14 febbraio 2011

0002 [URBAN BLOG] Comunità provvisoria | Davanti agli occhi

di Salvatore D'Agostino

Da qualche tempo ho difficoltà a comprendere il significato di termini come: social network, popolo della rete o di facebook, internauta e per finire blogger. Parole che ci proiettano oltre la realtà.
Il blog Comunità provvisoria sta tentando di oltrepassare questa distanza tra virtuale e reale.
La Comunità provvisoria è un luogo d'incontro tra le persone che abitano il 'cratere dell'Irpinia' (così chiamato dopo il terremoto del 23 novembre 1980) e tenta di superare "l'autismo corale" (Franco Arminio) di chi abita questi luoghi senza viverli.
In questa intervista collettiva, Salvatore, Giovanni, Franco, Elda, Renata, Alberto, Angelo, Enzo, Mario, Sergio, Valentina, Paolo, Stefano, Rocco, Michele e Lello ci raccontano la loro esperienza.

Qual è, se esiste, la differenza tra i dialoghi in rete e quelli reali?

| Salvatore | 
Il dialogo in rete esclude, per la sua natura, “il corpo vivo” dei dialoganti. Vale a dire la parte più importante della comunicazione, quella dei gesti, dei corpi, appunto, della reciproca percezione, che dà forza e movimento alle idee, ai sentimenti, ai concetti che si espongono.
In più, direi che la funzione del “virtuale” non va né mitizzata né demonizzata. Ma presa per quella che è: un mezzo, un sistema che “mette in connessione ” le persone. Di per sé, è neutro. E’ l’uso che se ne fa a caratterizzarlo. In positivo o in negativo.
Inoltre, in quanto tale – cioè in quanto mezzo che “connette” le persone- è un formidabile strumento di “potenziali accensioni”. Basta non esagerare, distorcendone il valore.

| Giovanni |
I dialoghi in rete servono per essere in contatto costante, per poter in tempo reale esprimere pareri e contrapposizioni o condivisioni, far intervenire nelle discussioni chi non frequenta normalmente la comunità. I colloqui reali invece sono momenti di conoscenza, di approfondimento anche caratteriale, momenti che servono a consolidare una unione, una idea, una decisione.

| Franco|
La rete dà la sensazione che possiamo essere avvistati, ma quelli che dovrebbero avvistarci stanno a loro volta aspettando di essere avvistati.

| Elda |
La differenza tra il dialogo “reale” e quello “virtuale” non c’è, di questi tempi mi pare che il primo si sia adeguato al secondo. Se è vero che la rete è una grande occasione di attraversamenti e di confronto su temi che ci interessano, è anche vero che abbiamo demandato ad essa ogni forma di dibattito e di comunicazione. Forse sarebbe bene fare un passo indietro, o, forse, dovremmo semplicemente trovare la forza di essere meno politically correct e più esposti, più “veri”.

| Renata |
La CP BLOG, è un posto vivacissimo e complicato da gestire, credo, ma proprio per questo uno degli esperimenti di incontro/scontro virtuale più interessanti che abbia mai trovato.

| Alberto |
Ogni tanto mi affaccio al blog, non potendo vedervi di persona, e rimango stupito dal fervore di attività che una provincia addormentata riesce a produrre. Sono tante piccole cose, alcune più grandi, ma finora il filo del discorso non si è interrotto. Se in ogni provincia d’Italia ci fosse una CP (e la cosa non è impossibile), vivremmo in un paese diverso. Temo che la facilità con cui si può intervenire, il liquido dei nostri pensieri che cola nei post, ingigantisca fatterelli personali che non rendono l’idea di quello che si sta facendo. Traduciamo le parole in opere e andiamo avanti.

Per Rebecca Solnit1
una città è tale fin quando i suoi abitanti, qualunque cosa facciano e qualunque sia il loro reddito, possono ancora incontrarsi “casualmente” per strada. La strada era ed è la chiave della democrazia.
Che cos’è la strada nei vostri paesi?


| Franco |
Io sono cresciuto e ho vissuto per trentaquattro anni in via Mancini e conto di tornarci quanto prima in quella strada.
Prima del paese
Una volta c’era la strada, a ciascuno la sua.
Oggi nei paesi ci sono più strade, ma è come se non ci fosse nessuna strada.

| Angelo |
Abito su una interpoderale, una stretta stradina di campagna, quando esco passeggio nel vento e non incontro nessuno.

| Enzo |
Fu il luogo dove:
imparai a giocare
a ‘costruire’ gli amici e le amicizie
ad inseguire i primi amori.

Divenne il luogo dove:
lasciai le speranze,
per il quale mi allontanai
lungo il quale ritornai.

E’ il luogo dove
si compie ogni destino,
dove senti la voce del mondo,
dove diventi un altro.

| Mario |
Rispondere alla domanda: “che cosa è la strada nei vostri paesi”, dopo aver letto il bellissimo libro della Solnit che una singola frase non restituisce nel suo grande valore, significa riprendere in poche righe circa due anni di incontri e dibattiti su questo Blog. Lo spirito del libro della Solnit è paesologico nella misura in cui descrive con chiara evidenza l’”erosione dello spazio pubblico”, di cui le strade sono la parte preponderante. La mancanza di programmazione dello spazio della Città a vantaggio dei reali bisogni, la sostituzione della funzione svolta dalle piazze del mercato o del popolo con Centri Commerciali periferici, sono tra i tanti fattori emersi nei nostri incontri che hanno contribuito a svuotare di funzioni e significato gli spazi d’uso collettivo dei borghi storici e gli agglomerati edilizi dei paesi dell’Irpinia. Le strade di un certo numero Paesi e di molte Città in Italia, non solo in Irpinia, sono il triste risultato di una erosione di funzioni a dimensione umana a vantaggio di esigenze meccaniche, tecnologiche ed estetiche. L’ambiente pubblico di relazione per eccellenza – il vuoto urbano - è ridotto, in qualche caso, a puro esercizio architettonico autocelebrativo, che non risponde più ai bisogni del frequentatore ma all’estetica di chi lo ha ideato.

| Sergio | 
Quando scendo nella mia strada, a parte il barista e il portiere del palazzo di fronte, mi passano davanti agli occhi centinaia di facce che non conosco. Di ghiaccio. A bisaccia nella mia strada ci sono 4 persone in totale. mi piacerebbe fare tutto nella mia strada, togliere la macchina e ghettizzarmi nel mio vicinato. Il mio sogno sarebbe diventare un bullo di quartiere, se potessi ricominciare tutto da capo.

| Valentina |
…cos’è la strada? La strada è l’elemento più invadente che ci sia… in senso positivo ed in senso negativo. È quell’elemento che stretto, tortuoso, a volte ripido, fatto spesso di pietre sconnesse, si incunea in ciò che c’è di più intimo, le case, le dimore, i palazzi… e ti permette di conoscere quel paese, quella città… perché ne ha costruito la storia, è la base di un centro abitato, sia esso piccolo paese o grande città. La strada è la cultura di una civiltà, c’è tutto in una strada: il percorso, il disegno fanno fisicamente la città, il cammino in essa ti permette di guardare le case, di guardare nelle case, nei bassi napoletani come nelle cantinole calitrane… è invadente… così come lo è quando sfascia un territorio incontaminato per legare città a città… ma la strada siamo noi… la strada è la nostra storia…

| Enzo |
…La strada nei nostri piccoli comuni è: “il red carpet per troppi cretini”.

Giorno dopo giorno stiamo imparando a gestire tutte le nostre relazioni ‘fuori luogo’ ovvero attraverso: telefono, voip, social network, commenti nei blog, sms, cellulare, giochi di ruolo on-line (MMORPG).
La comunità provvisoria da tre anni sta imparando a riflettere e agire ‘all’interno di un luogo’ dai confini ben delineati.
Il suo latente obiettivo è: essere luogo.
Mi raccontate un’azione concreta e il suo risvolto sociale locale, che si è estesa oltre la comunità provvisoria?


| Franco |
Il mio racconto è quello di uno che sta qui da 50 anni. questa è una terra ispida, avara coi suoi figli. Una terra incapace di esprimere ammirazione, ma solo riverenza verso i suoi politicanti. Qui è mitica soltanto la politica.

| Paolo |
La CP è un grande apprendistato di pazienza e di generosità verso i luoghi e verso le persone.
Perché avviene questo? Perché ci sono persone straordinarie che incentivano forti sentimenti emulativi.
Diviene incoraggiante allora inquadrare le cose che fai tutti i giorni in un processo di costruzione di senso collettivo (civicness) del quale ti senti compartecipe, sicuramente protagonista.
Il processo è superadditivo nei suoi effetti: ma ci vuole tempo per costruirlo.
E scenari dentro i quali esso possa produrre meglio dei risultati. A tal riguardo nello scorso seminario di paesologia – che abbiamo tenuto a Grottaminarda lo scorso gennaio – ho fatto riferimento al concetto di governance, contrapposto – o meglio parallelo – a quello istituzionale di government, deputato per definizione al processo politico propriamente detto.
L’idea di Angelo di Parco secondo me si situa proprio qui, un esperimento di progettazione concordata di soggetti istituzionali e ‘comunità’ per attuare un’idea ‘paesologica’.
Filiere corte?
Risparmio energetico?
Azzeramento del consumo di suolo?
Abbattimento del digital divide?
Auto-gestione di un ramo secco ferroviario da parte di un distretto turistico?
Boh, siamo qui per parlare e per avere ambizioni.
Poi può finire tutto domani, perché il cervello è uno sfoglio di cipolla o – come temo per il mio – è solo inadeguato al cimento. In tal caso mi sarò soltanto divertito, gradevolissimo obiettivo minore…

| Angelo |
Un’azione che ha avuto una ricaduta positiva sul territorio è sicuramente Cairano 7x, almeno nella prima edizione.
A Cairano c'è stato l'obiettivo di coinvolgere gli abitanti e di innestare nel costruito due segni affidati a due distinti gruppi di lavoro.
Segni concreti. Gruppi concreti.
Un gruppo si è occupato del recupero di un ambito urbano mediante opere di giardinaggio e florovivaismo con materiali ecologici e riciclabili; un altro gruppo ha realizzato una piccola costruzione con mattoni pieni; un osservatorio sul paesaggio ma anche un totem.
Ad ogni azione hanno lavorato in media circa 10 persone al giorno; queste persone hanno abitato e lavorato per una settimana sul posto, dormendo nelle case messe a disposizione dagli abitanti e pranzando presso una cucina collettiva in cui lavoravano concretamente donne e uomini di Cairano, soprattutto giovani, e chef irpini.
Di questo c'è tuttora traccia fisica in loco (giardino e cupola), memoria viva negli abitanti, ampia documentazione sul sito.

| Mario |
Un atto di generosità collettiva = No alla discarica sul Formicoso, Difesa dei presidi Ospedalieri in alta Irpinia, Cairano7x;
Un episodio ancora visibile sul territorio = Il Formicoso salvo (per il momento) dai rifiuti, Cairano7x;
Un semplice gesto pubblico concreto = Convegno sulla Paesologia, Convegni di Cairano7x.



| Salvatore |
Altre azioni concrete entro CAIRANO 7x: la costruzione di una biblioteca nel paese più piccolo della nostra regione.
Donazione di libri, nomina di un bibliotecario “provvisorio”.
Feed back = promessa del Sindaco di Cairano di metterci a disposizione un appartamento, che noi riatteremo e rimetteremo a disposizione dei Cairanesi e di tutti, per biblioteca, convegni, alloggio ospiti.
Questo è – in sedicesimi- un piccolo, piccolo esempio di un METODO GENERALE, che Paolo chiama, a giusta ragione, NUOVA GOVERNANCE contrapposta a GOVERNMENT, che Franco ARMINIO, in quanto poeta, – e a eguale giusta ragione – chiama DI ACCAREZZARE I PAESI CON SGUARDO CLEMENTE E FRATERNO, con quel che ne consegue; che Angelo VERDEROSA cerca di tradurre in PRASSI progettuale attraverso gli INCONTRI DI ARCHITETTURA tenuti in ERRANZA tra i paesi del territorio; che Ago DELLA GATTA questa estate, tra le altre sue attività, HA TRADOTTO nelle bellissime serate culturali tra Compsa, Cairano e Conza; che Enzo MADDALONI traduce realizzando i suoi seminari di clowmeria donati ai Cairanesi, ai ragazzi di Aquilonia e da essi condivi.
Che i gruppi di IN LOCO MOTIVI , AMICI DELLA TERRA declinano, con le iniziative de IL TRENO DEL PAESAGGIO, condivise da un numero sempre crescente di persone; che Michele Ciasullo cerca di declinare con L’UNIVERSIT
À POPOLARE DELL’IRPINIA.
Potrei citare ulteriori esempi che portano tutti a un COMUNE, CONFUSO, talvolta CONFLITTUALE e ancora NEBULOSO tentativo di COSTRUZIONE di una DIVERSA MODALITÀ di vivere i nostri luoghi, da vivi non da “morti in vita” come tra l’altro splendidamente espresso da ELDA MARTINO nel post “SENTIMENTI PAESOLOGICI”. Ma credo che bastino a rendere l’idea di questo agire, rispetto a quanto ci chiedi.
Ed è per questo che ci sforziamo un po’ tutti, nel fuoco delle contraddizioni, dei fraintendimenti, – e anche delle maldicenze e dei “sentimenti freddi” - di definire questo nostro essere COMUNITÀ PROVVISORIA e di aggiustare le modalità del nostro “starvi dentro” , proprio al fine di avere un rapporto DA VIVI, VERO,con la realtà dei luoghi, che vadano in direzione ostinata e contraria rispetto all’atomizzazione, al cinismo, al loro sfruttamento selvaggio e/o al loro abbandono, contro la logica che vi presiede e che ELDA MARTINO declina in termini ALTI, MORALMENTE VIBRANTI, CON PIETÀ PER LE CREATURE e con indignazione verso la violenza - nei luoghi e sui luoghi - da parte dell’uomo atomizzato. Per questo rimando te e tutti a ri/leggere il suo post.

| Elda |
Museo dell’aria, ricognizione della collina del calvario a Cairano, ritrovare dei materiali archeologici di varie epoche, incontrarsi, operare un turismo della clemenza, fare compagnia ai paesi, portare altre persone in giro nei luoghi d’irpinia meno conosciuti, andare ad ascoltare il vento, stare insieme sotto un albero a ridere e a parlare, realizzazione di un museo provvisorio dell’archeologia, realizzazione di un documentario su cairano archeologica, laboratori di ricognizione, sistemazione del’area delle grotte, zappare, ripulire, innaffiare, aprire cantine, parlare con gli abitanti, installazioni artistiche permanenti e non, spettacoli teatrali in aree in disuso, servire ai tavoli, dormire cinque ore per notte, sistemare gli ospiti, scrivere post sul blog, difendere il formicoso, litigare, fare pace, discutere del senso della vita ( e della morte), una notte sul tetto dell’ospedale di bisaccia, una giornata a scampitella con nuovi amici della cp, seminario di paesologia a grottaminarda,stesura di carta archeologica per il parco, scaricare balle di fieno, trovare abitanti disposti ad aiutare, ballare la pizzica con paola…
devo continuare?

«La vita vista da dietro, dalla morte, si riduce a poche cose: una luce sul comodino, un barattolo di caffè, un maglione verde, le prime rose, una torta di compleanno, un solitario, le rondini che fanno avanti e indietro, una donna sconosciuta.
In 125 racconti, ironici e fulminanti, Franco Arminio ci dà il resoconto dei tanti modi di morire inviandoci cartoline da un posto sconosciuto, spedendoci di volta in volta un soffio impercettibile, una leggera pena, una vertigine, una sorpresa».

Parafrasando il recente libro di Franco Arminio, vi chiedo una cartolina dai vivi.


| Angelo |
Sant’angelo dei Lombardi / ieri mattina, mia figlia non ha preso lo zaino ma ha messo una tuta da lavoro e preso un barattolo di pittura. La scuola non ha soldi e i ragazzi hanno deciso di imbiancare a loro spese. ieri sera, la stessa classe era su facebook a commentare le foto fatte durante la mattinata.
Per un’aula avrei preferito il bianco. Dalle foto ho visto due pareti arancio, una bianca e una viola.

| Franco |
La cartolina di oggi è dalla commozione che mi prende quando vedo le immagini dei nostri paesi prima del terremoto. Non erano belli, c’era molta approssimazione urbanistica e le case nuove stridevano non poco con quelle vecchie, ma nell’insieme avevano, visti adesso, un senso di innocenza. E sembra che il terremoto e la ricostruzione siano stati uno stupro. Ecco, viviamo in luoghi stuprati, viviamo dentro un trauma.

| Salvatore |
“non c’è niente
perché tutto va in là;
la croce scivola
come fanciullino nella piena “*

la forza di questa terribile immagine haiku
mi dice che c’è ancora speranza, che la poesia “è” speranza; ne traggo forza …e son vivo.
E’ questa, oggi, la mia cartolina dai vivi.

*Paola Lovisolo - Da “Martello a calare” in Bollettino ’900 n.1-2 , 2007

| Fabio |
Il paese è un cane. Disteso a terra guarda verso nord, fa la guardia all’altopiano. Io vivo sulla schiena dove c’è una strada lunga e stretta: la costa. In realtà le strade sono due: via san rocco che sale verso la nuca e via Gramsci che finisce dove il paese attorciglia la coda.
D’inverno,quando la bora taglia la faccia, la costa resta sotto vento. Il paese sa tenere i reni al caldo. Sono i venti da sud che lacerano il sipario e impediscono la messinscena quotidiana.

| Enzo |
All’ora del caffè, oggi ho compreso: a casa mia non abita nessuno!

| Giovanni |
Il sole pallido cerca di contrastare il veneto gelido di tramontana, uomini stanchi cercano i suoi raggi come una pulce cerca un cane.

| Stefano |
Nei paesi non servono le telecamere di sorveglianza: ci sono gli sguardi curiosi, dietro i vetri, delle vecchiette, del vicino, del commerciante. Ma troppe case hanno i battenti sbarrati.

| Rocco |
Solo se circondato da amore, il malato riesce a superare anche l’imbarazzo del pudore che è consapevolezza di una certa disarmonìa tra il significato e le esigenze affettive della persona spirituale ed i suoi bisogni corporali che lo rendono vulnerabile.

| Enzo |
E’ passato di qui Tonino “Maradona”, che col suo nome è amante di un amore eterno. Il destino gli ha donato un male strano, un insulto muscolare, direi uno spasmo: sorride guardando in faccia gli uomini e vira al triste volgendosi alla terra.
Mi ha sorriso, lui che è ignara metafora del mondo!
Rispettando il suo amore e un suo sospiro, guardando in terra, gli ho risposto ancor: buon anno!.

Certo un dubbio … certo.
” Mast Ciapè: Buon Natale! ” …. ” Mbèeh! ”

Dedicato.
A mio padre, che quel giorno: vide, capì, tacque e sorrise!

| Michele |

“Chi paga rompe, e i cocci sono nostri”
(Lello Voce)


14 febbraio 2011 (ultima modifica 11 novembre)
Intersezioni ---> Urban blog

_______________________________________
Note:
1 Rebecca Solnit, Storia del camminare, Bruno Mondatori, Milano, 2002, p. XI

Nessun commento:

Posta un commento

Due note per i commenti (direi due limiti di blogspot):

1) Il commento non deve superare 4096 caratteri comprensivi di spazio. In caso contrario dividi in più parti il commento. Wilfing architettura non si pone nessun limite.

2) I link non sono tradotti come riferimento esterno ma per blogspot equivalgono a delle semplici parole quindi utilizza il codice HTML qui un esempio.