12 febbraio 2010

0038 [SPECULAZIONE] Il DDL 1865 e lo stile ‘Caltagirone’

di Salvatore D'Agostino

Buongiorno Salvatore,
non so ne hai già parlato sul tuo blog.
Conosci il disegno di legge 1865?

“Disposizioni in materia di competenze professionali dei geometri, dei geometri laureati, dei periti industriali con specializzazione in edilizia e dei periti industriali laureati nelle classi di laurea L-7, L-17, L-21 e L-23"

http://parlamento.openpolis.it/atto/documento/id/37600

Daniele Diana

Mail del 10 febbraio 2010 ore 12.41


Tornato da [omissis] adesso,
ho visto sul mio Google Reader il post 'Pannelliano' di Architettura Catania.
Non conoscevo questo disegno di legge.
Fa riflettere molto.
Magari ci costruisco sopra un post.
A presto (periodo di fuoco),
SD
Mail del 10 febbraio 2010 ore 19.26

Caro Daniele,
ho letto il disegno di legge c’è un passaggio che trovo perfettamente aderente alla nostra realtà: «L’articolo 2, comma 2, tende ad incentivare la partecipazione di più professionisti alla progettazione ed alla realizzazione di opere complesse, ciascuno secondo le proprie competenze e con distinte ed autonome funzioni, quando ciò corrisponda alle scelte del committente nella fase di conferimento dell’incarico professionale. Tale collaborazione professionale, in special modo tra ingegneri, geologi e geometri, è oggi ampiamente diffusa, stante il fatto che spesso l’intervento del geometra e del perito edile si limita alla sola progettazione architettonica nel rispetto delle norme edilizie ed igienico-sanitarie, lasciando gli aspetti strutturali a tecnici laureati specialisti del settore»[1].


Come puoi notare non esiste la figura dell’architetto ed è pratica ’ampiamente diffusa’ che la progettazione architettonica spetta al geometra e i calcoli statici all’ingegnere.
Questa legge, come dice la premessa, cerca di dare: «sicurezza operativa ad una compagine di professionisti composta da oltre 120.000 tecnici dando maggiore dignità alle loro prestazioni ed assicurando alla collettività servizi professionali svolti da persone selezionate, preparate e costantemente aggiornate».

Daniele,
parliamoci francamente i legislatori hanno ragione il nostro paese non ha bisogno di architetti ma di geometri ‘costantemente aggiornati’.
Nel 1996 la direttrice del quotidiano ‘Il Tirreno’ Sandra Bonsanti chiese a Oliviero Toscani di scrivere una rubrica dal titolo ‘Natura morta’.
Per il fotografo fu una buona occasione per raccontare la sua Toscana distrutta da due contrapposti poteri forti, i fondamentalisti della conservazione per la tutela economica del turista e le case moderne costruite - da tutte le categorie ‘professionali’ - al di là della parola sacra ‘centro storico’ in uno di questi articoli racconta di un sogno:
«Ho fatto un sogno. Ho sognat
o che un giorno, dalle parti della California (ebbene sì, la località si chiama proprio così, La California), verso Bibbona, atterrava un disco volante con una delegazione di marziani. Subito venivano ricevuti dai sindaci dei comuni del comprensorio, desiderosi di instaurare rapporti di amicizia che, in futuro, chissà, avrebbero potuto trasformarsi in relazioni commerciali.
I marziani erano molto interessati alla vita sulla Terra e facevano un sacco di domande. Naturalmente avevano una macchina fotografica e, quando il sindaco di Cecina ha regalato loro il volume illustrato Le bellezze della Toscana, i marziani hanno espresso il desiderio di vederle dal vivo.
È iniziato così un giro turistico che comprendeva la visita delle torri di San Gimignano, delle mura antiche di Volterra, del viale dei cipressi di Bolgheri, di piazza del Campo a Siena.
"Bello, bello," ripetevano i marziani. "Ma questa è roba di tanto tempo fa. Cosa ha da mostrarci di moderno?" Il sindaco di Cecina guardava i suoi colleghi sindaci sgomento: "Ci sarebbe il centro commerciale, la rotonda della superstrada, a Cecina," azzarda uno. "Ci sarebbe la chiesa nuova a La Califomia," dice un altro. "O le case dei geometri," dice un altro ancora. La carovana si mette in marcia. I sindaci erano di pessimo umore. E quando i mar
ziani hanno cominciato a sghignazzare davanti al centro commerciale dello svincolo di Cecina, quando si sono fatti fotografare davanti al campanile lanciamissili della chiesa cosiddetta moderna che a loro ricordava un'astronave di cinquant'anni fa, quando hanno vomitato davanti al lusso pacchiano della villa dell'architetto Rossi, i sindaci hanno capito che non c'era più nulla da fare. Hanno realizzato di non aver niente da vendere se non quel che restava del passato. Di fronte al megaimpianto industriale di Rosignano Solvayi marziani si sono messi a piangere e anche i sindaci apparivano visibilmente provati. Il mare era pieno di chiazze d'olio nero, l'aria ammorbata dai gas di scarico. Anche ciò che restava di antico, i bei palazzi, le rovine etrusche, le chiese, sembravano soffocare sotto la morsa dei condomini, degli ipermercati, delle stazioni di servizio»[2].


Tu mi dirai ma che c’entrano le considerazioni di un personaggio forse troppo sopravvalutato dai ‘media’?
Ti sembrerà strano ma è stato l’unica persona (sarei felice di essere smentito) che, invitato a un convegno dell’ANCE, ha osato proporre agli imprenditori di diventare i tutori della bellezza, cominciando a distruggere il brutto ed investendo sul bello, suggerendo di:
  • individuare in ogni città le tre costruzioni più brutte, edifici simbolo, non le baracche abusive;
  • acquisirne e distruggerne una per ogni città;
  • dopo la distruzione, promuovere la costruzione di un luogo simbolo del XXI secolo;
  • l’ANCE dovrà impegnarsi a non costruire più senza la consulenza degli architetti;
  • a diventare ambientalisti nell’operare e permettersi di distruggere ciò che è stato costruito[3].
Sinceramente ti sembra possibile che geometri, ingegneri e imprenditori si possano fidare degli architetti?

Perdona un’altra lunga citazione, ma l’architetto nonché scrittore Gianni Biondillo, a proposito dei geometri merita di essere ascoltato:
«Pasolini parlò della televisione come lo strumento principe dell'omologazione voluta dal centro, dal potere, nei confronti del popolo. Parlò della sua mutazione antropologica ottenuta, soprattutto, dai modelli rappresentati dalla pubblicità. Ebbene, se dovessi aggiungere una chiosa alla denuncia pasoliniana, specificherei che - mentre i progettisti urbani erano presi dal rispondere al problema delle periferie cittadine con progetti di enormi dimensioni, ma in fondo ben delimitati sul territorio - la mutazione antropologica ha trovato come sua concretizzazione ossea, sul territorio, un alleato potentissimo che dal basso e orizzontalmente ha davvero mutato, nei comportamenti e nel gusto collettivo, la nazione. Parlo del programma ministeriale del corso quinquennale per geometri.
Non ci si rende conto di quanto sia stato davvero devastante aver consentito a dei semplici diplomati di progettare e costruire case alte fino a tre piani (praticamente la stragrande maggioranza della volumetria edilizia; esistente sul nostro territorio nazionale). È stato come; dare ad un infermiere la possibilità di operare a cuore aperto. Non è colpa dell'infermiere, in fondo, ma della legge che glielo ha permesso (perché questo è successo e succede soprattutto da noi. In Germania, ad esempio, sarebbe impensabile. E non è una coincidenza che le case tedesche siano, generalmente, più «belle»).
Parli perché sei un architetto, potreste dirmi. No. Parlo perché, prima di tutto, sono un perito edile, un geometra, e perciò so, io so, cosa e come pensa un geometra. Nel paese dei furbi, dove i ragionieri sono dottori commercialisti, gli odontotecnici sono odontoiatri e i geometri sono progettisti, io so cosa ti insegnano in quel quinquennio. Conosco il peso specifico che ha nella formazione di progettisti il manuale del geometra, la bibbia risolutrice di ogni problema progettuale. Che non è mai posto come problema, ma sempre e solo come un'unica indiscutibile soluzione tipologica, indifferente al territorio e alla realtà storica a cui fa riferimento il progetto.
Conosco a menadito le idee a mala pena orecchiate sul confort o l’existenz minimum - temi che hanno tenuto per anni in ballo le migliori menti della generazione di progettisti di inizio secolo - trasformate in una assurda, banalizzata, emulazione fallita (il kitsch per antonomasia, per dirla con Tommaso Labranca).
Tutto l'incasato che si spalma per l'intera pianura padana, la successione senza soluzione di continuità che attanaglia le nostre coste, i neo-paesi di seconde e terze case sulle nostre Alpi, o sugli Appennini, le villettopoli che annientano i confini fra comune e comune del casertano, del barese, i paesi gonfi come tumori di cemento e gres porcellanato delle nostre isole, le costruzioni abusive sui greti dei fiumi, sui terreni smottati, nei parchi archeologici, gli interi paesi condonati, tutta questa edilizia, tutta, senza alcuna speranza, si riconduce a quel programma ministeriale, con una violenza omologatrice spaventosa. Gli stessi tetti, gli stessi spioventi, che tu sia sulle Prealpi o in Sardegna, la stessa identica distribuzione funzionale dell'appartamento, che tu viva su un fiume, in paese, al lago, in aperta campagna, gli stessi identici box, giardini, recinti, canne fumarie, pozzetti d'ispezione, terrazze, archi, finiture interne ed esterne, tutto uguale, omologato, annullata ogni differenza, lo stesso identico sfoggio delle stesse identiche, false «finiture di pregio ». Un incubo»[4].


Daniele,
in Italia tra architetti, ingegneri e geometri si stimano 400.000 tecnici registrati nei vari ordini, significa un tecnico ogni centocinquanta abitanti escludendo la categoria dei muratori.
400.000 tecnici che hanno scritto sul paesaggio italiano il recente racconto dell’architettura contemporanea non a caso il 24 ottobre 2009 l’accademia italiana[5], ha conseguito a Francesco Bellavista Caltagirone, uno degli artifici di questo racconto la Laurea honoris causa: «Il titolo che mi viene conferito - ha affermato Caltagirone - avvalora ancora una volta la mia personale idea che un' imprenditoria sana, condotta con etica e con il rispetto del contesto sociale e ambientale nel quale si inserisce, possa portare giovamento al territorio che non è più da considerare come mero spettatore dell' impresa».
Tu da tempo hai deciso di andare via dall’Italia io ho capito che devo cominciare a studiare ‘lo stile Caltagirone’ credo a questo punto che non mi resta altro da fare poiché come diceva Bruno Zevi: «La cultura degli architetti moderni è troppo spesso legata alla loro cronaca polemica»[6].

Non voglio finire con una geremiade, sappiamo bene che non serve a niente ti propongo alcuni spunti di riflessione:
  • abolire gli istituti tecnici per geometri com'è avvenuto per gli istituti magistrali, da qualche anno per insegnare nelle scuole primarie occorre la laurea, in modo tale che tra 70 anni la figura del geometra - nata per esigenze che adesso non ci sono più - scompaia;
  • prevedere per tutti gli edifici di carattere pubblico (comprese le costruzioni private) un processo progettuale e tecnico sinergico tra ingegnere e architetto, chiarendo le competenze di ciascuno ed eliminando le mille lauree specialistiche che alimentano una confusione di competenze;
  • ritornare a occuparsi di città e rivedere le leggi urbanistiche eliminando dal vocabolario le parole ‘centro storico’ e ‘periferia’;
  • eliminare la discrezionalità politica sugli affidamenti degli incarichi ‘pubblici’.
Un caro saluto,
Salvatore


Di seguito una piccola cronistoria BLOG/FACEBOOK sul DDL 1865.

6 febbraio 2010:

sulla pagina (chiamata Wall) di Facebook Federazione Nazionale Architetti ed Ingegneri Liberi professionisti viene scritto questo messaggio: GETILI COLLEGHI UN NUOVO ATTENTATO ALLA PROFESISONE è IN ATTO CON UN DISEGNO DI LEGGE CHE PROPORREBBE LA POSSIBILITà AI DIPLOMATI DI PROGETTARE, CALCOLARE E DIRIGERE LAVORI DI VOLUMETRIA FINO 5.000 MC(UNA PALAZZO DI 10 APPARTAMENTI E 5 NEGOZI!!!)esprimete il vostro dissenso,e i vostri mi piace alle nostre osservazioni;

viene aperta una pagina NO al DDL 1865 presentato in Senato dalla Senatrice Simona Vicari fondatrice Bianca Maria Canepa;

viene inoltarta una lettera alla senatrice Simona Vicari promotrice del disegno di legge;

Simona Vicari risponde alla lettera sopracitata sul suo blog Diario di bordo di Simona Vicari post: DDL 1865 - ARCHITETTI,INGEGNERI,GEOMETRI.....

9 febbraio 2010:

sul blog di Archiportale Elena Fedi scrive: SICCOME SAREI POCO ATTENTA ....LEGGETE LEGGETE;

viene aperta la pagina di Facebook SI AL Disegno di Legge DDL 1865 fondata da Ciro Petriccione.

10 febbraio 2010:

sul blog Architettura Catania viene pubblicato In esame al Senato un assurdo disegno di legge per estendere le competenze d progettazione architettonica e strutturale ai geometri dove si minaccia: SE QUESTA LEGGE DOVESSE ESSERE APPROVATA VORRA' DIRE CHE L'ITALIA HA DEFINITIVMENTE RINUNCIATO ALL'ARCHITETTURA SIA COME DISCIPLINA TECNICO/PROESSIONALE CHE COME BENE CULTURALE.
IN TALE EVENIENZA QUESTO BLOG VERRA' CHIUSO

11 febbraio 2010:

il blog Amate l'Architettura invita a firmare una petizione PER LA SALVAGUARDIA DELL'ARCHITETTURA CONTRO IL DDL 1865 e scrivere una lettera al ministro Simona Vicari mail vicari_s@posta.senato.it nel loro post: Bisogna riconoscerlo: i geometri sono più bravi di noi;

Matteo Seraceni attraverso mail mi segnala di aver aggiornato un suo post:
«Ciao.
Volevo segnalarti una cosa preoccupante che ho segnalato già sul mio blog:
http://arching.wordpress.com/2010/01/20/competenze-di-ingegneri-architetti-e-geometri-redux/
e che proviene da http://architetturacatania.blogspot.com/2010/02/in-esame-al-senato-un-assurdo-disegno.html.
Senza parole»;

il blog Voltare Pagina pubblica un post dal titolo emblematico DISEGNO DI LEGGE SHOCK! e indica la pagina del sito del parlamento, dove si può votare ‘Sei favorevole o contrario’;


Eleonora Bonanno pubblica su FB una nota: Contro l'assurdo disegno di legge per estendere le competenze dei geometri
.

12 febbraio 2010:


la senatrice Simona Vinci sul suo blog Diario di bordo di Simona Vicari nel post DDL 1865 - ARCHITETTI,INGEGNERI,GEOMETRI..... scrive: Comunico che incontrerò il Presidente nazionale dell'Ordine a fine mese, per discutere serenamente sulle possibili migliorie al ddl;


Matteo Capuani sulla bacheca Facebook federazione Architetti Ingegneri Liberi Professionisti
scrive:. ..........E' di poche ore fa la conferma che la Senatrice Vicari, con estrema disponibilità, ha fissato un incontro presso il senato con il presidente del Consiglio Nazionale Architetto Massimo Gallione, ed il sottoscritto, per discutere sul Disegno di Legge (fissato per mercoledì 24 febbraio). Ovviamente ci aspettiam...o un incontro importante, dove poter rappresentare ogni nostra ragione, ed ogni motivo, di interesse generale (per il paese) e particolare (per gli architetti).........
..........Confidiamo che la sensibilità politica e la capacità tecnica del nostro interlocutore, possano permettere al buon senso di prevalere sugli interessi particolari a tutela e beneficio del paese, del paesaggio, della sicurezza dell'abitare e in ultimo ma non meno importante di una intera classe professionale di lavoratori (125.000 architetti italiani) oggi in condizione di grande sofferenza!!!............
architetto matteo capuani
.

12 febbraio 2010
(Ultima modifica: 13 febbraio 2010)

Intersezioni --->SPECULAZIONE

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA
__________________________________________

Note:

[1]DISEGNO DI LEGGE n. 1865 d’iniziativa dei senatori Simona Vicari, Antonio Battaglia, Valerio Carrara, Salvatore Cuffaro e Elio Massimo Palmizio. Link

[2] Oliviero Toscani, Io non sono obiettivo, Feltrinelli, 2001, pp. 126-127


[3] Palazzinari Anno Zero” pubblicato su Abitare, aprile 2008, n. 481, pp. 13-16.
Su Wilfing Architettura: 0011 [SPECULAZIONE] Palazzinari anno zero

[4] Gianni Biondillo, Metropoli per principianti, Guanda, 2008. pp.20-22


[5] Redazionale, Laurea honoris causa a Bellavista Caltagirone, Corriere della Sera, 24 ottobre 2009. Link

[6] Bruno Zevi, Saper vedere l’architettura, Einaudi, Torino, 1948, p. 15

25 commenti:

  1. Lucida e visionaria disquisizione sull'utilità del genere umano per la natura che lo circonda.
    Riporre tutta la nostra fiducia negli architetti mi pare un po' assurdo, a mio avviso dovremmo mettere inseime tutte le professionalità ed includere e valutare che non dobbiamo lasciare un segno sul territorio per forza ma che forse il saper lasciare segni tnato integrati nello stesso tali da farli scomparire e sentire una cosa sola è la soluzione migliore per noi e pe r i nostri posteri.

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  2. ---> Massimiliano,
    credo che sia arrivato il momento d’interventi organici e non di casta.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  3. "disposizioni in materia di competenze professionali degli architetti junior, degli architetti pianificatori paesaggisti restauratori, dei architetti disegnatori industriali, degli architetti scenografi comunicatori massmediologi" proposta per un disegno di legge a cura dell'ordine APPC nazionale... bi bip bi bip bi bi bip bi bi bip ueh! marco+, sveglia! giù dalle brande!

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  4. Marco+,
    sintesi perfetta.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  5. andando a ritroso: l'intervista al mio ex presidente della provincia penati me l'ero proprio persa:
    l'aria è di uno che parli per parlare, senza attaccare la spina, discorsi da bar ma senza la fragranza del cornetto... discorsi così, per fare amicizia col votante, politica per un'italia che si vuole livellata al basso, che vota lega, che ama i geometri che l'han fatta così com'è...
    gli architetti possono eventualmente sognare... e forse già lo fanno
    (com'era quello slogan anni '70? Fanfani ritorna/non ti avevamo capito!)

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  6. ---> Lucia,
    ti riferisci a quest’intervista ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2008/04/0016-citta.html
    ?
    Che sia chiaro è inutile fare contrapposizioni di casta sterili, una città accetta di crescere quotidianamente a prescindere dal tecnico di turno.
    Io credo che la figura del geometra sia ormai obsoleta - non ci sono più le condizioni per cui è nata – e gli architetti /ingegneri devono sinergicamente essere i nuovi artefici di un cambiamento culturale dell’edilizia.
    Non possiamo costruire più senza criterio e soprattutto occorre avere una visone organica della città.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  7. 1° di facebook

    Copio e incollo i commenti di facebook, una piattaforma complementare al blog che facilità l’interazione con gli utenti ribaltando la logica del classico blog. Facebook a differenza dei blog - strutturalmente accessibile a tutti- è ristretto ad alcuni 'amici' (sarebbe opportuno chiamarli contatti) selezionabili dall’utente attraverso specifiche del programma.

    Viviana Terzoli:
    Marco, Valentina, sono assolutamente d'accordo con Salvatore D'Agostino.
    Viviana Terzoli

    Valentina Delfini:
    Finalmente qualcuno che analizza il problema...bravo Salvatore!

    Bianca Maria Canepa:
    "Grazie Salvatore! essere uniti e solidali sarà la nostra forza...non molliamo ;-)"

    Salvatore D’Agostino:
    Bianca,
    io ho un’idea diversa, credo che sia arrivato il momento di una visione più organica tra architetti e ingegneri.
    Se leggi il mio post (almeno la parte finale) propongo quattro mosse.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    Elena Fedi:
    io scrivo da quasi 2 anni sul blog di www.archiportale.com ed ho scritto molte proposte sul'edilizia e sulla professione . Vieni a vedere . Ciao

    Salvatore D'Agostino:
    Infatti ho segnalato il tuo impegno nel post che ti ho citato

    Giuseppe Romagnoli
    D'accordo, dove devo firmare
    [omissis]

    Salvatore D’Agostino:
    Queste sono le mie proposte ma non c’è nessuna petizione da firmare.
    Magari puoi sostenere l’idea con un commento sul blog e vedere se si può fare qualcosa di più incisivo.
    Io sono convinto che occorre cambiare la cultura ‘edile’ con idee che investono tutto il settore dell’edilizia non serve a niente tutelare ognuno il proprio giardino.
    La città cresce ugualmente a prescindere dal progettista.
    Ci vuole un movimento più organico o se preferisci un profondo cambiamento ‘culturale’ ma non in senso elitario ma popolare.
    P.S.: Per il DDL 1865 le associazioni Spazi Contemporanei e Amate l’architettura hanno lanciato una petizione, se vuoi vedi qui ---> http://www.petizionionline.it/petizione/per-la-salvaguardia-dellarchitettura-contro-il-ddl-1865/725

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  8. 2° Facebook

    Mila Spicola:
    caro salvatore,
    ti incollo il link a un articolo che che mi colpì molto quest'estate. Ero a Roma, ma riguardava Palermo.
    Non è stato solo Toscani a chiedere di salvaguardare il bello. Non il bello semplicemente estetico, ma il bello dell'ordine nel territorio, della progettazione consapevole e qualificante. U simile e ben più forte e sroprendente monito è arrivato da un altra insospettabile fonte:
    http://palermo.repubblica.it/dettaglio/l´anatema-dell´arcivescovo-citta-sfigurata-dalle-brutture/1675343

    Salvatore D’Agostino:
    Mila,
    ci sono uomini di chiesa che hanno molto coraggio. Tra i martiri della mafia se ne contano a decina.
    Toscani non ha nessun primato, lui sa usare bene i media, ma ha avuto il pregio di andare a dire all’ANCE (cioè l’associazione nazionale costruttori edili) cioè lo zoccolo duro della nostra cultura ‘edilizia’ che occorre cambiare rotta.
    Demolire il brutto per costruire qualcosa di decente.
    La mia riflessione è sul concetto del ‘bello’ che non può essere prerogativa degli ‘architetti’ o parte di essi.
    Si deve fare un ragionamento più ampio, la città ogni giorno si sviluppa assorbendo gli umori estetici della cittadinanza.
    Io propongo dei ‘movimenti sinergici culturali’ ovvero un cambio della nostra cultura ‘edilizia’:
    1. abolire gli istituti tecnici per geometri, non servono più;
    2. tutti gli edifici di carattere pubblico (anche privati) devono essere concepiti da un processo ideativo e tecnico sinergico tra architetto e ingegnere;
    3. parlare di città bandire i concetti un po’ razzisti di centro storico e periferia;
    4. eliminare la discrezionalità politica sulla progettazione degli edifici pubblici.
    In sintesi la città va ripensata includendo tutti gli attori del processo edilizio e ora di finirla con le contrapposizioni ‘elitarie’.
    Non possiamo evitare la costruzione di edifici privati brutti ma almeno occorre iniziare a progettare con criterio quelli a carattere ‘pubblico’ partendo dal concetto di urbanità ovvero il rapporto virtuoso tra il costruito e l’abitante.
    Buona domenica,
    Salvatore D’Agostino

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  9. 3° Facebook

    Mila Spicola:
    "il punto 2.
    architetto e ingegnere? da soli non bastano più.
    oggi un edificio è un organismo vivente (lo è sempre stato in realtà). Certo una sinergia tra queste due figure già sarebbe qualcosa: se queste figure però si mettono in testa che devono saperne molto ma molto di più di clima, di involucro, di economia del contesto...e allora ci vorrebbero ben altri insegnanti nelle università.
    IL problema grande e urgente è il livello qualitativo mediamente basso dei corsi universitari: si pretende poco e si offre il minimo. Dico "mediamente", perchè è ovvio che ci siano le punte di diamante in ogni corso di laurea. Ma bastano? Gli effetti del "cattivo governo" non sono solo quelli politici, ma sono , ahimè, complessivi. Toccano il bagaglio professionale sia di architetti che di ingegneri, hanno a che fare con un contesto sociale generale di completa ignoranza dell'architettura. Completa ignoranza. Possiamo sottoscriverlo a caratteri maiuscoli.

    p.s. sorprendente il ddl di simona: eppure lei è un architetto. Del mio ateneo e abbiamo seguito gli stessi corsi. Aggiungo: un buon architetto non si forma solo all'università, ma al liceo. Se non è un profondo umanista sarà più arduo che ne venga fuori un bravo e serio professionista."

    Salvatore D’Agostino
    Mila,
    qualche settimana fa su radio tre (qui il link http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=307244# ) lo scrittore Davide Camarrone puntualizzava che i siciliani non conoscono la loro storia (credo che sia una frase sciasciana) hai perfettamente ragione a sottolineare ’l’ignoranza diffusa dell’architettura‘ la stragrande maggioranza dei cittadini (di tutti i paesi siciliani e credo ‘italiani’) non hanno il senso della città si va da A e B e viceversa senza guardare la città o tantomeno avere degli obblighi civili su ciò che è pubblico.
    La sinergia è fondamentale (in senso ampio come speri), non possiamo più pensare a una costruzione ‘elitaria’ della città cioè solo alcuni eletti possono costruire, occorre saper attutire i danni.
    Vi sarà sempre una città costruita dai laureati non ‘brillanti’.
    Vi sarà sempre una città pensata in modo POPolare.
    Occorre iniziare a pensare a delle città che sappiano coniugare il POPolare con il sofisticato POP.
    Non avevo dubbi che conoscevi Simona Vicari, ma come ben sai sono ordini impartiti dall’alto.
    Abbiamo bisogno di alimentare l’industria del cemento, occorre prelevare soldi a pioggia soprattutto quelli dei piccoli risparmiatori che non si possono permettere palazzine ma piccole opere, quindi ‘Piano casa’ e ‘parcelle dei geometri’.
    Bieca operazione politico-commerciale.
    Ci vuole una visione più ampia e non del continuo stillicidio di legge ‘toppe’ salva uomini, economie, emergenze.
    Non credi?

    RispondiElimina
  10. Caro Salvatore,
    condivido la tua analisi in tutti i punti, soprattutto per quanto riguarda le volontà di creare nuove sinergie fra architetti e ingegneri allo scopo di aliminare tutte le barriere settoriali.
    Ho notato che molto si è già discusso riguardo il fatto architettonico.
    Il punto che invece vorrei rimarcare (da buon ingegnere) è invece quello della progettazione delle strutture. Ovviamente credo fermamente che ogni operatore del processo edilizio debba avere un livello "medio" di conoscenza strutturale.
    Ma la progettazione strutturale vera e propria non può essere affidata a chiunque: quindi a mio parere non solo dovrebbero essere solo ingegneri a progettare ma nemmento tutte le categorie di ingegneri. Non voglio arrivare alla settorializzazione "tipo francese" del "progettista del ferro" o "del cemento"; però l'analisi strutturale, soprattutto per quanto riguarda l'introduzione dell'analisi dinamica coi nuovi DL, è una cosa seria.
    Il problema è che se si lasciano le cose così come sono ora, metà degli edifici sarà progettata da un programma di calcolo, senza la possibilità che chi immette i dati riesca a capire se gli output possono essere verosimili o no; e non venitemi a dire che conta "l'esperienza" perchè per le tensioni ammissibili forse, ma con gli stati limite, le gerarchie di resistenza, ecc... ogni nuovo progetto presenta peculiarità uniche.
    Pensiamo poi se veramente la progettazione strutturale venisse affidata ai geometri che, ricordo, a malapena studiano le strutture iperstatiche.
    Io mi vergogno di un sistema politico che propone queste cose. Mi vergogno perchè in gioco c'è la vita di migliaia di persone che quelle case le andranno ad abitare.
    A presto

    Matteo

    RispondiElimina
  11. Prima parte:
    Matteo,
    nella mia stima dei tecnici geometri (120.000) + architetti (135.000) + Ingegneri (nel 2008 ne sono iscritti all’albo 215.000 che comprendono tutte le specializzazioni) ho quindi approssimato per difetto a 400.000 operatori dell’area ‘edile’.
    Nel dire «chiarendo le competenze di ciascuno ed eliminando le mille lauree specialistiche che alimentano una confusione di competenze», semplificavo il concetto da te espresso.
    Non ci possiamo più permettere questa bonaria ‘amicale’ attività edilizia, perché la cultura ‘speculativa’ del progetto sta cominciando a crollare ma non, metaforicamente, ma concretamente queste ‘costruzioni’ ‘del santo in paradiso’ sono dei killer spietati, ecco alcuni esempi:
    Scuola San Giuliano di Puglia, 27 bambini morti, per sopraelevazione incauta;
    Casa dello studente crollata perché mancava un pilastro, 8 studenti morti;
    Frana nel messinese Giampilieri, 18 morti, per incuria del territorio (io direi per ignoranza dell’amministrazione comunale su questi tipi di problemi).
    Si possono fare ancora svariati esempi, spesso poco conosciuti perché non veicolati attraverso i media (cioè la TV).
    Ecco perché non sono convinto che gridare contro una legge non serve a niente se non s’innesca un cambiamento culturale. I quattro punti indicati sono quattro movimenti culturali.
    Occorre una visione organica e non puntuale.
    Se ci permetti il nodo più complicato è l’ultimo: «eliminare la discrezionalità politica sugli affidamenti degli incarichi ‘pubblici’».

    Significativo è questo colloquio tra Marco Casamonti (Archea http://www.archea.it/) e Paolo Desideri (ABDR http://www.abdr.it/site2004/):
    «Io devo dire - afferma Casamonti in un colloquio con l'architetto Paolo Desideri a proposito di un appalto per la realizzazione del Nuovo Teatro di Firenze - che l'unica cosa è che effettivamente l'Italia è un paese un po' dove effettivamente le cose non vanno per il verso giusto... ma questa è una condizione generale... oggi tocca a me e domani a te, cioè non vanno per il verso giusto perché l'ingerenza della politica assume toni vergognosi... secondo me... che esulano dalla qualità... anche la conduzione del Ministero dei Lavori pubblici non è poi che sia così limpida... su questo penso che tu sarai d'accordo anche te». Nell'ordinanza si sottolinea come l'architetto Desideri lasci intendere che, a parte il ruolo dei progettisti, l'imprese si devono «muovere» su un piano diverso per ottenere l'aggiudicazione dell'appalto, confermando la tesi del suo interlocutore circa il carattere di illegalità che permea l'intero sistema.
    Casamonti quindi insiste nell'indicare «come al limite dello scandalo - scrive il gip - il sistema di gestione degli appalti all'interno del ministero, che si fonda sul principio della turnazione». L'intercettazione infatti così prosegue: «È una situazione vergognosa quella delle imprese perché... anche come si sono mossi questi concorsi... onestamente... non è così limpido... al di là dei meriti... io esulo dal progetto... io ti ho fatto i complimenti... però non è limpido... non è limpido... cioè...e ci sono un sistema dentro il Ministero dei lavori pubblici... che secondo me sfiora lo scandalo... cioè questo dobbiamo dirlo perché... è vero... poi domani ci lavoro io... domani ci lavori tu... fa bene uguale...(ride)... però».
    Redazionale, L'intercettazione: «Sugli appalti vergognosa ingerenza della politica»Corriere della Sera, 10 febbraio 2010
    Link: http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_10/intercettazione_firenze_6d91ba48-168e-11df-9e42-00144f02aabe.shtml

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  12. Seconda parte:
    Casamonti è certamente ben inserito nel sistema. Nel maggio 2008 parla con l’architetto Paolo Desideri e analizza il sistema di gestione degli appalti al ministero dei Lavori pubblici. «È una situazione vergognosa quella delle imprese perché... anche come si sono mossi in questi concorsi... io esulo dal progetto però non è limpido e ci sono un sistema dentro il ministero che sfiora lo scandalo... cioè questo dobbiamo dirlo perché oggi lavoro io, domani tu. Va bene uguale però...». L’amico non si sottrae: «Fammi completare il ragionamento che è questo... loro evidentemente stanno immersi in un liquido gelatinoso che dici giustamente tu è al limite dello scandalo, bene... però non è che possono pretendere che quando da questo liquido gelatinoso emergono e quindi il sistema di potere porta alla premialità per loro tutto questo va bene e quando non avviene...». Casamonti è categorico: «La mia impresa è più legata al ministero di qualsiasi altra... io penso che anche i ricorsi sono funzionali. L’impresa fa ricorso perché questa volta mi hai inc... e la prossima volta tu... questi fanno una loro logica all’interno della logica della spartizione del potere... è tutta loro».
    Fiorenza Sarzanini «Appalti e costi gonfiati anche del 50 per cento», Corriere della sera, 13 febbraio 2010
    Link: http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_13/Appalti-e-costi-gonfiati-anche-del-50-per-cento-fioernza-sarzanini_0617359e-1870-11df-adbd-00144f02aabe.shtml

    Il problema non è solo quello di risolvere questo inghippo ‘politico/economico’ ma è chiaro che: «Le imprese si convertiranno da stupratori in psichiatri del paesaggio, la stessa ruspa che ha cementificato abbatterà l’edificio indesiderato, pura legge economica».
    Benvenuti nell'era della decommissioning».
    Lo dicevo in questo vecchio post : http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2008/03/0009-speculazione-benvenuti-nellera.html
    C’è una lucida follia nei costruttori e tecnici edili o costruire o distruggere/ricostruire ambedue i concetti sono figli della stessa logica ‘economica’.
    Per questo motivo occorre un cambiamento ‘culturale’ altrimenti rischiamo di continuare a mettere ‘pezze’ ovvero gli ottimi palliativi per la retorica politica lasciando inalterate le logiche insane affaristiche.
    Se ci pensi ‘Tangentopoli’ rispetto a quello che sta succedendo in questo periodo appare uno scherzo ‘infantile’.
    Torno a lavorare poiché: io stamattina ‘pensavo a cosa fare per avere una vita dignitosa’ alle tre e mezzo dentro al letto.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  13. Mi è arrivata questa mail da parte di Alberto Fogliato (blog ---> http://suonieriflessioni.blogspot.com)
    Dopo le ultime vicissitudini, escono volumi indispensabili per orientarsi all'interno di questa difficilissima professione.

    Ciao,
    Alberto.

    Che a sua volta aveva ricevuto la segnalazione da Robert Maddalena (blog ---> http://lineadisenso.splinder.com/)
    Oggetto: il nuovissimo manuale dell'architetto, versione gratuita
    A: alberto fogliato
    http://www.architettisenzatetto.net/blog/post/index/793/Il-nuovo-nuovissimo-manuale-dellarchitetto

    Li ringrazio per la segnalazione.
    Ho scritto su AST questo commento, si scherza (amaro):

    AST,
    già in stampa (con la mia stampante laser) dopo lo stile 'Caltagirone' lo stile 'Casamonti'.
    Siamo passati dalla società liquida (di quell’ingenuo di Zygmunt Bauman) alla società ‘gelatinosa’ di Casamonti-Desideri.
    Circa due anni fa (26 giugno 2008) vedendo da casa i suoi interventi alla festarch mi era venuto qualche dubbio sulla correttezza dell’architetto fiorentino e su Wilfing Architettura gli chiedevo: « Architetto Marco Casamonti le chiedo è un furto d’autore o è la frenesia da ‘parole icone’, che includono tutto e il suo contrario, nel desiderio di diventare POPolare?»

    Lui mi ha risposto:«E' sempre un piacere dedicare la propria vita all'architettura italiana, affrontando incommensurabili sconfitte e fatiche per cercare di fare in questo paese cose di qualità, e questo nonostante persone che come lei pensano che l'intelletto senza il coraggio di esporsi possa essere una risorsa in questo paese.
    Ancora Grazie
    Lo studio Archea».
    Link: http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2008/06/0017-speculazione-andrea-zanzotto-non.html

    Adesso grazie al manuale mi è tutto più chiaro.
    Non disturbate sto ‘studiando’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino.

    P.S.: sul blog di abitare nessuno ne parla.

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  14. Da vile geometra mi sento di spezzare una lancia a favore della mia tanto villipesa categoria.
    E' vero che tante dei piccoli obbrobri sparsi per il brut-paese sono ascrivibili ai geometri o ai periti edili, ma quanti grandi pugni nell'occhio si devono agli architetti?
    Il problema fondamentale non è il diploma o la laurea lunga o breve, il problema sta solo nel nepotismo e nella corruzione degli ordini professionali. Perchè un bravo geometra deve penare anni e anni di burleschi esami di abilitazione, se poi il suo vicino di banco (magari uno di quelli che non fa la O con il bicchiere!) passa al primo tentativo per via del cognome eccellente? O magari diventa pure architetto, senza peraltro aver dato un solo esame serio?
    Conosco dei geometri capaci di mangiare la pappa in testa a qualunque architetto come a tanti ingegneri (i laureati da scrivania), sia come progettazione che come realizzazione, così come mi è capitato, da volontario sull'ambulanza, di vedere infermieri professionali sull'automedica assai più bravi del dottore del pronto soccorso.
    Sicuramente occorrono regole nuove, abolizione di ordini e collegi inutili, una rivisitazione delle competenze che passi anche attraverso l'esperienza: un geomtrino neodiplomato non dovrebbe per legge progettare opere della stessa importanza di un'altro con 30 anni di studio professionale, e lo stesso discorso si può fare anche per ingegneri e architetti.
    Ma non si può gettare tutta la croce addosso ai vili geometri; in giro per il territorio ci sono anche piccoli edifici degnissimi ed alcuni anche molto belli, la minoranza se volete, ma ci sono.
    Vil Geometra.

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  15. ---> Vil geometra,
    l’anno scorso Emanuele Piccardo a proposito delle recenti inchieste giudiziarie che riguardavo il mondo dell’architettura a Firenze (guarda caso ci sono alcuni protagonisti di oggi) mi chiese di scrivere un pezzo.
    Scrissi un articolo dal titolo «È così».
    Scusa l’autocitazione ma oggi non saprei dire diversamente: «Come nella Turchia vista e raccontata dal premio Nobel, in Italia la figura dell’architetto è morta, al limite patteggia con la mafia e non sembra esserci soluzione».
    Link: http://www.archphoto.it/2009/02/02/salvatore-dagostino_e-cosi/
    Ho scritto di getto questo post sul DDL 1865 per attutire l’ondata di retorica sulla presunta supremazia della figura dell’architetto.
    Suggerendo agli architetti o ingegneri di osservare il problema nella sua complessità.
    La figura del geometra progettista oggi è anacronistica, occorre una sinergia politica di tutte gli operatori edili al fine di migliorare le nostre ‘vituperate’ città.
    Non lo sguardo utopico ‘dell’architetto demiurgo’ ma lo sguardo distopico corale.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  16. Salvatore!
    Spero che tu sia un po' come il tuo omonimo nel "Nome della Rosa" di Umberto Eco, cioè un'uomo capace di parlare tutte le lingue del mondo.
    Se quindi stai parlando solo con la purissima lingua dell'Architetto, non ti si può dare torto. Ma se, come mi aspetto, sai parlare anche "l'Ingegneresco" o il "Geometrale", ti accorgerai che le parole che stanno dietro alla "guerra santa delle competenze" non sono altro che vuote e inutili reiterazioni degli sproloqui pollitici (con due elle!) riportati sul decreto.
    Non ti offendere, non ce l'ho con te e neppure con la categoria, ma, come si dice dalle mie parti, "la testa va anche bene tra le nuvole purchè i piedi siano ben piantati a terra".
    Ora guardiamo il problema dal punto di vista del cliente o committente (che in quanto pagante ha sempre ragione per default): come facciamo a pretendere che egli, per una parete in più o in meno o per una finesta o porta spostata nella sua microcasetta al mare, si deva per forza recare da un'architetto? E questo, abituato a lavorare ottimamente con la sua (filosofica?) calma bellezza (neoclassica o meno), non finirà per trattare con sufficienza le migliaia di clienti ristrutturanti che si troverà improvvisamente a fronteggiare nel suo luminoso studio? O peggio, per accontentare tutti, non finirà per trascurare la qualità dei suoi progetti più importanti?
    Ecco a cosa servono i geometri! Risolvono lo sporco e intasante lavoro di routine, le DIA, le asseverazioni, i bomboloni, i passi carrai...
    Occorre a questo punto una sola autorità vigilante edilizia, dal giudizio inappellabile, che sostituisca tutti gli Ordini Collegi, prebende e sinecure che ancora pascolano, indisturbate, dai tempi di Garibaldi!
    Un solo ufficio regionale, ben diretto organizzato e tecnologico, a cui tutti, dai progettisti lauraeti o no, ai professionisti edificatori, ai capicantiere, alle imprese edili, agli uffici tecnici comunali fino all'ultimo dei manovali debbano obbligatoriamente fare riferimento. A questo e a quest'unico organismo siano demandate le valutazioni obbligatorie e certificate sui limiti di competenza (e quindi anche sulle responsabilità) di ciascun attore. In Inglese si dice Skill, ma vorrei che qualcuno coniasse un bel neologismo italiano.
    Ricordatevi infine che Frank Lloyd Wright era un Geometra e non un Architetto!!
    A pasqua sarò dalle tue parti: ti contatterò per parlare un po' di questo e di altro.
    Saluti dal Vile Geometra.

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  17. Esimio vil\geometra, lei ha necessità del dott. Freud per risolvere, forse, qualche conflitto con il "papà" Wright!Non sono psicoterapeuta ma se vuole gliene posso indicare qualcuno oppure si potrà rivolgere a Bisio che con l'aiuto delle pagine gialle, gli indicherà quello più vicino a lei! Risarcito il rapporto conflittuale del tanatos, sicuramente potrà dedicarsi meglio e più sapientemente, alle sue pratiche catastali o sanatrici e magari topografiche! Veda, da architetto che si è formato al praticantato "muratoriale" (non ho avuto "padri" famosi!)mi rompe non sa quanto dover dividere le mie competenze con chi,a mio giudizio, non ha "CULTURA" progettuale!Si caro geometra, qui non c'è molto da dire o aver talento o "scuole" poliglotte. Qui c'è da stabilire chi ha "scuole" e cultura per far progetti! E non spostamenti di porte/finestre o contabiità in ACR o Primus o facci lei.... c'è da stabile se l'estetica della città debba essere "affare" di geometra o d'architetto!Mi risulta che in nessun paese europeo la figura del geometra o del suo omologo, possa mettere "mano" al disegno della città. Ovviamente solo in Italia giochiamo sempre al "tre oro vince, tre oro perde"! Vada in Francia,per esempio, dove per primi (mi pare che sia da tempo anche norma europea!)con la legge sull'Architettura (anni'80)hanno stabilito che unico "regista" dell'iter edificatorio è l'architetto! Certo c'è civiltà e civiltà e noi stiamo nella civiltà delle volpi, dove anche gli "infermieri" possono operare!

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  18. Signor Zappalà,
    Grazie al cielo, il mio triste contributo alla distruzione del paesaggio italiano si è limitato ad un solo edificio, la centrale telefonica di Montecavolo (RE). Dopodichè le varie ristrutturazioni aziendali mi hanno strappato all'edilizia e buttato nella trincea della rete d'accesso. Adesso il mio lavoro è solo per un terzo da geometra, per i due terzi restanti è da perito in telecomunicazioni.
    Non metto in dubbio che la stragrande maggioranza dei geometri esca dalla scuola più ignorante di quando ci è entrata e, se va bene, impara a lavorare sul campo, pardon, sul cantiere. Ma, come ho detto prima, non si può gettare tutta la croce delle brutture addosso a chi, in fin dei conti, ha lavorato cercando di rispettare il più possibile le regole.
    La riforma ci vuole, eccome!
    Occorrerebbe inoltre aprire un'altra discussione su abusivismo o architettura spontanea, su stato di necessità (dove mancavano i PRG) o stato di speculazione (vedi le coste liguri!).
    Ciò che hanno progetatto i geometri, ovviamente salvo eccezioni, non è lo strapeggio dell'Italia: pensi a che cosa si è costruito non utilizzando alcun progettista!
    Ciò che ha davvero rovinato l'ameno paesaggio dello stivale è stata la folle pollitica del considerare il mattone come investimento finanziario e non come mero (ma il più possibile bello) contenitore di vita e di lavoro!
    Ma su questa sciagurata scelta epocale ci hanno campato tutti: alcuni (i furbetti) si sono davvero arricchiti, alcuni altri (compreso alcuni tra Geometri Ingegneri e Architetti) hanno comprato il Cayenne o il camper nuovo di zecca, altri ancora hanno solamente racimolato il pranzo e la cena (i manovali extracomunitari), ma di questi tempi anche il semplice avere un letto e un po' di companatico non è poco!
    Per questo invidio chi è rimasto nell'ambiente in questi anni di folle corsa al cemento: nel bello o nel brutto hanno lavorato, hanno acquisito esperienza, hanno allargato il proprio "skill" (mi perdonino ancora gli accademisti della crusca!
    Ciò che fa schifo prima o poi si demolirà, ma adesso che si può costruire più ragionevolmente e con meno impatto estetico, abbiamo alcune migliaia di "esperti sul campo" che non tarderanno ad insegnare a tutto il mondo come si fanno le cose fatte bene, e questo proprio perchè hanno visto realizzarsi in Italia i peggiori incubi cementizi. E' sbagliando che si impara!
    Con ciò ribadisco che occorre una seria riforma, ma questa riforma si deve fare sul campo di battaglia, giorno per giorno, con interventi legislativi mirati e localizzati a livello regionale (l'Italia è troppo lunga), ma soprattutto con un alto e severo controllo estetico che deve essere per forza pubblico.
    Buon lavoro a Lei e a tutti gli Architetti.
    Vil Geometra.

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  19. Signor vil\geometra, la vis del mio intervento prende soltanto a pretesto il suo...Se vuole la prossima volta mi chiami architetto tanto per stabilire, almeno qui, le cose come stanno!E non è personale lo scambio, dato che non ci frequentiamo...Credo che nella vita uno scelga di fare quello che vuole ...fino a quando si può! Io ho sentito, da quando ho memoria, di "essere" architetto! Non ho avuto mai alcuna intenzione di farlo a metà servizio o confondendo il mio sapere.E non mi sogno di caricarmi tutte le sciepiaggini degli scarsi e dei corrotti (anche intellettualmente!)che si sono e s'interessano dell'antropologia territoriale, insomma della trasformazione della "natura"!E non m'interessa entrare in una sorta di lista di buoni e cattivi che ce ne sempre uno peggio o uno migliore!Quindi lasci perdere di cronostoriare gli eventi, credo che ci riguardi marginalmente. Il punto, ribadisco, è chi deve (avendo titolo e cultura!)progettare la trasformazione del territorio? A chi fa comodo mischiare le carte? E' ovvio che chi spende meno fosforo richieda più!E' tipicamente italiota, paese del "purè", dove qualità e meritocrazia sono un'eccezione!Mi creda è questione soltanto di stile e di eleganza e questa terra maledetta non ne ha più...ma l'ha mai avuta?

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  20. LA MORTE DEL GEOM. ROY BATTY

    "Io ne ho viste cose che voi Architetti non potreste immaginarvi. Colate di cemento in fiamme al largo dei bastioni di Curtatone. E ho visto tensostrutture balenare nel buio vicino ai ponti di Calatrava. E tutti quei catastini andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire."

    Vil Geometra.

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  21. Sa vil\geometra, non sono a favore delle pene corporali e neanche contro le citazioni cinematografiche, sono contro l'incultura!Non sono per la selezione elittaria della mia "specie" che, se potessi, ad alcuni darei ancora belle dosi massicce di solfato di magnesio per purificare la mente ma pensa che risolveremmo il problema delle competenze? Sa, quando uno studia da "infermiere", non gli è dato operare al cuore!Poi possiamo sbizzarirci in spiritosaggini...tanto a chi importa!

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  22. Signor Zappalà,
    chiamare una persona con il proprio titolo di studio mi sa di piccolo mondo antico o, peggio ancora, riduce la persona al semplice suo ruolo nella società, un po' come succedeva nelle corporazioni medioevali.
    Credo infatti che le persone siano ben di più del loro titolo di studio, e talvolta persino valgono di più di quanto il pezzo di carta dimostri (non a caso ho citato Frank Lloyd wright!).
    Poi, sempre sottolineando il talvolta, mi è capitato di vedere all'opera alcuni infermieri (con i contro-attributi!) il cui intervento, in parte manuale e in parte ragionato, ha salvato vite umane, mentre il dottorino neolaureato buttato lì con loro sull'automedica non sapeva letteralmente che pesci pigliare.
    L'esperienza vale più della scienza?
    In un paese dove le lauree e gli esami di abilitazione si possono comprare (o persino ottenere gratis grazie al cognome) e non mi riferisco a lei, credo che il soggetto regionale pubblico sull'edilizia che auspico (o vaneggio?) sia una prima garanzia di valutazione reale degli skills di ciascun progettista o realizzatore, e quindi il via libera o meno alla progettazione o alla direzione lavori di un opera edificatoria. Regionale perchè l'italia è lunga. Regionale perchè è una dimensione già abbastanza grande da metterla al riparo da possibili beghe di campanile.
    Sogno (ma forse sono troppo utopico) che sia questo ufficio edile ad assegnare i lavori pubblici ai vari progettisti iscritti (uno alla volta in fila e che la fila sia on line e trasparente, in modo da far lavorare tutti)o addirittura a dare consigli e indicazioni al privato su chi può progettare e realizzare, dopo aver controllato lo skill dell'opera.
    Una specie di programma "Work Force Management" automatico ma modificabile dal responsabile di questo ufficio - sempre però in modo del tutto trasparente.
    L'ufficio edile regionale sostituirebbe:

    - Ordini provinciali Ingegneri Edili
    - Ordini provinciali Architetti
    - Collegi provinciali Geometri
    - Ex genio civile
    e darebbe pareri vincolanti alle stesure di PRG, POS, regolamenti edilizi, PST eccetera.
    Infine, mi dispiace di aver violato la proprietà artistica di Blade Runner, ma ho voluto giocare un po' sul triste epilogo che attende i geometri.
    Saluti.
    Vil Geometra.

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  23. Ecco la vera anima del vil\geometra...sempre la presuntuosa vil\incultura di essere prima del dottore cioè infermiere! Si faccia una Cepu e nn se ne parli più!No, orgogliosamente geometra!Ne parli cn Travaglio!forse la udirà cn più attenzione di me!Io sono per i trolls giganti più che per gli skills nani!

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  24. Metto nel piatto della discussione il mio ultimo post (http://ilblogdellacosa.ilcannocchiale.it/). In sintesi: non sono i titoli a fare le capacità. Non basta essere architetto (e io lo sono, per fortuna o putroppo) per avere sani principi, buone capacità progettuali, organizzative, ecc. Focalizziamo su quali sono gli standard della prestazione professionale (ci serve per fare i prezzi, per dare al clienti gli strumenti per giudicare il nostro lavoro e per giudicarci tra di noi) e poi vediamo (anche sul campo e non solo a priori) chi sa fare cosa. NOn è certo scagliandosi contro la figura del geometra, con più o meno potere progettuale, che si risolvono i problemi di una professione, quella dell'architetto, profndamente da rinnovare. Saluti e buona discussione a tutti.

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  25. ---> Emanuele Papa,
    chiarisco subito un punto ho scritto questo post perché avvertivo una certa deriva comune a molte battaglie ‘Web’ che focalizzano l’attenzione solo su un aspetto.
    Infatti non mi scaglio contro i geometri, penso solo che sia una figura anacronistica (non prevista dalle direttive europee vedi: Direttiva Europea 384/85) e cerco d’ampliare il problema osservandolo nella sua complessità.
    Condivido ciò che dici, ripeto il mio era un invito ad osservare il fenomeno nella sua complessità evitando di cavalcare le ribellioni Web su una ‘singola’ vicenda.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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