19 febbraio 2010

0002 [WILFING] L’identità dell’architettura italiana e i Pietro Caisotti. Due domande a Stefano Boeri e un dialogo con LPP

di Salvatore D'Agostino
«Il paese non è più povero ma è abitato da gente rancorosa, maldicente, abituata a fallire la propria vita e a far fallire la vita degli altri»[1]. (Franco Armino)



Gentile Stefano Boeri
condivido, l’articolo di Luca Guido ha un tono risentito[2], ma sono rimasto colpito, in negativo, dal suo rivendicare una giusta bocciatura allo IUAV[3]. Una caduta di stile che non mi sarei mai aspettato.

Io credo che sia inutile parlare dei recenti avvenimenti, soprattutto via Web, non serve a niente discutere di un caso specifico senza osservare nella sua interezza lo stato in cui versa l'architettura italiana.
Come sa, dato che è stato tra i partecipanti, la rivista online 'Edge' quest’anno ha posto a molti intellettuali una domanda: L’uso della rete ha cambiato il nostro modo di pensare?[4]
Interessante la riposta di Kevin Kelly (cofondatore di Wired):
«Il web è la mia carta e penna, e sono diventato più bravo a raccogliere informazioni. Ma la mia conoscenza è più fragile. Per ogni informazione che trovo c’è qualcuno pronto a dire il contrario. Ogni dato ha il suo “antidato”. L’enorme ragnatela del web mette in rilievo sia i dati sia gli antidati. Alcuni sono stupidi, altri sono convincenti. Non possiamo lasciar decidere agli esperti, perché per ogni esperto c’è un antiesperto altrettanto bravo. Perciò tutto quello che imparo subisce l’erosione di questi antifattori. Non ho più certezze. Invece di affidarmi a un’autorità, sono costretto a crearmi le mie certezze, non solo sulle cose che mi interessano, ma su tutto quello che leggo, compresi i campi in cui non posso avere nessuna esperienza dirett a. In generale, quindi, mi capita di presumere sempre più spesso che quello che so è sbagliato. Un atteggiamento ideale per uno scienziato. Ma questo significa anch e che ho più probabilità di cambiare idea per i motivi sbagliati. La capacità di accettare l’incertezza è uno dei cambiamenti che ho subìto. […] Sono meno interessato alla Verità e più interessato alle verità»[5].
L’architettura nei confronti del Web ha un grosso problema non può essere vista attraverso le immagini o letta sui saggi, poiché va osservata concretamente.
Io credo che sia arrivato il momento di un'analisi ampia del problema 'architettura' ed essendo lei uno dei maggiori intellettuali d'italia e non solo, nonché architetto, le vorrei fare due domande non prima di citare un passo tratto da Italo Calvino da ‘La speculazione Edilizia’:
«A Quinto più ne sentiva dir male più gli piaceva: il bello degli affari - quello che per la prima volta egli credeva d'andare scoprendo - era proprio questo cacciarsi avanti tra gente d'ogni risma, trattare con imbroglioni sapendo che sono imbroglioni e non lasciandosi imbrogliare, magari cercando d'imbrogliarli. Era «il momento economico» che contava, non altro. Però lo prese l'allarme che le informazioni di Canal fossero così cattive da sconsigliare la continuazione delle trattative.
- Vediamo: - disse, - con noi imbrogli non può farne.
Se paga il terreno è suo, se non paga no, è semplice. Come sta a soldi?
- Finora gli sono andate tutte bene, - disse l'avvocato.
- E sceso a *** dalla montagna coi calzoni rattoppati, mezzo analfabeta, e adesso impianta cantieri dappertutto, maneggia milioni, fa la pioggia e il bel tempo col Comune, coll'Ufficio Tecnico...
Quinto riconobbe l'astio nelle parole di Canal come un accento familiare; era la vecchia borghesia del luogo, conservatrice, onesta, parsimoniosa, paga del poco, senza slanci, senza fantasia, un po' gretta, che da mezzo secolo vedeva intorno cambiamenti cui non riusciva a tener testa, gente nuova e difforme prender campo, e doveva ogni volta recedere dalla propria chiusa opposizione facendo ricorso all'indifferenza, ma sempre a denti stretti. Ma non erano gli stessi sentimenti a muovere anche Quinto? Solo che Quinto reagiva sempre buttandosi dall'altra parte, abbracciando tutto quel che era nuovo, in contrasto, tutto quel che faceva violenza, e anche adesso, lì, a scoprire l'avvento d'una classe nuova del dopoguerra, d'imprenditori improvvisati e senza scrupoli, egli si sentiva preso da qualcosa che somigliava ora a un interesse scientifico («assistiamo a un importante fenomeno sociologico, mio caro...») ora a un contraddittorio compiacimento estetico. La squallida invasione del cemento aveva il volto camuso e informe dell'uomo nuovo Caisotti»[6].
Questo libro fu scritto tra il 5 aprile 1956 e il 12 luglio 1957, descrive l’identità della cultura architettonica italiana, che caratterizzerà i cinquant’anni a seguire, le chiedo:

possiamo permetterci che la cultura 'imprenditoriale' dei Pietro Caisotti possa essere la stessa degli stimati architetti?

è in grado la migliore classe pensante dell’architettura italiana di disinteressarsi alla propria verità - spesso concepita come taumaturgica - e interessarsi alle verità?

Un caro saluto,
Salvatore D’Agostino

Gentile Luigi Prestinenza Puglisi,
a proposito di questa sua frase: «Il fatto però e' che in altri casi pare attuarsi un gioco tanto semplice quanto brutale: il politico, di destra o di sinistra che sia (spesso di sinistra, alla faccia di tutte le sbandierate questioni morali), decide a tavolino il progettista e lo impone come condizione all’impresa»[7] le chiedo:

a che serve puntualizzare su una presunta supremazia di una parte politica rispetto ad un'altra?

Un caro saluto,
Salvatore D’Agostino

Risponde LPP
Si, in effetti non serve. Però, hai provato a lavorare in certe regioni rosse o rosa, se non fai parte della banda (intendo: quella che suona)? LPP[8]



Luigi Prestinenza Puglisi,
io vivo nell’enclave rossa della Sicilia gestita da Vladimiro Crisafulli, inventore dell’università di Enna’ Kore’, della privatizzazione dell’immondizia (ATO), ideatore di un parco di divertimenti intorno al lago Pozzillo di Regabulto, tutore dell’area industriale della Valle del Dittaino e fervente sostenitore di un aeroporto internazionale da costruire a Centuripe.
Un politico molto amato da Giuliano Ferrara poiché la sua faccia gli ricorda quella di Marlon Brando nella versione ‘Il padrino’ di Francis Ford Coppola e osannato da Pietrangelo Buttafuoco che in un intervista alla domanda: «Quale politico italiano rappresenta meglio la destra che lei vorrebbe?» Rispose: «Il mio amico Vladimiro Crisafulli. È il leader del Pd in Sicilia. Non è di destra ma solo lui saprebbe come fare».
Un politico che sa monitorare gli investimenti pubblici e gestire le poche attività dei privati. Legato al territorio con fidelizzazione conquistata sui palchi e i sottopalchi dei comizi di paese.

Vladimiro Crisafulli è un uomo concreto, ha eliminato l’unica possibilità per i paesani di affacciarsi fuori dal mondo ‘l’Università’, com'è noto noi paesani ogni tanto migriamo da resort in resort o da centro storico in centro storico senza superare mai i confini del buon turista, in questo siamo molto ordinati. Il nostro sa bene che la ‘kore’ gli garantirà i voti delle giovani leve, alienando le loro menti con gli insegnamenti dei professori universitari paesani (professionalità nata e diffusa in tutta Italia con le ultime riforme).

Dicevo, concreto, perché sa promettere la modernità, usato come pretestuoso grimaldello per emancipare il suo mondo elettorale dall’atavico provincialismo.
Cappiddazzu, come viene chiamato dai suoi ammiratori o detrattori, sa bene che non può prospettare ai figli dei vecchi contadini il mito del borgo antico, poiché il suo elettorato non è costituito da borghesi misoneisti da centro storico.
Qui, nel plesso solare della Sicilia, finalmente i paesi si sono svecchiati, completando la fase dell’evacuazione delle zone storiche, un vero e proprio esodo dalle inospitali città di pietra. Adesso gli abitanti sono 'moderni' vivono nelle città di cemento che pagheranno tra venti, trent’anni, progettate dai tecnici amici sia esso geometra, ingegnere o architetto non interessa.
Una modernità che sarà ancora più esaltata dalla costruzione del primo outlet nel sud, progettato dallo studio fiorentino di Guido Lorenzo Spadolini che per uno strano gioco del destino e di semplice marketing, costruirà in cemento un finto borgo toscano con la complicità del potente imprenditore catanese Mario Ciancio Sanfilippo
.

Vladimiro Crisafulli incarna l’uomo politico dominante in Italia (che sia di sinistra o di destra non importa, questa è una sottigliezza per politici inani da salotto buono) con la sua idea di furba modernità ha conquistato il territorio politico ed edilizio, - connubio inscindibile in zone dove non è mai esistita l’industrializzazione - sono convinto che dopo l’allegro e condiviso sprawl dei paesi penserà a trovare i finanziamenti per i decadenti ‘centri storici‘ per ricostruirli a misura di turista.
Completerà così il ciclo di trasformazione del suo elettorato che da ex figli di contadini si trasformeranno in borghesi ‘economicus’ di seconda mano.

Caro Luigi,
se ti capita di venire da queste parti, mi raccomando dimentica il tuo mestiere di critico, quelle case che tu pensi non siano architetture, per chi ci vive sono le dimore più belle del mondo, ma non intenso nel senso del mondo globale, fluido e varie smancerie da intellettuali di città.

Riprendendo i contenuti del nostro dialogo ti pongo altre domande:

siamo proprio sicuri che la corruzione dei concorsi di architettura sia solo un problema di colore politico?

perché persone come Antonio Iannello (architetto campano, non di sinistra, che aveva denunciato lo scempio in corso nella sua terra prima di Roberto Saviano, morto nel 1997) non trovano spazio nelle riviste di architettura?

non credi che l’architettura inizi dal saper vedere queste città di nessuno?

Un caro saluto,
Salvatore D’Agostino

19 febbraio 2010 (ultima modifica: 22 febbraio 2010)


Intersezioni --->WILFING

Come usare WA ----------------------------             -----------------------Cos'è WA
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Note:

[1] Franco Arminio, Il vocabolario di Fahrenheit, Programma radio tre del 31/12/2009

[2] Luca Guido: I costi dell' architettura, presS/Tletter n.03-2010

[3]
Stefano Boeri risponde a Luca Guido sulla questione della Maddalena + un botta e risposta tra Boeri e LPP, presS/Tletter n.04-2004

[4] The Edge Annual Question, 2010, HOW IS THE INTERNET CHANGING THE WAY YOU THINK?

[5] Trad. it., Kevin Kelly, Il pensiero fluido, Internazionale, n 831, 29 gennaio 2010, pp.34-36

[6] Italo Calvino, La speculazione edilizia, Einaudi,Torino, 1963

[7] Luigi Prestinenza Puglisi, I concorsi: Boeri, Niemeyer e altre storie, presS/Tletter n.03-2010


[8] Salvatore D’Agostino: L’identità dell’architettura italiana e i Pietro Caisotti. Due domande a Boeri e una a LPP, presS/Tletter n.05-2010

Le immagini sono trarre dal lavoro 'finExTRA' di Salvatore D'Agostino 1, 2 e 3.

20 commenti:

  1. "M'arrizzaru i canni"
    scusa, ma ci vuole!
    Non puoi mettere il link al Sicily Outlet Village senza utilizzare le precauzioni e le avvertenze che si trovano sui siti con materiale non adatto ad un pubblico di minori, e neanche per minori accompagnati da genitori architetti...
    che sciagura... uno di quei rari casi in cui preferisco non vedere e non sapere.

    saluti

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  2. Gentile Salvatore D'Agostino,
    sono felice che abbia seguito la mia inchiesta sui costi dell' architettura. La risposta di Boeri si commenta da sola. Edmondo Berselli nell' Espresso del 18 febbraio scrive: "dire sonore bugie: è la tecnica da talk show inventata dagli spindoctor..le bugie sono inconfutabili, anche perchè ammutoliscono gli interlocutori, richiederebbero verifiche d' archivio e...non c'è ovviamente nè modo nè tempo".
    Boeri, che aveva scritto la sua risposta qualche giorno prima dello scandalo giudiziario, mi ha liquidato con una ridicola bugia.
    La reazione, forse indice di malessere, mi è sembrata totalmente sporporzionata. Mai bocciato ad un esame. Eppure quando circa sei anni dopo aver organizzato la presentazione di Domus all' IUAV -ero presidente del senato studenti- ho anche ricevuto un invito a visitare archivi e redazione di Domus proprio dal prof. Boeri (l' episodio è successivo all' immaginaria bocciatura).
    Eh già! Forse Boeri intendeva dire che "boccia" tutti quelli che la pensano diversamente da lui.
    Luca Guido

    http://lucaguido.wordpress.com

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  3. Ho faticato non poco stamane per cercare un parcheggio con la pioggia, mentre mi dirigevo alla posta uno stronzo mi taglia la strada e parcheggia tranquillo in divieto di sosta, butto l'occhio è un conoscente, un onorevole in verità. lo stronzo rimane, con l'aggravante della presunta arroganza da politico arrivato. Io sono un architetto pop, non vado lì a buttar quattro chiacchere di intorto. Non so perchè ti racconto questo... dopo questa lettura. Sarà che il mio disagio di fronte a questi intrallazzi si traduce in una detrminata volontà di trasparenza ed io comincio dal quotidiano, grazie Salvatore.

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  4. Caro Salvatore,
    sono rimasto allibito riguardo l'allusione alla bocciatura dello studente Guido: non è stata un'uscita elegante. Apparte questo, non ho gli strumenti necessari per potermi formare una opinione in merito alla vicenda, tanto più che spesso in queste circostanze la figura dell'"architetto" è sempre quella più debole del processo. In questo momento, in Italia, il quadro legislativo da più oneri che onori alla nostra professione. Detto questo, prima di allargarmi in ulteriori moralismi, voglio proprio iniziare a studiare la situazione in merito. Aggiungo che il commento di Marco, che a prima vista potrebbe sembrare un off-topic, è invece dannatamente pertinente!
    Un saluto, ciao

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  5. caro Salvatore,
    sono molto colpito da tutte le riflessioni che si fanno a seguito delle vicende legate alla Protezione civile che qui mi permetto di rinominare "Corruzione civile" e di come si sia scoperchiato un coperchio in realtà trasparente - ma si sa, è difficile vedere qualcosa quando si tiene costantemente girata la testa (o piegata magari) - solo che mi domando che senso ha parlare, come molti fanno altrove, di regole concorsuali, norme europee, cavilli procedurali, sistemi geopolitici quando basterebbe ricordare che se rubi sei un ladro, se accetti soldi per interessi tuoi sei un corrotto, se sai e fai finta di niente sei complice. Prima di lanciarsi in dotte disquisizioni e sottili distinguo moraleggianti, non basterebbe ricordare l'abc dell'essere uomo e cittadino?
    rem

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  6. ---> Carmelo Cesare,
    il problema sta proprio nel non voler vedere questa Italia.
    Ti rispondo citandoti un brano tratto da un libro che ti consiglio di leggere, Francesco Merlo, Faq Italia, Bompiani, Milano, 2009: «
    >Berlusconi non è moderno?<
    Berlusconi, che peraltro nella comunicazione e anche nella politica è stato, sia pure per un momento, un moderno innovatore, da costruttore edile è stato arcitaliano e ancora sogna il futuro di Milano come una “Levittown”, il famoso grande sobborgo di Filadelfia fatto di casette con giardino, laghetti e paparelle, una città tutta bianca, una gated community recintata e con un cancello di ingresso, un ghetto rovesciato, roba da Lega appunto.”La cascina Magnano è stata la mia ia Gluck” ha dichiarato esplicitamente Bossi, il quale chiude dunque – con Celentano, Petrini, Grillo e Berlusconi – il cerchio maledetto dell’ideologia antiurbana che nel Sud ha fatto affogare Napoli nella monnezza e al Nord ha contribuito a strozzare lo sviluppo di Milano. È la versione italiana (e meneghina) del movimento inglese delle città-giardino, del ritorno alla natura e al prodotto della terra, su un modello delle comunità utopiche americane più trappiste che socialiste e di tante altre piccole società no future. Insomma è l’arcaismo del più candido ingenuo e reazionario ambientalismo, la retorica contadinistica (Mussolini) e il ruralismo populista decadente (Pasolini) con più l’incompetenza green (gli ambientalisti gozzaniani)» . p. 51

    Vorrei essere concreto, non sono interessato all’estetica di questo centro commerciale che nasce per fare solo soldi per X tempo per dopo morire (logica economica non urbana) ma di ciò che sta succedendo dalle mie parti (sicuramente anche altrove) cioè la contrazione degli abitanti dei paesi in contrasto con l’evoluzione cementizia senza sosta. Questo processo sta cancellando l’idea basica della città cioè l’essere ‘spazio economico’.
    Delocalizzando altrove i negozi si sta creando una netta distinzione tra il luogo commerciale e il luogo sociale.
    Ribaltando concretamente la frase (senza senso) di Marc Augé ‘non luogo’.
    Cosi facendo il non luogo, poiché privo di attività commerciale, diventa il paese e il luogo diventa il centro commerciale (che sia finto borgo o ipermoderno non interessa).
    T’invito (essendo anche tu siciliano) a passar delle giornate a ‘Etnapolis’ (concept M. Fuksas) per capire e analizzare questo processo.
    Occorre perdere questa visione melensa del moderno di seconda mano (americana, vecchia Italia o rurale) e cominciare a toccare le nostre città ‘storiche’ spesso ricostruite (non esiste un edificio storico che non sia stato rimaneggiato nella sua interezza) per i turisti, riattivandoli economicamente in funzione del cittadino.
    Cominciando a vedere qual è stata la stratificazione della nostra contemporaneità.
    Perché ciò che abbiamo costruito in questi anni è specchio della nostra ‘identità’ ma non nel suo senso retorico.
    Un’identità che va riletta paese per paese, poiché non abbiamo mai abbandonato la nostra indole a personalizzare i processi storici.
    Le palazzine del mio paese non sono simili alle palazzine del tuo paese e soprattutto non sono abitate nello stesso modo.
    Più che un ritorno alla ‘campagna’ occorrerebbe un ritorno alla città costruita in funzione degli abitanti e soprattutto occorre smetterla con il mito della città storica o città d’arte.
    Nelle nostre vecchie città ‘economiche’ si affiancavano alle architetture ‘firmate’ le architetture ‘pop-olari’ spesso sgrammaticate architettonicamente.
    Non possiamo permetterci solo un’esclusiva visione ‘elitaria’ della città.
    Dobbiamo ritornare a costruire la città ‘stratificata’ e permetterci il lusso di qualche sbavatura.
    Poiché la città non è mai stata ‘utopica’ ma ‘distopica’.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  7. @Salvatore

    Guardavo il problema da una posizione differente: presa per buona la rinuncia alla città a favore della "tabula rasa" campognola, come ci si comporta nel realizzare i nuovi spazi?!
    Trascuro il sicily outlet altrimenti non saprei andare oltre il giudizio estetico e come al solito parlo di Etnapolis che peraltro ho dietro casa. da tempo mi chiedo come in una situazione così fertile (e senza i classici vincoli cittadini) si sia prodotto un tale aborto, o meglio, un luogo privo di quella minima qualità architettonica che mi sarei aspettato. Vorrei essere più preciso, ma mi limito a rigirarti due frasi di mia madre, una voce pop e assolutamente anonima, che ben riassume. Nei primi periodi diceva "io non ci vado perchè mi perdo" poi ha proseguito con "ddà intra m'accupu" e adesso "ci vado per la spesa ma non vedo l'ora di scappare". Prototipo per Augè in parole povere. E trovo difficile dirle che sono problemi suoi... Quante opportunità per le grandi architetture contemporanee siamo ancora disposti a perdere?! non credo che la rinuncia alla città stratificata (per quanto errata come scelta, secondo quanto affermi) debba trasformarsi in una rinuncia "all'architettura".

    Saluti

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  8. ---> Luca Guido,
    complimenti hai avuto la straordinaria intuizione di parlare di un episodio che nel giro di qualche giorno è diventato un caso nazionale.
    Ciò che mi preoccupa in questi articoli costruiti esclusivamente da fonti Web o giornalistiche, come sai non possiamo fidarci di fonti di seconda mano, io preferisco le inchieste e la cronaca che implicano un approccio un po’ diverso.
    Altra preoccupazione che spesso parliamo un po’ di storie dove siamo sentimentalmente coinvolti ad esempio non amiamo particolarmente qualcosa e cominciamo a ricamarci sopra (spero non sia il tuo caso).
    La reazione di Stefano Boeri mi ricorda quella di Franco Purini sul blog di Peja anch’essa autoritaria e ‘poca accademica’ per dirla tutta un po’ cafona.
    Scusa la divagazione, Boeri definisce ‘BLOG’ la presS/Tletter essendo un intellettuale che pesa le parole non credo che sia stata una leggerezza.
    Ciò che trovo(ed ho trovato vedi la prima vicenda Casamonti) strano che non ci sia stata una forte presa di distanza da vicende poche chiare o ‘gelatinose’.
    Apprezzo le idee di Stefano Boeri, trovo alcune rubriche di Abitare molto interessanti: SOS Abitare, i diagrammi di Salotttobuono, le collaborazioni con Gianluigi Ricuperati, John Foot, Hans Ulrich Olbrist, Constantin Grcic.
    Molti di loro sono giovani e bravi.
    L’anno scorso a proposito della prima vicenda ‘Casamonti’ avevo pubblicato un post dal titolo 0002 [BLOG READER] Notizie sullo stato dell'architettura in Italia
    Link http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/02/0002-blog-reader-notizie-sullo-stato.html
    Riprendevo una riflessione di Pierlugi Nicolin e scrivevo: “Pierluigi Nicolin fu invitato ad una riflessione su 'Tangentopoli' e scrisse un piccolo saggio ponendosi una domanda: «Tangentoli è premoderna, moderna o postmoderna?»
    Dopo quindici anni le riflessioni di allora appaiono immutate, architetti incapaci di opporsi alla corruzione e spesso complici di azioni speculative”.
    A tal proposito riportavo dei link sulla vicenda ed aprivo la selezione con la lettera aperta di Stefano Mirti che invitava la direzione di ‘Abitare’ ad aprire una discussione seria sull'essere architetto in Italia e si chiudeva con l’editoriale di Stefano Boeri che mi aveva lasciato perplesso al punto che in una N.B. dicevo:” Il direttore dimentica di indicare la strada per avviare una profonda analisi sullo stato dell’architettura. Credo che la sola coscienza civile non possa bastare e temo che il suo sia un editoriale come atto dovuto. Letto con riserva”.
    Al momento sul blog di abitare non c’è neppure un post di cronaca.
    Oggi Stefano Mirti parla di una lista di domande, cito testualmente:«In effetti a questo problema (che cosa racconto questa sera), ci avevo già pensato qualche giorno fa. Nei giorni passati, in virtù della lunga amicizia con Stefano Boeri (direttore di “Abitare” e dunque anche direttore del sito web che ospita “mirtilli”) ho avuto numerosi scambi di opinione con lui su tutto il tema della Maddalena, G8, questioni morali assortite.
    Leggendo i giornali, guardando la televisione, osservando il dibattito sui vari blog e zine, mano a mano mi venivano cento domande. Che di volta in volta giravo al diretto interessato. Dopo qualche giorno di scambi disordinati (via sms, al telefono, email), mi è stata (da lui) chiesta una staffilata di domande, le più dirette e pungenti possibili».
    Link: http://www.abitare.it/highlights/comunque-in-italia-un%E2%80%99area-di-rigore-di-25-metri/
    Quindi occorre aspettare questo dialogo Stefano Mirti/Boeri che io reputo già totalmente inutile.
    Perché come ho già detto non serve parlare di un caso specifico ma dello stato dell’architettura nel suo complesso in Italia.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    P.S.: A proposito di Blog benvenuto.

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  9. ---> Marco+,
    un mio caro amico con cui ho passato cinque anni belli di studio e di crescita, da qualche anno vive a Catania.
    Il mio amico è una persona flemmatica (forse troppo) ma nel momento che si mette a guidare a Catania diventa un barbaro.
    Gli ho chiesto perché si trasformava, mi ha risposto altrimenti non sopravvivo.
    Condivido il tuo stato d’animo e i tuoi principi di non intrallazziere ma sei consapevole del tuo stato di ‘bamboccione’?
    Occorre intendere bamboccione colui che non si piega alla corruzione, che cerca di trovare un lavoro onesto, che rispetta se stesso e gli altri.
    Pare che in Italia non ci sia alternativa ‘furbetto’ o ‘furbetto’ altrimenti non si sopravvive.
    Condivido, anch’io comincio dal quotidiano (sono bamboccione).
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  10. ---> Emma,
    il commento di Marco+ non solo è dannatamente pertinente ma pone una semplice e unica domanda: Qual è lo stato dell’architettura di oggi?
    Non è una questione morale di destra o di sinistra, semplicemente è un invito a prendere atto del sistema ‘edile’ italiano.
    In questo avvicendarsi di eventi mi viene in mente il monito di Mario Perniola, dove dice che la ‘comunicazione’ ha preso il posto dell’azione: “La nuova «classe pericolosa» non sarà quella che restaurerà la possibilità dell’azione, impresa impossibile, ma quella che, attraverso la comunicazione, sarà padrona del wuwei, del non-agire”. Mario Perniola, Miracoli e traumi della comunicazione, Einaudi, Torino, 2009
    Un monito importante anche per noi che utilizziamo i blog come strumento per fissare idee e condividerle con gli altri.
    Nel nostro agire quotidiano sappiamo bene qual è la condizione dell’edilizia italiana ed è qui che troviamo il trauma del nostro tempo ovvero la comunicazione. Quest’ultima vive di pubblicità. e quindi dell’ebetismo ottimistico che invita al consumo , mi chiedo la comunicazione può includere l’informazione spesso dura e triste?
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    RispondiElimina
  11. ---> rem,
    condivido, infatti, la mia domanda a LPP: «a che serve puntualizzare su una presunta supremazia di una parte politica rispetto ad un'altra?»
    Implicitamente conteneva il tuo stesso dilemma, c’è distinzione tra ladro di destra o ladro di sinistra?
    La risposta di LPP a mio avviso è stata - per usare un eufemismo - ‘frettolosa’: «Si, in effetti non serve. Però, hai provato a lavorare in certe regioni rosse o rosa, se non fai parte della banda (intendo: quella che suona)?»

    Ecco perché ho posto una nuova domanda: «siamo proprio sicuri che la corruzione dei concorsi di architettura sia solo un problema di colore politico?»

    Aspetto nella prossima presS/Tletter la risposta spero meno frettolosa.
    Francamente che cosa possiamo aspettarci da Prestinenza/Boeri?
    Anche loro vivono in quest’Italia disgraziata. Conoscono lo stato dell’architettura.
    Soprattutto devono vendere le loro idee e purtroppo anche l’architettura non può permettersi il ‘pessimismo ‘non economico.
    In qualche modo devono vendere le loro copie di giornale al limite possono inscenare qualche baruffa, serve a vendere.
    Ne approfitto per dirti che adoro la vostra nuova sezione di ‘architettura gelatinosa’potete trovare sul blog Cibo architettura un altro bell’esempio ---> http://barbarafalcone.wordpress.com/2010/02/16/architetture-gelatinose/
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    RispondiElimina
  12. ---> Carmelo Cesare,
    nel suo ultimo libro ‘La società digitale‘, Giuseppe Granieri scrive questa dedica:
    «a mio padre, che negli anni ottanta mi diceva: “stai troppo tempo al computer”

    a mia madre, che oggi dice a mio padre:”stai troppo tempo al computer”»

    Tua madre non è il prototipo del ‘mantra’ di Augé, poiché le considerazioni su cui si basano le teorie del libro narrano di un uomo che viaggia solo e interagisce con gli spazi attraverso operatori automatici.
    Tua madre non è il signor Dupont augeiano, perché pagherà di certo in contanti, arriverà con la sua auto, romperà le scatole ai commessi informandosi sui prodotti, metterà sotto sopra gli scaffali per trovare ciò che vuole, non ha i minuti contanti, prima di scappare incontrerà degli amici o parenti con cui parlare e soprattutto preferirà non andarci da sola.
    Sei nella posizione ideale per analizzare il cambiamento dei paesani nei confronti del loro paese.
    La frequentazione dei locali, le passeggiate, i piccoli commercianti stanno cambiando?

    Etanapolis ha una grande qualità architettonica poiché non esistono le devastanti area di parcheggio esterne. L’edificio ingloba nelle sue viscere o sul tetto gli spazi per le auto creando intorno ad esso una grande area verde. Trovo quest’idea interessante.
    Gli interni soffrono della caratteristica che accomuna tutti i supermercati, disinteressati alle bizze del tempo (spesso antieconomiche) ricreano un clima ideale interno uguale per tutti i 365 giorni dell’anno.
    Infine non dico di rinunciare all’architettura, anzi credo che gli spazi pubblici dovrebbero essere tutti progettati secondo regolari concorsi, soprattutto le scuole.
    Non possiamo più permetterci di bloccare il tempo ‘architettonico’ dei nostri paesi, dicendo questo so bene che costerà qualche architettura banale (ma le città sono strapiene di banalità architettoniche ma comode per chi li abita o gli ricrea delle attività commerciali).
    Per anni abbiamo assistito all’espulsione ‘della vita’ dalle aree storiche della città. Adesso ci troviamo la città storica + la città di cemento evitando le facili gerarchie accademiche ambedue presentano lo stesso tema ovvero: costruire una civile cittadinanza recuperando il concetto di urbanità.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  13. Salvatore, vada per il bamboccione, e poi io non mi sento neppure furbo a fare il bamboccione... per il resto è come dici tu, l'architettura (pure quella del G8 mancato) è malata grave di edilizia, quella gestita da agenti speculatori e non da esigenze sedimentate... (della città che spiegavi tu...)

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  14. Marco+,
    occorre iniziare a smontare tutti i significati delle parole ombrello come ‘archistar’, ‘centro storico, ‘periferia’ che la comunicazione appiattisce nel nulla semantico.
    Un nulla che sovente diventa ‘immaginario collettivo’ a uso e consumo dei politici ‘populisti’.

    L’archistar diventa architettura alla moda. Quindi essendo moda non è architettura. Gli architetti etichettati come stilisti sono Botta, Siza, Piano, Ghery, Meier o Ando, si mischia tutto creando una confusione di generi incredibile. La ‘parola mediatica’ ha necessità di semplificare per diventare potente ‘spendibile’ e ‘vendibile’.

    Centro storico significa parte della ‘città museo’ che non accetta la storia contemporanea. Senza considerare che molti dei centri storici sono pieni di case antiche senza nessuna qualità (paragonabili alle nostre attuali case di scadente fattura architettonica). La parola determina una sacralità ‘popolare’ del luogo.

    Periferia una parola ‘senza se e senza ma’ (utilizzo un tormentone recente) la zona cattiva e brutta della città. Ottimo per la semplificazione politica che deve trovare solo delle strategie di difesa (militari o ad esempio le famigerate ronde).

    A proposito di bamboccione ti faccio una domanda: ti sei mai trovato davanti a situazioni di compromesso non lecito?

    Ti anticipo la mia risposta: ogni giorno mi trovo a ragionare con imprenditori o privati cui non interessa rispettare le regole perché dicono: ‘in Italia tutto funziona al contrario’ (tormentone).
    Potrei raccontarti mille episodi di normale disinteresse alla legalità.
    Per questo motivo trovo ‘debole’ la risposta sulla corruzione destra/sinistra di LPP e la caduta di stile di Boeri.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    P.S.: Aspettiamo la presS/Tletter di oggi dove sarà pubblicata la replica dello studio Boeri molto più pacata e circostanziata.

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  15. Copio e incollo la risposta di LPP ai miei tre quesiti (mail 24 febbraio 2010 ore 13.55):

    1) a volte si e a volte no. Nel senso che a volte ci sono cordate che hanno un certo colore e a volte ci sono solo cordate. Dire che la cordata ha un certo colore non vuol dire che i soldi o i benefici vadano a un partito o che il partito lo sappia. Può voler dire semplicemente che il gioco è fatto da personaggi che appartengono a un certo giro politico che li ha piazzati in posti di potere.

    2)In linea di massima sono con te nel considerare questo un male, ma poi bisogna vedere il caso specifico che non conosco.

    3) E' un guaio se non si riesce a vederle. Ma il nesso poltica-architettura è molto complesso. Si può fare buona architettura anche senza vedere tante ingiustizie e viceversa, vedendo le ingiustizie, si può fare lo stesso cattiva architettura.

    Luigi Prestinenza Puglisi

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  16. A proposito della domanda: "ti sei mai trovato davanti a situazioni di compromesso non lecito?"
    ecco, di solito vado dritto per la retta via (strada a), anche per me molti sono gli imprenditori e i privati che minano i principi basilari di legalità (strada b), con questi non scendo a compromessi. Esiste una strada c, intima, che perseguo a volte consapevole di essere contro le norme, quando queste mi risultano profondamente e socialmente ingiuste..

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  17. Ce l'abbiamo anche noi il nostro mostro: http://www.fashiondistrict.it/outlet/fotogallery.asp?idoutlet=2&lang=it

    Ma la cosa peggiore è non riuscire a convincere mio padre 59enne del perché così non va, e sentir dire mio fratello 18enne che più plastica c'è, più gli piace.
    Se io sono il presente, e loro il passato e il futuro, non ho tante speranze.
    Io ho capito perché ho studiato architettura. La scuola non è un sufficiente centro di resistenza, con buona pace di Asor Rosa che pensa che ancora lo sia.

    A quante altre cose non riusciremo a mettere freno?

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  18. Riporto la risposta di Stefano Boeri:

    27.02.2010 alle 15:40

    Gentile Salvatore D’Agostino,
    circa un anno fa, con un editoriale che trattava di alcuni (premonitori?) fatti giudiziari che avevano investito l’architettura italiana, avevo cercato di rispondere alle sue domande.
    Mi permetto di invitarla e rileggerlo (link-http://www.abitare.it/direttore/editoriale-489/).
    Grazie e saluti,
    Stefano Boeri

    Link: http://www.abitare.it/highlights/mineral-geopolitics/#

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  19. ---> Marco+,
    la tua teoria della ‘STRADA C’ andrebbe analizzata poiché, temo, sia comune a molti.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  20. ---> Rossella,
    non ce l’ho con il 'mostro' penso semplicemente che questo sia la conclusione di un uso dissennato dei nostri politici (non escludo gli urbanisti) e del loro senso affaristico dell’economia urbana.
    L’outlet ‘finta Toscana’ non è un elogio all’architettura italiana ma un pretesto economico per fare dei soldi.
    Ciò che adesso sappiamo (prima no!) che questi ‘catalizzatori economici’ nell’arco di venti- trent’anni esauriscono la loro attrattività economica.
    Occorre già chiedersi: che cosa ne faremo?
    Io credo che sia arrivato il momento di ritornare a costruire all’interno delle nostre città, abbandonando la retorica del belpaese ‘turistico’ e ricominciare ad avere quel mix economico che caratterizza la città dalla campagna.
    Interessante la tua domanda: A quante altre cose non riusciremo a mettere freno?
    Non bisogna mettere freno alle nostre città (non nel senso di espansione ma nel suo costruire all’interno) poiché quelle italiane non sono mai state regolate, occorre ritornare a stratificare la storia urbana evitando di far diventare un pezzo di campagna una falsa Toscana un’idea ‘bislacca’ da politici da ‘strapaese’ nata già morta.
    Link: http://maps.google.it/maps?f=q&source=s_q&hl=it&geocode=&q=molfetta+outlet&sll=41.286449,16.367569&sspn=0.016801,0.033088&ie=UTF8&hq=molfetta+outlet&hnear=&ll=41.203133,16.562641&spn=0.008008,0.016544&t=k&z=16

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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