28 gennaio 2009

0026 [SPECULAZIONE] La Vicaria una tenia nelle viscere del "Sacco di Palermo"

di Salvatore D'Agostino 
«La mia città è in mano ai banditi. […] Un sindaco che dovrebbe vergognarsi per il livello infimo della propria competenza e per l'assoluta ignavia rispetto ai problemi della città si preoccupa invece di coprirsi le pudenda affidando a una squadra di esperti l'immagine di Palermo. Dove per immagine si intende il simulacro vuoto di una retorica che dice a grandi lettere «Palermo è cool»1, come recitava una campagna superpagata2 affidata alla Publicis poco prima delle ultime elezioni.» (Franco La Cecla)3

   Palermo è una città potente, da anni regola le vicende della politica italiana. I milioni di voti, gestibili dai gruppi di potere oligarchici dell’isola, decidono la governabilità dell’Italia. 
   Palermo è cruda, come il pesce servito nei ristoranti temporanei che costeggiano il mare. La sua crudezza risiede nell’idea condivisa del rispetto verso i potenti.
   A Palermo non si vive, si sopravvive, solo all’ingenuo che non conosce le tacite regole, Palermo, mostra la sua cinica violenza.

   La crudezza di Palermo si percepisce:
  nei corpi degli attori dei registi Ciprì e Maresco, non uomini ma carte geografiche da delimitare e spartire;
  nelle foto dei poveri cristi morti ammazzati, scattate dopo una corsa in Vespa tra i vicoli, da Letizia Battaglia, un miscuglio di anime e sangue, di uomini e donne, maledetti e benedetti;
   nell’urlo senza speranza in La Ballata delle balate di Vincenzo Pirrotta: «Si aviti i cugghiuni, voi lecchini di Stato dovete dire che la mafia e la politica convivono, sono allo stesso livello»;
  nelle voci e nei gesti disarticolati degli attori del teatro di Emma Dante, gente mutilata della libertà.

   A te viaggiatore che arrivi a Palermo dall’autostrada da est o da ovest, sappi che quel tratto di strada/autostrada/tangenziale è una magnifica promenade architectural, la più bella opera di arte contemporanea a cielo aperto, il suo titolo è: Sacco di Palermo, mi raccomando abbi rispetto. Se in seguito vuoi entrare nelle sue viscere e non sei amante dell’arte, sappi che da qualche mese puoi parlare con la sua tenia, si trova in un garage interrato. Uno spazio sottratto alla real estate palermitana. La Tenia si chiama Vicaria e in quest’avamposto interno alla pancia del 'Sacco': cu arriva ietta vuci.4 
   Forse sarò blasfemo ma in queste viscere ho percepito l’idea civile dell’urbs e dell’urbanità. Come per i primi cristiani pare che quest’idea stia per nascere dalle catacombe della nostra contemporaneità: i palazzi degli speculatori, dove sotto il loro peso di cemento sono stati seppelliti uomini, lavoratori, campagne, giardini, ville liberty, siti archeologici e la civiltà.

   Infine amico mio, per maggiore conoscenza, la religione che si professa alla Vicaria è la libertà. Quindi, stai attento, perché a credere in questa religione si rischia la vita. 

28 gennaio 2009 (ultima modifica 10 agosto 2012)
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Note:
1 Campagna pubblicitaria basata su una frase estrapolata da un articolo apparso (presunto non esiste negli archivi on-line della rivista) sul settimanale Panorama il 18 luglio 2006: «La città più cool d’Italia. È Palermo». Premetto che non credo nei programmi di satira cool Italbiscione perché hanno trasformato l’indignazione in un’attività ricreativa da avanspettacolo ma condivido il vaffanculo di Giulio Golia, nei confronti della risata becera e cuul del Sindaco Diego Cammarata:
2Un milione e ottocento mila euro. 
3Franco La Cecla, Contro l’architettura, Bollati, Torino, 2008, pp. 104-105. 
4”Cu arriva ietta vuci” è uno spazio libero e liberato per un teatro civile a Palermo: da un'idea di Mila Spicola. Direzione artistica Emma Dante. Organizzazione Mila Spicola. Ecco com'è nato riporto delle mail tra Emma Dante e Mila Spicola:

(E' da un pò che ci pensiamo...ed è nata così come ve la scrivo)
"Cara Emma, 
ti chiedo si potrebbe pensare a una pubblica lettura di testi teatrali civili , di riflessione o di condanna, anche ironici, perchè no, in un teatro? Da mesi ci propinano la fandonia che gli intellettuali palermitani, gli artisti, non parlano, non prendono posizione di fronte a quello che accade a palermo. 
Io, di fronte a tutto ciò, che mi indigna, che mi fa ribollire il sangue da mesi, sono disposta, da donna, da palermitana, impegnarmi per dar voce al mio scontento. prendo posizione eccome e, come me,magari anche tu, o altri, non so, magari tu li conosci meglio di me quelli che non gli va giù per null? la piega che sta prendendo l'italia, per non parlare dello sfacelo di palermo.
gente di teatro, scrittori, attori, ... ci vuole coraggio, ma va fatto. e , secondo me, ne troveremo tanti che vogliono farlo...un bacio mila"

"Cara mila,
io posso mettere a disposizione il mio spazio, la vicaria, autogestito, indipendente e svincolato, per incontri spettacoli letture di testi di condanna, di scandalo e di riflessione. possiamo organizzare un incontro al mese o alla settimana in cui, chi vuole ,viene alla vicaria e legge la sua protesta, la sua opinione. fammi sapere se potrebbe funzionare. ti abbraccio Emma"

"Dico che sarebbe semplicemente meraviglioso. cu arriva ietta vuci. un bacio mila."

Primo incontro: 07.12.2008  
Secondo incontro: 11.01.2009  
Terzo incontro: data da fissare  
Hanno partecipato:  
Roberto Alajmo giornalista e scrittore; 
Giulio Cavalli, attore lodigiano autore di Radio mafiopoli; 
Vivian Celestino e Domenico Cogliandro autori di un reading documentale: Secondo Chiara;
Combomastas rappers; 
Pino Maniaci, giornalista e autore di Telejato; 
Roberto Scarpinato, magistrato antimafia, autore del libro Il ritorno del principe; 
Cinzia Sciuto caporedattrice del mensile Micromega. 

N.B.: L'immagine è una scansione tratta dalla mia tessera.

11 commenti:

  1. Salvatore,
    Grazie per la citazione. Il tuo articolo è veemente. È Umano.
    Ciao,
    Letizia Battaglia

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  2. è SENTITO è DI STOMACO NEL SENSO CHE VIENE DALLA RABBIA CHE C'è DENTRO TUTTI QUELLI CHE VOGLIONO REAGIRE E CAMBIARE LE COSE COMPLIMENTI VAI AVANTI
    CIAO A PRESTO
    PINO (VICARIA)

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  3. ---> Letizia e Pino,
    grazie a voi.
    Salvatore D'Agostino

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  4. Salvatore, il livello del tuo blog, dal mio umile punto di vista, con questo ultimo post, è salito veramente di livello. Lo segnalo a dei miei amici che sapranno certamente apprezzare quanto scrivi.
    A presto!

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  5. "la religione che si professa alla Vicaria è la libertà."

    non posso non aggiungere un commento a quanto scritto da salvatore sulla vicaria, su "cu arriva ietta vuci"

    è soprattutto questo a colpirmi dritto al cuore:

    "La Tenia si chiama Vicaria e in quest’avamposto interno alla pancia del 'Sacco': cu arriva ietta vuci.
    Forse sarò blasfemo ma in queste viscere ho percepito l’idea civile dell’urbs e dell’urbanità. Come per i primi cristiani pare che quest’idea stia per nascere dalle catacombe della nostra contemporaneità: i palazzi degli speculatori, dove sotto il loro peso di cemento sono stati seppelliti uomini, lavoratori, campagne, giardini, ville liberty, siti archeologici e la civiltà.
    Infine amico mio, per maggiore conoscenza, la religione che si professa alla Vicaria è la libertà.
    Quindi, stai attento, perché a credere in questa religione si rischia la vita."

    parto dalla fine: è vero, si rischia la vita, ma non quella banale, biologica, bensi la propria come la si è sempre condotta. E' difficile far professione di libertà attraverso la parola. Non le chiacchiere, attenzione, ma la parola. Quella che fornisce significati, che crea direzioni comuni. In un teatro poi ci aggiungi le emozioni. E in una catacomba ci aggiungi la tua spiritualità, se non hai religioni da pregare.
    E' difficile farlo ovunque figurarsi in una citta metafora come Palermo, un purgatorio di anime invisibili. Alcune condannate a parlare senza essere ascoltate, altre a fare senza essere viste e altre ancora a pensare di essere centro quando da secoli si è periferia.

    E' una scommessa difficile quella della Vicarìa, una scommessa vinta direi, da Emma Dante.
    Come è una scommessa ambiziosa, mia e sua, quella di "cu arriva ietta vuci".
    In questo caso ancora non vinta per quel che mi riguarda.
    Un verme tenia che divora lo stomaco malato dice salvatore. Ma le cellule più lontane del corpo ancora non lo sanno.
    Io vorrei che a ittari vuci fossero altri dei soliti noti, sempre in minor numero, che già so cosa pensano e come la pensano che vedo, intravedo e accolgo la sera quando di giorno a centinaia ne sfioro altre, anime che parlano altre lingue, nei luoghi del mio lavoro, nei miei giri in motorino, sempre più lontani.
    Vorrei ascoltare i personaggi senza voce che non parlano mai eppure ne hanno di che parlare.
    Quelli che ormai non parlano più da decenni se non sottovoce o per urlare di litigi.

    Qualcuno mi conforta e mi dice che sono le minoranze che cambiano sempre i momenti storici, che i partigiani in fondo erano pochi e hanno rifatto l'Italia.
    Che i mille erano solo mille, e hanno fatto l'Italia.

    Non mi accontento di questa spiegazione. Perchè a parlare dell'immondizia reale e metaforica di Palermo vorrei che fossero quelli che realmente ci soccombono sotto l'immondizia. E che minoranza presuntuosa sarei se pensassi di cambiare una città intera a partire dalle persone che meno hanno bisogno di quei cambiamenti? Meno bisogno delle buone pratiche del vivere civile?

    Vorrei che venissero tutte insieme le famiglie ombra. i 6 x 6 x 6 x 6 personaggi di cui nessuno parla perchè non hanno autore. "la gente la gente nessuno ascolta la gente". la gente non esiste. esistono le somme di persone e le tragedie dei singoli e le storture di questa terra inutile da governare, così diceva giolitti. la gente, la gente. E' fatta di tutto e di niente. E' un fiume carsico che emerge di fronte alla tragedia delle morti o delle feste dei santi, non per altro. Non esistono cause da vivere con gli altri su questa terra senz'acqua degne di interesse se non la morte. Il resto, pubblicamente, per favore, che lo faccia qualcun'altro, privatamente poi lo faccio meglio, che pubblicamente c'è solo il malaffare. Anche l'elemosina è degna solo se è privata. E mi sveglio alle quettro del mattino e non lo dico a nessuno e mi sento pure più nobile perchè non lo dico a nessuno. Hai visto mai qualcun'altro mi copiasse il gesto.
    Io arrivo e ietto vuci e l'eco mi rimbalza indietro. Ma tu cu si? Chi Bò? Unnu lu sa ca cca si dormi? Lassani dormiri fimmina pazza, lassani fari la strata d'aieri e passaneieri.

    Da Ciaculli, da Falsomiele, da Brancaccio. Da via Libertà, Da viale Strasburgo, tutti devo fare le loro strade senza intoppi. Senza intersecarle con altre. Senza osmosi. Senza imbastardimenti. Senza sgarri alle forme, più che all'onore. Le forme, le forme. Nessuno ne parla delle rigide forme dei palermitani: di qualcunque parte della città facciano parte, quella parte rimane e guai a cambiarla, a smussarla. E' la catena desossiribonucleica che da vita al mostro se cambi una sola molecola.
    Eppure io vorrei mischiare tutto, mischiare le forme, i modi e i linguaggi. Pure quello strano dei miei alunni che si mischiano a claudia del grande fratello e alla zia parrucchiera.
    Foss'anche con il loro truce vocabolario che mi stride all'orecchio fatto di frasi fatte da "amici".
    Proessorè, tu te lo vedi tempesta d'amore? Ed è un ponte strano quello che si crea se la risposta è un sì.
    questi iettano vuci ma oltre lo scantinato della vicarìa, eppure ci entrano poi dal portone con i personaggi del teatro di emma e parlano allo spettatore che è invitato alle nozze.

    Non vorrei gli sposi, i parenti degli sposi e gli amici dei parenti e degli sposi medesimi, ma il villaggio intero, quello che nessuno invita alle nozze. Una città è fatta degli invitati alle nozze o degli esclusi dal banchetto? Diamo voce agli esclusi?
    Emma lo fa col suo teatro
    Di libertà si muore dice Salvatore. E io dico che la libertà è una gran responsabilità, è guidare una ferrari, che può portarti veloce lontano, ma può investire qualcuno se non la sai guidare.

    E quindi spesso si scambia la denuncia per libertà.
    C'è uno sport strano a Palermo, che sto imparando a scorgere e a ignorare, sennò ti tramuta in sale come nella favola.
    Ed è quello della strana diffidenza invidiosa. Ditemi da dove nasce? Dalla fame atavica? Dai cattivi governi? Dalle morte stagioni? Dalla presente e viva e terribile stagione? Quella del pensiero che evapora?
    E' la diffidenza che impedisce a questa città di fare corpo nell'indignazione e di creare opnione ostinata e contraria. e invece no. Singolarmente contrari si naviga a vista, scontrandosi come le macchinine dell'autoscontro, pur di non ammettere che gli obiettivi comuni si perseguono insieme.

    Eppure la scommessa la portiamo avanti. In direzione non ostinata e nemmeno contraria, solo convinta e piena di tigna. Nella diffidenza di tanti che ci sono vicini, ci sorridono di faccia e di spalle disegnano interrogativi nell'aria.
    E' per adesione alla vita, dei colori, delle anime e di quei 6x6x6x6 personaggi che emma e io daremo modo, a chi vuole ,di ittari vuci. Che dicano parole però. Come atti concreti di futuro e non come chiacchiericcio. Che le parole vere fanno azioni e creano direzioni che durano una vita e oltre, mentre le chiacchiere, lo sappiamo, saziano ma non nutrono, come la scopata occasionale di una serata qualunque.
    è l'unico potere personale che si ha in un teatro.

    MILA SPICOLA

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  6. Posso commentare? Forse c'è solo da ascoltare e lasciar sedimentare.

    Leggo in questa nota la situazione che stiamo vivendo in tutte le piazze d'Italia. Mila ci parla di un'inesorabile parabola che ha trasformato l'indignazione e la grande esaltazione civica dei primi anni '90 prima in assuefazione, poi in accettazione entusiastica e infine in quotidianità anonima della dismissione dei diritti e doveri della cittadinanza. Leggo questo intervento in continuità con una frase segnalata tempo fa da Mila, ritagliata da un articolo di Benfante che recitava: "palermo vive un'ecatombe morale, ha cinicamente o rassegnatamente dismesso i diritti e i doveri della cittadinanza e vive una dimensione anonima".
    E allora non basta sciacquarsi la bocca e fare denunce, nè parlare in nome del popolo come fanno tanti intellettuali. Bisogna avere tigna. E sporcarsi le mani.

    ANGELO ROMANO

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  7. Ciao Mila, quanto mi fai pensare

    ALESSANDRO POLITI

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  8. ---> PEJA,
    ahimè, l’architettura della mia e tua generazione, secondo indiscrezioni, dovrà iniziare da questi luoghi.
    Mi piacerebbe titolare il prossimo articolo: “Italia anno zero”.
    Occhiello: Dotti, medici e sapienti pensano alle strategie per ricostruire l’Italia Post prima Repubblica (DC con consensi dell’opposizione) e seconda Repubblica (Berlusconiana e del servilismo dell’opposizione).
    Grazie per la segnalazione ai tuoi amici.
    Un caro saluto,
    Salvatore D’Agostino

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  9. ---> Mila Spicola,
    su quest’articolo ha aperto un forum su facebook.
    Con il suo assenso ho riportato i commenti di: Mila Spicola, Angelo Romano e Alessandro Politi
    Grazie Mila.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  10. Penso da sempre ad una "urbanistica sensibile", dove esempi così forti di impegno civico, siano elementi non marginali dei processi progettuali... e grazie per la tua carica emozionale... ciao, marco

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  11. ---> Marco+,
    semplicemente grazie e condivido l’idea di una “urbanistica sensibile”.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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