di Salvatore D'Agostino
Rick Deckard, nel film Blade Runner, nella Los Angeles del 2019, dopo aver faticato nel condurre a termine la sua missione, si sdoppia in un duplice finale urbano/utopico.
Rick Deckard, nel film Blade Runner, nella Los Angeles del 2019, dopo aver faticato nel condurre a termine la sua missione, si sdoppia in un duplice finale urbano/utopico.
Urbano versione del regista Ridley Scott (1993):
- incremento del 26,5% del mercato delle costruzioni negli ultimi cinque anni (Annozero del 14-09-2006);
- incremento del 71% del guadagno delle società di costruzione quotate in borsa negli ultimi due anni (Annozero 'Milano e l'immigrazione', 14-09-2006);
- nell’edilizia si concentrano i neo imprenditori con il più basso livello d’istruzione, 60% fino alla licenza media inferiore (ISTAT 2005);
- 40% dei lavoratori stranieri irregolari nell’edilizia si trova a Milano (Annozero 'Milano e l'immigrazione', 14-09-2006);
- 5,5% delle famiglie lamenta le cattive condizione della propria casa (ISTAT 2001);
- 13,1% delle famiglie ha dichiarato di vivere in una casa troppo piccola (ISTAT 2001);
- 33,8% delle famiglie crede che la sporcizia delle strade è un problema rilevante nella zona in cui abita (ISTAT 2001);
- 41,6% delle famiglie ha difficoltà di parcheggio (ISTAT 2001);
- 1.300.000 abitazioni non utilizzate, di cui oltre 80.000 edifici rurali (CENSIS 2003);
- nel 1951 il patrimonio edilizio era costituito da 10,7 milioni di abitazioni divenute 19,7 milioni nel 1991, mentre dal 1991 al 1998 si sono realizzati ulteriori 2 milioni di alloggi (CENSIS 1999);
- 3.500.000 alloggi condonati fra '86 e '87 e costruiti nel decennio precedente. Da un'indagine svolta dal Censis per conto del Ministero dei Lavori pubblici all'epoca del condono edilizio risulta che gli edifici multipiano a rischio per ragioni costruttive o di mancato rispetto delle cautele idro-geologiche potrebbero ammontare a 1.590.000 unità (CENSIS 1999);
- nei primi cinque mesi del 2001, 330.000 famiglie hanno acquistato una abitazione principale, ben 88.000 una residenza secondaria e per vacanze, 242.000 un altro tipo di immobile. Nel solo comparto residenziale per usi primari si stima che il 2001 sarà un anno record con 790.000 abitazioni compravendute e con un incremento del 14,8% rispetto al 2000. Dopo l’11 settembre si conferma un’elevata propensione all’acquisto di abitazioni. La domanda potenziale per il 2002 è di 1,2 milioni di famiglie per uso proprio, 1 milione per investimento e 820.000 per l’una e l’altra ragione (CENSIS 2001);
- 71,3% delle famiglie hanno una casa di proprietà (ISTAT 2001);
- 42% delle famiglie non si fida di bere acqua di rubinetto (ISTAT 2001);
- 30,9% delle famiglie ha difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (ISTAT 2001);
- 47,6% delle famiglie ha disagio quotidiano a causa del traffico (ISTAT 2001);
- 39,9% delle famiglie dichiara di vivere in un ambiente con aria inquinata (ISTAT 2001);
- 38,5% delle famiglie dichiara di vivere in un ambiente rumoroso (ISTAT 2001);
- 30,8% delle famiglie abita in zone con rischio di criminalità (ISTAT 2001);
- nel 2001 l’11,7% delle persone di 14 anni e più ritiene che la criminalità nella zona di residenza sia aumentata rispetto all’anno precedente, il 58,1% che sia rimasta eguale, il 7% pensa che vi sia stato un miglioramento ed infine il 20,5% non è in grado di giudicare (ISTAT 2001);
- l’11,6% delle persone di 14 anni e più ha osservato spesso atti vandalici nella zona in cui abita, l’8% ha incontrato mendicanti o persone che dormono per strada, il 6,4% ha visto individui che si drogavano o che vendevano droga oppure siringhe per terra, infine il 5,4% dichiara di aver visto prostitute in cerca di clienti (ISTAT 2001);
- tra coloro che indicano di vedere spesso atti vandalici contro i beni pubblici, le percentuali più alte si registrano tra gli abitanti dei comuni del centro dell’area metropolitana (18,1%) e dei comuni della periferia (14,2%), si tratta in misura maggiore di giovani di età compresa tra 18 e 24 anni (13,2%) (ISTAT 2001);
- i luoghi più a rischio per le violenze sessuali sono quelli più familiari per le donne: il 15,8% delle vittime ha subito violenza, tentata o consumata, a casa propria o negli spazi attinenti, l’11,8% al lavoro o negli spazi circostanti, il 9,3% a casa di amici, di parenti o di conoscenti e un ulteriore 6,9% a casa dello stesso aggressore (ISTAT 2004);
- in Italia nel 2004 sono stati denunciati alle Forze dell’ordine 2.415.023 reati (CENSIS 2005);
- la presenza di immigrati in Italia, che attualmente si attesta su 2.000.000 di unità, si concentra nelle grandi città dove iniziano a popolare le periferie e i paesi di cintura alla ricerca di una sistemazione abitativa a basso costo. Da una indagine del Censis risulta che in tali zone risiedono precariamente i due terzi degli immigrati (CENSIS 2001);
- su circa 25.000 prostitute presenti nel nostro Paese, l’85-90% è costituito da straniere, negli ultimi anni provenienti soprattutto dalla Romania e dalle ex Repubbliche Sovietiche (CENSIS 2005);
- nonostante non siano in possesso del diritto di voto, aumenta la presenza degli immigrati all’interno dei partiti politici e dei sindacati. Nell’ultimo anno gli immigrati tesserati nei sindacati sono cresciuti del 31,8%, arrivando a sfiorare la quota dei 440 mila iscritti (CENSIS 2005);
- nel primo semestre 2005 risultano presenti in Italia 189.836 titolari di impresa nati all’estero (CENSIS 2005);
- nell’anno scolastico 2004-2005, gli alunni stranieri iscritti nelle scuole del nostro paese sono stati 361.576 con un’incidenza del 4,2% sul totale della popolazione scolastica (CENSIS 2005);
- tra gli adolescenti 15-19 anni non disapprova: ubriacarsi una volta alla settimana il 25%, fumare cannabis occasionalmente il 34%, fumare cannabis regolarmente il 16%,. Gli stessi hanno dichiarato di aver usato almeno una volta: ecstasy il 2,7%, alcool e pasticche il 2,4%, LSD il 2,3%, cocaina il 5,1% e crack il 1,4% (CENSIS 2003);
- nel 2005 l’ISTAT corregge la notizia diffusa da alcuni organi di stampa sull’analfabetismo in Italia da 6.000.000 a 782.342 (ISTAT 2005);
- l’indice di analfabetismo informatico è inesistente;
- complessivamente, nel 2002 le famiglie italiane hanno dichiarato di avere affrontato una spesa media annuale di 1.009 euro per ogni componente iscritto ad un corso scolastico, dall’asilo nido all’università (ISTAT 2002);
- il livello di istruzione più diffuso fra i nuovi imprenditori è il diploma di scuola media superiore (46,3%), seguono i livelli d’istruzione inferiori (32,2%) e la laurea (21,5%) (ISTAT 2005);
- il Nord-est presenta i livelli di scolarizzazione più bassi: il 37,2% dei neo imprenditori raggiunge soltanto la scuola media inferiore; nel Centro si ritrova la più elevata percentuale di laureati (25,5%) mentre nel Sud e nelle Isole quella di diplomati (49%). Il titolo di studio risulta strettamente correlato con l’attività svolta (ISTAT 2005);
- 6,5% disoccupati (ISTAT II trimestre 2006);
- 20,6% il tasso di disoccupazione giovanile (ISTAT II trimestre 2006);
- 8,8% disoccupati tra gli “stranieri” (ISTAT II trimestre 2006);
- 3,4% il tasso di disoccupazione di lunga durata (ISTAT II trimestre 2006);
- 84,7% delle famiglie ha il telefono fisso (ISTAT 2001);
- 30 miliardi i messaggi di posta elettronica scambiati da persona a persona in un giorno medio nell'ultimo anno in tutto il mondo (CENSIS 2001);
- 750 milioni al giorno di SMS in tutto il mondo (CENSIS 2001);
- 109 milioni di host (snodi di connessione), aumentati del 51,4% solo nell'ultimo anno, e nel mondo si stimano in 171 milioni gli utenti internet (CENSIS 2001).
Utopico nella versione imposta dalla produzione (1982):
nel febbraio del 2006, dopo accurate ricerche il prof. Gabriele Morolli, affermava che il quadro La città ideale è opera di Leon Battista Alberti, per me il primo esempio di surrealismo. Uno scherzo, un paradosso, un gioco, “Ceci n'est pas une pipe” di René Magritte. Una non città, senza gente, un luogo non urbano. È innegabile il fascino dell’architettura archetipo rinascimentale, i colori, l’ordine, la pulizia, ma l’umanista fiorentino potrebbe aver ironizzato sulla possibilità di una città perfetta, conclusa, disciplinata, “Questa non è una città”, sembrerebbe essere il sottotitolo.
Alla biennale di architettura di Venezia del 1996, Stefano Boeri e Gabriele Basilico, presentarono un viaggio per immagini, individuando sei segmenti (ciascuna disegnava un rettangolo di km 50 per km 12) di territorio italiano dalle caratteristiche urbane molto simili, in luoghi diversi. Quel viaggio a piedi non voleva dimostrare, ma mostrare, evidenziando il complesso rapporto che c’è tra la città e il territorio. Tra il costruito e la politica. Tra la vitalità e l’idealizzazione. Poneva dubbi, invitava a riflettere, non si nascondeva dietro i fasti del passato. Oggi la cultura italiana passa da questo paesaggio di cemento.
Dieci anni dopo viene presentata VEMA, la città ideale. L’augure è Nonisma, una fondazione di economisti fondata, tra gli altri, da Romano Prodi nel 1981. Il coordinatore è Franco Purini, ispirato dalle città come Sabbioneta, Palmanova e dallo spirito dell’ «esoterica musicalità che informa la Tavola di Urbino». Contro la città espansa, diffusa, speculatrice si contrappone una città ideale e definitiva.
Mi chiedo:
è possibile parlare ancora oggi di corridoi ferroviari (Berlino-Palermo, Lisbona-Kiev) per la fondazione di un insediamento urbano?
Mi chiedo:
è possibile parlare ancora oggi di corridoi ferroviari (Berlino-Palermo, Lisbona-Kiev) per la fondazione di un insediamento urbano?
è possibile fondare una città anticipando solo le logiche di mercato?
è possibile costruire una città di forma rettangolare 2,200 km per 3,700 km anche se il rettangolo è aureo?
è possibile parlare di una città “post-post moderna”?
è possibile fissare una data di nascita 2026, solo per ricordare il centenario della formazione del Gruppo 7?
è possibile avere come punti di forza del progetto, le connessioni senza fili di internet o la metropolitana priva di guidatore?
è possibile una città pensata solo da architetti/artisti, senza temere l’autismo?
è possibile aggiungendo alla fine una Y a Ital, diventare internazionali e riferirsi alla sola cultura italiana come paradigma dell’universo o meglio esportare “il modello città all’italiana”?
è possibile costruire una città per la “classe creativa” Floridiana “tolleranza, tecnologia e talento”?
Dove vivranno le badanti rumene, i gendarmi del sud, le infermiere dell’Est, i muratori egiziani, le colf peruviane, i domestici dello Sri Lanka, i pusher africani, i magnaccia albanesi-italiani, le meretrici dalle ex Repubbliche Sovietiche? Scusate la semplificazione e i luoghi comuni io stesso mi dissocio, ma, ahimè, sono spesso usate dai nostri politici.
Un indubbio valore è stato aver affidato i progetti a venti gruppi di giovani architetti, che qualcuno ha chiamato “generazione Erasmus”, cioè quelli che sono riusciti dopo anni di stagnazione, ad uscire da quella scuola italiana autoreferenziale, patriarcale, legata alla cultura di un passato ideale senza più contenuti urbani-architettonici reali (vedi: Francesco Dal Co, In Italia ci sono ventritré facoltà di architettura. Prossima tappa i Corsi di laurea di quartiere, Casabella n. 737, ottobre 2005). «In Italia comandano i morti» si dice nel film di Marco Bellocchio, “Il regista di matrimoni” questi morti sono di due categorie: i primi sono gli italioti, i furbetti o i Bertoldi; i secondi sono i retorici della cultura italiana, quelli che, studiando le pietre rimangono di sasso.
è possibile costruire una città di forma rettangolare 2,200 km per 3,700 km anche se il rettangolo è aureo?
è possibile parlare di una città “post-post moderna”?
è possibile fissare una data di nascita 2026, solo per ricordare il centenario della formazione del Gruppo 7?
è possibile avere come punti di forza del progetto, le connessioni senza fili di internet o la metropolitana priva di guidatore?
è possibile una città pensata solo da architetti/artisti, senza temere l’autismo?
è possibile aggiungendo alla fine una Y a Ital, diventare internazionali e riferirsi alla sola cultura italiana come paradigma dell’universo o meglio esportare “il modello città all’italiana”?
è possibile costruire una città per la “classe creativa” Floridiana “tolleranza, tecnologia e talento”?
Dove vivranno le badanti rumene, i gendarmi del sud, le infermiere dell’Est, i muratori egiziani, le colf peruviane, i domestici dello Sri Lanka, i pusher africani, i magnaccia albanesi-italiani, le meretrici dalle ex Repubbliche Sovietiche? Scusate la semplificazione e i luoghi comuni io stesso mi dissocio, ma, ahimè, sono spesso usate dai nostri politici.
Un indubbio valore è stato aver affidato i progetti a venti gruppi di giovani architetti, che qualcuno ha chiamato “generazione Erasmus”, cioè quelli che sono riusciti dopo anni di stagnazione, ad uscire da quella scuola italiana autoreferenziale, patriarcale, legata alla cultura di un passato ideale senza più contenuti urbani-architettonici reali (vedi: Francesco Dal Co, In Italia ci sono ventritré facoltà di architettura. Prossima tappa i Corsi di laurea di quartiere, Casabella n. 737, ottobre 2005). «In Italia comandano i morti» si dice nel film di Marco Bellocchio, “Il regista di matrimoni” questi morti sono di due categorie: i primi sono gli italioti, i furbetti o i Bertoldi; i secondi sono i retorici della cultura italiana, quelli che, studiando le pietre rimangono di sasso.
Blimp è il gigantesco dirigibile che sorvola la Los Angeles del 2019 invita gli urbani: «Una nuova vita vi attende nella colonia extra-mondo, l'occasione per ricominciare in un eldorado di buone occasioni e di avventure».
__________________________________________
La fondazione presuppone presunzione, può anche essere una prefigurazione ostile a ciò che trovi , Vema non ha fondato ma forse ha solo prefigurato se stessa, un refrain di tutti i materiali e i must della lista didattica della scuola, un coerente paradigma di ciò che mi aspettavo, una tabula affollata e soverchiante senza la sorpresa della densità scabrosa, un modello che per necessità non cerca radura o rasura tabula e insegue più che mai l'investitore e il promotore finanziario più della dichiarata città del mercato. un modello for China forse. Un ultimo dubbio sulla generazione erasmus li presentata, nessun parricidio si è manifestato , i padri/madri italiani forse accettano solo l'eutanasia.
RispondiEliminaLuciano,
RispondiEliminaa sei anni di distanza VEMA si manifesta nel suo lucido nonsense di città non ‘occidentale’. La città in ‘occidente’ (soprattutto in Italia) deve superare il dramma di una mancata messa in discussione “dell’urbanistica in funzione di…”.
Sulla generazione erasmus nutro i tuoi stessi dubbi, il sistema ‘di gioco di potere’ in Italia non permette nessun parricidio al limite offre qualche vetrinetta nella sezione collaterale della ‘Biennale’.
Serve una generazione ‘indipendente’ sia dal luogo di crescita culturale sia dai luoghi istituzionali della cultura ‘di stato’.
Saluti,
Salvatore D’Agostino