di Cassinetta di Lugagnano con una semplice ma chiara idea: «Qui si fa un programma urbanistico a crescita zero, si recupera quello che c'è, si cresce si ma solo all'interno del paese». [4]
Quali sono state le tue prime iniziative?
Domenico Finiguerra Sono state quelle di incominciare a pensare ad un diverso modo per tenere in piedi il bilancio di Cassinetta di Lugagnano senza ricorrere alla monetizzazione del territorio. Fin dall'inizio si è avviato un duro lavoro di emancipazione del bilancio stesso dagli oneri di urbanizzazione. Tagliando tutto il superfluo, razionalizzando le spese e ispirando tutte le azioni del Comune a maggiore sobrietà.
Parallelamente si è avviata una grande campagna di reperimento contributi a fondo perduto per trasformare Cassinetta di Lugagnano nella Perla del Naviglio Grande, investendo sul turismo e sulla bellezza paesaggistica, architettonica e ambientale del nostro comune.
Che cosa intendi per monetizzazione del territorio?
I comuni versano in condizioni economiche precarie. Entrate in diminuzione e uscite in aumento producono bilanci in costante e forte squilibrio. In assenza di una reale autonomia finanziaria, per un sindaco e la sua giunta, è sempre più difficile far quadrare i conti, realizzare le opere pubbliche, garantire ai cittadini servizi indispensabili e costruire e consolidare il consenso degli elettori.
I comuni versano in condizioni economiche precarie. Entrate in diminuzione e uscite in aumento producono bilanci in costante e forte squilibrio. In assenza di una reale autonomia finanziaria, per un sindaco e la sua giunta, è sempre più difficile far quadrare i conti, realizzare le opere pubbliche, garantire ai cittadini servizi indispensabili e costruire e consolidare il consenso degli elettori.
Se poi l’attività amministrativa è ispirata da manie di grandezza diventa ancora più difficile trovare le risorse necessarie (molti sindaci si sentono obbligati a dover lasciare la loro impronta, vogliono e promettono oltre misura: palazzetti, piscine, centri civici, bowling, rotonde, eventi e appuntamenti autoreferenziali).
Quindi, come riuscire a chiudere il bilancio in pareggio, realizzare opere pubbliche (necessarie o meno) e organizzare eventi culturali e servizi alla persona (necessari o meno)? Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio e come costruire o consolidare il proprio consenso?
La risposta a questa domanda, purtroppo, è molto semplice.
Grazie al combinato disposto di due fattori, (1) la legge, che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e (2) la disponibilità di territorio in una area geografica dove l’edilizia rappresenta un valido investimento, si pratica la monetizzazione del territorio.
Un circolo vizioso che, se non interrotto, porterà, anzi sta già portando al collasso intere zone e regioni urbane.
Un meccanismo deleterio, che permette di finanziare i servizi ai cittadini con gli oneri di urbanizzazione, con l’edilizia. Un meccanismo che di fatto droga i bilanci comunali, finanziando spese correnti con entrate una tantum che però, prima o poi, finiscono.
Due giovani scrittori Cristiano de Majo e Fabio Viola, tra il 2006 e il 2007 percorrono l’Italia dei luoghi mediatici, religiosi e storici: il mulino Bianco, la villetta di Cogne, la Federazione del Damanhur, la chiesa di Padre Pio, la Risiera di San Sabba, Predappio, Venezia, Roma e Matera.
Dopo una conversazione su Venezia con lo scrittore Tiziano Scarpa scrivono:
«Mentre Scarpa si allontana, Cristiano chiede a Fabio, dovendo a questo punto considerare la vera anima di Venezia la sua immagine trasmessa ai turisti, come considerare invece Scarpa. Un aspetto di quest’immagine? Una guida turistica per turisti che osservano i turisti? Ma Fabio non risponde, si preme le dita sulle tempie e dice soltanto: “L’Italia fa schifo”. La verità è che ha voglia di trasformarsi definitivamente in turista». [5]
Perché i sindaci italiani progettano l’anima turistica del proprio paese e non costruiscono le città per gli abitanti?
Perché la quasi totalità della classe politica, preferisce l'opzione che produce effetti immediati sul consenso, in grado di far vincere le elezioni successive. Così, in campo urbanistico, ma non solo, si cerca sempre di ottenere il massimo risultato subito. Mettendo in secondo piano o addirittura senza considerare i beni comuni. Siano essi la terra, l'acqua oppure il patrimonio paesaggistico e architettonico.
Perché la quasi totalità della classe politica, preferisce l'opzione che produce effetti immediati sul consenso, in grado di far vincere le elezioni successive. Così, in campo urbanistico, ma non solo, si cerca sempre di ottenere il massimo risultato subito. Mettendo in secondo piano o addirittura senza considerare i beni comuni. Siano essi la terra, l'acqua oppure il patrimonio paesaggistico e architettonico.
L’Italia è il paese più bello del mondo. Quante volte ci siamo riempiti la bocca con questa frase. Abbiamo un enorme patrimonio artistico. Città meravigliose, piazze mozzafiato, borghi suggestivi. Siamo pieni zeppi di palazzi reali e di castelli. Di rovine. Di tombe e necropoli. Di teatri e anfiteatri. Di ville imperiali. Di cattedrali e basiliche romane, gotiche, barocche. In ogni angolo d’Italia è possibile trovare testimonianze dal passato. Appunti di viaggio della storia dell’uomo su e giù per lo stivale. Dall'antica Etruria al Rinascimento. Roma Imperiale e Magna Grecia. Abbiamo spiagge bianche, rosa, nere. Montagne e laghi. Parchi e riserve naturali di rara bellezza.
Siamo seduti su una miniera d’oro. Ma spesso e volentieri, la utilizziamo come latrina di lusso. E per rispondere direttamente alla domanda, i sindaci spesso, somigliano a quelle signore un po' robuste all'ingresso delle toilette in autostrada...
Come se l’Italia andasse in asincrono, ama a parole la sua storia ‘di cose antiche’ ma non le rispetta. Un’asincronia ancora più esplicita nelle nuove costruzioni, spesso parafrasi maldestre di linguaggi architettonici del passato.
Come se l’Italia andasse in asincrono, ama a parole la sua storia ‘di cose antiche’ ma non le rispetta. Un’asincronia ancora più esplicita nelle nuove costruzioni, spesso parafrasi maldestre di linguaggi architettonici del passato.
Cassinetta ha cercato di recuperare il patrimonio esistente. Attraverso un enorme sforzo amministrativo abbiamo cercato di recuperare piazzette, angoli, passeggiate che il cemento o l'abbandono avevano "deteriorato".
Farei parlare le immagini:
Via Capo di sopra,
Via Roma
e Villa Birago-Clari-Monzini (questo è proprio commerciale).
L’ultimo video è interessante anche se rispecchia la brutta abitudine italiana di rispettare l’involucro esterno e stravolgere gli interni ma, si sa, amiamo farci prendere in giro dal falso antico, una brutta storia di normativa e codici accademici.
Passeggiando per Cassinetta di Lugagnano, oltre il piccolo nucleo in prossimità del Naviglio, non troviamo piazzette, angoli pubblici, parchi e passeggiate ma solo case recintate, un continuum di muri a protezione delle numerose abitazioni private.
Queste vie non hanno la conformazione della città occidentale, le case non dialogano con il tessuto connettivo strada, incrocio, piazza e parco. Inoltre le abitazioni/villette non hanno particolari qualità edilizie.
Più che un paese sembra un rifugio per metropolitani in fuga con la nostalgia dell’aria pura della campagna.
Perché?
Passeggiando per Cassinetta di Lugagnano, oltre il piccolo nucleo in prossimità del Naviglio, non troviamo piazzette, angoli pubblici, parchi e passeggiate ma solo case recintate, un continuum di muri a protezione delle numerose abitazioni private.
Queste vie non hanno la conformazione della città occidentale, le case non dialogano con il tessuto connettivo strada, incrocio, piazza e parco. Inoltre le abitazioni/villette non hanno particolari qualità edilizie.
Più che un paese sembra un rifugio per metropolitani in fuga con la nostalgia dell’aria pura della campagna.
Perché?
Cassinetta di Lugagnano è un comune piccolo. La Piazza del Teatro, la Passeggiata dell'Amore con la Stanza dei Profumi, l'Imbarcadero, il Parco Comunale De Andrè, la Pro Loco, il nuovo sagrato della Chiesa, la nuova Piazza del Comune, la nuova Piazza 25 Aprile e la Piazza Falcone e Borsellino.
Sono tutti spazi pubblici realizzati negli ultimi 7 anni e pensati proprio per essere fruiti dalla cittadinanza e dai visitatori di Cassinetta di Lugagnano. Anche le corti di antica formazione e le cascine sono aperte e invitano all'ingresso. Le Ville del '700 che si affacciano sul Naviglio, ad eccezione del Palazzo Comunale, sono residenze private, e quindi di norma chiuse al pubblico. Però, grazie alla politica culturale e al coinvolgimento dei privati stessi ad opera dell'assessorato alla cultura, in un paio di occasioni all'anno, le ville sono visitabili e diventano la quinta scenica di rappresentazioni teatrali o concerti.
Quanto alle recinzioni e ai muri (per la verità pochi) delle villette, questi sono il risultato del modello di società che si è consolidato. Tutti tendono a chiudersi in se stessi. Ed è qui che sta la sfida più importante. Modificare, anche per mezzo della programmazione urbanistica, gli stili, le abitudini e gli stati d'animo che si rispecchiano anche nel modo di costruire i propri luoghi dell'abitare e del vivere. E fare in modo che il rifugio diventi piazza pubblica e culla di comunità.
Quali sono le normative urbanistiche o edilizie che compromettono la qualità urbana o l’operato del sindaco e il suo programma elettorale?
La possibilità di applicare gli oneri di urbanizzazione alla parte corrente del bilancio comunale è sicuramente una delle cause del degrado e della cementificazione.
Ma credo che comunque, in ultima analisi, sia la volontà politica a segnare le buone o le cattive sorti di un territorio.
Il 26 settembre 2009 sei stato chiamato a fare un intervento all'Accademia dei Colloqui di Dobbiaco.
Riprendo un passo: «Cantieri che spuntano anche in posti impensabili, senza risparmiare parchi, zone protette e sottoposte a vincoli, di natura ambientale, paesaggistica o architettonica.
Anzi, solitamente, più le aree sono pregiate, più sono appetibili per il mercato: si pensi che in alcuni tratti della costa ligure si è incominciato a costruire nel mare!
Il dissesto idrogeologico è sempre più manifesto. Piangiamo tutti gli anni decine di sue vittime.
Ma poi, passata la bufera, ritorniamo ad idolatrare le gru o le suggestive grandi opere». [6]
È un suggerimento per i sindaci a prendersi cura di se stessi?
Il 26 settembre 2009 sei stato chiamato a fare un intervento all'Accademia dei Colloqui di Dobbiaco.
Riprendo un passo: «Cantieri che spuntano anche in posti impensabili, senza risparmiare parchi, zone protette e sottoposte a vincoli, di natura ambientale, paesaggistica o architettonica.
Anzi, solitamente, più le aree sono pregiate, più sono appetibili per il mercato: si pensi che in alcuni tratti della costa ligure si è incominciato a costruire nel mare!
Il dissesto idrogeologico è sempre più manifesto. Piangiamo tutti gli anni decine di sue vittime.
Ma poi, passata la bufera, ritorniamo ad idolatrare le gru o le suggestive grandi opere». [6]
È un suggerimento per i sindaci a prendersi cura di se stessi?
Una chiamata alla responsabilità. I sindaci e gli amministratori devono prendere maggiore consapevolezza circa il loro ruolo di responsabili del futuro. Non si tratta di sola urbanistica. È politica a tutto tondo. Perché progettare e gestire il territorio significa definire l'ambiente in cui vivranno i nostri figli. Vogliamo un futuro fatto di svincoli e centri commerciali? È li che vogliamo vivere? Oppure vogliamo imboccare una nuova strada, che porti al ripristino di un corretto equilibrio tra uomo, natura, arte e paesaggio?
Che cosa significano: sobrietà, fantasia e fiscalità?
Sobrietà è uno stile di vita, che può, anzi deve anche diventare uno stile politico. Che eviti lo spreco e che sia rispettoso del diritto di tutti ad avere una parte giusta di risorse a disposizione. La sobrietà del politico, poi, deve essere anche di esempio, e tracciare una via da seguire.
La fantasia è una delle caratteristiche che più mancano in politica. Ed è spesso sostituita dalla pigrizia. Non ci si sforza più di immaginare percorsi alternativi, uno sforzo che potrebbe e dovrebbe essere obbligatorio quando ci si trova a operare in situazioni di scarsità delle risorse.
La fiscalità è un terreno evitato ad arte dai politici. Perché ritenuto scivoloso, perché pericoloso per il mantenimento o il consolidamento del consenso. Ma chi svolge funzioni pubbliche deve, se vuole davvero rimettersi in sintonia con il significato originario della parola politica, misurarsi seriamente con il tema delle tasse. Oggi le tasse sono al centro del dibattito solo in quanto le parti in campo si misurano sulla ricetta migliore per abbassarle. La vera politica, invece, dovrebbe discutere di tasse misurando le diverse ricette su come restituire ai cittadini servizi e qualità della vita proporzionali al livello di tassazione imposto.3 novembre 2009 (ultima modifica: 5 novembre 2009)
Intersezioni ---> CON GIUSTIZIA
__________________________________________
Note:
[1] Tabella elaborata attraverso i dati ISTAT e il 'DOSSIER SUL CONSUMO DEL SUOLO IN ITALIA' redatto dal Prof. Bernardino Romano (docente di analisi e valutazione ambientale e pianificazione territoriale presso la Facoltà di Ingegneria Ambiente e Territorio e Scienze Ambientali all'Aquila) e il WWF nel 2009. Qui
[2] CENSIS, Rapporto annuale 2003, La valorizzazione del patrimonio di edilizia storica, 5 Dicembre 2003. Qui
[3] Stefano Latini, Giù il velo dai tetti di oltre 1 milione di case italiane, 12 febbraio 2008. Articolo originario prelevato dal sito dell'agenzia dell'entrate ora leggibile. Qui.
[4] Rai tre, Report, Il male comune, puntata del 31 maggio 2009. Qui
[5] Cristiano de Majo e Fabio Viola, Italia 2 - Viaggio nel paese che abbiamo inventato, Minimum fax, 2008, p. 267. Qui un'intervista di Wilfing Architettura.
[6] Domenico Finiguerra, Terra un bene comune da preservare. Scaricabile qui