Qualche settimana fa, mentre mi trovavo nei corridoi del Politecnico di Milano, mi ha fatto sorridere la vista di cataste di plastici ammucchiate in ogni angolo. Mi è tornato in mente il periodo in cui ero uno studente alle prime armi e consideravo i miei modelli come piccole opere d’arte, una sorta di “compendio dell’architettura”, uniche nel loro genere. Ero ingenuo, con tutta l’energia tipica di chi sogna di rivoluzionare il mondo dell’architettura.
Osservando alcuni ragazzi intenti a studiare, disegnare e fare ricerche con i loro portatili nei corridoi, ho ricordato come, negli anni ’90, molti professori vedessero il disegno assistito al computer come un male assoluto. Del resto, Autodesk aveva appena rilasciato la versione 11 di AutoCAD, mentre la prima era nata nel 1982. Così, la mia formazione si era allineata a quella dei miei docenti, ancora poco consapevoli delle potenzialità dei nuovi strumenti digitali: di fatto, mi insegnarono più il loro passato che il mio presente.
Ora, grazie a Fabio Guarrera, lunedì 24 alle 15:00 sarò all’Università di architettura di Palermo (edificio 14) per vedere i lavori del suo laboratorio di Progettazione Architettonica II e, insieme a Francisco Burgos e Nicola Piazza, commenterò i progetti dei giovani studenti. Sarà un’occasione preziosa per capire cosa significhi, oggi, essere studenti di architettura.