di Salvatore D'Agostino
Qualche tempo fa avevo concordato un’intervista con il blog Architettura di pietra e, in seguito alla loro richiesta, avevo cambiato la mia classica metodologia, a domanda segue risposta, nella più fredda lista di domande. Mi è stato detto che dovevo pazientare, ma dopo circa sette mesi e molte mail di sollecito senza risposta, mi sono deciso a pubblicare la mancata intervista proponendovi un piccolo gioco fate un copia/incolla e rispondete al loro posto, ovviamente saltate la prima domanda, per il resto siate liberi.
- Il nome del blog "Architettura di pietra" è già un manifesto. Quali sono i suoi punti di forza?
- A che cosa serve un blog per un architetto?
- Alberto Savinio nel suo libro "Dico a te, Clio" descrive il cemento come un materiale volgare e privo d'identità. Grazie a Carlo Scarpa e Giancarlo De Carlo abbiamo scoperto che il cemento può affiancarsi alla pietra. E' possibile ripensare le nostre città di pietra?
- Crede che l'architettura possa essere catalogata: di pietra, ecologica, high tech, strutturalista, cyber e così via?
- Rimanendo sul tema della pietra, è possibile progettare in Italia prendendo spunto dagli architetti Antón García-Abril, Wespi & De Meroun o Peter Zumthor?
- Parafrasando l'artista Pinuccio Sciola 'Il tempo si misura con la pietra' non crede che 'L'architettura italiana non si misura più con la pietra'?
- Non crede che l'eccessiva attenzione sul nostro patrimonio 'storico' abbia causato l'indifferenza verso parti di città 'non storiche', causando il degrado attuale?
- Lo scrittore Bruce Sterling pensa che ormai siamo maturi per il 'nuovo materialismo': "Basta con le noiose Macchine per Vivere, universali, ripetitive, serializzate, prodotte a grande scala". Il futuro è configurabile, personalizzabile, modificabile, adattabile, interattivo, polivalente, a basso prezzo. Cosa ne pensa?
- Per Stefano Boeri, Gilles Clément e altri l'architettura non si può sostituire alla politica, ma solo grazie ad un'oculata politica possiamo ottenere della buona architettura. E' possibile in Italia innescare dinamiche virtuose tra politica e architettura?
- Perché l'architetto italiano è rimasto a guardare le pietre, lasciando ai 'palazzinari' la costruzione della nuova Italia?
- Quali sono gli autori contemporanei da studiare?
- Qual è la sua speranza?
Intersezioni ---> MONDOBLOG
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Note:
inviate la vostra intervista o attraverso i commenti o sul mio indirizzo mail salvatoredagostino7 (at) gmail
Ecco le mie risposte:
RispondiElimina1. Il nome del blog "Architettura di pietra" è già un manifesto. Quali sono i suoi punti di forza?
2. A che cosa serve un blog per un architetto?
Non ho un blog quindi non saprei.
3. Alberto Savinio nel suo libro "Dico a te, Clio" descrive il cemento come un materiale volgare e privo d'identità. Grazie a Carlo Scarpa e Giancarlo De Carlo abbiamo scoperto che il cemento può affiancarsi alla pietra. E' possibile ripensare le nostre città di pietra?
Non conoscevo il libro di Albero Savinio. Le nostre città di pietra sono ad uso e consumo della fiction turistica, le altre sono ruderi, tutelate da leggi anacronistiche che inducono allo scempio.
4. Crede che l'architettura possa essere catalogata: di pietra, ecologica, high tech, strutturalista, cyber e così via?
No, l’architettura è tutto ciò che serve a l’uomo e lo contiene. Le distinzione servono ai partigiani della critica.
5. Rimanendo sul tema della pietra, è possibile progettare in Italia prendendo spunto dagli architetti Antón García-Abril, Wespi & De Meroun o Peter Zumthor?
Mi sfugge Antón Garcia-Abril. Credo proprio di si, ma con una classe dirigente e imprenditoriale più colta e attenta perché gli attuali sono ignoranti e rozzi.
6. Parafrasando l'artista Pinuccio Sciola: 'Il tempo si misura con la pietra' non crede che 'L'architettura italiana non si misura più con la pietra'?
Mi sfugge anche Pinuccio Sciola. Sì, condivido. L’architettura italiana da tempo si misura con il cemento e i mq.
7. Non crede che l'eccessiva attenzione sul nostro patrimonio 'storico' abbia causato l'indifferenza verso parti di città 'non storiche', causando il degrado attuale?
Credo che in Italia ci si sia dimenticato totalmente di riflettere sulle contraddizioni dei nostri tempi invece si ragiona su falsi problemi, lasciando agli speculatori la vita e l’abitare dell’uomo contemporaneo.
8. Lo scrittore Bruce Sterling pensa che ormai siamo maturi per il 'nuovo materialismo': "Basta con le noiose Macchine per Vivere, universali, ripetitive, serializzate, prodotte a grande scala". Il futuro è configurabile, personalizzabile, modificabile, adattabile, interattivo, polivalente, a basso prezzo. Cosa ne pensa?
Per l’Italia è fantapensiero. Anche se chi lavora nel campo del design riesce a produrre e vendere nel mondo queste ‘idee bizzarre’ targate Made Italy, una delle nostre tante contraddizioni.
9. Per Stefano Boeri, Gilles Clément e altri l'architettura non si può sostituire alla politica, ma solo grazie ad un'oculata politica possiamo ottenere della buona architettura. E' possibile in Italia innescare dinamiche virtuose tra politica e architettura?
Mi sfugge anche questa volta Gilles Clément. No. Non esiste virtuosismo, solo pressapochismo.
10. Perché l'architetto italiano è rimasto a guardare le pietre, lasciando ai 'palazzinari' la costruzione della nuova Italia?
Perché amiamo i furbetti e i nostri intellettuali amano organizzare convegni per spiluccare le pietre e non assumersi responsabilità politiche, ma parentali-accademiche.
11. Quali sono gli autori contemporanei da studiare?
Cino Zucchi, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo e Peter Zumthor mi limito a tre per non divagare.
12. Qual è la sua speranza?
Che sia ripristinata la dignità del lavoro per la figura dell’architetto.
Fortunato D.
Anche se ho già risposto alle tue stimolanti domande, la mia mania di protagonismo mi fa sentire l'obligo di rispondere anche a queste:
RispondiElimina3)Alberto Savinio nel suo libro "Dico a te, Clio" descrive il cemento come un materiale volgare e privo d'identità. Grazie a Carlo Scarpa e Giancarlo De Carlo abbiamo scoperto che il cemento può affiancarsi alla pietra. E' possibile ripensare le nostre città di pietra?
3) Più che altro necessario. È vitale "ripensare" daccapo le nostre città italiane, e smetterla di far finta che nuovi tempi non portano nuove necessità. Non è per "non rimanere indietro", perchè indietro già ci siamo. È per lo meno alzicchiare la testa.
4)Crede che l'architettura possa essere catalogata: di pietra, ecologica, high tech, strutturalista, cyber e così via?
4) Personalmente credo di sì. Odio l'indifferenziazione e l'inclusivismo, di cui già Prestinenza Puglisi spesso ci insegna ad evitare e ci mostra il prezzo da pagare per alcune strategie mosse in tal senso.
5) Rimanendo sul tema della pietra, è possibile progettare in Italia prendendo spunto dagli architetti Antón García-Abril, Wespi & De Meroun o Peter Zumthor?
5) In ogni nazione è possibile progettare prendendo spunto da chiunque, se si riesce a non essere semplicemente "di maniera" (tipo fuksas) ma si capisce come piegare un linguaggio a talune esigenze.
6) Parafrasando l'artista Pinuccio Sciola 'Il tempo si misura con la pietra' non crede che 'L'architettura italiana non si misura più con la pietra'?
6) In Italia si misurano con quel materiale i m3
7) Non crede che l'eccessiva attenzione sul nostro patrimonio 'storico' abbia causato l'indifferenza verso parti di città 'non storiche', causando il degrado attuale?
7) Assolutamente. A questo aggiungerei il disinteresse (ops, volevo dire l'"interesse") da parte della politica in qualche modo collusa.
8) Lo scrittore Bruce Sterling pensa che ormai siamo maturi per il 'nuovo materialismo': "Basta con le noiose Macchine per Vivere, universali, ripetitive, serializzate, prodotte a grande scala". Il futuro è configurabile, personalizzabile, modificabile, adattabile, interattivo, polivalente, a basso prezzo. Cosa ne pensa?
8) Che "La forma del futuro" (da cui se non sbaglio è tratta la citazione) è un libro che in una facoltà di progettazione (dal design, alle accademie, passando per architettura, grafica, eccettera) deve essere un libro fondamentale.
9) Per Stefano Boeri, Gilles Clément e altri l'architettura non si può sostituire alla politica, ma solo grazie ad un'oculata politica possiamo ottenere della buona architettura. E' possibile in Italia innescare dinamiche virtuose tra politica e architettura?
9) Dura. Credo che sia possibile solo partendo dal basso. Dalla politica, come dai diamanti di De Andrè, non nasce niente.
10) Perché l'architetto italiano è rimasto a guardare le pietre, lasciando ai 'palazzinari' la costruzione della nuova Italia?
10) Per poter lavorare, per ignoranza, per cinismo, per impossibilità di far altro.
11) Quali sono gli autori contemporanei da studiare?
11) Alcuni gli hai già citati tu:
Scarpa, De Carlo. Anche Boeri. Se ne devo citare una lista breve (facciamo 5?) dei più interessanti, e che hanno qualcosa veramente da dire, citerei:
- Lars Spuybroek, perchè è una voce fuori dal coro. Qualsiasi sia il tema;
- Steven Holl, perchè è l'unico che è riuscito a trovare una propria maniera, senza prendersi sul serio, senza arrancare inutili storicismi, senza dover rinunciare alla propria metodologia;
- Zaha Hadid, perchè è l'architetto che più ha influenzato la nostra contemporaneità;
- Le Corbusier, perchè ha generato i linguaggi di un Secolo, praticamente isolandosi;
- Soleri, perchè sognare concretamente è importante.
12) Qual è la sua speranza?
12) Non rispondo per non far trapelare ingenuità adolescenziali, ma credo che sia sufficente che la gente prenda coscienza di essere manovrata dall'alto.
(probabilmente non ti hanno risposto perchè non hanno senso dell'umorismo!)
---> Fortunato,
RispondiEliminauna visione concreta e non mediatica.
A presto,
Salvatore D'Agostino
---> PEJA,
RispondiEliminaCondivido bisogna evitare l'indifferenziazione e l'inclusivismo.
Ottima la risposta 10 niente d’aggiungere.
Una postilla alla risposta 11: diffidare dalle imitazioni alla Zaha Hadid l’architettura è un work in progress basato su un canovaccio infinito bisogna semplicemente saperlo leggere.
Pensi che sia mancanza di umorismo, non saprei. Spero che non sia la solita reticenza degli accademici nell’evitare contaminazioni dal basso. Intanto il responsabile è uno degli Advicers della III edizione “Medaglia d’Oro all’Architettura italiana”.
Speriamo di non rimanere di sasso.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
ciao salvatore,
RispondiEliminacome sempre le tue domande sono ben riposte... ma anche non facili da rispondere in due battute... e anch'io nutro un velato sospetto che in certi ambienti accademici non si abbia alcuna voglia di contaminazioni dal basso... ( o dal fianco!).
> tra architettura e politica concordo sulla sintesi Boeri/Clement... cosicchè ogni disciplina assuma la propria identità operativa, perchè ormai troppo spesso il politico si sostituisce all'architetto e l'architetto si sostituisce al politico che vuole fare l'architetto!
--->Marco+,
RispondiEliminacredo che l’unica contaminazione accettata da molti sia quella con la politica. Hai ragione spesso si confondono i ruoli tra la politica e l’architetto e viceversa. Nel frattempo gli accademici fanno ricerca familiare, ricordi l’albero genealogico?
Saluti,
Salvatore D’Agostino
1. Il nome del blog "Architettura di pietra" è già un manifesto. Quali sono i suoi punti di forza?
RispondiEliminaCaro Salvo, io lo cambierei. Mi ricorda tanto una Biennale in cui l'arch. post-socialista D'Amato Guerrieri aveva pietrificato l'architettura in un rigurgito post-fascista.
2. A che cosa serve un blog per un architetto?
Il blog può servire quanto serve ad una casalinga o ad un infermiere specializzato. Un blog è un blog e basta, uno strumento non un trampolino. L'architetto, quello che fa questo lavoro, cerca sempre occasioni di scontro all'esterno e non sul silicio.
3. Alberto Savinio nel suo libro "Dico a te, Clio" descrive il cemento come un materiale volgare e privo d'identità. Grazie a Carlo Scarpa e Giancarlo De Carlo abbiamo scoperto che il cemento può affiancarsi alla pietra. E' possibile ripensare le nostre città di pietra?
Vedi al punto 1, poi ne parliamo.
4. Crede che l'architettura possa essere catalogata: di pietra, ecologica, high tech, strutturalista, cyber e così via?
No. E scusa per la brevità.
5. Rimanendo sul tema della pietra, è possibile progettare in Italia prendendo spunto dagli architetti Antón García-Abril, Wespi & De Meroun o Peter Zumthor?
No. Queste sono menate universitarie. Bisogna guardarsi in giro, avere rapporti reali, capire in che direzione modificare un luogo: cose pratiche e faticose.
6. Parafrasando l'artista Pinuccio Sciola 'Il tempo si misura con la pietra' non crede che 'L'architettura italiana non si misura più con la pietra'?
La vuoi smettere di fare domande sceme?
7. Non crede che l'eccessiva attenzione sul nostro patrimonio 'storico' abbia causato l'indifferenza verso parti di città 'non storiche', causando il degrado attuale?
Il discorso è lungo. Però, quando P.P. era in auge e in brodo di giuggiole col cognato B.C., l'attenzione accademica era, vero, concentrata sul primato della Storia e, di conseguenza, sulla città storica. Nel frattempo B.C. rubacchiava ovunque per "aiutare" il proprio conto in banca. P.P. era presidente di una nota istituzione e l'indirizzo generale vedeva un certo modo di fare architettura che le costruzioni Lego, al confronto, erano robaccia. Cose d'altri tempi che gli eredi, politici e culturali, dei due di cui sopra hanno continuato a perseguire, nonostante tutto. Qual'era la domanda, dunque?
8. Lo scrittore Bruce Sterling pensa che ormai siamo maturi per il 'nuovo materialismo': "Basta con le noiose Macchine per Vivere, universali, ripetitive, serializzate, prodotte a grande scala". Il futuro è configurabile, personalizzabile, modificabile, adattabile, interattivo, polivalente, a basso prezzo. Cosa ne pensa?
Penso che sia così, ma il problema non riguarda l'architetto quanto il gestore degli spazi, il committente o l'operatore culturale che ha bisogno di raccontare ad altri una certa organizzazione del modo di vivere. Poi, però, queste figure (o questi figuri) preferiscono vivere in un appartamento "normale".
9. Per Stefano Boeri, Gilles Clément e altri l'architettura non si può sostituire alla politica, ma solo grazie ad un'oculata politica possiamo ottenere della buona architettura. E' possibile in Italia innescare dinamiche virtuose tra politica e architettura?
Già ci stanno. Il Woz per esempio?
10. Perché l'architetto italiano è rimasto a guardare le pietre, lasciando ai 'palazzinari' la costruzione della nuova Italia?
Povero scemo.
11. Quali sono gli autori contemporanei da studiare?
Marco Casamonti, chiedendo spiegazioni nel dettaglio.
12. Qual è la sua speranza?
Che i giovani architetti italiani abbiano gli stessi strumenti e le stesse condizioni di confronto, di lavoro, di divulgazione delle idee rispetto ad altri che vivono altrove.
---> Kilgore Trout,
RispondiEliminacondivido in parte la tua risposta alla seconda domanda, t’invito a confrontare i riempitivi della homepage dei settimanali Panorama (http://www.panorama.it/) o l’Espresso (http://espresso.repubblica.it/) con il settimanale statunitense The New Yorker (http://www.newyorker.com/).
Invece mi sono perso nella tua risposta alla settima domanda. Considerando gli acronimi P.P e B.C. dei nomi di architetti italiani e che la prima sigla sia riferita al nome e la seconda al cognome, come di norma. Ho pensato a P.P. Paolo Portoghesi e mi sono smarrito su B.C., di certo non si riferisce a Bruno Conterato l’architetto che insieme a Kirk Lohan e Joseph Fujikawa ereditò lo studio di Mies Van Der Rohe.
Aspetto un tuo aiuto.
Mi trovi perfettamente d’accordo sulla settima risposta.
Dell’ottava risposta condivido in parte le operazioni tipo ‘WOZ’ ho un dubbio che chiamo l’incognita di ‘Vladimir Archipov’ ecco riportato il suo dilemma: «Comunque l'idea che sta dietro a Geodesign mi sembra un approccio dà "tappabuchi", un camuffamento. Anche se l'arte, come il design, ha un'importante missione sociale, così diventa un atto di carità. Mi sembra strano che alla domanda "Hai un problema?" si possa rispondere "Non ti preoccupare te lo risolvo io!". Non dovremmo essere più preoccupati delle disfunzioni della società invece che affrontare questa crociata della bellezza? Non sarebbe meglio un genere di approccio diverso, del tipo "se hai tanti soldi da spendere, perché non li dai al popolo?". Così si potrebbe poi capire cosa la gente "comune" sia capace di creare, con un po' di fondi e in modo autonomo, senza essere sostituita da un designer.» (A proposito di Geodesign: considerazioni, critiche, suggerimenti, Abitare, giugno 2008, n° 483, pp. 48-5)
Niente da dire riguardo alla dodicesima risposta.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Ah, dimenticavo saluta Kurt Vonnegut
B.C. sta per Bettino Craxi. E poi, sulla questione: >Non dovremmo essere più preoccupati delle disfunzioni della società invece che affrontare questa crociata della bellezza? Non sarebbe meglio un genere di approccio diverso, del tipo "se hai tanti soldi da spendere, perché non li dai al popolo?". Così si potrebbe poi capire cosa la gente "comune" sia capace di creare, con un po' di fondi e in modo autonomo, senza essere sostituita da un designer.< il problema è altro. Siamo pieni di idee, ma abbiamo pochi soldi. Per far circolare le idee, bene, abbiamo bisogno che altri ci diano dei soldi in maniera da "acquistare" gli strumenti utili a far circolare le idee. Il popolo non ha bisogno delle idee, ma dei risultati a cui le idee portano. Se altri mi dessero i soldi da usare per rendere le idee "cose", e io li usassi per reagalarli in giro senza ottenere risultati perderei capra e cavoli, soldi e possibilità, e la distribuzione dei soldi non sarebbe equa. Mentre se riesco, usando una mia idea, a rendere fruibili delle cose a tutti, donando le cose e non i soldi, ne avrebbero ristoro tutti: chi ha le idee e chi le vede realizzate. Può bastare? Vonnegut, intanto, dice che dalle lune di Titano la Terra è un boccino bianco sul gran biliardo dell'universo.
RispondiElimina---> Kilgore Trout,
RispondiEliminaB.C. ovvero l'architetto politico.
La risposta all'incognita 'Vladimir Archipov' è plausile il saluto di Kurt illuminante.
Saluti,
Salvatore D'Agostino
Ci sto al gioco! Soprattutto perché mi ricordano le famose domande poste da Repubblica a Berlusconi.....
RispondiElimina2)Per alcuni ad esporre dei pensieri, per altri, la gran parte purtroppo, per autopromuoversi.
Un blog non dovrebbe essere "di" architettura, ma "per" l'architettura.
2) Dobbiamo ripensarle, non solo è possibile. Prendo Roma come simbolo per tutte le altre città e perché ci vivo: la natura intrinseca di Roma è la modifica e l'adattabilità alla diverse epoche. Roma (e la gran parte delle città italiane, storiche o meno) ha rinunciato a questa sua natura in nome di un conservatorismo senza coraggio di cambiare.
Penso che il continuo riferimento del passato dia "sicurezza": col passato non si sbaglia (quasi) mai.
4) No. Impossibile categorizzare ciò che dovrebbe essere vivo.
Penso che quando un movimento artistico o una fase architettonica si cominci a definirla con un "ismo", se ne decreti l'inizio della fine.
5) In teoria sì. Ma mancano i soldi e la cultura per poterlo fare. Non a caso 2 dei 3 citati sono svizzeri...
6) Purtroppo ci si misura ancora. Ci si dovrebbe misurare come parte del nostro passato, ma spesso ci si misura come unico riferimento di "qualità".
Credo che l'architetto italiano sia ancora troppo legato alla voglia di "lasciare un segno di sè" nel tempo, di fare qualcosa che sia" per sempre" e che ne ricordi la memoria ai posteri.
L'architettura non è più così: è molto più effimera, è politica.
7) Assolutamente sì. Nel pensiero comune il contemporaneo in Italia è brutto per default. E le periferie ne hanno pagato le conseguenze.
8) Concordo. L'architetto deve cominciare a pensare che i propri edifici debbano avere una vita di 30/40 anni al massimo. Meglio ancora se si pensasse ad edifici "smontabili": edifici già pensati per essere demoliti. Interessante sarebbe unire ai documenti di un progetto anche il piano della demolizione....
9) L'architettura deve essere un atto politico nel senso originale della parola: una serie di interventi concordati con differenti "agenti" (come direbbe latour), che non abbiamo esclusivamente come unico fine la "costruzione" (anzi forse sarebbe più interessante la "distruzione").
L'architetto deve diventare un "gestore" insieme ad altri di un processo molto più ampio.
10) Perché, temo, che la politica italiana, l'economia italiana e la sua storia, la formazione insufficiente data nelle università, interessi economici personali, la mancanza di forza dell'ordine rispetto a quello di ingegneri e geometri, il tutto unito alla mancanza di una cultura architettonica vera, abbiamo lasciato che questo accadesse.
11) Latour, zizek, bourriaud, ascher... Ma sono solo alcuni
12) Comincio a non sperare più. Spesso ci si sente come marziani.
Quando poi il premio di un concorso per una piazza sono "1000euro e un weekend per 2 persone nell'hotel del paese" penso che la speranza scompaia.
A quando il set di pentole e coltelli?
Rikic,
RispondiEliminacondivido bisognerebbe munire al progetto ‘un piano di demolizione’ soprattutto per gli edifici legati a ‘cicli produttivi’.
Saluti,
Salvatore D’Agostino