29 novembre 2012

0057 [MONDOBLOG] Ai Weiwei il blog come un disegno

di Salvatore D'Agostino

Ai Weiwei quando inizia a scrivere il suo blog, offerto dalla società di pubblicità online per la Cina e le comunità globali cinesi SINA* nel gennaio del 2006, non sapeva niente della cultura blogger, gli è bastato poco tempo però per capire che non serviva interrogarsi sul buon uso del mezzo o sulla sua struttura, ma bastava rilanciare nei post tutta la sua energia e farsi trascinare dalla dinamica della nuova modalità di comunicazione. Grazie ai commenti e al passaparola dei link condivisi, il suo dialogo in rete è diventato un punto di riferimento per artisti, architetti, urbanisti, attivisti e soprattutto i cittadini cinesi.

Superato il primo periodo con post tra l’autoreferenziale e il mondo dell’arte, Ai Weiwei iniziò a raccontare ciò che molta stampa di regime non riferiva. Una narrazione compulsiva e quotidiana di ciò che vedeva con i propri occhi fatta sia d’immagini, attraverso la pubblicazione di centinaia di migliaia di foto, sia di parole. Il blog, da subito monitorato dal potente sistema di firewall cinese, fu indicato come politicamente scomodo ma Ai Weiwei, anche se ammonito dalla polizia, investì il novanta per cento delle sue energie, come dichiarato in un’intervista, su quelle pagine web diventando una voce di dissenso contro il potere cinese affiancandosi ai tanti blog simili esistenti in Cina.1 Il ventotto maggio 2009 dopo la pubblicazione della lista di 5.826 nomi di bambini morti nel terremoto del Sichuan del dodici maggio 2009 a causa delle scuole, come li definisce ‘fatte di tofu’ cioè costruite con materiali scadenti, il suo blog fu oscurato e incarcerato per ottantuno giorni. Il terremoto fu una tragedia immensa che i media cinesi nascosero per non disturbare l’imminente festa dell’inaugurazione dei giochi olimpici dell’otto agosto 2009.2

Una delle dinamiche più interessanti del suo quotidiano blogging è il personale lento cambiamento della pratica del disegno che da gesto manuale su carta è passato al blog come disegno, per capire meglio questo processo ho pensato di estrapolare dal libro di Hans Ulrich Obrist ‘Ai Weiwei Speaks’ edito in Italia dal Saggiatore3 le sue esperienze da blogger, eccole:

20 novembre 2012

0012 [WILFING] Un semplice web log

di Salvatore D'Agostino

L’undici agosto Lebbeus Woods scrive sul suo blog un post dove si scusa con i suoi lettori per non essere più costante a causa degli acciacchi di un’imprecisata malattia ed anche della scrittura di un nuovo libro. Il titolo del post ‘GOODBYE [sort of]’ riletto adesso dopo il 30 ottobre, il giorno della sua morte, rileva il suo velato addio [una sorta di]. Il suo ultimo saluto sintetizza l’esperienza più stimolante che un ‘web logger’ riceve nel condividere i suoi appunti:

«I must say that it has been a privilege to have communicated with so many bright and energetic readers. It has been a unique experience in my life that I will always value highly.Thank you for all you have given.* 
Devo dire che per me è stato un privilegio aver potuto comunicare con così tanti lettori brillanti ed energici. È stata un’esperienza unica, a cui ho sempre dato molta importanza. Grazie per tutto quello che mi avete dato.»1

Scorrere a ritroso i suoi post significa andare oltre il semplice atto di annotare o registrare che in inglese è tradotto con 'to log'. Il log, cioè prendere nota o registrare in una pagina Web per comunicare ad altri dei contenuti è l'idea originaria del Web. Da qui la nascita del termine Web Log, in seguito contratto in blog. Lebbeus Woods, con il suo blog dalla grafica da default wordpress, ci suggerisce che non serve aspettare il mondo dei media classici o strutturati per essere letti poiché basta un semplice Web blog.
«Non penso che essere “indipendenti” sia una cattiva scelta; – sostiene l’artista, architetto e attivista Ai Weiwei in un post scritto in un blog censurato dal governo cinese – significa che ti tratti bene e che non c’è niente che ti obblighi ad abbandonare il tuo punto di vista o il tuo buonsenso.»2