28 settembre 2013

0026 [CITTÀ] Salvatore Iaconesi | Infoscapes: ecosistemi umani emergenti

di Salvatore Iaconesi*

Un ecosistema della cultura per la città di Roma

Una nuova geografia, fatta di atomi e bit. Abbiamo creato un punto d'osservazione, per una nuova antropologia della città.


Ci ritroviamo in una strana ordinarietà.

Mi immergo nelle strade di Roma, indaffarato nel raggiungere i luoghi delle mie commissioni della giornata e intento ad occuparmi della fisicità intensa di questa città – per cui rischio continuamente di finire addosso ad altre persone, scivolare scendendo da un tram affollato, o semplicemente perdermi nella curiosità di svoltare in un vicolo del centro storico invece che proseguire dritto verso la mia destinazione.

Una vibrazione. Tutto cambia. Pur restando fisicamente nello stesso luogo, sono da un'altra parte. Guardo il mio smartphone, su cui è arrivata una notifica di un messaggio, e sono in un altro posto. Difficile da definire. Sono sempre lì, in un incrocio affollato di Largo Argentina, ad evitare di essere investito da una automobile mentre attraverso la strada assieme a tante altre persone. Ma sono anche altrove.



23 settembre 2013

...a proposito di galleria occupata, Me Too (imparo a disegnare) e le città #Invisibili...

di Salvatore D'Agostino

…a proposito di galleria occupata,
alcuni artisti provenienti da diverse esperienze catanesi come la Fondazione Brodbeck, BOCS, Malastradafilm e il collettivo Canecapovolto hanno ideato Galleria Occupata. Un gruppo eterogeneo che non ha occupato nessun luogo fisico e che si propone di prendersi cura dell’artista come lavoratore ‘occupato’.
«Galleria Occupata è fondata e gestita da artisti e pensatori, si propone dialetticamente sulla scena dell’arte contemporanea con poche battute programmatiche:
  • la ricerca è l’unica opera possibile!
  • la formalizzazione è un momento della ricerca!
  • l’artista è un lavoratore!»

13 settembre 2013

...a proposito di Igort, na3 e Plug_in...


di Salvatore D'Agostino

...a proposito di Igort,
«Al principio l’Ucraina era per me qualcosa d’indistinto una nuvola appartenente al firmamento sovietico. Poi ho cominciato a frequentarla e i nomi esotici che sentivo in casa sin dall’infanzia Kiev, Odessa, Poltava, Sebastopoli, Leopoli, Yalta, divennero paesaggi concreti. Com'è stata la vita durante e dopo il comunismo da queste parti? Me lo domandavo sinceramente.»

Inizia con le parole di Igort il documentario che Domenico Distilo ha girato sul fumettista che andrà in onda stasera su Rai Tre, alle 00.50, prima di fuori orario, e forse fuori orario per molti telespettatori [direttore della fotografia Maurizio Tiella, montaggio Alberto Masi e prodotto da Marco Lo Curzio SCIARA Film Production/Media Design].


Igort racconta del suo viaggio in Ucraina, una sorta di diario iniziatico che gli ha cambiato la vita, «una specie di verifica sul terreno» per fare i conti con se stesso e con il "sogno comunista”, tra parentesi come dice nel documentario, e cosa di questo sogno rimaneva.
E mentre si racconta, rileva il suo percorso creativo, l’idea, gli appunti sui diari, i libri, i viaggi, le storie, gli appunti visivi attraverso una vecchia telecamera, le note, i disegni preparatori, i ritocchi al computer e infine un dialogo con un editore francese (che bella la libreria di fumetti intorno al minuto ventinovesimo).

Ogni storia un viaggio rilevatore: dall'eccidio stalinista dei Culachi (proprietari terrieri) causato da una carestia artificiale che li portò al cannibalismo; al racconto della morte di Anna Politkovskaja, di cui già aveva sentito il bisogno di scrivere alcuni giorni dopo il suo assassinio sul suo blog; per finire con il prossimo libro su Pavel Aleksandrovič Florenskij, un mistico russo, che indaga sul tempo rovesciato e la quarta dimensione ucciso dal regime sovietico l’8 dicembre 1937.
«E come se si dovesse raggiungere - attraverso il fumetto - un certo equilibrio e se è possibile arrivare alla verità, una verità che non è il realismo, il realismo è un genere, la verità è come una specie di essenza della scena è una specie d'immedesimazione. [...] Ciò che m’interessa è aprire la finestra delle domande, non dare risposte, non ho risposte da dare» conclude Igort.
Visione consigliata perché il documentario si preoccupa di raccontare e non di elogiare il fumettista e perché c’è sapienza nel montaggio tra il parlato, il visivo e la musica. Musiche, non a caso, tratte dall'album ‘Casinò’ dei Los Ciceros cioè Igort, Sarah Tartuffo, Don Ross e Mario Pirolla; edito in Italia da Coconino Press.



3 settembre 2013

Mauro Francesco Minervino: Chi vive in Calabria, chi gioca col fuoco, chi ha scarsa memoria


Pubblico un breve estratto dell'intervento che il dromofilo Mauro Francesco Minervino terrà domani 4 settembre al Festival di letteratura di Mantova, tenda Sordello (nella mappa punto 9) alle ore 18.00. 



Mauro Francesco Minervino

   Cerco ancora un modo per orientarmi nello spazio del mondo. Perciò scrivo libri che nascono allo scoperto, in movimento, da un viaggio, dalla strada, che somigliano essi stessi a viaggi, strade, a incontri e relazioni impreviste che nascono da percorsi insoliti e accidentati. Lo faccio per “riportare su un piano di realtà le nostre percezioni, sempre più deprivate di competenze spaziali, ovvero delle capacità di muoversi in un mondo a tre dimensioni”. Resto convinto anch’io che in questo modo, riconquistando la visione alla “profondità di campo”, con una «diversa ecologia percettiva e spaziale, la nostra competenza tridimensionale potrà risorgere, o almeno non spegnersi del tutto» (M. Belpoliti). Per cercare di ricordare quello che vedo, per tentare di venire a capo di quello che leggo del mondo, nonostante tutto, privilegio ancora l’esperienza dei sensi nella dimensione del reale, il movimento nel tempo e nello spazio, a tre dimensioni. Lo “stato in luogo” di cose e persone è il condensato di questa esperienza, l’oggetto che per me assomma e riproduce ogni realtà, ogni ricordo sensibile del mondo e del suo essere FACTUM, VOLUMEN.
   Penso a un libro che racconta i luoghi e le persone così come sono adesso, privilegiando la dimensione del viaggio e il racconto di esperienze sul campo, di sguardi e narrazioni sul contemporaneo al Sud. Penso a un libro di luoghi e persone, di “movimento e passione”.