10 febbraio 2009

0027 [SPECULAZIONE] Monito di Stefano Boeri sull'EXPO 2015

Per Stefano Boeri ci sono segnali preoccupanti sul successo o meno della prossima EXPO, che si terrà in Italia a Milano nel 2015.1

Per il direttore di Abitare, il tema dell'EXPO, l'alimentazione, deve, non solo essere manifesto all'interno dell'area di esposizione, ma quest'idea si deve leggere in tutta Milano: «serve un’agricoltura plurale, promossa da politiche urbane plurali. Serve una nuova cintura di agricoltura estensiva che - se unita con i boschi, i parchi e le aree di rinaturalizzazione - potrebbe ridisegnare il perimetro della città ed evitarne ogni ulteriore espansione; ma ci serve anche un’ “agricoltura a chilometro zero” per dare un senso alle migliaia di piccole porzioni di spazio vuoto che costellano la grande città diffusa del nord Milano.»2
Analizzando il fallimento della precedente EXPO tenutasi nel 2008 a Saragozza e il cambiamento culturale del 'turismo globale', Boeri, individua tre coppie di priorità, invitando gli interlocutori ad abbandonare beghe istituzionali o politiche per iniziare un percorso virtuoso ed evitare il fallimento dell'evento.
Ecco la ricetta:
  • Prima coppia di riflessione: integrare le aree agricole con le aree urbane. Milano potrebbe diventare la prima metropoli a inglobare nel tessuto urbano, l'agricoltura, grazie alle distese coltivazioni ancora attive che lambiscono la cintura urbana.
  • Seconda coppia di riflessione: la ricchezza alimentare portata dai migranti deve essere diffusa nel suo territorio in modo da legare il concetto di accoglienza con la ricchezza alimentare. Idea simile al milanese gastronomo Allan Bay: la tradizione è meno ricca delle commistioni gastronomiche rintracciabili nella cucina dei migranti. [Inciso: Capire che la diversità culturale può migliorare la nostra fragile democrazia, per me, resta una grande sfida.]
  • Terza coppia di riflessione: l'architettura si deve confrontare concretamente con la sostenibilità e quindi con la democratizzazione, cioè la condivisione d'idee. A tal proposito invita a leggere il proclama di Jeremy Rifkin "Rivoluzionare l'architettura"3.

«Invece che litigare su chi guiderà l’Expo’, bisognerebbe mettersi a discutere con grande serietà e urgenza di queste tre coppie di grandi questioni. Perché se vogliamo aiutare Milano a accendere una luce inconfondibile nella geopolitica dei prossimi anni, dobbiamo realizzare una sola e grande condizione: che la nostra città riscopra quei valori di coraggio politico e di generosità sociale senza i quali l’ Expo’ del 2015 rischia di diventare l’ennesima sfilata delle nostre (mediocri) vanità.»4

Area destinata all'Expo del 2015

L'urbanistica, cioè la scienza della città, è una disciplina di recente formazione, nata da riflessioni igienistiche più che architettoniche. Ma fu Le Corbusier a sostenere il cambiamento radicale della città e teorizzò l’idea ecologica nell’architettura, «Il tetto-giardino restituisce all'uomo il verde, che non è solo sotto l'edificio ma anche e soprattutto sopra.»5
Il moderno è imbastito di ecologia.
«Per allontanare l'angoscia per il futuro, da tempo, la produzione architettonica si trova così accompagnata a una ideologia ambientalista attraverso cui prova di colmare lo scarto apertosi tra il fallimento del modello di sviluppo capitalistico e la presa di coscienza delle responsabilità collettive e individuali, cosicché stiamo assistendo all'affermarsi di una irrituale "naturalizzazione" dell'architettura che oltrepassa gli aspetti di ecocompatibilità e biosostenibilità in rapporto all'ambiente prima ricordati6 e che ha, nella maggior parte dei casi, come effetto immediato quello della "sparizione" dell'oggetto architettonico, quest'ultima motivata dal condiviso rifiuto collettivo di un mondo costituito da manufatti.»7
Per Francesco Rephisti l’ossimoro green architecture
è un pensiero debole per «sanare i nostri sensi di colpa e la volgarità attuale. Per ora nulla di più.»8 (Questo insieme di paradigmi ecologici li troviamo condensati nella torre manifesto di Stefano Boeri “Bosco verticale”).
Bisogna superare quest’ambiguità, abbandonare le 'strategie' ecologiche perché è la città che deve conquistare il verde e non l’architettura. Capire che l’idea più genuina dell’ecologica è poter: «Elevare l’improduttività fino a conferirle dignità politica.»9. Lezione da apprendere dal giardiniere Gilles Clément»10
Perché, se continuiamo ad osservare l’area progettuale/città nella sua peculiarità più emblematica a volo di uccello o googliana satellitare con il vecchio concetto speculativo/architettonico ritorniamo a sbagliare rifugiandoci nella stupidità del moderno: consumare.
«Istruire lo spirito del non fare così come si istruisce lo spirito del fare.»11
Del monito di Boeri non si può non condividere lo sprono verso una città e una nazione che si è dimenticata di riflettere e agire, per chiudersi nelle piccole idee di uomini di potere che per primeggiare amano confrontarsi con il peggio. Una pratica, ahimè, non esclusiva della storia recente.
Alberto Arbasino nel 1980 scrisse un libro dal titolo “Un paese senza” racconta 'Italia degli anni settanta prossima ai «misteriosi anni ottanta»10. Il suo racconto non è filologico ma prosegue per benjamiani frammenti. L'Italia si sfrangia. L'incipit è un gioco letterario, amato anche da Carlo Emilio Gadda, l'elenco caotico, eccolo:

«Un Paese senza memoria collettiva: con perdita generale e capillare di sapere collettivo, storia collettiva, realtà collettiva, conoscenza collettiva?
Un Paese senza « presa di coscienza » nei confronti della propria antropologia, con un rigetto deciso delle proprie attitudini; e un rifiuto diffuso di riconoscere i propri Corsi e Ricorsi Storici nell'atto stesso di viverli o riviverli come Tragedie che si replicano come Farse o viceversa?
Un Paese onirico senza nessi con la realtà né rapporti con l'esistente, senza resistenza ai <> nell'immaginario, voltando le spalle a se stesso, liberando forze o fissando energie soprattutto in sperperi ideologici e/o desideranti e/o bovaristici, senza volersi render conto che anche troppo spesso « tutto questo è già accaduto », e accaduto magari identico, proprio l'Inopinato di oggi, nel passato italiano, nel vissuto locale, e più volte, secondo schemi assai simili, ripetitivi e coatti, con varianti (tutto sommato) minime: la violenza, la ferocia, la volubilità, l'irresponsabilità, l'intolleranza, l'arroganza, il discorso teorico, il dibattito astratto, la asocialità, l'aggressività, la superficialità, la leggerezza, la conflittualità, la criminalità, la volgarità, la villania, l'incompetenza, la ladreria, il banditismo, il teppismo, la vivacità, la luttuosità, la furberia, lo scetticismo, il cinismo, il melodramma, la canzonetta, l'opportunismo, il trasformismo, il machiavellismo, il dannunzianesimo, il birignao, l'imbroglio, la cosiddetta arte d'arrangiarsi, il presunto dolce far niente, l'incoerenza nei conformismi, gli scontri stradali, le lotte giovanili, i conflitti corporativi, l'alterco fra minoranze concorrenti, la rivendicazione di privilegi a spese d'altri, l'inventarsi deleghe mai conferite, l'inconsistenza e incostanza nelle prese di posizione, la smania di teatralità e di processioni, l'ingordigia di apparati circensi, le energie vitalistiche buttate in manifestazioni tombali e funebri, lo snobismo di massa, la capricciosità del Principe e dei principii, la prepotenza e l'indolenza pubbliche e private, l'incertezza e vaghezza del diritto e della giustizia, la superficialità camuffata da seriosità, la smorfiosità e noiosità del pedantismo accademico, il latino rum dell'Azzecca-garbugli e il prestigio curiale che l'accompagna, i <>, i <>, le case trasformate in fortilizi, i potenti barricati dentro, i sicari sulla porta, il brigantaggio, le bande, le minacce, le vendette, gli agguati, i rapimenti, i ricatti, l'armarsi, il rinchiudersi, il far prigionieri, l'industriosità e laboriosità nel fabbricare strumenti di morte e poi usarli, le guerre sbagliate, le battaglie costose, le <> deliranti, le speculazioni insensate, gli investimenti rovinosi, la riluttanza a ogni previsione, la dissimulazione sistematica, le commozioni ridicole, l'incoscienza anarchica, il provincialismo autarchico, il prender sul serio sciocchezze, il linguaggio alienato dalle cose, il « volerla sapere più lunga » di chicchessia a ogni costo, la <> omnium contro omnes, l'insofferenza per qualunque <> altrui, l'ingordigia di volersi imporre con la repressione e l'oppressione, le risse di marciapiede e gli avversari di quartiere riconosciuti e combattuti per il colore degli abiti o per il taglio dei capelli... la vaghezza nelle faccende più importanti e la sopraffazione anche nelle cose marginali e minime...»13


Leggi su Wilfing Architettura: oo17 [CITTA'] Per Stefano Boeri Milano può rischiare di vedere sorgere favelas e slums.

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1
Stefano Boeri, Milano deve cominciare a riflettere sull'EXPO' 20015, Abitare Featured, 6 febbraio 2009
già pubblicato su: Stefano Boeri, Perché 29 Milioni di Visitatori dovrebbero venire a Milano per l' Expo?, Corriere della sera, 27 settembre 2008. Articolo di Tito Boeri
2
Stefano Boeri, op.cit.
3
Jeremy Rifkin, Rivoluzionare l’architettura Un proclama per affrontare la crisi energetica globale e i cambiamenti climatici pubblicato su Abitare, n. 486, ottobre 2008. Su Abitare Featured, 6 febbraio 2009

4
Stefano Boeri, op.cit.
5
a cura di Willy Boesiger, Le Corbusier, 2. ed., Bologna, Zanichelli, 1991.
6
«Accanto a una pratica architettonica sincera e positiva che ricerca e applica ogni forma di salvaguardia, rinuncia, autolimitazione e atteggiamento parsimonioso, il "naturale", "il risparmio energetico" o il "bio" sono così apparsi anche come un'arma in più al servizio dell'edilizia, alla quale oggi niente è più negato se occultato o ingentilito o scambiato per un intorno verde o un camouflage vegetale. Inoltre, come documentano gli esempi più recenti, l'architettura e l'urbanistica, sostenute dal nuovo paradigma ecologico, sembrano aver sposato la causa del verde anche per una incapacità nell'affrontare e risolvere alcuni luoghi urbani, ricorrendo così al paesaggismo come agente di rigenerazione urbana.» Francesco Rephisti, Green Architecture, Oltre la metafora, Lotus, n. 135, 2008, p.34.
7
Francesco Rephisti, Op. cit., p.34.
8
Francesco Rephisti, Op. cit., p.37.
9Gilles CLément, Manifesto del terzo paesaggio, Quodlibet, 2005, p. 63.
10Letture consigliate, libri tradotti in Italia: Gilles CLément, Manifesto del terzo paesaggio, Quodlibet, 2005 - Gilles Clément, Il giardiniere Planetario, 22 publishing, Milano, 2008a cura di Alessandro Rocca, Gilles Clément. Nove giardini planetari, 22 publishing, Milano, 2007.
11Gilles Clément, op. cit., p. 59.
12
Alberto Arbasino, Un paese senza, Garzanti, 1980, quarta di copertina.
13
Alberto Arbasino, Un paese senza, Garzanti, 1980, pp. 7-8.

7 commenti:

  1. Ti lascio un commento estemporaneo, non meditato ma sincero, che non vuol dire giusto, perchè ho letto molto in fretta il post e solo la prima parte e mi riservo perciò di leggerlo meglio: mi vengono in mente gli orti di guerra, l'autarchia, la battitura fatta nelle piazze centrali, il sindaco sudato e in maniche di camicia. Fino a qui l'impressione comica.
    Però c'è anche l'impressione maligna: cosa non si farebbe per essere al centro dell'attenzione!
    Forse rileggendo meglio può darsi che debba fare ammenda. Ti farò sapere.
    Saluti
    Pietro

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  2. ---> Pietro,
    aspetto la lettura integrale, perché il tuo commento mi sembra un po' troppo sospeso.
    Saluti,
    Salvatore D'Agostino

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  3. Salvatore, il mio commento temo resterà "sospeso", come dici te, perché avevo già letto queste dichiarazioni sul Corriere della Sera e ne trassi un'impressione: fuffa allo stato puro, e prenderle sul serio non è serio.
    Sono abbastanza stufo, e non mi riferisco a te, di cose banali che passano per riflessioni profonde. Alla mia età ho perso i freni inibitori, specialmente in certe serate storte, e non sempre amo i giri di parole.
    Per certo io non sarò tra quelli che andrà a Milano, quando sarò in pensione, a farmi assegnare un campetto dove coltivare carciofi.
    Forse ci vorrà andare chi ha lanciato questa splendida proposta urbanistica e di costume: immagino che lo saprebbe fare bene.
    saluti
    Pietro

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  4. ---> Pietro,
    condivido in parte il tuo dissenso ma non i termini del discorso. Manca la parte dialogica quindi archivio come commento ‘sospeso’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  5. Scusa Salvatore, ma chi l'ha detto che io abbia voglia o ritenga opportuno dialogare con, o meglio, su Stefano Boeri!
    In genere dialogo con tutti, anche con chi non mi trovo d'accordo, ma se c'è dietro sostanza, anche diversa.
    Ma se vedo fuffa perché sprecare tempo?

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  6. ---> Pietro,
    nessuno.
    Archivio come commento ‘fuffa’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  7. ---> integro con un recente articolo apparso sulla Repubblica:
    Expo, la Bonino critica il centrodestra "Rischiano di sprecare l'evento"
    Rodolfo Sala: Che cosa si dovrebbe fare per rilanciare la pratica Expo dopo questa falsa partenza?
    Emma Bonino: «Il governo deve fare chiarezza rapidamente — perché il conto alla rovescia è partito da tempo — sulle risorse disponibili e mettersi attorno al tavolo con gli altri aventi diritto per decidere il da farsi. Senza dimenticare di fare un passaggio a Parigi per informare il Bie, che deve essere abbastanza allucinato dallo spettacolo che stiamo dando».
    12 febbraio 2009

    http://milano.repubblica.it/dettaglio/Expo-la-Bonino-critica-il-centrodestra-Rischiano-di-sprecare-levento/1589740

    SD

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