In poco meno di un minuto alle 5:21 del 28 dicembre 1908 un terremoto e maremoto distrusse le città dello stretto calabro-siculo provocando presumibilmente centomila morti.
«I progetti Dom-ino nascono dalla conoscenza delle distruzioni operate dalla guerra nelle Fiandre, ma potrebbero andare ugualmente bene per la ricostruzione di Messina dopo il micidiale terremoto e maremoto. Il nome “Dom-ino” deriva dal gioco omonimo, alla cui tesserina rettangolare assomiglia la singola struttura prefabbricata a sei pilastri e due piani (corrispondete ad un alloggio), la quale si può giustapporre in modo assolutamente libero, ma preferenzialmente ortogonale (proprio come le tessere del gioco), alle altre cellule: in modo da formare filari, doppi filari, quinte, slarghi, piazze». 1
Pare che «un deputato [NdR: siciliano] si fosse interessato alla produzione industriale del sistema»2 brevettato da Charles-Edouard Jeanneret in arte Le Corbusier nel 1914.
L’osservazione sulle nuove implicazioni di una struttura in cemento portò Le Corbusier a ridurre nella sua essenza l’edificio. Nel 1926 riflettendo sullo schema/scheletro costruttivo teorizzò i cinque punti di una nuova architettura ovvero come costruire case in cemento armato:
Attraversando lo stretto a cento anni dall’evento il paesaggio tra Reggio Calabria e Messina o viceversa per paradosso ci appare puntellato senza soluzione di continuità dalle case Dom-ino nella sua riduzione più popolare quasi a definirsi come un’icona simbolo dell’architettura contemporanea. Case Dom-ino spesso autocostruite e anonime, l’idea dell’architettura sembra non abitare da queste parti.
Sandro Onofri in uno dei suoi viaggi da fermo descrive così l’ingresso a Reggio Calabria: «È tutto così sospeso. Come se all'improvviso gli invisibili abitanti di questi quartieri fossero stati costretti a fuggire per un'epidemia, o una calamità. È strano, è come se i reggini si fossero soltanto preoccupati di cogliere l'occasione dell'assenteismo del governo cittadino per appropriarsi dei pezzi di terra su cui costruire, imbarcandosi in un'impresa che forse non potevano sostenere economicamente»3
- contrappone all'involucro in muratura l’idea di fondazioni puntuali a plinto che possono elevare la struttura dal terreno. L’architettura finalmente non occupa in modo estensivo la terra. I pilotis permettono di attraversare il manufatto;
- il tetto a falde ideale protezione della casa è sostituito da un giardino. La natura violata alla base può essere riproposta sulla sommità della costruzione;
- la distribuzione interna dettata dalle murature portanti e di controventamento appare libera sostituita dalla griglia puntuale e verticale dei pilastri portanti;
- le finestre regolate dalla statica adesso possono girare intorno l'edificio l’importante arretrare il filo dei pilastri;
- le bucature della facciata irreggimentate dalle logiche statiche possono, come per le finestre essere poste, dove necessitano anche ad angolo o a tutta altezza.
Attraversando lo stretto a cento anni dall’evento il paesaggio tra Reggio Calabria e Messina o viceversa per paradosso ci appare puntellato senza soluzione di continuità dalle case Dom-ino nella sua riduzione più popolare quasi a definirsi come un’icona simbolo dell’architettura contemporanea. Case Dom-ino spesso autocostruite e anonime, l’idea dell’architettura sembra non abitare da queste parti.
Sandro Onofri in uno dei suoi viaggi da fermo descrive così l’ingresso a Reggio Calabria: «È tutto così sospeso. Come se all'improvviso gli invisibili abitanti di questi quartieri fossero stati costretti a fuggire per un'epidemia, o una calamità. È strano, è come se i reggini si fossero soltanto preoccupati di cogliere l'occasione dell'assenteismo del governo cittadino per appropriarsi dei pezzi di terra su cui costruire, imbarcandosi in un'impresa che forse non potevano sostenere economicamente»3
Oggi l’area dello stretto appare “tutta così sospesa” come uno scheletro in cemento armato prossimo alla costruzione.
N.B: La prima immagine è stata tratta dal libro: a cura di Willy Boesiger, Le Corbusier, Zanichelli, Bologna, 1991, p. 10. La seconda immagine è di Salvatore D'Agostino.
Intersezioni --->SPECULAZIONE
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Note:
3 Sandro Onofri, Le magnifiche sorti- Racconti di viaggio (e da fermo), Baldini&Castoldi, Milano, 1997.
N.B: La prima immagine è stata tratta dal libro: a cura di Willy Boesiger, Le Corbusier, Zanichelli, Bologna, 1991, p. 10. La seconda immagine è di Salvatore D'Agostino.
la seconda immagine, con quei ferri di ripresa lasciati li alla mercè dei passanti, è più emblematica di ore e ore di documentari alla Report...
RispondiElimina---> PEJA,
RispondiEliminasi come al solito c'è qualcuno che si porta avanti con il lavoro: "vista esclusiva sul ponte dello stretto".
Saluti,
Salvatore D'Agostino