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10 luglio 2024

0062 [MONDOBLOG] Il web log tra diario e zilbadone

di Salvatore D'Agostino
    Fin dall‘inizio del Web, il tema della scrittura è stato predominate: il Web nasce come pagina bianca digitale da riempire di contenuti e molti scriventi pionieri della rete immaginarono da subito la pagina digitale come un diario. Inizialmente fu il quindicenne Justin Hall, poi furono migliaia, poi ancora milioni gli scriventi che iniziarono a redigere i propri diari online interagendo tra di loro, popolando sempre di più il web, abitandolo con le proprie quotidiane riflessioni. I diaristi web hanno abitato e abitano tutte le diverse piattaforme che internet ha generato: web log, forum, My Space, Second life, Facebook, Twitter-X, e tante altre. Tra i diaristi convergono anche chi della scrittura ne fa un mestiere e usa il Web log per esercitare la propria capacità narrativa. Se i primi possiamo chiamarli diaristi; per i secondi, scrittori consapevoli del canone linguistico, il termine diarista potrebbe essere inopportuno. In questo caso, per comodità e disturbando Leopardi, il Web log dello scrittore lo chiameremo Zibaldone:
«Quaderno di appunti e abbozzi annotati senz‘ordine: l‘evoluzione del pensiero del Leopardi si può ricostruire dagli appunti del suo "Zibaldone".» (DEVOTO OLI)
    Tra gli zibaldoni Web, per citare esempi italiani, si ricordano quello dello scrittore Giuseppe Genna (con il suo storico blog omonimo, quello nuovo aperto in questi giorni letteratura e pensiero e la sua pagina facebook), Tiziano Scarpa (sul blog collettivo il primo amore), dell‘architetto scrittore Gianni Biondillo (sul blog collettivo nazione Indiana), Wu Ming (scrittore immaginario nato e creato da un collettivo di autori, attivi in diversi blog tra cui giap) o Michela Murgia (il primo blog Il Mio Sinis ormai non più visibile). Le loro scritture online, in parte, sono state editate da diversi editori.1
«Sono un blogger – scrive lo scrittore di fantascienza Bruce Sterling - e un entusiasta degli spezzoni di narrativa associati casualmente, ma mi è sempre stato chiaro che il contenuto di un blog ha una vita corta. È come recitare una stand-up comedy2

0062 [MONDOBLOG] The web log between diary and Zibaldone.

by Salvatore D'Agostino

    From the beginning of the Web, the theme of writing has been predominant: the Web was born as a digital blank page to be filled with content, and many pioneering network writers immediately envisioned the digital page as a diary. Initially, it was fifteen-year-old Justin Hall, then thousands, and later millions of writers began to create their own online diaries, interacting with each other, increasingly populating the web, inhabiting it with their daily reflections. Web diarists have inhabited and continue to inhabit all the different platforms that the internet has generated: web logs, forums, MySpace, Second Life, Facebook, Twitter-X, and many others. Among the diarists are also those who make a profession out of writing and use the Web log to exercise their narrative skills. If the first can be called diarists; for the second, writers aware of the linguistic canon, the term diarist might be inappropriate. In this case, for convenience and disturbing Leopardi, we will call the writer's Web log a Zibaldone:

«A notebook of notes and sketches recorded without order: the evolution of Leopardi's thought can be reconstructed from the notes of his 'Zibaldone'.» (DEVOTO OLI)

    Among the Web zibaldones, to cite Italian examples, we recall that of the writer Giuseppe Genna (with his historic eponymous blog, the new one opened these days letterutura e pensiero and his Facebook page), Tiziano Scarpa (on the collective blog il primo amore), the architect-writer Gianni Biondillo (on the collective blog nazione Indiana), Wu Ming (an imaginary writer born and created by a collective of authors, active on several blogs including giap) or Michela Murgia (the first blog Il Mio Sinis no longer visible). Their online writings, in part, have been edited by various publishers.1

«I am a blogger,” writes science fiction writer Bruce Sterling, “and a fan of snippets of narrative associated randomly, but it has always been clear to me that the content of a blog has a short life. It's like performing stand-up comedy2

3 agosto 2010

0421 (finExTRA) 3 agosto 2010----> WWW o WWC [52] Henry Jenkins: che stiamo facendo noi con la tecnologia?

di Salvatore D'Agostino


NOI
«Nicholas Carr è uno dei più astuti e riflessivi promotori dell’idea che l’ascesa dei nuovi media comporti diverse minacce per la cultura del libro. Credo tuttavia che la discussione si stia muovendo oggi in una direzione molto più produttiva e civile. Lo stesso Carr accetta un’analogia che uso spesso, alludendo al Fedro di Platone in cui Socrate sostiene che l’adozione della lingua scritta rappresenti una minaccia per la memoria, che è centrale nella cultura orale. La realtà è che si è perso qualcosa con l’avvento della scrittura prima e della stampa poi, ma ci sono stati anche molti progressi per la conoscenza umana e per la cultura. Sarebbe sciocco voler tornare indietro. Dal mio punto di vista, il problema delle argomentazioni di Carr è che sono costruite come un punto di determinismo tecnologico: i mezzi di comunicazione che usiamo riscrivono il modo in cui il nostro cervello funziona e, sempre secondo Carr, ci obbligano ad abbandonare vecchie competenze che sono culturalmente valide. Io non sono d’accordo su questo, come non sono d’accordo con Stephen Johnson quando dice che tutto quello che ci fa male ci fa bene. Dalle idee di Johnson, che pescano negli studi sul cervello, emerge l’idea contraria: i computer ci stanno rendendo intelligenti. Sono solo due facce opposte della stessa medaglia. Per me, invece, la questione importante non è ciò che la tecnologia sta facendo a noi, ma ciò che stiamo facendo noi con la tecnologia».

CULTURA
«Certi argomenti spesso rischiano di sembrare profondamente radicati nei vecchi modi di pensare e nelle gerarchie di valore esistenti, invece di rimanere aperti alle prospettive di innovazione culturale e di scoperta collettiva che assomigliano molto alla mia esperienza quotidiana della nuova era dei media. Io ho un grandissimo rispetto per la cultura dei libri – ne ho scritti 13 e ne ho diverse migliaia nella mia biblioteca personale. Questa cultura è effettivamente a rischio e la literacy tradizionale può essere in pericolo. Ma il mio obiettivo è vedere crescere una cultura in cui si legge con un libro in una mano e si ha un mouse nell’altra. Una cultura in cui tutti noi abbiamo la capacità di adeguare la nostra alfabetizzazione in modo da utilizzare al meglio i media e in modo da assecondare le nostre attività».

WIKILEAKS
«Il primo esempio è il rilascio di documenti del governo degli Stati Uniti attraverso Wikileaks. È probabilmente la serie più importante di materiali fuoriusciti dai tempo dei Pentagon Papers, quando molte notizie erano trapelate grazie al lavoro del New York Times (e del Washington Post) durante la guerra del Vietnam. E il caso di Wikileaks è ancora più significativo perché i documenti vengono da un’agenzia di stampa non convenzionale, che li ha rilasciati come risorse a disposizione degli altri giornalisti e del pubblico, che così possono esaminarli. È saltata la mediazione di una notizia accompagnata dal reporting e dall’analisi degli esperti che prendono i fatti e li inseriscono in un contesto più ampio per il lettore.
[...]
Ci si può chiedere, in entrambi i casi, se l’ecologia dell’informazione stia eseguendo bene o male il proprio compito, a seconda della nostra concezione di quale sia la missione del giornalismo e di quale sia l’esigenza d’informazione dei cittadini. Ma i due esempi suggeriscono che la notizia si diffonde utilizzando schemi differenti da quelli cui siamo abituati, schemi modellati da player molto diversi rispetto al passato. In entrambi i casi, non possiamo capire che cosa è successo semplicemente leggendo una contrapposizione tra media vecchi e nuovi: non è così semplice, perché un processo che coinvolge varie forme di collaborazione e di critica nei diversi settori dei media».

PUGNO, CARTA E WEB
«L’idea di una società senza carta non è sicuramente nuova. Se n’è parlato per metà del XX secolo. Il computer avrebbe dovuto preannunciare l’età dell’ufficio senza carta. Come è la situazione invece? Sicuramente stiamo producendo più testi, siamo stampando più documenti e copiando cose con più confusione di prima. Sospetto che ci troviamo in una fase simile, in cui alcune funzioni della stampa si sposteranno sui dispositivi digitali. »

SCUOLA
«La formazione, poi, continua a essere un altro territorio chiave in cui il pubblico combatte per costruire il suo rapporto con le nuove tecnologie multimediali e per sperimentare nuove pratiche. Da un lato, l’educazione è profondamente conservatrice, e tende a resistere ai cambiamenti che hanno un impatto altrove. Ma, dall’altro, c’è una crescente consapevolezza: le pratiche esistenti spesso non rispondono più ai bisogni di una generazione che è cresciuta in una cultura di rete. In tutto il mondo, stiamo osservando tentativi di immaginare in modo diverso l’istruzione per il XXI secolo, ma c’è ancora da combattere molto contro lo status quo».

Un aneddoto per chi ama la FOTOGRAFIA
«Faccio un piccolo esempio: mia moglie, quando parcheggia l’automobile, scatta una foto per ricordare dove ha parcheggiato. Questo è un uso della fotografia che sarebbe stato inimmaginabile anche solo una decina di anni fa. La fotografia diventa parte del suo processo cognitivo, una protesi per la sua memoria a breve termine. Allo stesso modo, quando discutiamo, ci basta accedere al computer portatile per confermare o correggere rapidamente le informazioni di cui stiamo parlando. E così via. Ognuno di noi ha un rapporto diverso con questi dispositivi e con le informazioni, e naturalmente anche io sono convinto che sia un grande vantaggio poterle personalizzare e scegliere quale applicazione o contenuto avere sul nostro dispositivo, in modo da dare la priorità a ciò che meglio asseconda i nostri interessi. Ma vorrei che queste decisioni fossero prese da me e non da qualche azienda».

Giuseppe Granieri, «Siamo in transizione, stiamo imparando», Apogeonline, 3 agosto 2010. Link

3 agosto 2010

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Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

2 febbraio 2010

0026 [MONDOBLOG] La storia del blog e una storia blog Elmanco

di Salvatore D'Agostino
intervista

Quasi 16 anni fa, il 27 gennaio 1994 Justin Hall1 studente dello Swarthmore College, scriveva le sue prime frasi sul Web (aveva 15 anni), ed annunciava:
 «Welcome to my first attempt at Hypertext.»
Benvenuti nel mio primo tentativo di Hypertext. Ecco come si presentava la sua pagina2:

Justin Hall è considerato il primo blogger, i suoi pensieri ipertestuali raccontano molti aspetti della sua vita.
In un post del 26 gennaio 2009 sul suo blog, Justin's links (un anno fa)3 ricordando la sua quindicennale esperienza, afferma che scrivere in rete è stato come trovare un posto nel mondo che gli ha offerto la possibilità di trovare amici e persone appassionate con cui lavorare, conclude che questo si è verificato solo grazie alla sua vita in rete:
«It's happening right now, and you're a part of it :-)»
Sta succedendo adesso e tu fai parte di esso, frase che caratterizza spesso l'ottimismo incondizionato dell'uso delle nuove tecnologie.
Adesso si occupa di giochi multiplayer
online.

Ma procediamo con ordine: quando nasce il blog?
«Lo schema di una piattaforma base per blogging - osserva Giuseppe Granieri4 - potrebbe ridursi ad un modulo per l'inserimento dei testi in un database e ad un modulo di output che li estrae e li visualizza in una pagina web, con l'ultimo testo inserito collocato in alto e gli altri a seguire verso il basso. Utilizzando un sistema simile, per pubblicare qualcosa sul Web non è necessaria nessuna competenza tecnica, se non quella di elaborare testi al computer.
Se guardiamo all'organizzazione dei contenuti, caratterizzata appunto dall'annotazione più recente in alto, secondo alcuni il primo weblog [...] fu anche il primo sito web in assoluto, ovvero la pagina costruita da Tim Berners-Lee sui server del CERN (Comité Européen pour la Recherche Nucléaire).»
Ecco come si presentava la prima pagina Web5 il 6 agosto 1991:
L'atto di annotare o registrare in inglese è tradotto con 'to log'.6
Il log, cioè prendere nota o registrare in una pagina Web per comunicare ad altri i contenuti è l’idea originaria del Web. Da qui la nascita del neologismo Web Log.7
Si deve al programmatore Jorn Barger che chiamò la sua pagina Web 'Robot Wisdom Weblog' la nascita del termine Weblog.8 Nel suo primo post9, mercoledì 17 dicembre 1997, segnalava un articolo e una discussione su un newsgroup sulla spartizione del malaffare della città di Chicago di bande cinesi, con l'aiuto di alcuni poliziotti corrotti.
Il 14 luglio 2007, il 'The Wall street Journal' celebra il 10° compleanno dei blog con uno speciale curato da Tunku Varadarajan dal titolo Happy Blogiversary.
«The dating of the 10th anniversary of blogs, and the ascription of primacy to the first blogger, are imperfect exercises. Others, such as David Winer, who blogged with Scripting News, and Cameron Barrett, who started CamWorld, were alongside the polemical Mr. Barger in the advance guard. And before them there were "proto-blogs," embryonic indications of the online profusion that was to follow. But by widespread consensus, 1997 is a reasonable point at which to mark the emergence of the blog as a distinct life-form.»10
Tra i dodici commentatori figura il giornalista Tom Wolfe, che molti di voi ricorderanno per il suo libro 'Maledetti Architetti'.11 Tom Wolfe è stato il padre del 'giornalismo di opinione' negli Stati Uniti, non a caso il suo libro appena citato è privo di spunti critici e ricco di considerazioni personali.
Quasi in contraddizione con il suo spirito 'opinio
nistico' afferma che è stanco di grida narcisiste e prive di fondamento giornalistico e non legge i blog. Racconta anche un episodio della sua morte prematura sulla voce Wikipedia a lui dedicata.
Secondo il 'The Wall street Journal' il pioniere dei blog è lo sviluppatore di software, scrittore ed editorialista della rivista Wired, Dave Winer.
Dave Winer racconta alla giornalista Rose Aguilar
12 che nel febbraio del 1996, organizzando il sito della ‘24 Hours of Democracy’, per una protesta a cui aderì anche Bill Gates contro una legge restrittiva nei confronti della libertà di parola13, avvertì l'esigenza di aggiornare frequentemente i partecipanti della manifestazione. Il 15 febbraio 1996 pubblica le sue prime note in rete avvisando che appena avrà qualcosa di nuovo lo scriverà in una nuova pagina del sito. In una pagina scriverà: 
«The web is a positive energy space.»
Il Web è uno spazio di energia positiva. Riporto la pagina riassuntiva in ordine cronologico inverso:
Interessanti le norme di comportamento: si può essere in disaccordo ma è importante evitare considerazioni personali su altre persone.
«PS: We're guests on AOL's server. Be respectful. Keep the traffic to essential statements and questions. No one-line messages saying "Thanks!" or "Got it." It's a high-traffic list. No flames, no personal statements about other people, you can make personal statements about yourself, of course. Remember it's OK to disagree. It's going to be a lot of fun! Cooool!» (qui)
Il 2 aprile 1997 pubblica il suo primo post una semplice lista di link reputati interessanti su Scripting News ovvero la sua pagina Web, dove riprende l'idea dell'inserimento in ordine cronologico inverso degli scritti. Scripting News per questa sua peculiarità è considerato il primo blog.
Dave Winer, sei anni dopo sarà chiamato dall'università di Havard per un corso universitario il cui scopo era d'insegnare agli studenti a costruire i blog personali e agevolare le interazioni per la didattica.14
Ritorniamo all'incipit dello speciale, tra i pionieri viene indicato altresì Cameron Barrett e il suo
CamWorld, il suo primo post dell'11 giugno 1997 (circa due mesi il primo post di Dave Winer) sembra riassumere la vita da interconnessi: 
«Life is a constant challenge».
La vita è una sfida costante.
Vorrei segnalare che Cameron Barrett in seguito sarà l'ideatore di un blog atipico ma molto innovativo, ‘Watch Blog’ ovvero un blog diviso in tre colonne, dove in ogni colonna c'è il punto di vista degli esponenti dei vari partiti: Democrats & Liberals, Third Party & Independents (ovvero tutte le voci indipendenti), Republicans & Conservatives, lanciato il 21 maggio 2003.
Come dice lo stesso Barret: Perché? Diciamolo chiaro, la politica è confusa. A volte è difficile a chi credere, a chi ascoltare a chi sostenere. Siamo qui per aiutarvi.



Vi riporto i titoli dei primi articoli:

Democrats & Liberals,
Feisty Texans a Model For Democratic Party, 29 maggio 2003.

Third Party & Independents,
The Green Party Dilemma, 21 maggio 2003.

Republicans & Conservatives,
Tax Cut Positions Bush for the 2004 Election, 27 maggio 2003. 

E Justin Hall e la sua prima pagina di diario sul Web del 1994?
«Il web è un'invenzione geniale - afferma lo scrittore Richard Dawkins -, uno dei traguardi più alti raggiunti della specie umana. La sua qualità migliore è quella di non essere stato creato da un singolo genio come Tim Berners-Lee o Steve Wozniak o Alan Kay, né da una grande azienda come la Sony o l'Ibm, ma da una comunità anarchica composta da singoli e gruppi per lo più anonimi sparsi in tutto il mondo.»15
Fare la storia del blog è forse impossibile, poiché il Web ha una memoria labile, ogni pagina nelle migliori delle ipotesi è in continuo mutamento sia nella grafica, sia nei contenuti ma spesso semplicemente nel tempo svanisce, poiché cancellate dall'autore o dal server.

Prima di riparlare di Justin Hall occorre domandarsi che cos'è un blog?

Parafrasando la definizione di Giuseppe Granieri un blog offre la possibilità di scrivere note (ipertestuali, immagini, video, audio) cronologiche inverse con la variante di poter essere commentate.
Riepiloghiamo i momenti di questo sviluppo anarchico collettivo:
  • il 6 agosto 1991 Tim Berners-Lee inventa la scrittura su una pagina Web;
  • il 27 gennaio 1994 Justin Hall utilizza il Web per scrivere il suo diario;
  • il 2 aprile 1997 Dave Winer codifica uno sviluppo cronologico inverso per i suoi appunti.
Manca l'ultimo tassello, i 'commenti'.

Fu Bruce Ableson che il 20 ottobre 1998 programma e lancia la prima piattaforma blog 'Open Diary’ dove offre la possibilità di pubblicare il proprio diario in rete attraverso semplici passaggi introducendo l'opzione di inserimento di un commento in calce alla nota.
Il 21 ottobre nel suo primo post Ink on My Hands racconta la sua esperienza lavorativa e stranamente il suo diario in rete non risulta abilitato per i commenti.
Mi sono messo alla ricerca del primo commento ma come abbiamo constatato fare la storia Web significa fare la storia di quel che resta, poiché in questo caso, molti diaristi si sono letteralmente smaterializzati senza lasciare tracce.

Il commento più vecchio che sono riuscito a rintracciare è stato postato sul blog di Jane Says Hellooo, Cyber Diary, - bella la definizione di Cyber Diario - il 12 novembre 1998 (24 giorni dopo il lancio), un enigmatico:
«Do you ware a wig around? MATT.»

Sempre su ‘Open Diary’ il 7 dicembre 1998, Xochiquetzal, scrive la sua prima pagina di diario dove a mio avviso si trova una delle più pregnanti definizione delle scritture Web:
«to write so beautifully on this alluring blank space.»
È bello scrivere in questo affascinante spazio vuoto (post Emergence of a Nonconformist).
Un'ultima curiosità SoCal Frank scrive nel suo primo post Yet another segment of my journal di aver iniziato il suo diario 'Off' ovvero non in rete nel 1996 mentre era militare di stanza nel Nord Italia. Un commentatore anonimo dice che anche lui viveva a Milano nel 1960.

Interessante e anche significativa per la casualità dell'invenzione è la storia legata ai neologismi.

Abbiamo già detto che Jorn Barger ideò il sostantivo Weblog unendo le parole Web e log, il 17 dicembre 1997.
Il termine blog fu coniato da Peter Merholz che tra l'aprile e il maggio del 1999 scrisse nella barra sinistra della sua pagina Web di avere preso una decisione, contrarre la parola Weblog in Wee-Blog o Blog.16
Una parola che sarebbe rimasta inutilizzata se Evan Williams per Pyra Labs nell'agosto 1999 non avesse lanciato la piattaforma basandosi sul modello di Open Diary chiamata ‘Blogger’, si deve a lui anche il verbo to blog (bloggare) e il sostantivo blogger.17 Un'altra curiosità, sarà lo stesso Evan Williams, essendo tra i cofondatori, a lanciare il primo microblogging 'Twitter' il 21 marzo del 2006 alle 12.50.
Non ci resta che concludere con l'invenzione del neologismo ‘blogosfera’ del blogger Brad L. Graham - morto il 4 gennaio scorso18 - in un post del 10 settembre 1999 dove parlava del termine blog con tono scherzoso dava l'addio alla parola ‘cyberspazio’ e al suo posto coniava il termine ‘Blogosphere’. 19
Più che una storia blog si può parlare delle tracce ancora visibili in rete o resi tali dalla critica.
C'è da chiedersi come rendere meno labile la 'memoria' Web?

Il prossimo colloquio di Wilfing Architettura ripercorre una di queste storie o tracce in rete ed interloquirà con Stefano Ricci autore di Elmanco.

2 febbraio 2010 (ultima modifica: 12 febbraio 2012)
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Note:
1 Fu il giornalista Jeffrey Rose del The New York Times a identificare in Justin Hall il primo blogger intimista. Jeffrey Rose, Your Blog or Mine?, 19 dicembre 2004, The New York Times (qui). 
2 Justin Hall, Welcome to my first attempt at Hypertext, Justin's home page, 27 gennaio 1994 (qui).
3 Justin Hall,15 years of fun online: nonfiction transcription to layering game, Blog Justin' links, 26 gennaio 2009 (qui). Puoi trovare un approfondimento sulla sua vita su Scott Rosernberg, Say Everything: How Blogging Began, What It's Becoming, and Why It Matters, Hardcover, 2009. Qui il primo capitolo pubblicato online. 
4 Giuseppe Granieri, Blog generation, Laterza, Roma-Bari, 2005, pp. 25-26. 
5 Tim Berners-Lee, World Wide Web, Archivio storico prima pagina Web (breve sintesi del progetto World Wide Web), 6 agosto 1991 (qui).
6 Log in inglese ha anche un altro significato di ‘giornale di bordo nautico’, il verbo to log significa registrare fatti nel giornale di bordo. Da questa traduzione ‘Web Log’ sviluppa il concetto di diario in rete, resa ancora più interessante dal legame con la navigazione (navigare in rete). Ambiguità semantica che non può essere facilmente risolta. Ripercorrendo il pensiero generativo di Tim Berners-Lee la pagina Web sembra più un muro dove inserire degli avvisi (o post) per facilitare la comunicazione non fisica (in rete) su argomenti condivisi che un diario.
7 Il sostantivo Web nasce dalla contrazione della frase 'World Wide Web' identifica tutte le risorse che possono essere raggiunte mediante il protocollo HTTP.  
8 Faccio ammenda spesso su Wilfing Architetura ho attribuito la paternità di primo blogger a Jorn Barger vedi qui, qui e qui. La pagina Web che testimonia la nascita del termine Weblog (qui). 
9 Post dall'inglese affiggere è un messaggio 'affisso', inserito, su una pagina Web. I messaggi spesso non sono semplicemente testuali. 
10 Tunku Varadarajan, Happy Blogiversar, The wall street Jornal, 14 luglio 2007(qui). 
11 Tom Wolfe, Maledetti architetti, Bompiani, Milano, 1988.  
12 Rose Aguilar, Gates endorses 24 Hours of Democracy, CNET News, 23 febbraio 1996 (qui).  
13 Dave Winer, The Blackout, 8 febbraio 1996 (qui)  
14 Paul Festa, Blogging comes to Harvard, cnet news, 25 febbraio 2003 (qui) 
15 Richard Darkins (Biologo evoluzionista) risponde alla domanda dell'anno 2010 'HOW IS THE INTERNET CHANGING THE WAY YOU THINK? - L'uso della rete ha cambiato il nostro modo di pensare?" della rivista online Edge (qui). Alcune risposte sono state pubblicate sul settimanale, Internazionale, n. 831, 29 gennaio/4 febbraio, pp. 34-41. (Leggibile qui).  
16 Peter Merholz, Play With Your Words, Blog peterme, 17 maggio 2002 (qui). 
17 Una mail tra John Baker e Meg Hourihan dove si ricostruisce l'invenzione del termine blog e si dice che il 22 giugno del 1999 fu registrato il marchio 'blogger' (qui).  
18 Marco Rinaldi mi aveva segnalato questa notizia (qui). Judith Newmark, Repertory Theatre di Brad Graham muore, St. Louis Post-Dispatch. 4 gennaio 2010 (qui).  
19 Brad L. Graham, 'Friday, September 10, 1999', 10 settembre 1999, Blog Must See (qui). In realtà il termine blogosfera cominciò a essere usato grazie a William Quick attraverso un commento informale: Copykitten, 5 gennaio 2002, Rationales for an Irrational World, (qui).

5 gennaio 2010

0006 [BLOG READER] Bla, bla, bla...BLAG

di Salvatore D'Agostino
«Da Anthony Hamelle di Linkfluence è arrivato uno studio molto interessante sulla “eurosfera”, la nuvola di contenuti e link del continente, per il momento limitata a quattro paesi: Germania, Olanda, Francia e Italia. Lo scopo era monitorare come le diverse blogosfere/infosfere nazionali si confrontassero vicendevolmente e soprattutto rispetto ai temi di attualità continentale. Particolarmente interessante è il caso italiano, che appare molto isolato, rinchiuso in se stesso, sostanzialmente disinteressato rispetto all’agenda dell’Unione e pesantemente incline alle opinioni personali piuttosto che alle analisi politiche. Da studiare il grafo sociale presentato».
communities of political bloggers and portals (i.e. communities whose members are affiliated to a given party or clearly advocating a political platform, represented in shades of blue);
communities of journalists and experts (shades of green);
communities of political pundits commenting on public issues without a clear or distinctive party line (under the label “opinion”, shades of red);
media websites (shades of orange);
trade unions (shades of purple);
think tanks (light blue);
institutions (websites of public bodies or international organisations, brown);
NGOs and activists (grey).


Questa frase è stata estrapolata da un post di appunti del giornalista e blogger Sergio Maistrello, sul Personal Democracy Forum Europe tenutosi a Barcellona tra il 20 e il 21 novembre 2009.
Frase che ha colpito particolarmente Giuseppe Granieri, esperto di comunicazione e culture digitali che – come sottolinea nel suo articolo in modalità brainstorming – definisce la blogosfera italiana molle, poiché:
  • a) la ‘massa critica’, ovvero i lettori italiani, clicca poco sui link essendo poco interessati alle notizie;
  • b) il clima culturale del giornalismo ama il titolo di guerra ed è asservito alla linea politica editoriale;
  • c) Friendfeed (letteralmente l’aggregatore dei feed amici, dove per feed s’intende contenuti che si desiderano leggere o tener traccia) è una piattaforma che: «evidenzia molto i “bar” in cui la diversità di pensiero è poco tollerata»;
  • d) la cultura politica risente del punto b, si parla poco di contenuti sociali per preferire derive ‘personali’.
Stupisce la sintesi di Granieri che per anni è stato un'ottimista digitale. Tesi descritte nei suoi libri, Blog generation (2005), La società digitale (2006), Umanità accresciuta (2009).

Stupisce che Vittorio Zambardino giornalista e blogger di ‘La repubblica’ autore del manifesto/libro ‘Eretici digitali’ sia affascinato dal nuovo neologismo ‘la blogosfera molle’: «Le cause che Giuseppe ipotizza sono quattro (leggetevelo, quel maledetto post) e io propendo per quelle di cultura politica e antropologica. Detesto quelli che l’avevano detto, ma diciamo che mi fa piacere questa enunciazione di Giuseppe. Il punto però è che siamo nei guai, perché il focus del ritardo provinciale di questo paese non è nell’attardarsi della blogosfera nel cortile: è la mimesi che l’opinione pubblica che si esprime in rete fa del paese: rissoso, fazioso, non fattuale, incolto, non laico, cioè non aperto a normare in modo tollerante e non dogmatico. Perché dovrebbe esserci una buona blogosfera in un paese che ha una politica ferma agli anni ‘50 (e peggio), che taglia la ricerca scientifica per mano di legge (la legge 40), un posto dove il problema dell’industria è farsi sussidiare? Un paese dove la banda larga non parte, non perché manchino i soldi, ma perché si teme che quella modalità d’uso della rete danneggi il potere costituito della tv generalista… E via di seguito». (qui il post)

Stupisce che molti ‘giornalisti/blogger’ abbiano apprezzato il neologismo, parlando al presente e dimenticandosi la storia, se pur breve dei blogger (vedi Luca Sofri, Luca De Biasi, Massimo Mantellini).

Mario Perniola nel suo editoriale Scrivere, scrivere...perché? sulla rivista Ágalma (n.17, marzo 2009) sostiene: «E’ stato osservato che la cultura dei blog si muove in una direzione opposta alla globalizzazione, perché, essendo legata allo spontaneismo espressivo e all’estensione digitale dell’oralità, adopera le lingue nazionali e addirittura gerghi conosciuti da cerchie sociali molto ristrette. Il primo esito è perciò la provincializzazione d’Internet, nel quale la lingua inglese occuperebbe soltanto il 30% dell’intero traffico della rete mondiale: questo fenomeno non ha tuttavia un risvolto neo-nazionalistico, ma conduce ad un ripiegamento provinciale e “strapaesano” della blogosfera. […] Essi sono il prodotto finale, la forma compiuta, il punto d’arrivo di un disastro che è cominciato molto tempo fa e che può essere definito come il dissolvimento dell’opera nella comunicazione. Il proliferare bulimico di scritture che pretendono di essere in presa diretta con l’attualità registrandola nel momento in cui avviene comporta conseguenze clamorose sulla letteratura, rendendola impossibile. L’autismo comunicativo toglie ogni autorevolezza all’autore, contrae il passato e il futuro in un presente effimero, spezza ogni rapporto con una dimensione storica collettiva la quale implica l’esistenza di un significato che va aldilà della mera cronaca».


Stupisce perché credo che vada fatta una banale ma semplice distinzione, tra la scrittura giornalistica e quella Web, poiché molti giornalisti/blogger vivono la propria ubiquità miscelando temi solo apparentemente simili ma antitetici, creando spesso equivoci:
  • la scrittura giornalistica è mediata/retribuita. Nel giornalismo statunitense ci sono due figure importanti il copy editor e il fact checker, il primo controlla la coerenza dell’articolo, il secondo la veridicità della notizia.
  • la scrittura del Web è spontanea/gratuita. Nessun filtro, responsabilità personale sui contenuti, nessuna linea editoriale e la costruzione crossmediale del post (non articolo).
Partendo da questo presupposto, non capisco:
  • il ritardo di Giuseppe Granieri, costretto da un’analista a rivedere molti dei sui punti di vista sulla blogosfera;
  • il manifesto di Zambardino/Russo dove ritroviamo i due mondi non distinti che condividono gli stessi mali. «La storia d'Italia è storia di ossimori - scrive nel suo ultimo libro Francesco Merlo [1] -, dall'imperialismo straccione di Mussolini alle convergenze parallele di Moro, dal partito di lotta e di governo di Berlinguer agli atei devoti di Giuliano Ferrara, le sintesi impossibili sono il piatto forte della nostra storia». Aggiungo un altro ossimoro il giornalista blogger;
  • infine, pur riconoscendo la validità delle tesi del filosofo Mario Perniola, non si può non considerare la differenza sostanziale della scrittura mediata/editoriale e quella spontanea/crossmediale, credo che occorra iniziare a pensare alla vera questione della scrittura Web, ovvero, l’abbondanza.
Come evidenziato la scrittura blog non va confusa con il giornalismo.
Il blog permette una scrittura non sempre strutturata, dove è possibile inserire link (rimandi a contenuti in rete), immagini, video, file audio e soprattutto il post non è statico, anzi è in continuo mutamento grazie: ai commenti, all’estetica delle pagine che possono essere cambiate dall’utente, alle possibili correzioni o integrazione e infine sono scritture temporanee poiché possono svanire (fallimento server, forzatura coatta o cancellazione da parte dell’utente).

Seguendo la genesi critica della ‘blogosfera molle’ sulla mia finExTRA ho ripubblicato un articolo del giornalista (delle “protesi umane”, concetto fondamentale per capire la rete, già McLuhan parlava degli strumenti tecnologici come semplice estensione dell’uomo) Gianluca Nicoletti [2]: «Il blog tipo, se evitiamo quelli di personaggi già noti e fisiologicamente euforici da successo [ndr definiti precedentemente fighetti], è un diario tristerrimo dove il logorio del quotidiano distrugge irrimediabilmente la voglia di vivere. Tra lo/la/l’ scrivente e il resto del mondo esiste una patina limacciosa che rende catarattico anche il punto di vista di un adolescente».


Dove ho ricevuto dei commenti di dissenso da parte di Loredana Lipperini (blogger a tutto tondo - vedi Lipperatura - e recente neo conduttrice del programma di culto di radio tre 'Fahrenheit') poiché non aveva già condiviso l’articolo (nel 2005) e continuava a non condividerlo, attraverso i commenti ho detto: «il Web (non nella sua totalità, ci sono alcune perle da tutelare) soffre della stessa malattia del giornalismo italiano ‘solipsismo elitario con deriva all’opinionismo controllato’».
Lei ha replicato: «Inoltre, frequento da tempo la rete - credo molto più di Nicoletti a cui, sì, si può imputare uno snobismo disgustato nei confronti di tutto ciò che è plebe - per dire che non è vero. Dalla rete sono venute a galla non poche riflessioni fondanti degli ultimi anni: non ultima, la questione femminile, che è arrivata tardissimo sui media mainstream.
I cercatori di perle ci sono. Ma vengono oscurati dai cercatori di merda, che sono molto più numerosi e visibili».
Strano come anche una ‘blogger navigata’ come la Lipperini confonda i due tipi di scritture e si lasci prendere la mano dal male evidenziato all’inizio da Anthony Hamelle degli italiani inclini: «alle opinioni personali piuttosto che alle analisi politiche».


Fabio Metitieri giornalista di tematiche ‘digitali’, prima di morire prematuramente (2009) ha scritto un libro dal titolo ‘Il grande inganno del Web 2.0’, nel quale analizza i vizi dei blogger italiani e smonta molti neologismi ‘mediatici’ privi di senso come ad esempio il ‘Web 2.0’.
A proposito dei blogger scriveva: «In Tali scenari, nostrani e internazionali, mentre i blog più personali e senza pretese prosperano [ndr analisi ancora prive del boom di facebook in Italia], è naufragata quella rivoluzione dei blog di qualità che, con buona pace dei suoi guru, non è mai neppure iniziata. Tra qualche anno, tuttavia, nessuno parlerà più di blog intesi come una modalità di comunicazione rivoluzionaria e i blog verranno visti soltanto per quello che son veramente: degli strumenti che hanno regalato a tutti navigatori la possibilità di pubblicare on line in modo estremamente facile. Senza più enfasi, ideologie o filosofie di vita si perderà l’orgoglio di appartenere a una nuova categoria di Internet e non ci sarà più un “noi generazione blog”, così come sta cessando di esistere un “noi on line” e non è mai esistito un “noi che scriviamo con i word processor”» [3]

Il limite, come abbiamo detto, ma anche l’aspetto più interessante dei blog è l’autopubblicazione, non capire questo significa semplicemente fare confusione. Per Metitieri la scrittura non redazionale, senza titoli accademici o senza esperienze pregnanti nella vita reale è indice di degrado critico, non a caso chiamava gli autori dei blog, bloggher con la h, per enfatizzare la sgrammaticatura (spesso reale) di molti improvvisati critici. Come etichettava con VIB (Very Important Blogger) alcuni blogger che improvvisandosi esperti riuscivano ad avere un gran seguito nella rete.

Uno spunto interessante proviene dal 43° ‘Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2009’ del Censis (4 dicembre 2009), riporto la sintesi relativa alla politica e l'informazione:
«Viviamo in un mare tumultuoso di opinioni». Tuttavia, le componenti sociopolitiche, partitiche o giornalistiche, anche quando non cedono al degradarsi verso il gossip, restano prigioniere nell’esasperazione di un diffuso antagonismo (talvolta a forte tasso di personalizzazione) che non permette loro di uscire dal recinto dell’opinionismo. Nell’«antagonismo vissuto colpo su colpo», i soggetti politici perdono il ruolo di ricerca, sintesi interpretativa e proposta che solo può legittimarne la leadership. Non abbiamo nessuno spazio di autorità condivisa, e non bastano a restituire allo Stato autorità e fiducia isolati episodi di un buon governo del fare. «La corrosione esercitata dal primato dell’opinione ha comportato un grande deficit di interpretazione sistemica, di capacità e volontà di definire una direzione di marcia su cui orientare gli interessi in gioco».
Le considerazioni sulla blogosfera italiana di Anthony Hamelle coincidono con le analisi del CENSIS.
L’Italia digitale/cartacea/TV sembra essere seppellita da un bla, bla, bla senza costrutto.
Un bla, bla, bla (vedi commenti su WA qui, qui, qui) che non esclude i blog di architettura i quali, sovente, trasformano i loro blog in bla, bla, bla...BLAG.
Occorre capire che le scritture blog, anche se blag, al momento restano una parte marginale dell'informazione, nelle ultime elezioni italiane i blog, i forum di discussione o i gruppi su Facebook hanno inciso per il 2,1% sulla scelta del voto (CENSIS-2009).
Metitieri e Perniola sbagliano ad attribuire ai blog una possibile scrittura alta. Poiché i blog vanno letti e criticati capendo la loro struttura ‘mainstream’ cioè uno strumento conosciuto e adoperato da tutti.


Ad esempio il blog Archiwatch di Giorgio Muratore ha tutti i requisiti accademici (fondamentali per Metitieri) per non essere un BLAG ma non è così, poiché il critico romano ama la deriva BLAG.
Nell’inchiesta MONDOBLOG su Wilfing Architettura alla domanda: A che cosa serve un 'blog' per un architetto? Giorgio Muratore rispose: «Tutto quello che dice Grillo sulla stampa è vero … la censura esiste … il mondo della carta stampata nella quale ho vissuto per quarant’anni, come l’università è un letamaio; … un blog … finché non staccheranno la spina … è l’unico modo per avere l’illusione di poter parlare, ma è, comunque, una bottiglia nell’oceano, … ma, sicuramente, sempre meglio di niente ...»


Proprio da questa errata convinzione nasce l'equivoco giornalismo/blogger. Molti blogger sono affetti dalla sindrome, 'Speaker's Corner' ovvero hanno la sensazione (e forse ci credono profondamente) che basta scrivere - urlare - qualsiasi cosa per superare le censure del sistema politico-economico-giornalistico (trinomio inscindibile per le vicende italiane), chiarito quest'equivoco mi chiedo: ma se i blag sono la parte più deleteria (anche se sono convinto del contrario, poiché fanno parte del comune sentire) qual è l’aspetto più interessante dei blog?
Per Jorn Barger, l’autore del primo blog, era la possibilità di condividere in rete il suo work in progress sull’Ulisse di James Joyce e l'intelligenza artificiale (Jorn Barger non fu il primo blogger per una breve storia blog leggere qui).

I blog nascono come ‘appunti’ condivisi attivi (grazie ai commenti). La forza dei blog risiede nella sua capacità di scambiare informazioni. Il post non è un articolo poiché ha la consapevolezza di espandersi attraverso le voci (concorde, flame, snark, troll) dei lettori.
L’energia latente dei blog consiste nella sua capacità, ma anche ingenuità, di essere scrittura 'aperta'.
Molti blogger/giornalisti, a mio avviso, non riescono a cogliere la peculiarità dei blog, cioè la scrittura non ‘giornalistica’ e l’impaginazione crossmediale (testi, audio, video, immagini e link), non a caso i loro blog sono ‘articoli per la stampa’, pillole per i facili linkaggi (personali o per i VIB) e critiche 'giornalistiche' (spesso semplicemente opinioni).

Per le sue caratteristiche intrinseche, nel blog possiamo trovare la scrittura mediata dai bar, non è ammesso il contrario, ovvero, il giornalismo molle-asservito.


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Wilfing Architettura essendo tra i bloggher e non tra i blogger, ama prendere nota di questa storia 'aperta' e si è sempre posto una domanda: nel bla, bla, bla delle scritture blog e tra gli autori Wannabe (Want to be, voler esser) o Speaker’s Corner c’è qualcosa che vale la pena leggere?


Questo denso BLOG READER inizia con due eccezioni e procede in ordine cronologico.

Buona rilettura o lettura


Prima eccezione:
MIss Kappa Alias Anna Pacifica Colasacco il 31 marzo 2009 alle ore 11.09 scriveva questo laconico post dal titolo terremoto:

Sono tre mesi che a L'Aquila la terra trema. Quasi trecento scosse. Ieri alle 15,38 c'è stata quella fortissima. Panico in tutta la città. A seguire, altre quattro abbastanza intense. E stamani alle 8 un'altra ancora. Io ho dormito in auto. Sono terrorizzata.
A presto. Spero.
I suoi amici commentavano (riporto una selezione):
  • guglielmo: Non si dice questa notizia da nessuna parte. Il terremoto non è trendy? ciao. (31 marzo 2009 12.19)
  • rodocrosite: Dai, vedrai che smette! Resisti. Ultimamente quando sento parlare di terremoti, mi viene sempre in mente Tesla. Mah! (31 marzo 2009 13.41)
  • donnigio: Annaaaaaa... mi spiace!!! Io in 35 anni non ho mai sentito un terremoto... e non ho idea di quel che si possa provare!!!! Resisti, prima o poi la terra si stabilizzerà...e spero tante altre cose insieme a lei!! Un abbraccio e a prestoooooooo (31 marzo 2009 14.48)
  • Debbi: Aiuto! Non dev'essere una bella sensazione sentire la terra tremare sotto i piedi,speriamo non si faccia male nessuno. Comunque è vero,al telegiornale non se ne sente parlare per niente. (31 marzo 2009 17.54)
  • Lello: l'incoronazione dello psiconano é riuscito ad oscurare anche una notizia del genere....come state ciginetta?...ti daró uno squillo!! (01 aprile 2009 12.43)
  • NADIA: hola querida..ma èpossibile che non ne parlano ne gionali ne televiosioni...è vero che stanno dietro a quella specie di presidente , ma caspiterina però!! ti sono vicina sono terrorizzata dai terremoti e ti capisco!!! ti abbraccio forte!!! (01 aprile 2009 20.0)
  • Andrew: lo so, ho 2 amici che studiano a L'Aquila e mi hanno raccontato delle continue scosse. Anna hai paura, ti capisco benissimo, non è una bella sensazione sentirsi ballare la terra sotto i piedi (02 aprile 2009 02.0)
Anna Pacifica Colasacco: Sì, si balla ancora. La casa in montagna sta bene, lì il terremoto non c'è stato. La protezione civile ha dichiarato la mia casa di L'Aquila agibile. Ma io resto in montagna, tutto sommato si sta bene. Forse rientrerò a L'Aquila domenica sera. Forse.
Un bacio a tutti. Scappo ché ogni minimo rumore mi sembra il terremoto.... (02 aprile 2009 20.22)

Lunedì 6 aprile alle 3:32 una scossa d'intensità pari a 6,3 magnitudo momento ha distrutto in parte l'Aquila e molti comuni della sua provincia uccidendo più di 300 persone.

Seconda eccezione:
cyber.|N|.ethics |edmondo occhipinti architect ---> 6 giugno 2007 Ritorno sul blog di Edmondo Occhipinti e mi chiedo:
  • possiamo dimenticare uno spunto/appunto così irriverente e libero?
  • possiamo abbandonare le scritture Web alle semplificazioni/distrazioni giornalistiche?
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.** Paradigmi ignorati | Peja TransArchitecture research ---> 21 maggio 2009
La sezione 'dialoghi' di Emmanuele Pilia è un esempio rilevante di scrittura Weblog, dove possiamo trovare la spontaneità, l'informalità, l'immediatezza di un semplice dialogo tra due persone che si espande attraverso i commenti.

Copertura leggera per una piccola corte interna | PROG ---> 14 giugno 2009
Alberto Pugnale autore di un blog senza l'assillo del tempo e del linkaggio virale con questo post sperimenta la condivisione di un suo progetto. La chiosa finale: «Si accettano consigli!» forse anticipa i temi del futuro prossimo la cloud project (trasposto dal concetto di cloud computing dove la nuvola -cloud- non è da intendersi esclusivamente come utilizzo in remoto di software).

L’architettura della cybercezione | Il nido e la tela di ragno ---> 28 agosto 2009
Rossella Ferorelli in questo post traduce un inedito dell'artista e teorico Roy Ascott un modo intelligente per ampliare e condividere le proprie letture senza aspettare la stampa ufficiale. Da imitare, potrebbe offrirci una vera strategia di emancipazione 'culturale' e uscire fuori dalla lagna (giustificatrice) che l'editoria italiana non offre molto.

Inizia il workshop | Le 12 isole deserte ---> 29 giugno 2009
Un'interessante iniziativa di Salottobuono che in collaborazione con l'IUAV ha organizzato un Workshop, dove sul blog creato per l’occasione è stato possibile seguire il work in progress dei lavori. Da rivedere i video degli ospiti Stefano Graziani, Francesco Librizzi, Francesca Benedetto qui. Idea che spero possa essere ripresa da altri, sarebbe stimolante far veicolare in rete i contributi dei convegni, workshop e appuntamenti vari.

L’eutanasista - 1 | Fiori di Zucca Ugo Rosa ---> 6 settembre 2009
«Un mio carissimo amico, recentemente scomparso, mi lasciò alcuni fogli con la raccomandazione di leggerli dopo la sua morte e di farne poi quel che volevo. Dopo averli letti mi sono reso conto di avere una di queste due possibilità:
1) Andare alla polizia
2) Distruggerli».
Appena ho letto questo inizio, ho esclamato: finalmente Ugo Rosa! Un consiglio lasciate perdere i tristerrimi (mi perdonerà Nicoletti) bestiari e rintracciate questo racconto (qui il 2°; ; ; ) ne vale la pena (qui uno scambio di vedute tra Wilfing Architettura e Fiori di Zucca).

Vanna Venturi House – tra memoria e maniera del moderno | =Architettura= =Ingegneria= =Arte= ---> 21 ottobre 2009
Matteo Seraceni scrive un post che i teorici del blogging declinerebbero senza riserva poiché non è né breve né intuitivo. L'incipit di questo piccolo saggio è antigiornalistico. Il finale ci offre un'analisi realistica sul manierismo non professionale che caratterizza il nostro paesaggio.

Lied vom Kindsein. canto dall’infanzia dell’architetto | luoghi sensibili ---> 10 novembre 2009
Fabio Fornasari ricorda la caduta del muro di Berlino del 9 novembre 1989. Essenziale, semplice, attento, come di consueto nei suoi post, occorre caderci dentro senza tante chiacchiere.

perché si scrive? | And the rights before ---> 27 novembre 2009
«Scrivo perché ce l'ho con voi, con tutti [...] Scrivo perché amo l'odore della carta, della penna e dell'inchiostro. [...] Scrivo perché come un bambino credo nell'immortalità delle biblioteche e nella posizione che i miei libri occupano sugli scaffali».
Un post, forse epigrafico, scritto da un architetto Wannabe (come lui stesso si ama definire).

1. Le puntate del compasso: Politica e Meritocrazia | Conferenze e talks of Architettura by Antonino Saggio ---> 5 dicembre 2009
Il 5 dicembre 2009 (forse) sarà ricordato come la giornata del 'popolo viola' Antonino Saggio - già ideatore del primo podcast universitario - avvia una nuova serie di blogTV dal titolo 'Le puntate del compasso' prima di partecipare alla manifestazione riflette su tre rivoluzioni che hanno sortito l'effetto contrario: la legge Ponte, l'avvento delle radio/TV libere e tangentopoli. Termina il suo messaggio video con questa frase: «Speriamo di essere sempre più coscienti».

Organic Modeling - a different approach | Beyond The Light Bulb ---> 7 dicembre 2009
Carlo Beltracchi sperimenta il nuovo comando metaballs dell'ultima versione di Grasshopper, non per la creazione di forme bizzarre ma per permettergli: «il passaggio da una modellazione scultorea (come di fatto avviene da sempre) ad una modellazione di logica, di processo e di possibilità».

Ciao Biz | Bizblog ---> 18 dicembre 2009
Un blog che si arresta:
Mi è stato postato questo commento: «Il problema generalizzato della crisi dell'architettura è importante. E' importante discutere e capire come migliorare...
Però pensiamo anche a noi stessi CONCRETAMENTE ! Secondo me la nostra presenza così frequente nei blog e in facebook è chiaro sintomo che lavoriamo poco... in futuro ce ne potremmo pentire di gettare così il tempo prezioso della nostra vita. Salvatore cosa ti da per la tua professione gestir questo blog? Quanto tempo vi dedichi? A cosa lo sottrai? Lo spunto mi viene dalla confessione del nostro amico Guido Aragona (uno dei migliori curatori di blog in circolazione: http://bizblog.splinder.com/).
STIAMO ATTENTI A NON ESSERE ANCHE NOI TRA DIECI ANNI AD ACCORGERSI DI AVER BUTTATO IL TEMPO QUI A SCAPITO DI CRESCITA SUL LAVORO E RAPPORTI FAMIGLIARI.
ECCOVI GUIDO ARAGONA: "Credo che io abbia sentito il bisogno di esternare la scrittura a seguito dell'attentato dell'11 settembre. […] Ma poi, chissà, se il Direttore, non mi dica ancora, fra un po': "scrivi, scrivi ancora"».
Una piccola nota, il mio blog - ma credo tutti i blog - come si evince dal sottotitolo è in transito non durerà in eterno, dammi il tempo di toccare terra, sempre che ci riesca.

Raffinazione digitale: nuova cantina per il "Consorzio Vini Tipici di San Marino" _ [Un prototipo] | S H I F T ---> 19 dicembre 2009
Andrea Bugli ci racconta il suo lavoro dal disegno CAD alla prototipazzione prodotto con una Z-Corp stampante 3D a SILAB dell'Università degli Studi di Bologna. Idee in rete.

Abbiamo turbato la concorrenza, poveri geometri !! | Amate l'architettura ---> 27 dicembre 2009
Dietro questo titolo urlato (ahimè troppa TV e stampa generalista fa male) c'è un post circostanziato sul ruolo del geometra, cosciente che la devastazione della nostra terra non provenga solo da quest'ordine ma anche dagli ingegneri e architetti tornacontisti. Per questo motivo occorre cominciare a fare chiarezza sui ruoli dei professionisti del cemento. Un post oltre il bla, bla, bla...BLAG. Un post concreto, sostantivo, non aggettivante.

A As Architecture | A As Architecture ---> 27 dicembre 2009
Un blog che inizia:
A As Architecture, ha diverse redazioni sparse nel mondo, è nato su facebook (qui) attualmente ha 10.755 amici, adesso la sezione italiana ha aperto un blog. Qui i loro obiettivi.

n.21967066 | Opla+ ---> 31 dicembre 2009
Un anno di POPconversazioni tra il gruppo OPLA+ e Wilfing Architettura: «Post-fazione
Riporto infine questo commento che Salvatore D'Agostino lasciava ad un mio post per il natale 2008 e di buon auspico dell'anno a venire: “Hai ragione niente buoni propositi ma solo “sostanza”. Aggiungo il 2009 è l'anno zero non possiamo più credere nel passato. Inventarsi il presente non quello eccezionale ma quello concreto diventa un imperativo assoluto. Siamo nell'era della post devastazione dei posticci politici (posticci non pasticci). Quindi un buon tutto e un in bocca al lupo da parte mia”
[ndr chiosa di Marco+] Ecco, è passato un anno (tra crisi emergenze gossip)! Dovevamo “...inventarsi il presente non quello eccezionale ma quello concreto”... mi pare che noi abbiamo incominciato a camminare! ... verso un'architettura pop.»

2009 to 2010| Digitag& ---> 1 gennaio 2010
Infine ecco a cosa può servire un blog:
«Per quanto mi riguarda è stato un anno intenso e meraviglioso in cui ho avuto l'opportunità di concretizzare alcuni dei miei sogni e di rendere il mio interesse digitale maggiormente al centro della mia professione. Ma anche un anno in cui il blog ha avuto modo di sfociare in iniziative, workshop, ed incontri. Ecco, sicuramente la cosa più bella ed interessante del 2009 è che il blog mi ha permesso di "incontrare" gente interessante ed interessata .... e tanta.»
FINe sommessamente BUON TUTTO

5 gennaio 2010 (ultima modifica: 29 luglio 2010)


Intersezioni --->BLOG READER

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

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[1] Francesco Merlo, Faq Italia, Bompiani, Milano, 2009, p. 78
[2] Gianluca Nicoletti, La blogosfera italiana si è costruita come un universo piramidale non scalfibile ed elitario. Altro che libertà espressiva e letteratura spontanea, Supplemento Tuttolibri, La Stampa, 12 marzo 2005.
[3] Fabio Metitieri, Il grande inganno del Web 2.0, Laterza, Roma-Bari, 2009 pp. 43-44. un modo intelligente per ampliare e condividere le proprie letture senza aspettare la stampa ufficiale. Da imitare, potrebbe offrirci una vera strategia di emancipazione 'culturale' e uscire fuori dalla lagna (giustificatrice) che l'editoria italiana non offre molto.