15 luglio 2009

0006 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] Amate l'architettura

Salvatore D’Agostino:
  • Qual è l’architetto noto che apprezzate e perché?
  • Qual è l’architetto non noto che apprezzate e perché?

Qui l’articolo introduttivo


Amate l'architettura risponde Antonio Marco Alcaro

Ti rispondo a titolo personale in quanto ognuno di noi ha un suo architetto preferito.
L'architetto noto che apprezzo maggiormente è Peter Zumthor, è un architetto fuori dal comune che pur essendo abbastanza famoso in tutto il mondo, quest'anno ha vinto il Pritzker, non si comporta da archistar, segue i suoi progetti personalmente fino al minimo dettaglio, non fa lo schizzo per poi dire ai suoi collaboratori disegnatelo, non si fa trascinare dalle mode è un serio professionista crede in quello che fa per profonda convinzione e passione, pone molta attenzione al contesto, usa materiali che hanno una relazione con il luogo, ha un gran rispetto per i fruitori delle sue architetture non progetta per se stesso ma per chi vive le sue opere e nonostante ciò le sue architetture riescono a trasmettere forti emozioni, una per tutte le Terme di Vals. Un difetto c'è l'ha, ha un pessimo carattere.

L'architetto non noto che apprezzo sono Baumschlager&Eberle, (forse non sono abbastanza non noti), svizzeri sono due "giovani" architetti che operano soprattutto tra la Svizzera, l'Austria e la Germania. Sono tra i pochi che riescono a realizzare edifici, anche con caratteristiche bioclimatiche, molto belli ed eleganti. Hanno una cura del dettaglio ed uso dei materiali innovativo. Le loro opere sono architettonicamente originali e complesse nella tecnologia. Hanno progettato case di edilizia economica molto eleganti, a dimostrazione che la qualità architettonica non è sinonimo di costi elevati.

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10 commenti:

  1. Amate L’architettura,
    Peter Zumthor a mio avviso è l'architettura.
    Di seguito ti riporto una lunga citazione parafrasando Walter Gropius: “Dalla città alla maniglia” ovvero “tutto è al posto giusto”.

    «Alla ricerca dell'architettura perduta
    Quando penso all'architettura, dentro di me scaturiscono delle immagini.
    Molte sono legate alla mia formazione e alla mia pratica di architetto. Racchiudono la conoscenza professionale che ho acquisito nel corso del tempo.
    Altre hanno a che fare con la mia infanzia. Ricordo il periodo della mia vita in cui vivevo l'architettura in modo spensierato. Mi sembra ancora di sentire nella mano la maniglia della porta, quella porzione di metallo configurata come il dorso di un cucchiaio.
    La stringevo quando entravo nel giardino di mia zia. Ancora oggi quella maniglia mi appare come un segno distintivo dell'accesso a un mondo di sensazioni e odori molteplici. Mi ricordo del rumore della ghiaia sotto i miei piedi, della lucentezza moderata del legno di quercia lucidato delle scale; sento lo scatto della serratura al rinserrarsi della pesante porta di casa alle mie spalle; mi vedo avanzare lungo l'oscuro corridoio e raggiungere la cucina, l'unico spazio propriamente rischiarato della casa.
    Era l'unico spazio - mi sembra oggi - il cui soffitto non scompariva nella penombra; e le piccole piastrelle esagonali, rosso scuro, con i giunti ben saturati, rispondevano ai miei passi con inflessibile durezza, e la credenza emanava un singolare odore di colore a olio. Tutto, in quella cucina, era così come è in ogni vecchia cucina tradizionale. Nulla di particolare la distingueva. Ma forse proprio perché era semplicemente e in modo quasi naturale una cucina, è rimasta presente nella mia mente come l'immagine per eccellenza di una cucina. L'atmosfera di quello spazio si è coniugata per sempre con l'immagine che ho di una cucina.
    E mi verrebbe voglia di continuare e di raccontare: di tutte le maniglie di porte che seguirono a quella maniglia del cancello del giardino di mia zia, e dei pavimenti e delle superfici molli di asfalto riscaldate dal sole; e dei selciati ricoperti di foglie di castagno in autunno e di tante porte che si rinserravano in modo così diverso: le une in modo pieno ed elegante, le altre in modo sottile e cigolando banalmente, altre ancora in modo duro, straordinario, minaccioso...
    Ricordi di questo tipo racchiudono le esperienze architettoniche più profondamente radicate che io conosca. Costituiscono il nucleo basilare di immagini e di atmosfere architettoniche che nella mia pratica di architetto cerco di scandagliare.
    Quando progetto mi trovo ripetutamente immerso in vecchi e quasi dimenticati ricordi e cerco di chiedermi: quella determinata situazione architettonica. com'era realmente costituita, quale significato assumeva per me allora e cosa potrebbe aiutarmi a ricostituire quell'atmosfera così ricca che sembra saturata della presenza naturale delle cose e in cui tutto è al posto giusto e possiede la giusta forma? Non riuscirei a individuare delle forme specifiche, ma avvertirei comunque quell'accenno di pienezza, di ricchezza anche, che fa pensare di aver già visto tutto una volta, mentre nel contempo so che tutto è nuovo, diverso e che nessuna citazione diretta di un'architettura anteriore può tradire il segreto di un'atmosfera pregna di ricordi.» Peter Zumthor, Pensare architettura, Electa, 2004, pp.7-8

    Confesso non conosco i lavori dei Baumschlager&Eberle, uno degli scopi dell'inchiesta è ampliare i propri orizzonti. Tentare di uscire fuori dal luogo comune dell'archistar. Quindi, grazie.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  2. Amate L’architettura,
    Sin dall'inizio seguo il vostro lavoro, se mi permettete vorrei farvi una critica. Come sapete, per ovvie ragioni, non ci sono critici dei blog, tutto è lasciato alla discrezionalità dell’editore/blogger. Come diceva Fabio Metititeri:«[...] in Italia ci sono blog con notizie e riflessioni originali, pochissimi ma ci sono, e anche negli Usa il 99,9% dei blog sono del tutto trascurabili, o meglio sono strumenti che hanno un valore solo per i propri autori e per i loro pochi amici. La questione e’: tolti i blog professionali, nei circuiti amatoriali ma tra chi ricerca un pubblico piu’ ampio, che cosa c’e’ di veramente utile? E utile in che senso? Sono fonti di informazione? Creano dibattito? Sono un network sociale? Stanno trasformando i lettori in un pubblico piu’ attivo e capace di produrre contenuti? A me interessa riflettere anche su questi interrogativi.»
    Link: http://www.morbin.it/enrico-maria-milic/interviste/intervista-a-fabio-metitieri-blog-e-altri-nuovi-ordegni/

    Ho letto alcuni vostri articoli:
    Ogni occasione è buona per attaccare l’Ara Pacis;
    L’Aquila com’era dov’era?;
    Il vero problema è la chiesa di Foligno di Fuksas?
    che mi sembrano ricalcare il peggio dei blog ovvero la pratica dell'opinionismo per facilitare il linkaggio, una sorta di archiwatch dell'architettura moderna.

    Invece ho apprezzato:
    Quando si dice l’arroganza dei baroni;
    Lettera aperta ai presidenti degli Ordini degli Architetti.
    Perché sono articoli che non si trovano nella stampa ufficiale e che osservano la realtà cercando di trovare le strategie ideali per migliorarla.
    Articoli non lagnosi/legnosi ma attenti/propositivi.
    Amate l'architettura come la maggior parte dei blog (compreso Wilfing Architettura), a mio parere, si deve porre le domande di Fabio Metitieri. Non credete?

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    P.S.: Una piccola nota Fabio Metitieri è stato un critico dei nuovi media, è morto improvvisamente il 16 aprile 2009, mentre era in uscita il suo ultimo libro, Il grande inganno del Web 2.0, Laterza

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  3. Colgo l'occasione di essere finalmente liberato di gran parte dei miei impegni per commentare su uno dei miei blog preferiti. Sui gusti di Marco nulla da dire: come si potrebbe aggiungere qualcosa a Zumthor? Peccato sia poco studiato, oltre la forma intendo...

    Sulle critiche di Salvatore, immagino che lui si immagini già di trovarmi daccordo con lui. Per quanto i gestori di amate l'architettura in qualche maniera si trovino (giustamente aggiungo) in posizione di poter giustamente dire che il dibattito lo hanno creato: ed in effetti i commenti gli danno ragione. Anche se credo che dovete avere una maggior assiduità per risultare realmente incisivi, e credo che ce ne sia anche il bisogno date i punti che inserite nel manifesto che proponete. Anche perché io sto rendendomi realmente, ed in modo quasi tormentato, conto del fatto che è vero il fatto che il 90% dei blog sarebbe da chiudere. Anche perché la rete si sta trasformando in un infinito cimitero di informazioni putrescenti. È il rischio che corriamo tutti dopotutto, e sarebbe un grave torto non accogliere il suggerimento del compianto Fabio Metitieri...
    Spero che questa attività di Salvatore porti come frutto almeno due cose:
    Una scrematura,
    Una presa di coscienza.
    Ma i bloggher fondamentalmente sono "stupidi", o comunque con scarsa coscienza (compreso io, che nei momenti di troppo impegno, lo lascio agonizzare), quindi ho paura che le mie aspettative verranno disattese, purtroppo, nonostante il più che ottimo lavoro di Salvatore: dopotutto, è pur vero che l'azione individuale è impossibilitata proprio dalla rivoluzione dell'informazione, che permetterebbe agli anonimi di emergere.
    Paradossi e controsensi della rete...
    Spero tanto che il tuo lavoro renda vana la mia paura prima espressa! :)

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  4. @peja-salvatore,
    Beh! trovo anch'io di estrema importanza il lavoro che sta portando avanti salvatore, e non so' in verità se poi questo (emmanuele)
    porti ad una scrematura o una presa di coscienza...
    mi piace pensare che un piccolo network di "sensibilità" condivise possa nascere da queste pagine (post+commenti+...)... oggi faccio girare qui i miei cinque sensi con maggior entusiasmo!

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  5. ---> Amate l’architettura,
    spero che Marco Alcaro ritrovi le forze per riformulare un commento che si è perso nella rete, il suo contributo è fondamentale.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  6. ---> Peja,
    ciò che non comprendo di molti blogger architetti e la trasposizione non consona (articoli giornalistici, interviste vip, schede di edifici architettonici, sterile polemica) su una piattaforma che offre svariate nuove possibilità.
    Manca la sperimentazione, senza dimenticare che molti considerano il blog come una piazza dove poter dire qualsiasi cosa.
    Non ho la pretesa di stimolare una scrematura o presa di coscienza da parte dei blogger, ma mi piacerebbe che molti bla-bla-bla blogger, trasformino in modo più creativo, propositivo e avvincente il loro spazio autogestito, in poche parole da BLAG diventino BLOG :-)
    Sui bloggher con la H, i fighetti digitali e degli’ incazzati in pigiama’ avremo modo di parlarne nel prossimo blog reader.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  7. ---> Marco+,
    sono vicino al tuo ottimismo: «mi piace pensare che un piccolo network di "sensibilità" condivise possa nascere da queste pagine (post+commenti+...)»
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  8. Domanda cazzeggio: Come si fa a diventare "fighetto digitale"?

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  9. Provo a sintetizzare quello che avevo scritto alcuni giorni or sono. Innanzitutto faccio i miei complimenti a Salvatore per questo splendido e preziosissimo lavoro sui blog e sui blogger collegati all'architettura. Concordo con Peja sul fatto che la maggiorparte dei blog esistenti in rete andrebbero chiusi, purtroppo oggi è facilissimo aprire un blog ma è difficilissimo mantenerlo in vita e in buona salute.
    Riguardo alle critiche espresse da Salvatore su alcuni nostri articoli, vorrei rispondere chiarendo , per prima cosa, il motivo per cui noi di amate l'architettura abbiamo aperto il nostro blog. Per noi il blog è un mezzo e non un fine, nel senso che serve a contribuire al conseguimento degli intenti del Movimento, ovvero la difesa dell'architettura contemporanea e del ruolo dell'architetto nella società, il blog ha quindi lo scopo di:
    informare i colleghi su temi importanti;
    stimolare il dibattito su argomenti di attualità, anche per conoscere i vari punti di vista;
    esprimere con forza le tesi portanti espresse dal movimento;
    attirare l'attenzione dei colleghi per far conoscere il movimento e i suoi scopi, in quanto più siamo e più facilmente potremmo raggiungere i nostri obiettivi.
    Ritornando agli articoli in questione, (Ara Pacis, L'Aquila, Foligno), servono a dimostrare l'avversione diffusa verso l'architettura contemporanea e la mancanza di indignazione, da parte degli stessi che osteggiano l'architettura, nei confronti della distruzione del nostro territorio invaso da edilizia senza progetto e senza alcuna qualità ad opera dei costruttori, politici, geometri e finti architetti, (finti o perché venduti al miglior offerente o perché sponsorizzati dal partito di turno). Ammetto che in alcuni casi il dibattito è andato al di la delle previsioni, ma sono i rischi che si corrono quando si affrontano temi che suscitano opinioni contrastanti.
    Buon lavoro a tutti e nuovamente complimenti a Salvatore.

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  10. ---> Marco,
    leggendo i blog più agguerriti tradizionalisti/modernisti osservo che entrambi si lamentano di una presunta avversione culturale nei confronti delle proprie idee.
    Sono convinto che il nemico numero uno delle due avverse tendenze architettoniche sia la banalità edilizia diffusa, il vero nemico dell’architettura italiana.
    I furbetti del quartierino (che spesso abitano nelle case più belle del centro storico) hanno distrutto - e non di poco - il nostro paesaggio relegando ai margini la critica più interessante.
    Il blog è un semplice strumento ma reiterare i difetti della critica(spesso collusa) dominante è da folli-
    I blog devono e possono emanciparsi. Occorre sfruttare, se ci sono, le sue potenzialità.
    Gli architetti hanno la cultura necessaria per inventarsi nuovi codici.
    Vi auguro un buon lavoro,
    Salvatore D’Agostino

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