24 dicembre 2011

0022 [CITTA'] Vitaliano Trevisan | Tristissimi giardini

di Salvatore D'Agostino
«… Di ville! di villule!, di villoni ripieni, di villette isolate, di ville doppie, di case villerecce, di ville rustiche, di rustici ville, gli architetti pastrufaziani avevano ingioiellato, poco a poco un po’ tutti, i vaghissimi e placidi colli delle pendici prenadine, che, manco a dirlo ‘digradano dolcemente’: alle miti bacinelle dei loro laghi1».
Oggi, dopo quasi quarant'anni, le declinazioni delle ville costruite dagli architetti pastrufazi di Carlo Emilio Gadda formano, senza soluzione di continuità, il tessuto urbano che cinge le nostre città. Sappiamo anche che non sono state progettate solo dagli architetti ma trasversalemente da ingegneri, geometri o spesso sono state auto-costruite.
La casa con giardino è un sogno abitativo che non può essere racchiuso nell'epiteto gaddiano 'del pastrufazio' poiché ha cambiato sia l'assetto urbano che il senso dell'uso collettivo delle nostre città. La casa con giardino non è una villa e la sua serialità non forma una città. Poiché la prima implica una casa immersa nel giardino e la seconda un rapporto con la strada e gli spazi aperti della città. 
Vitaliano Trevisan, citando un libro di Simona Vinci, ci racconta del suo rapporto con questi spazi abitativi pieni di 'Tristissimi giardini'2. A seguire ho riportato un capitolo del suo libro, evidenziato in granata troverete una bella sintesi su come curare un giardino spontaneo.

Buon tutto e buon racconto di Natale. Ci rileggiamo il 9 gennaio per parlare di Domus cartacea e Web*.

19 dicembre 2011

0048 [SPECULAZIONE] Milano 2

di Salvatore D'Agostino

Nelle mie camminate per le città resto sempre affascinato dall'edilizia fuori dai clamori delle riviste di settore e spesso mi perdo in queste 'città latenti'* molto ambite dai nuovi abitanti.
Resto affascinato dall'abilità degli imprenditori nel creare veri e propri esodi di massa in aree tendenzialmente marginali. Vi ripropongo un articolo di Filippo De Pieri e Paolo Scrivano* su 'Milano 2' perché l'editoria italiana, distratta dalla narrazione 'alta' dell'architettura, ha trascurato di raccontare le città riformulate dagli imprenditori in questi anni del post boom economico.


12 dicembre 2011

0011 [POINTS DE VUE] canecapovolto | dentro la fotografia

di canecapovolto*

I.
Immobile, in posa. Un attimo di affetto, di amore. Un attimo che noi crediamo verrà ricordato fino alla fine del tempo. Un attimo che esplode nel silenzio perfetto.
È un abisso superficiale. Tante fotografie sullo stesso oggetto, tante fotografie alla stessa persona immobile e sorridente, prigioniera dell’inquadratura. Restano sospesi in aria i gridolini e le risate.
In verità, in verità noi abbiamo deciso di allontanare questa persona dalla nostra memoria ma non lo sappiamo. Infatti, la fotografia si scolorirà, giorno dopo giorno, sempre di più. È tutto. In fondo è una cosa normale.


II.
Il soggetto è pienamente cosciente del fatto di venire fotografato e collabora per realizzare una fotografia già predisposta. Il fotografo ha il completo controllo della situazione.
Notate quanto aumenti l’enfasi di un ritratto se il soggetto guarda dritto nella macchina fotografica e come cambi di significato a seconda dello sguardo.
Le fotografie di gruppo vanno preparate con cura e bisogna pretendere la collaborazione di tutti.
Se non volete mettere i soggetti in fila, ma allo stesso tempo volete vederli chiaramente in faccia, potete fotografarli un po’ dall’alto.


III.
Il soggetto sa che il fotografo è presente, ma non sa con precisione in che momento la fotografia verrà scattata.
La caratteristica fondamentale delle fotografie a sorpresa sta nel sapere riconoscere il momento preciso in cui scattare.
Il fotografo perde il suo completo controllo della situazione ma ottiene la totale spontaneità del soggetto. In queste situazioni bisogna usare un teleobiettivo, che permette di tenerci a distanza dal soggetto.
Non sentitevi sempre obbligati a mostrare le facce: a volte una figura vista di schiena può servire più efficacemente al racconto.


IV.
Il soggetto non immagina assolutamente di essere fotografato.

 
V.
Hai mai fotografato una persona che odiava?


VI.
Non stiamo parlando di immagini, stiamo parlando di fotografie.
La fotografia di una persona sopravvive sempre alla persona, inoltre quasi nessuno si rende conto che “Noi fotografiamo gli oggetti, i luoghi e le persone che vogliamo allontanare dalla nostra memoria”.
Quando il Governo dice che non bisogna preoccuparsi è allora che bisogna avere Paura.
L'ultimo luogo comune.


12 dicembre 2011
Intersezioni ---> POINTS DE VUE


5 dicembre 2011

0024 [A-B USO] Biblioteca casertana

di Beniamino Servino*



Vuota come una testa vuota.
E non era meglio continuare a aspettarla?
Ma poi, ma chi la aspettava?

2 dicembre 2011

0023 [A-B USO] Fuori Venezia Venezia Dentro

Fotografie e design: Italo Zannier 
Testo: Elia Barbiani / Giorgio Conti

[ndr in allegato alla rivista 'Urbanistica' n. 68-69 del dicembre 1978 uscì un pieghevole di formato 93,6 x 62,7 cm.; due facciate un esterno e un interno, che conteneva il saggio fotografico di Italo Zannier con contributi di Giorgio Conti e l'archivio fotografico del comune di Venezia,  FUORI VENEZIA VENEZIA FUORI – l’esterno del foglio – e DENTRO VENEZIA VENEZIA DENTRO – il suo interno -.
Nella prima pagina e nel retro - 23,4 x 31,35 cm – inizia il racconto fotografico per le strade di una Venezia fuori dal circuito turistico. 
Il primo movimento – 23,4 x 62,7 cm - ci offre un’immagine in verticale di un vicolo del ‘Sestiere di Castello’.
Con la seconda apertura – 46,8 x 62,7 cm – osserviamo quindici paesaggi urbani.
Il terzo e ultimo sfoglio - 93,6 x 62,7 cm - ci porta all’interno delle case veneziane; ventuno luoghi intimi DENTRO VENEZIA VENEZIA DENTRO.]
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FUORI VENEZIA
VENEZIA FUORI

Venezia per immagini rappresenta la sublimazione dell’uso e dell’abuso del «medium» fotografico. L'ideologia della città unica ha portato a diffondere una immagine stereotipata e consumistica che non corrisponde alla Venezia del quotidiano ed esclude i suoi cittadini. Basta però uscire dai percorsi turistici, dai luoghi deputati al consumo dell’immagine della città, per ritrovare la Venezia tagliata fuori, per capire che esiste la Venezia moderna della terraferma (Mestre, Marghera), per cogliere la diversa qualità della vita dentro e fuori Venezia.
La peggiore Venezia, la Venezia dei sestieri più degradati , è migliore della migliore Mestre, dei quartieri coordinati, modernizzati, alienati. Basta entrare dentro le case per capire che il «problema» di Venezia è il problema classico dei centri storici, il problema degli alloggi, della senilizzazione dei residenti, della precarietà – al limite del tollerabile – dell’habitat degli studenti. 
Questa immagine dentro la vera Venezia e fuori dalla Venezia ufficiale conferma che non esiste tanto una Venezia speciale quanto una specificità del problema di Venezia, per il quale finora gli strumenti speciali, le leggi speciali, i piani speciali, sono serviti da mero alibi.

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8  Mestre (1978)
9  Sestiere di S. Marco (1978)
16 Mestre (1978)
17 Mestre (1978)
22 Mestre (1978)
23 Mestre (1978) 



Retro Marghera, Quartiere CITA (1978)


Primo sfoglio Sestiere di Castello (1974)
Seconda apertura 
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1 Sestiere di Castello, Marinaressa (1974)
2-7 Sestiere di Castello (1974)
12-15 e 18-21 Mestre (1978) 


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DENTRO VENEZIA 
VENEZIA DENTRO


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1 Casa al pianoterra nel Sestiere di Castello (1974)
2-4 Sestiere di Castello (1974)
5 Casa di studenti nel Sestiere di S. Croce (1978)
6 Casa di studenti nel Sestiere di Dorsoduro (1978)
7-8 Sestiere di Castello (1974)
9 Casa di studenti nel Sestiere di Dorsoduro (1978)
10-11  Sestiere di S. Marco (1978)
12-13 Casa di studenti nel Sestiere di Dorsoduro (1978)
14 Sestiere di Castello (1974)
15 Casa di studenti nel Sestiere di S. Croce (1978)
16 Sestiere di Castello, 1963 (archivio fotografico del Comune di Venezia)
17 Sestiere di Castello, 1963 (archivio fotografico del Comune di Venezia) 
18 Casa di studenti nel Sestiere di Dorsoduro (1978)
19 Casa di studenti nel Sestiere di S. Croce (1978)
20 Casa di studenti nel Sestiere di Dorsoduro (1978)
21 Sestiere di S. Marco (1978) 




 
2 dicembre 2011
Intersezioni ---> A-B USO
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Nota:
1 Allegato alla rivista 'Urbanistica' n. 68-69, dicembre 1978 curata da Marco Romano, le fotografie n. 8, 10, 12-23 di 'Fuori Venezia/Venezia Fuori' sono di Giorgio Conti.
Per conoscere il pensiero di Italo Zannier  vi suggerisco di ascoltare una sua video intervista rilasciata agli autori di archphoto.*